Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2020  ottobre 03 Sabato calendario

Il punto sugli Ufo

"Straordinario, quel che sta accadendo è semplicemente straordinario”. Tom DeLonge, 44 anni, chitarra e voce della band Blink-182 e Angels & Airwaves, siede nel giardino di casa a San Diego in una mattina di sole. Occhiali scuri, maglietta, tazza di caffè sul tavolino, mostra tutta la sua soddisfazione. Crede sinceramente che l’umanità sia davanti a una svolta. “I fenomeni aerei non identificati sono stati trattati come favole per decenni. Ora invece il Governo degli Stati Uniti li sta finalmente prendendo sul serio”. Il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha annunciato la creazione di una task force per analizzare la “natura e le origini” degli Uap, “Unidentified Aerial Phenomenon”, nuovo acronimo scelto per indicare quelli che abbiamo sempre chiamato Ufo, “Unidentified flying object”.
DeLonge, con la sua “To the Stars Academy of Arts & Science”, per tre anni si è battuto perché tutto ciò accadesse. L’azienda è nata per produrre serie tv, documentari, film e cartoni. Poi però ha aggiunto un ramo dedicato alla ricerca di prove concrete e scientificamente valide, anche in Italia, dell’esistenza degli Uap. “Sono ottimista – prosegue lui – conosco alcune persone che fanno parte del gruppo della Difesa e so che le intenzioni sono quelle giuste”. 
Tom DeLonge, 44 anni, chitarra e voce delle band Blink-182 e Angels & Airwaves
  Il Dipartimento della Marina, sotto la supervisione dell’Ufficio del Sottosegretario alla Difesa per l’Intelligence e la Sicurezza, guiderà la Unidentified Aerial Phenomena Task Force (Uaptf). La missione: “Rilevare, analizzare e catalogare gli Uap che potrebbero potenzialmente rappresentare una minaccia per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti”, si legge nella nota asciutta rilasciata il 14 agosto scorso. “Il Dipartimento della Difesa e i dipartimenti militari prendono molto seriamente qualsiasi incursione di aeromobili non autorizzati nei nostri campi di addestramento o nello spazio aereo. Esamineremo ogni rapporto”.
  "È tutto vero" Dalla serie televisiva X-Files di inizio anni Novanta ai corridoi del Pentagono dei nostri giorni, dal complottismo alla geopolitica. E di mezzo una rockstar come DeLonge che si è circondato di ex agenti della Cia, scienziati e addetti alla sicurezza nazionale di primo piano per dimostrare che sulle nostre teste sfrecciano velivoli dei quali ignoriamo tutto. La “To the Star Academy” avrebbe per le mani anche un frammento di un velivolo non identificato, un materiale che non sembrerebbe di fabbricazione terrestre. Ma su questo aspetto torneremo dopo.   
 
Di commissioni simili alla Uaptf ce ne sono state altre in passato. L’Aeronautica statunitense ad esempio ha investigato oltre 12 mila avvistamenti di Ufo a partire dagli anni Cinquanta in quello che divenne noto come “Blue Book” o rapporto Condon. Di questi, circa settecento alla fine vennero davvero classificati come “non identificati”. Tuttavia, si legge nella nota che accompagna il rapporto, “nessun Ufo segnalato e valutato dall’Aeronautica ha presentato segni di minaccia alla sicurezza nazionale”. Sottotitolo: magari esistono, ma non sembrano avere intenzioni ostili. 
Più di recente, se ne è occupato l’Advanced Aerospace Threat Identification Program del Pentagono finanziato con 22 milioni di dollari. Lo guidava Luis Elizondo. Dal 2008 al 2017 indagò su quegli strani oggetti che avrebbero violato lo spazio aereo americano. Il programma fu poi chiuso ed Elizondo nel 2017 andò via sbattendo la porta convinto che ci fossero indizi sufficienti per continuare. 
 
