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 2020  ottobre 03 Sabato calendario

Che cosa succede se Trump si aggrava

La chiave è il 25esimo emendamento. Se lo stato di salute di Donald Trump dovesse renderlo (anche temporaneamente) inabile a esercitare le funzioni di presidente, la Costituzione degli Stati Uniti ha da 53 anni una risposta chiara. L’ Amendment XXV spiega che se il presidente non è in grado di fare il proprio lavoro verrà sostituito dal suo vice. Per un breve tempo, se il Commander in Chief è malato, fino alla fine del mandato in caso di morte, dimissioni o rimozione dall’incarico. Proposto dal Congresso un anno e mezzo dopo l’assassinio di John Kennedy, venne ratificato nel 1967. Dice anche cosa dovrebbe accadere nel caso non ci fosse un vicepresidente in servizio attivo e stabilisce il piano di successione: dopo il vice tocca allo speaker della Camera dei Rappresentanti (ora la dem Nancy Pelosi), poi al presidente del Senato pro tempore e al segretario di Stato.


Scenari lontani dalla situazione attuale, considerato che The Donald ha solo "lievi sintomi" e il vice Mike Pence è risultato negativo. Il presidente fa però parte della categoria più a rischio: 74 anni, sovrappeso, ha condotto una vita stressante e in questi mesi non ha brillato per una condotta prudente. I medici della Casa Bianca sdrammatizzano, ma il Washington Post ricorda come da anni le notizie sulla salute di Trump siano state parziali o nascoste. The Donald fa parte della fascia demografica più colpita dal virus e tra gli oltre 200mila morti degli Usa 8 su 10 hanno più di 65 anni. Trump è obeso (120 chili) che è una delle cause che rendono il Covid-19 più pericoloso. Motivo per cui l’America segue con estrema attenzione ogni possibile sviluppo.


Per la sezione 3 del 25esimo emendamento, qualora le condizioni di Trump dovessero deteriorarsi, Mike Pence potrà assumere temporaneamente l’incarico. Per consegnare il potere al vicepresidente durante malattia e convalescenza, The Donald dovrà dichiarare per iscritto di «non essere in grado di esercitare i poteri e i doveri del suo ufficio» al presidente del Senato pro tempore (il repubblicano dell’Iowa Chuck Grassley) e a Nancy Pelosi. Per l’articolo 4 il vicepresidente e la maggioranza del Gabinetto possono dichiarare il presidente «incapace di esercitare i poteri e i doveri del suo ufficio » sempre inviando una dichiarazione scritta a Grassley e Pelosi.


Il 25esimo emendamento è stato invocato solo tre volte, da due presidenti ma per lo stesso motivo: una colonscopia. Il 13 luglio 1985 l’allora vicepresidente George H.W. Bush assunse per un breve periodo le responsabilità presidenziali quando Ronald Reagan venne sottoposto in clinica a una "procedura invasiva" per rimuovere polipi cancerogeni dal colon. Bush fu presidente solo per 8 ore. Più di recente George W. Bush ha invocato l’emendamento per due volte durante le colonscopie nel 2002 e nel 2007, passando temporaneamente il potere, sempre per poche ore, a Dick Cheney.


Nello scenario, altamente improbabile, in cui sia il presidente che il suo vice dovessero contrarre la malattia e morire, Nancy Pelosi diventerebbe presidente. I repubblicani hanno però già fatto sapere in una situazione come questa si aprirebbe una disputa legale, anche perché secondo alcuni esperti - il Presidential Succession Act del 1947 vieta a un presidente Usa di essere un rappresentante del Congresso. Nel caso le condizioni di Trump dovessero peggiorare prima delle elezioni (questo vale anche per Joe Biden) il suo partito - in caso di morte - potrebbe indicare un nuovo candidato. Per il Grand Old Party la scelta più logica sarebbe Mike Pence, ma in teoria potrebbe essere un altro. Finora, in totale, sono 8 i presidenti morti mentre occupavano ancora lo Studio Ovale della Casa Bianca. William Henry Harrison, Zachary Taylor, Warren G. Harding e Franklin D. Roosevelt sono deceduti per cause naturali, Abraham Lincoln, James A. Garfield, William McKinley e John F. Kennedy sono stati invece assassinati mentre erano in carica. Ma nel caso di Jfk, già ben prima dell’attentato di Dallas era diffuso nel suo staff il timore che non potesse arrivare alla fine del mandato: soffriva infatti - il mondo l’ha appreso solo molti anni più tardi - di una malattia autoimmune che provoca estrema debolezza e perdita di peso. Fu una terapia azzeccata del suo medico personale a salvarlo da una conclusione anticipata della presidenza. Prima della pallottola fatale.