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 2020  settembre 30 Mercoledì calendario

Mediaset e la via della fiction perduta

Che sta succedendo a Mediaset? Perché tutto questo parlare di Alberto Tarallo e del caso ormai noto col nome di Ares-Gate? Perché Barbara D’Urso e Federica Panicucci hanno prima cavalcato questa storia dai contorni foschi e poi hanno d’improvviso smesso? Perché Gabriel Garko ha sentito il bisogno di andare al «Grande Fratello» per rivelare il «segreto di Pulcinella» e cioè la sua omosessualità contrita? Lasciamo volentieri ad altri il compito di fare luce su queste storie, a noi interessa solo capire perché Mediaset abbia in passato dato così ampio spazio alle fiction del duo Tarallo-Losito, imprimendo una significativa svolta qualitativa alla sua produzione di fiction. Mediaset rappresentava un modello innovativo e trainante, specie se rapportata alla Rai. Poi, con produzioni come «L’onore e il rispetto», «Il peccato e la vergogna», «Sangue caldo», «Furore», si è rifugiata in una poetica sentimentaloide, dove la scrittura ha messo al bando ogni sfumatura, ogni mezza tinta, ogni zona d’ombra. Con ascolti modesti.
Le fiction di Tarallo-Losito si fondano sulla cosiddetta paraletteratura (dai romanzi d’appendice ai fotoromanzi). Trovi di tutto: l’eccesso di sentimentalismo, la grossolanità narrativa, la facile lacrima, i dialoghi, così espliciti da non lasciare mai nulla d’intentato, l’estetica queer che ha molti cultori e molte vedovelle. Sono storie ultrapop: possono piacere ai semplici per la consolante prevedibilità della trama, ma possono mandare in visibilio anche agli spettatori più avvertiti, cui non pare vero giocare con gli stili recitativi dei Garko (l’attore feticcio di Losito) e delle Arcuri (come tanti anni fa Luchino Visconti si divertiva con il Festival di Sanremo). Rispettiamo tutti i gusti, per carità, ma intanto Mediaset è sparita dal mercato delle fiction e, fatalmente, pronubi Tarallo e Losito, Canale 5 si occupa solo di reality. Sicuri sia stata la strada giusta?