Oggi è anche lui nella “To the Stars Academy”. Lo raggiungiamo mentre a San Diego sta accompagnando all’aeroporto la figlia in partenza per il college. “Sono due cose completamente differenti”, precisa riferendosi alla nuova commissione. “È la stessa differenza che passa fra una bicicletta e una Ducati. L’attuale organismo della Difesa ha una autorità e può contare su una infrastruttura che noi non avevamo. Ha in più il supporto diretto del Congresso mentre noi contavamo sull’appoggio di alcuni politici ma certo non del Governo. Sta cambiando tutto: se solo tre anni fa avessimo fatto questa intervista, ci avreste presi per pazzi. Ora non è più così”.
  I convinti
Qualcosa è successo  La svolta ad aprile scorso quando, sempre il Dipartimento della Difesa, ha pubblicato ufficialmente tre video della Marina militare che circolavano da tempo confermandone l’autenticità. Sono stati registrati da caccia, uno nel 2004, gli altri due nel 2015. Mostrano strani oggetti spostarsi e compiere manovre ad una velocità tale da non trovare spiegazione o riscontro nelle tecnologie conosciute. La decisione della Difesa di renderli disponibili e scaricabili da chiunque è arrivata due anni e mezzo dopo che gli stessi file erano finiti su YouTube. La vidimazione in realtà è doppia: a settembre 2019, il Pentagono aveva confermato che quei filmati erano autentici, dunque non manipolati. “Basandoci sulla documentazione di cui siamo in possesso, questa è la prima volta nella storia recente che abbiamo pubblicato ufficialmente un video Uap”, ha confermato a questo giornale Sue Gough, portavoce del Pentagono, quando l’abbiamo contattata. “Qualsiasi intrusione che possa compromettere la sicurezza delle nostre operazioni, tattiche o procedure desta grande preoccupazione”.
In uno dei video del 2015, girato a largo della Florida, un pilota esulta quando riesce ad agganciare un Uap con la camera a infrarossi. Inizia a seguirlo tra i commenti meravigliati degli altri aviatori: “Oh mio Dio...” e “Guarda come vola!”. La camera a infrarossi non mostra calore associabile a un qualche tipo di motore a combustione o propulsione. In un’altra sequenza, sempre di quell’anno, si vede la sagoma di un altro oggetto che, stando alle parole dei piloti, non è solo: “È una flotta intera. Stanno volando tutti contro il vento che arriva a 120 nodi da nordovest”.
Il filmato del 2004 sarebbe invece l’unica testimonianza del cosiddetto “episodio della Nimitz”. La Uss Nimitz, una portaerei della flotta statunitense, a novembre si trovava al largo delle coste della California di fronte a San Diego. A bordo di un F/A-18 Super Hornet David Fravor, comandante dello squadrone 41 con diciotto anni di esperienza alle spalle, avvistò un oggetto segnalato per più giorni dagli operatori radar della Uss Princeton, un incrociatore che si trovava nelle stesse acque. Riusciva a variare quota di chilometri in pochi secondi. Arrivato sul posto, Fravor vide qualcosa che si librava a una quindicina di metri sull’acqua. Provò ad avvicinarlo, ma quello si elevò “quasi per incontrarmi a metà strada”. Poi schizzò via a una velocità impossibile. Un minuto dopo, via radio, si sentì la Princeton comunicare che il radar aveva di nuovo agganciato l’oggetto a cento chilometri di distanza. Anni dopo David Fravor racconterà quello che aveva visto a diverse testate americane e soprattutto nel documentario Unidentified: Inside America’s UFO Investigation prodotto da Tom DeLonge nel 2019 e trasmesso da History Channel.
“Ci sono altri video anche più impressionanti”, sottolinea l’ex cantante e chitarrista dei Blink-182. “Ma certo, questi sono stati primi ad essere confermati dal Dipartimento della Difesa e mostrano oggetti completamente differenti dai nostri aerei, capaci di eseguire manovre che la nostra tecnologia non è in grado di consentire. Prima di allora discutere di oggetti volanti non identificati era considerato da fuori di testa, oggi se ne parla al Pentagono. Ma sono fenomeni che accadono da anni, magari da secoli”.
