Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2020  ottobre 01 Giovedì calendario

Vanessa Incontrada dal disagio alla nuova bellezza

Certo, è difficile trovare qualcuna che, guardando la foto di Vanessa Incontrada nuda sulla copertina di Vanity Fair, non abbia pensato «be’, se fossimo tutte così addio bodyshaming», cioè addio insulti al corpo imperfetto. E d’altronde una bellissima quarantenne che si mostra nuda e avverte «Nessuno mi può giudicare» – cioè nessuno si azzardi a guardare quei rotolini sulla pancia – non può pensare che il suo gesto non scateni un dibattito.
Caterina Balivo, conduttrice, sottolinea il coraggio di Incontrada: «Basta essere cloni di corpi che non sono nostri, inseguendo l’infinita ricerca di una perfezione utopistica. Ognuno è unico e deve rimanere tale». Anche un uomo, l’attore Lino Guanciale, si schiera con l’attrice e chiosa: «La bellezza è qualcosa di più di uno stereotipo». Su Twitter Giulia Blasi, scrittrice e acuta analista del nuovo femminismo, scrive: «A me pare che la (pure bellissima) copertina con Vanessa Incontrada nuda sia la solita erotizzazione obbligatoria. Non mi pare aiuti ad accettarsi», ma anzi ricordi a tutte che «per esistere» bisogna collocarsi come super-belle. Molte poi minimizzano («Ah, se quelli sono rotolini...»), altre fanno scudo intorno al corpo delle donne («Ha fatto bene, basta con gli insulti»).
Già, perché c’è stata anche la crudeltà gratuita di chi ha parlato di ritocco fotografico. E su Instagram anche Valentina Ferragni, di recente bersaglio di critiche per il suo fisico (per amor di cronaca: fisico perfetto), ha messo cuori.
Ma attenzione. Incontrada dice che questo è «il punto d’arrivo che vede il mio corpo diventare un messaggio per tutte le donne (e per tutti gli uomini): dobbiamo tutti affrontare, capire e celebrare una nuova bellezza». E però qui non vediamo la bellezza irriverente di una Alda Merini che si fa ritrarre a seno nudo da Giuliano Grittini. E nemmeno quella irresistibile di Angela Finocchiaro, che si è spogliata a teatro (in Calendar Girl) a sessant’anni. Ma soprattutto: sin dall’inizio, in questo articolo si parla di «donne», «età», «corpo», «misure». Dunque, qual è la nuova bellezza che si deve capire e celebrare?
Forse per cogliere il messaggio bisogna andare oltre la copertina, i «rotolini» nella loro realistica (o meno) consistenza, le taglie. E guardare a qualcosa di più profondo: il senso di inadeguatezza. Incontrada fa l’attrice e il suo equilibrio è una continua corrosione di sicurezze. Lo ha raccontato lei stessa: «La maternità, come peraltro succede a tutte le donne, trasforma il tuo corpo. E il mio, allora, si trasformò molto. Partirono le critiche. Critiche feroci. Critiche crudeli. Ero delusa e disorientata: ma perché essere così cattivi?». Racconta di abiti troppo stretti, di obiettivi puntati sul suo fisico.
Dunque non è vero che quei rotolini sono «trascurabili»: purtroppo per lei, anzi, sono stati fonte di disagio. E ci si chiede: in un mondo raccontato da foto sui social, da confronti continui con corpi perfetti, di app che «migliorano» i ritratti, siamo sicuri che questo senso di inadeguatezza riguardi solo attrici o modelle e non, invece, tutte le donne e persino gli uomini? Forse sta qui il messaggio di Incontrada, come ha notato Antonella Clerici, che nel suo programma È sempre mezzogiorno, ha commentato così il gesto: «Ognuno ha la sua unicità. Lo dico alle ragazze che ci guardano, ognuno è bello per sé, non possiamo seguire sempre gli stereotipi». Il tema esiste. Troppo spesso ci si sente sbagliate. Rotolini o meno.