La Lettura, 3 ottobre 2020
QQAN20 Il mestiere di scrivere: vincono i francesi
QQAN20
Riassunto della puntata precedente. Due (ma forse sono tre) scrittori famosi giocano pericolosamente con il fuoco in una serie di audaci e scintillanti peripezie narrative che confondono realtà e fantasia, autori e personaggi alla maniera di Pirandello e di Frankenstein. E ne succedono di brutte: «Checché ne dicano, ai romanzieri non piace che i loro personaggi gli mettano un coltello alla gola». Anche perché vige l’aurea (e fatale) regola di Cechov: «Se nel primo atto viene detto che c’è un fucile appeso al muro, diventa inevitabile che nel secondo o terzo atto quel fucile si metta a sparare».
Ma La vita è un romanzo di Guillaume Musso non finisce qui. Contiene anche riflessioni non proprio banali sul mestiere di scrivere. A partire da Stephen King che considera la scrittura una tecnica terapeutica e gli scrittori una manica di pazzi che vomitano sulla carta rabbia, odio, frustrazione. E li pagano pure per questo, mentre «nei manicomi di tutto il mondo ci sono persone che non hanno questa fortuna». Scrivere non è una passeggiata. Musso cita il grande Simenon che, alle dieci e mezza di mattina di un sabato, annotava sul diario: «Terrore. Vorrei iniziare un romanzo nel pomeriggio... Per il momento ho una fifa nera, e sono tentato, come sempre, di rimandare a dopo, addirittura di non scrivere più». Non finisce qui. Il libro contiene anche il manuale di scrittura più vero ed efficace del mondo. È fatto soltanto di dieci parole e ne è autore Milan Kundera: «Che cos’è un romanzo se non una trappola per eroi?». Ovviamente La vita è un romanzo merita il massimo dei voti. Dopo decenni di crisi, gli scrittori francesi (o francofoni) sono oggi i più bravi di tutti. Però, e non per sciovinismo, vorrei ricordare che in questo genere di storie (una volta si chiamavano metaletterarie), il maestro è stato Alberto Ongaro, veneziano. E lo è da tanto tempo: il suo meraviglioso Il segreto di Caspar Jacobi uscì nel 1983.