  L’ossessione per le stelle Tom DeLonge ha cominciato ad interessarsi ai fenomeni paranormali alle medie. “Credo che in parte la mia passione avesse a che fare con una situazione famigliare complicata, l’essere un ragazzo che viveva in strada e spesso ai margini della legge, in cerca di una spiegazione”. Scovò a scuola un libro sul paranormale che catturò la sua immaginazione. Più tardi, durante le lunghe ore trascorse in bus mentre era in tournée con la sua band, riprese a leggere saggi sul tema. “Non c’erano smartphone all’epoca, l’unica cosa che avevo per ammazzare il tempo erano i libri”, ricorda. “E più studiavo la materia più mi rendevo conto che il nostro pianeta non è probabilmente quel che sembra. Il capire da dove veniamo e se c’è altra vita nell’universo può unirci per la prima volta tutti. Ed è una missione molto più importante che essere un musicista. Dovevo fermarmi, dovevo fare qualcosa. Iniziai con un documentario che però non era espressamente sugli Uap. Dopo un anno di lavoro incontrai alcune delle figure ora parte della To The Stars Academy, che al tempo era solo una compagnia dedicata all’intrattenimento”.   I membri della To the Stars Academy of Arts & Science: da sinistra Steve Justice, Hal Puthoff, Jim Semivan e Chris Mellon To the Stars Academy of Arts & Science La vera sfida del nuovo ramo dell’azienda di DeLonge, è stato guadagnare credibilità partendo dagli Ufo. Non a caso è un termine che usano poco perché troppo compromesso. Hanno poi coinvolto persone al di sopra di ogni sospetto: Steve Justice ha diretto a lungo la divisione Integrated Systems della Lockheed Martin; il dottor Hal Puthoff è uno scienziato della Stanford University; Jim Semivan è un ex funzionario della Cia. Fu lui a spiegare a DeLonge che l’unica strada da percorrere era quella scientifica perché avrebbe consentito di costruire una base differente e molto più persuasiva rispetto alla semplice pubblicazione di materiali non verificabili. Quando venne fondato il ramo di ricerca sugli Uap, Chris Mellon, per 20 anni nell’ufficio del Segretario alla Difesa sotto i presidenti Clinton e Bush, consigliò di concentrarsi su un solo aspetto alla volta partendo dagli avvistamenti fatti dalla Marina militare. Si decise così di passare dalla fantascienza alla scienza, o a qualcosa che le somiglia.
  Avvistamenti celebri  Se si guarda indietro adesso, viene il dubbio che quei tre video siano solo la punta dell’iceberg. Per molti ufologi è una rivincita insperata anche se su tanti avvistamenti restano forti dubbi.
C’è chi scorge avvistamenti di Ufo in fenomeni riportati da storci greci come Diodoro Siculo che sarebbero avvenuti nel 243 a.C. Dischi volati avrebbero fatto la loro apparizione in epoca romana e durante l’assedio del castello di Sigiburg da parte dei Sassoni nel 776. In Inghilterra, nel XIII secolo, un alieno, dopo un atterraggio di fortuna, sarebbe stato linciato dalla popolazione. Cristoforo Colombo raccontò di aver visto un “ramo infuocato” scendere dal cielo nella notte del 15 settembre 1492.
Insomma, a voler cercare nel passato misteriosi e insoliti fenomeni astronomici non c’è che l’imbarazzo della scelta e si arriva comodamente al dopoguerra quando si sono intensificate le segnalazioni.
Il maggiore Jesse Marcel con i rottami trovati nel ranch vicino a Roswell, New Mexico nel 1947 In Rete ha avuto una certa fortuna il ramo cospirazionista con le sue leggende sui corpi degli alieni conservati nella base militare nel Nevada nota come Area 51 e l’incidente di Roswell, accaduto il 2 giugno 1947 in New Mexico, quando un oggetto non identificato cadde dal cielo. In seguito, si rivelò essere un programma segreto del governo con palloni d’alta quota. Roswell ha alimentato l’immaginario collettivo per decadi, ed è alla base di pellicole come Taken e Indipendence Day. Per questo, il 2 giugno si celebra la giornata mondiale degli Ufo.
Stando a quanto riporta Usa Today, fino all’anno scorso lo stato americano con più avvistamenti era la California, con oltre 15mila segnalazioni, seguito da Florida e Texas. Sono però i tre stati più popolosi. Mentre in rapporto al numero degli abitanti, il primato va al Vermont, con 80 fenomeni segnalati ogni 100mila abitanti. Da noi, come vedremo, sono molti meno. La spiegazione ce la fornì Sam Scimemi, direttore dell’International Space Station (Iss) della Nasa, quando lo contattammo per commentare i tre video. Si rifiutò, ma aggiunse: “Voi europei avete la mitologia, noi negli Usa l’abbiamo dovuta costruire da zero e le grandi cospirazioni immaginarie ne fanno decisamente parte, compresa quella legata agli Ufo e ai presunti segreti custoditi nella base militare del Nevada, l’Area 51”.
 
