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 2020  ottobre 02 Venerdì calendario

Gas record da un anno

Il mercato del gas ha spazzato via l’effetto Covid e in Europa il combustibile ora costa addirittura più caro dello scorso autunno. Il nuovo anno termico, iniziato ieri, vede il prezzo sopra 13 euro per Megawattora al Ttf, il principale hub del Vecchio continente: più del triplo rispetto a fine maggio, quando scambiava ai minimi storici sotto 4 euro (con punte addirittura sotto 2 € sul mercato day ahead). È questo rally, molto più potente di un semplice rimbalzo, a spiegare gli aumenti che gli italiani si ritroveranno in bolletta nell’ultimo trimestre dell’anno.
Il recupero di valore del gas – che insieme ai prezzi record della CO2 ha trainato al rialzo anche i prezzi dell’elettricità – va a braccetto con la ripresa dei consumi industriali dopo il lockdown. Se il virus non ci costringerà di nuovo a fermare tutto, la domanda nei prossimi mesi non dovrebbe tornare a contrarsi (un inverno molto freddo potrebbe anzi rafforzarla). Più incerto è lo scenario per l’offerta di gas: la sua flessibilità, superiore alle aspettative di molti analisti, è stata determinante per risollevare i prezzi. E ora potrebbe riservare nuove sorprese.
Un grosso interrogativo riguarda il Gnl, in particolare quello «made in Usa». I produttori americani avevano resistito a lungo durante l’emergenza Covid, addirittura strappando quote di mercato a Gazprom e ad altri fornitori via gasdotto in Europa, regione in cui l’ampia capacità di stoccaggio permette di assorbire volumi in eccesso importanti, purché prezzati in modo competitivo. Le importazioni europee di Gnl sono cresciute del 23% nei primi 5 mesi dell’anno (a 46,3 milioni di tonnellate), con acquisti extra soprattutto dagli Usa, secondo Ihs Markit. L’estate ha portato a un’inversione di tendenza: tra giugno e agosto l’import è calato del 10%, a 17,6 milioni di tonnellate. Le scorte europee erano arrivate a testare i limiti di capienza dei serbatoi (oggi sono pieni al 94% secondo i dati Gie) e anche i giganti dello shale gas si sono dovuti arrendere al crollo dei prezzi e alla raffica di ordini cancellati: almeno 120 metaniere Usa sono state respinte dai clienti. Nel Golfo del Messico è poi arrivato l’uragano Laura a fermare il Gnl. Ma adesso gli impianti a stelle e strisce stanno ripartendo e le esportazioni sono in ripresa, attirate dal prezzo di nuovo allettante sui mercati internazionali: non solo in Europa peraltro, il che complica ulteriormente gli scenari. Al traino della domanda cinese, il Gnl in Asia oggi scambia intorno a 5 $/MMBtu, circa un dollaro in più rispetto al Ttf.
La situazione nel frattempo è molto fluida anche per l’offerta via gasdotto, quella che finora ha sofferto di più. La produzione russa di gas è diminuita del 9% nei primi 8 mesi dell’anno, a 444 miliardi di metri cubi, quella norvegese – anche a causa di tagli volontari – è calata del 5% a 75 bcm. Entrambe ora danno segnali di ripresa ed è probabile che la flessibilità dei contratti torni ad aiutare i fornitori, perché prima o poi i clienti dovranno ritirare le consegne differite durante l’emergenza Covid. Gazprom dovrebbe anche essere avvantaggiata dai prezzi: i contratti indicizzati al petrolio oggi cominciano a riflettere il crollo vertiginoso delle quotazioni del barile avvenuto circa sei mesi fa. Per lo stesso motivo presto potremmo assistere anche a un boom di importazioni dall’Algeria.