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 2020  ottobre 01 Giovedì calendario

Il lavoro da remoto non è un terremoto

La fabbrica ha, nei decenni, subito un ridimensionamento, in termini di numero di lavoratori, che ha scosso l’intera società. E oscurato una delle basi della teoria marxista fondata sul ruolo progressivo della classe operaia. È ora arrivato anche il momento della «fine dell’ufficio»? Accelerata dalla Covid-19? È un interrogativo che si pongono milioni di persone nel mondo, spinte al cosiddetto smart working. Il McKinsey Global Institute ha appena pubblicato una ricerca condotta su 800 top manager internazionali, lo scorso giugno, per capire come le imprese intendono cambiare il modo in cui lavorano. Il 15% dei dirigenti intervistati sostiene che probabilmente il 10% dei dipendenti lavorerà da remoto almeno due giorni alla settimana: prima dell’emergenza da virus lo pensava l’8%. Sul versante del lavoro a distanza, la questione è aperta. Che sia destinato a crescere è indubbio ma si nota anche una specie di «reazione dell’ufficio»: Google, per esempio, ha annunciato di essere alla ricerca di spazi a Londra per ampliare il suo quartier generale di King’s Cross. Pare insomma che si vada verso modelli ibridi, particolarmente nell’hi-tech e nella finanza. L’accelerazione del cambiamento indotta dalla pandemia è però evidente. L’analisi del ramo di ricerca di McKinsey ha misurato nell’85% la quota di società che durante gli scorsi mesi ha aumentato il passo della digitalizzazione nel rapporto con i dipendenti: il 45% in misura «significativa». Il 67% ha anche accelerato l’introduzione dell’automazione e dell’intelligenza artificiale. La società americana Brain Corp, che produce robot, ha calcolato che le apparecchiature autonome per la pulizia degli uffici e dei negozi sono aumentate del 13,8% nel primo trimestre del 2020 e del 24% nel secondo. L’utilizzo di strumenti digitali è aumentato anche nel rapporto delle imprese con la catena di fornitura (nel 36% dei casi) e con i clienti (48%). Ci sono però alcuni lavori per i quali aumenterà la manodopera impiegata, proprio su spinta della pandemia: l’83% delle imprese assumerà persone per garantire la salute e la sicurezza in azienda. Il 22% dei top manager dice che aumenterà il numero di freelance da remoto e il 70% il numero di freelance in sede. Cambiamenti notevoli. Ma per ora non sembra un terremoto. I post-marxisti possono forse rilassarsi.