Uno dei primi avvistamenti nel nord America colonizzato dagli europei risale al 1792: due esploratori, David Thompson e Andrew Davy, videro delle strane luci fluttuare e poi cadere in un fiume ghiacciato nella provincia canadese di Manitoba. “Una meteora di forma globulare più grande della luna”, scrisse Thompson nel suo diario. “Colpì il ghiaccio del fiume, con un suono simile alla gelatina. Si frantumò in innumerevoli pezzi luminosi. La mattina dopo siamo andati a vedere quali segni aveva lasciato, ma non siamo riusciti a trovare alcuna traccia”. Impossibile capire cosa davvero abbiano visto i due.
Il presunto avvistamento di un Ufo a Westall nel 1966
Più difficile contestare quel che avvenne 174 anni dopo alla Westall School, nei sobborghi di Melbourne in Australia. Alle 11 di mattina del 6 aprile 1966, circa duecento studenti e dieci professori assistettero all’atterraggio e alla ripartenza di un disco volante argenteo. “Decollò con un’accelerazione spaventosa”, ha ricordato Jaquine Argent, che ai tempi aveva 12 anni, durante un’intervista concessa all’emittente australiana Studio 10 nel cinquantenario di quell’incontro. 
 
Ancora: sulla costa di Shag Harbour, in Nuova Scozia, sempre in Canada, c’è ancora un cartello che indica il punto, al largo del quale si dice sia caduto un oggetto volante non identificato nel 1967. Venne avvistato da un gruppo di persone che chiamò le forze dell’ordine. Anche i poliziotti arrivati sul posto videro, a diverse centinaia di metri, “una sfera brillante di colore arancione”. Sarebbe poi precipitata in acqua. Ma le ricerche da parte dei pescatori, che arrivati sul posto riferirono di aver osservato della schiuma sul punto dell’impatto, della Guardia costiera e della Marina non diedero risultati.
Il Museo di Shag Harbour in Nuova Scozia

In Galles, nel 1974, nei pressi delle montagne Berwyn, il 23 gennaio alle 10 di sera gli abitanti della zona videro cadere dal cielo quella che a loro sembrò un’astronave in fiamme causando un boato. Le ricerche condotte dall’aviazione britannica non portarono a nulla e in seguito si parlò di un meteorite combinato con un terremoto. L’evento passò alla storia come la “Roswell gallese”.
 
Il 27 ottobre del 1975, la base aerea militare di Loring nel Maine, dove era ospitato uno squadrone di bombardieri B-52 armati di testate nucleari, venne sorvolata da oggetti non identificati provenienti dallo spazio aereo canadese.
Vennero fatti decollare gli elicotteri per intercettarli ma non riuscirono a stabilire un contatto visivo. I velivoli sconosciuti si ripresentarono la notte tra il 29 e del 30 ottobre. Le testimonianze dell’incursione sono state raccolte in un’indagine della Cia oggi desecretata e su YouTube c’è il racconto fatto nel 2013 da Michael Wallace, ex pilota degli aerei per il rifornimento KC-135, che al tempo era di stanza nella base di Loring. Al tempo fu detto a tutto il personale di dichiarare che si era trattato di elicotteri canadesi che avevano sconfinato. Il sito LoringRemembers.com  ha raccolto molto materiale su quell’episodio che nel 1984 è diventato anche un saggio, Clear Intent: The Government Coverup of the UFO Experience, firmato dai due ufologi Greenwood e Lawrence Fawcett.
L’anno dopo a Teheran, due piloti di F4, riferirono l’avvistamento di un oggetto volante non identificato a forma di stella. Quando si avvicinarono la strumentazione impazzì e il tentativo di colpirlo con i missili andò a vuoto.
 
Un altro avvistamento di gruppo è quello del 2001 in New Jersey, quando decine di persone in viaggio sull’autostrada accostarono per ammirare in cielo una serie di luci disposte in formazione. Furono viste anche da diversi residenti della zona e da un poliziotto. I controllori di volo degli aeroporti non registrarono alcuna attività anomala, né i responsabili dello Us space command. L’accaduto fu in seguito accostato al doppio avvistamento di Phoenix, Arizona, di quattro anni prima. Anche in quel caso, luci che si muovevano in formazione e le video oltre 10mila cittadini. La giustificazione data fu quella di una squadriglia di aerei in esercitazione che aveva usato dei bengala.
  Le paure di Churchill Prima i tedeschi, poi i sovietici. Così sono stati spiegati, nel tempo, gli avvistamenti che dall’inizio secolo scorso sono stati segnalati nel Regno Unito. I rapporti delle forze armate, a partire dagli anni Dieci del Novecento raccontano di sigari volanti con luci di ispezione che si muovevano al di sopra di città britanniche. Soprattutto dopo lo scoppio della Prima guerra mondiale, alcuni furono interpretati come dirigibili Zeppelin mandati dalla Germania per spionaggio.
Il governo inglese prese la minaccia degli Ufo così seriamente negli anni ’50 che i capi dell’intelligence britannica si riunirono per discutere la questione, secondo alcuni documenti resi pubblici nel 2010. In una notula, datata agosto 1952 e diretta al segretario di Stato per l’Aria, l’allora ministero dell’Aviazione, Winston Churchill chiese: “Quanto è importante tutta questa storia dei dischi volanti? Cosa può significare? Qual è la verità? Fammi avere un resoconto appena possibile” Nell’ottobre del 1912, dopo un passaggio sopra la Royal Navy torpedo school a Sheerness, l’allora primo lord dell’ammiragliato, Winston Churchill, ordinò di investigare. L’evento fu classificato come “Passage of Zeppelin over Sheerness”. E non finì certo lì. Il governo inglese prese la minaccia degli Ufo così seriamente negli anni 50 che i capi dell’intelligence britannica si riunirono per discutere la questione, secondo alcuni documenti resi pubblici nel 2010, con rapporti settimanali sugli avvistamenti. In una notula, datata agosto 1952 e diretta al segretario di Stato per l’Aria, l’allora ministero dell’Aviazione, Churchill stesso chiede: “Quanto è importante tutta questa storia dei dischi volanti? Cosa può significare? Qual è la verità? Fammi avere un resoconto appena possibile”.
 
