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 2020  settembre 30 Mercoledì calendario

Periscopio

La beatificazione di Enrico Berlinguer è un pretesto narrativo per santificare gli eredi. Marcello Veneziani. LaVerità.
Dobbiamo smettere di credere ai politici. Che non vanno dimessi, prima vanno curati. Alessandro Bergonzoni, attore, in R-Estate a Teatro.

Voto 4 – ROBERTO GUALTIERI – Una foto sul profilo Twitter mostra il ministro dell’Economia nel proprio ufficio, circondato da tre monitor per pc (uno con videocamera), un computer portatile, una webcam, uno smartphone, due telefoni. Ma le Comunicazioni non erano di competenza del suo collega Stefano Patuanelli? Se con i conti pubblici se la cavasse come con i giocattoli elettronici, saremmo salvi. Stefano Lorenzetto. Arbiter.

A dire il vero, la storia della rivalità tra i due tronconi della via Emilia (Emilia da una parte e Romagna dell’altra) non ha mai convinto nessuno: è più una posa letteraria. È la globalizzazione regionale del campanilismo locale messo in scena da Alessandro Tassoni nel suo poema eroicomico La Secchia rapita (pubblicato a Carpi nel 1620). Anche se lì i contendenti per un nonnulla erano Modena e Bologna. Pierluigi Vercesi, scrittore. Corsera.

Di qua Asiago, distrutta nel 1916 dalla violentissima Strafexpedition austriaca, di là Srebrenica, l’enclave musulmana annientata nel luglio 1995 dai serbi di quel macellaio del generale Ratko Mladic (condannato due anni fa all’ergastolo) con la strage di almeno 8.372 civili. La prima volta che ci andò nel 2009, spinto dall’attrice Roberta Biagiarelli e altri amici del volontariato, Rigoni Stern pensava a un progetto non troppo impegnativo. Ma già fuori Sarajevo, a tarda sera, si ritrovò immerso in un mondo spettrale che lo turbò: «Un buio pesto, nessun segnale, nessuna macchina, non un’osteria, un luogo di sosta, e ovunque una sensazione sgradevole di solitudine incombente e minacciosa». Da allora, è tornato nella cittadina dell’argento (questo significa Srebrenica, alla lettera Argentina) e nell’area più a monte di Suceska, 54 volte. Gianbattista Rigoni Stern (Gian Antonio Stella). Corsera.

Mi serve una memoria istantanea, una protesi dello sguardo, una pubblicità immediata di me stesso, che spieghi agli altri, non ciò che sono, ma ciò che vorrei essere. Il titolo perfetto del secolo digitale è: «Io sono la mia fiction». Roberto D’Agostino, fondatore del sito Dagospia. Leonardo Filomeno. Libero.

Manca in Italia un po’ di agitazione tra i giovani. Sono fiacchi. Philippe Daverio, storico dell’arte (Giancarlo Perna). Libero.

Aldrovrandi aveva predisposto ogni dettaglio in piazza San Pietro. Anche la policromia della piazza: la macchia scura delle autorità, la rossa dei cardinali, la porpora dei vescovi, la bianca dei parroci romani, la gialla dei fotografi in pettorina, la nota multicolore delle bandiere, soprattutto filippine, messicane, polacche. I popoli davvero cristiani sono rimasti pochi. Aldo Cazzullo e Fabrizio Roncone, Peccati immortali. Mondadori, 2019.

Gli inconfondibili baffi di Giulio Ferroni fremono al perché di un librone di oltre 1200 pagine dedicato a Dante. Ci pensa su un attimo e poi risponde che Dante è stato il «satellitare» che gli ha consentito di viaggiare in lungo e in largo per l’Italia, Nel paese della Commedia (il libro è stato recentemente pubblicato da La Nave di Teseo). Gli dico che il senso di quella commedia risiede anche nel lasciare emergere l’impareggiabile affresco di vizi che compongono il tratto negativo dell’italiano: cialtronesco, rissoso, un po’ pigro e un po’ corrotto. Giulio Ferroni, critico letterario (Antonio Gnoli). la Repubblica.

I beni superflui mi interessano sempre meno perché ne ho sempre meno bisogno. E ne ho sempre meno bisogno perché della vita, ormai, mi interessa cogliere solo l’essenziale. Roberto Gervaso. Il Messaggero.

È il conformismo morale che si fa regime, più efficace del «Grande fratello», allorché, come nelle nazioni scandinave, si arriva alla paura di esprimere le proprie opinioni, generata da un’«interpretazione moralmente definita di una situazione» (come nel caso della telefonata a un programma televisivo da parte di una pensionata danese scandalizzata dal comportamento di una coppia di vicini immigrati che frodavano la previdenza sociale, ma timorosa, esprimendo un giudizio negativo nei loro confronti, di rivelarsi «razzista»). Massimiliano Panarari. il venerdì.

Il diario del pittore Lorenzo Alessandri è una miniera di pensieri tristi e veri. Cercava di consolarsi con l’illusione di trovare rifugio nella filosofia yoga, nel pensiero buddhista: «Nella pace e nell’equilibrio che il buddhismo propone, io vedo la soluzione limpida e riposante di tutti gli insolubili problemi e dubbi che assillano il cervello umano». Però poi concilia Buddha con Cristo: «Nel Vangelo di Cristo trovo il Dio, il Padre primo, il creatore eterno e magnifico, il padrone dei disegni imperscrutabili che diventa uomo e mi dà la mano». Vittorio Sgarbi, storico dell’arte. Il Giornale.

La radio di bordo del Sussex continua a tacere. Soltanto alle 16,45 riesce a lanciare un primo disperato S.O.S. Ma la posizione segnalata è sbagliata. Solo alle undici di sera arrivano i primi soccorsi: il rimorchiatore francese Marie Thérèse, che per sei ore ha cercato nel buio, affannosamente, la nave perduta e introvabile. Più tardi arriva anche l’incrociatore inglese Afridi. Ma ormai la tragedia del Sussex e consumata: almeno cinquanta morti, decine di feriti gravi. Il relitto però, cocciutamente, non è affondato. Verrà rimorchiato nel porto di Boulogne. Foto ingiallite lo mostrano, povera mezza nave tranciata a meta come dal morso di un gigantesco pescecane. Marina Corradi, L’ombra della madre. Marsilio, 2017.

Come la signora e la signorina Simonelli: Giuseppina, vedova di Alberto, e la cognata Agata, sorella del defunto. Le Simonelli erano il terrore delle assemblee di condominio, partecipavano a tutte, anche a quelle dei palazzi in cui non avevano un appuntamento. Le Simonelli sono due pettegole che sanno tutto di tutti: «Ieri i Caccialepori lo hanno fatto sopra la lavatrice». E ancora: «Il ragionier Pistillo ha di nuovo ricevuto una... una di quelle». Giorgio Faletti, Ultimo giorno di sole. Baldini &Castoldi, 2017 (Antonio D’Orrico). Corsera.

Era tanto che non sentivo questa dolcezza nell’aria. Non ha fatto caso all’odore di settembre? È come farsi accarezzare dal profumo di una donna che vive la sua maturità prima di farsi mordere per sempre la carni dalla vecchiaia. È il succo della pienezza matura! Guido Conti, Il tramonto sulla pianura. Guanda, 2005.

La moglie compagna è la più amica delle mogli. Roberto Gervaso.