Il picco sarebbe stato raggiunto nel 1996, quando la serie tv X-Files era al massimo della sua popolarità, con 600 avvistamenti contro la media di 240 degli anni precedenti. Ma il file più interessante sugli Ufo rilasciato dal ministero della Difesa agli Archivi Nazionali, è quello riguardante un incontro in tempo di guerra tra un oggetto volante non identificato e bombardieri della Raf. L’allora Primo ministro Winston Churchill, d’accordo con Dwight D. Eisenhower, prima Comandante delle forze Alleate e poi presidente degli Stati Uniti, ordinò di tenere sotto segreto l’evento per almeno 50 anni per evitare che si diffondesse il panico. Qualcuno sostiene che furono entrambi suggestionati dal dramma radiofonico di Orson Welles del 1938, ispirato al romanzo la Guerra dei mondi di H. G. Wells.
Nick Pope, che era solito investigare sugli avvistamenti Ufo per conto del Ministero della Difesa prima che il programma di indagine noto come Sec(AS)2 venisse chiuso nel 2009, dieci anni fa alla Bbc ha dichiarato: “La cosa interessante è che la maggior parte dei file Ufo di quel periodo sono stati distrutti. Churchill era convinto che rendere pubblico l’evento del bombardiere avrebbe frantumato le opinioni religiose delle persone”.
  Gli “Ovni” di Andreotti Secondo i fondatori della “To the stars academy”, di avvistamenti ce ne sarebbe stato uno anche in Italia già agli inizi del Novecento. Lo sanno perché si sono recati nel nostro Paese di recente. “Abbiamo avuto l’onore e il privilegio di venire in Italia lo scorso anno”, raccontano DeLonge e Elizondo. “La cooperazione a livello internazionale che si sta creando è notevole e molto si deve ai nostri amici in Italia, fra i quali persone associate al Cun”. È il Centro ufologico nazionale, fondato nel 1967. Fitta l’attività di convegni e conferenze e sito web antidiluviano. Una volta contattato, il Centro conferma l’incontro, ma non nel 2019.
Classificazione degli Ufo (Fonte: Centro ufologico nazionale)
“Abbiamo ospitato De Longe ed Elizondo nel VII Convegno Internazionale di ufologia, a Roma, il 27 ottobre 2018”, spiega Vladimiro Bibolotti, presidente del Cun. “Mostrarono fra le altre cose un’immagine di una decina di oggetti, dei frammenti, raccolti in giro per il mondo dei quali non si conosce la natura. La composizione chimica dimostrerebbe, secondo loro, un’origine non terrestre”. Chiediamo se lo ritiene possibile. “Ci vado con i piedi di piombo, questa è una materia che raramente viene affrontata con il piglio scientifico ed è pieno di ciarlatani. Ma la To the stars academy, come fa anche la The Scientific Coalition for Uap Studies (Scu), si muove con cautela e ha al suo interno figure di prestigio. Aspettiamo di vedere le analisi ufficiali su quei materiali”.
Che l’Italia sia in prima linea, strano a dirsi, non è una novità. Da noi esiste un organo chiamato ad indagare il fenomeno degli Ufo fin dal 1978 e il merito è stato di Giulio Andreotti. A seguito dell’ondata di avvistamenti di Oggetti Volanti Non Identificati (Ovni), l’allora Presidente del Consiglio Andreotti scelse l’Aeronautica Militare quale “Organismo Istituzionale deputato a raccogliere, verificare e monitorizzare le segnalazioni inerenti gli Ovni”. Attualmente il compito viene svolto dal Reparto Generale Sicurezza dello Stato Maggiore Aeronautica (Sma-Rgs) e chiunque desideri segnalare un evento Ovni può farlo utilizzando la modulistica disponibile sul sito dell’Aeronautica. Ventuno punti per descrivere quel che si è visto in stile denuncia per furto. Dal 2001 al 2019 il Reparto Generale Sicurezza ha raccolto i resoconti di 142 avvistamenti con un anno, il 2010, che ha segnato un record: 27 incontri ravvicinati di primo tipo concentrati per lo più nel Lazio e nella Campania. In Umbria, Sardegna e Valle d’Aosta per una qualche ragione gli Uap non ci passano.
“Nel merito di ciascuna segnalazione di avvistamento pervenuta – fa sapere l’Aeronautica- lo Sma-Rgs avvia un’attività di indagine interna attraverso la raccolta di ulteriori elementi nonché la verifica di eventuali correlazioni tra l’avvistamento ed eventuali concomitanti eventi umani e/o naturali”. La segnalazione viene quindi messa a confronto con le attività di volo, i rilevamenti radar, i fenomeni meteorologici e atmosferici. Non è dato sapere quante segnalazioni sono state archiviate senza trovare una spiegazione.
Ci sono poi le testimonianze di persone che sostengono di averli anche incontrati gli alieni. E sono tante. Ci limitiamo al metronotte Pier Fortunato Zanfretta, che ha affermato di essere stato rapito ben undici volte durante le sue ronde tra il 1978 e il 1981. I rapimenti sarebbero avvenuti nei comuni di Torriglia e Propata, vicino a Genova. L’identikit degli extraterrestri fornito Zanfretta è il seguente: pelle verde e increspata, alti quasi tre metri, grandi punte sulla testa e occhi triangolari gialli. Proverrebbero da un pianeta morente della “terza galassia” di nome “Titania”, e avrebbero visto nella Terra uno dei possibili pianeti su cui trasferirsi in futuro. Gli alieni si chiamerebbero “Dargos” e sarebbero del tutto pacifici. Ma qui stiamo divagando, anzi sbandando verso Incontri ravvicinati del terzo tipo, grande successo al botteghino del 1977, l’anno prima dei presunti rapimenti di Zanfretta. Torniamo invece ai tre video della Marina.
  Cosa potrebbero essere “Non sappiamo cosa sono”, sostiene Luis Elizondo. “Potrebbero essere mezzi sviluppati da altre nazioni, anche se è difficile che siano così più avanzati. E non sembra che usino forme conosciute di propulsione. Negli ambienti dell’intelligence americana nessuno ha notizia di tecnologie simili create altrove. Non sto dicendo che si tratta di alieni, solo che l’ipotesi che siano velivoli terrestri sembra comunque inverosimile. Bisogna raccogliere prove e avere la mente aperta”. 
 
Anche per l’astronauta italiano Roberto Vittori, ciò che si vede in quei filmati non è sufficiente per capire di cosa si tratta: “La sensazione, in effetti, è di qualcosa che incuriosisce, attrae e preoccupa. Ma non basta per arrivare a delle conclusioni”. Vittori è pilota da combattimento e ha volato anche con gli F-18 alla scuola collaudatori della Marina militare statunitense. Conosce il tipo di strumentazione che usano e in particolare quello che avrebbe agganciato l’Uap.
“Il sistema si chiama Head-up, sono le immagini e i parametri essenziali per la guida e la condotta del velivolo che vengono proiettate sul vetro di fronte al pilota – continua Vittori – e gli permette anche di mirare. In questi video gli oggetti sembrano avere un comportamento che va al di là della fisica e della termodinamica conosciute, non rientrano all’interno di standard di aeroplani, spazioplani e satelliti con caratteristiche tecnologiche, cinematiche e dinamiche che conosciamo. Ma il livello di definizione è troppo basso. Manca il contesto di riferimento. Al Pentagono bisognerebbe chiedere i dati dei radar delle portaerei”.
 
Gli aerei militari infatti sono veloci. Il movimento relativo dell’osservatore, unito al movimento dell’oggetto inquadrato, può far sembrare velocissimo e “extraterrestre” anche ciò che non lo è. E la reazione dei piloti, più divertita che preoccupata, non è strana secondo Vittori: “Quando ho pilotato gli F-18, nel 1995, non avevamo un protocollo in caso di avvistamento Ufo. Ma quella che mostrano i piloti è una rilassatezza scherzosa non atipica in chi gestisce macchine estremamente complesse. Un atteggiamento che serve per affrontare situazioni particolari e impreviste. Quello che invece mi ha sorpreso, semmai, leggendo il racconto dei giornali, è che i piloti hanno dichiarato che la loro non era una posizione casuale ma avevano ricevuto istruzioni di intercettare quegli oggetti. Per questo il cuore di tutto il mistero sta nei dati radar delle portaerei che possono aver registrato posizione, quota e velocità”.
 
Alessandro Coletta, dell’Unità Osservazione della Terra dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) è altrettanto perplesso. “Di sicuro non sono fenomeni naturali. Anche perché uno ruota come un giroscopio... E sono oggetti fisici e solidi. Ma francamente propenderei per l’ipotesi della fabbricazione terrestre”. 
  Gli scettici
Se fossero nostri. Anzi, loro Ecco: e se fossero nostri? Il fatto che la Difesa americana abbia istituito una task force per investigare questi fenomeni, lascia aperte diverse possibilità. Quella più temuta è che in quei tre video ci possano essere le tracce di tecnologie avanzate in mano a potenze rivali, come ha sottolineato il senatore repubblicano Marco Rubio per il quale sarebbe meglio fossero alieni piuttosto che cinesi. “È logico, comprensibile, che le forze militari si interessino di avvistamenti insoliti sul proprio territorio”, commenta Massimo Polidoro, giornalista, divulgatore scientifico e segretario del Cicap (il Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sulle pseudoscienze). “Qualunque sistema di difesa deve essere pronto a rispondere. Ma tutto questo può anche essere un modo per mascherare operazioni militari degli stessi Stati Uniti. Ricordiamo cos’è successo a Roswell nel 1947. Solo negli anni Novanta si seppe che non era un Ufo, né un pallone sonda, ma un pallone spia dell’esercito. L’unica cosa diversa rispetto al solito è che la Marina ha riconosciuto che sono filmati loro, autentici”. Roswell, New Mexico: il festival degli Ufo, sulle tracce degli alieni
I limiti della percezione La definizione di Uap, “unidentified aerial phenomena”, fenomeni aerei non identificati, è molto più generica come categoria di “unidentified flying object”, oggetti volanti non identificati, ovvero gli Ufo: “Un oggetto ha un corpo”, sottolinea Vittori. “Il fenomeno al contrario è una apparizione, molto spesso non ha connotati scientifici preccisi e accade in condizioni particolari, difficilmente ripetibili. Potrebbero quindi non essere oggetti tridimensionali, ma entità differenti. Oltre ai tre casi, in letteratura ci sono decine di situazioni che non sono collegabili in maniera stretta a un oggetto, ma a manifestazioni”.
 
Anche senza lasciarsi entusiasmare dalla suggestione che qualcuno ci abbia fatto visita da mondi lontani, secondo il generale e astronauta italiano non deve trattarsi a tutti i costi di illusioni ottiche o di oggetti tecnologicamente conosciuti. In fondo la scienza stessa è rimasta sorpresa molte volte nel corso della storia: “Io non ho mai incontrato Ufo, né da pilota e nemmeno da astronauta.
Ma la probabilità statistica che siamo l’unica intelligenza avanzata dell’universo è nulla. Ovviamente è ridotta anche la probabilità che ci siano forme identiche a noi. Dunque è bassa la possibilità che arrivi qualcuno che ci si comporti come noi. Nulla vieta che ci possano essere forme intelligenti che si manifestano in maniera differente e che non comprendiamo ancora perché non sono compatibili con il nostro modo di fare esperienza della realtà”.
  Il paradosso di Fermi e il progetto “Seti” Il paradosso di Fermi, attribuito al fisicoEnrico Fermi, recita: “Se l’Universo e la nostra galassia pullulano di civiltà sviluppate, dove sono tutte quante?” Ci sarebbero, solo che non le possiamo vedere o non usiamo lo stesso spettro percettivo stando all’ipotesi di Vittori. Non avremmo né lo sguardo né l’udito adeguato, per questo nessuno avrebbe raccolto un solo straccio di prova. Eppure, l’ossessione per gli alieni continua a tornare periodicamente in base a quel calcolo statistico che nell’universo non possiamo esser soli. L’equazione dell’astronomo americano Frank Drake, proposta nel 1960, tentò di stimare il numero di civiltà extraterrestri esistenti in grado di comunicare nella nostra galassia.
Enrico Fermi nel suo laboratorio Il programma Seti, ennesimo acronimo, stavolta di Search for Extra-Terrestrial Intelligence, è opera sua. E sempre da quell’idea è nato anche Seti@home, software di calcolo distribuito che a partire dal 1999 usava i computer di chi lo installava. Alla fine, sarebbero stati oltre cinque milioni i pc utilizzati per analizzare i segnali radio captati del radiotelescopio di Arecibo in cerca di tracce di intelligenze extraterrestri. A marzo di quest’anno è stato interrotto con un nulla di fatto malgrado le tante aspettative. Nel 1977 era stato infatti captato un segnale anomalo soprattutto per la sua potenza e frequenza: 1420 MHz, la stessa che emette l’idrogeno, l’elemento più presente nell’Universo.
Semplificando, è uno dei segnali che si aspetterebbero di ricevere i cercatori Seti da una ipotetica civiltà aliena, come una sorta di “luogo comune universale” comprensibile, potenzialmente, a chiunque abbia sviluppato un’intelligenza avanzata. Venne ribattezzato “Wow!”, come l’esclamazione di stupore in inglese e proveniva dalla costellazione del Sagittario. Ma è scomparso e da allora non sono restate che ipotesi sulla sua origine e tracce nella cultura di massa, dal film Contact fino al più recente Ad Astra. Anche se una spiegazione più plausibile, secondo gli scienziati, potrebbe essere legata alle comete.
 
La statistica, d’altronde, rema contro. Se nella scienza non esiste il 100 per cento, si possono però calcolare le probabilità di “incrociarsi” in questo tempo e in questo luogo, nel corso della storia dell’Universo. I numeri sono impietosi: “Se dovessimo captare un segnale di questo tipo emesso da una civiltà intelligente, dovrebbe essere emesso per un tempo lungo oltre un milione di anni” ha spiegato il fisico e divulgatore Amedeo Balbi, in una recente intervista a Repubblica. Il suo studio, pubblicato su Pnas, calcola l’impatto di una ipotetica scoperta di “biosignatures”, le firme di gas prodotti da attività biologica nell’atmosfera di altri mondi. Se, nei prossimi 20 anni, nei pianeti osservati dovessi trovare evidenza di vita, potremmo concludere, con una probabilità superiore al 95 per cento, che ci sono più di 100mila pianeti abitati nella galassia
Ancora però non ne abbiamo trovato nessuno e nemmeno ascoltato alcun segnale: “Dovrebbe essere tutto sincronizzato: dovremmo osservare al momento giusto nella direzione giusta. Se un segnale fosse passato di qui mille anni fa non l’avrebbe ascoltato nessuno, è una finestra molto piccola” aggiunge Balbi.
  Il business del non identificato Intanto la “To the stars Academy”, nel 2019, ha firmato un contratto di collaborazione con l’Esercito, più precisamente con il Combat Capabilities Development Command che si occupa della progettazione di mezzi di terra, per sviluppare nuove tecnologie in ambito militare. La compagnia, stando al contratto, non riceverà denaro ma anzi si impegna a spendere in cinque anni 750mila dollari in ricerche. DeLonge e Elizondo, sempre nel 2019, hanno acquisto un campione di “materiale esotico” durante le loro ricerche, frammenti che all’apparenza non sembrano di origine o fabbricazione terrestre.
Il “materiale esotico” di origine sconosciuta (foto dal profilo facebook di To the Stars Accademy) Li hanno ottenuti dalla giornalista e ufolga Linda Moulton Howe che li avrebbe rinvenuti nel 1996 fra le montagne di Sierra Blanca e San Mateo dove sarebbe caduta un’astronave negli anni Quaranta. In una lezione pubblica nel 2004 la giornalista sostenne che, se esposti a certe frequenze, questi metalli possono levitare. Ora i materiali starebbero nelle mani dei militari e DeLonge e Elizondo assicurano che renderanno pubblici i risultati appena li avranno, “a meno che non ci sia in ballo la sicurezza nazionale”.
In cerca di un finale degno di un film “Nei grandi successi di Hollywood, penso ad esempio a Il signore degli anelli o Guerre stellari, il denominatore comune è spesso un gruppo di persone divise e diffidenti che affrontano entità di natura altra e il farlo li rende finalmente uniti”, racconta Tom DeLouge. “Sembra quasi che gli sceneggiatori abbiano una sola storia e poi cambino i nomi dei personaggi. Oggi ci stiamo evolvendo in una specie capace di progettare l’intelligenza artificiale, dunque di produrre altro da noi, e siamo molto divisi e contrapposti. E mi domando se alla fine quei video della Marina non significhino che da tempo stiamo facendo i conti con qualcosa del genere prodotto altrove. O magari prodotto qui ma in un’altra dimensione. Potrebbe essere il più grosso evento che l’umanità abbia mai affrontato”. 
 
Quei frammenti sono il centro di tutto, ora. Se dovesse uscir fuori che si tratta di tecnologia terrestre, DeLonge si dice pronto ad accettarlo e con lui gli altri membri della To the Stars Academy of Arts & Sciences. Anche se si fa fatica a crederlo: le risorse messe in campo, dal tempo ai soldi spesi, fanno pensare che se si tratta di nostra tecnologia per la compagnia dell’ex Blink-182 sarebbe un disastro.
 
La prima delle tre leggi formulate da Arthur C. Clarke, uno dei “padri” della fantascienza contemporanea e autore fra gli altri di 2001: Odissea nello spazio, recita: Ogni tecnologia sufficientemente avanzata è indistinguibile dalla magia” E la magia, come l’illusione, qui sulla Terra si è sempre venduta molto bene. Dunque, se c’è davvero qualcosa in quei tre video, è altamente probabile che abbia in ogni caso un valore economico stellare.