Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2020  settembre 30 Mercoledì calendario

Biografia di Mickey Rourke


Mickey Rourke, nato a Schenectady, nello stato di New York, il 16 settembre 1952 (68 anni). Ex pugile. Attore. Sceneggiatore • «Interprete di personaggi ribelli e controversi, è stato uno degli attori più amati degli anni Ottanta» (Treccani) • Tra i suoi film: Rusty il selvaggio (Francis Ford Coppola, 1983), L’anno del dragone (Michael Cimino, 1985), Angel Heart – Ascensore per l’inferno (Alan Parker, 1987), Francesco (Liliana Cavani, 1989) • Reso famosissimo da Nove settimane e ½ (Adrian Lyne, 1986). «Invidiato da almeno un paio di generazioni di uomini che sognavano quel loft a New York, le camicie bianche tutte in ordine nell’armadio e Kim Basinger in camera da letto» (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport, 28/11/2014) • «Ogni volta che Mickey entra in scena è un colpo al cuore» (Bob Dylan) • «Fabio i figaccioni li mette al sabato. Mickey Rourke è un gatto del Colosseo, pazzesco, disperato» (Luciana Littizzetto) • «Ha il pene più grosso che abbia mai visto» (Carré Otis, sua seconda ex moglie) • «Sex symbol e divo assoluto negli anni ‘80, si sgretola completamente allo scoccare del 1989, come una Cenerentola che non indosserà mai la scarpetta giusta. Negli anni ‘90, al pari della sua carriera, anche il suo aspetto si deforma. Nel 1991 ritorna a boxare, forse per prepararsi a combattere questo nuovo schifoso decennio, ma ha la peggio. Si spacca gli zigomi e i denti, si rompe il naso e le costole, e non potendo accettare il fallimento o lo scorrere del tempo si sottopone a reiterate operazioni di chirurgia estetica. Quando si ripresenta in pubblico è irriconoscibile» (Valerio Coletta, Esquire, 17/9/2019) • Lo chiamano «Nove ritocchini e ½» • Un giornale francese scrive: «La sua faccia somiglia a un preservativo usato raccolto da una pozzanghera in una notte di pioggia» • Dopo un periodo di oblio, tornò alla ribalta con The Wrestler (Darren Aronofsky, 2008), che vinse il Leone d’Oro alla Mostra del cinema di Venezia e gli valse un Golden Globe • Ha detto: «Lavoro, dopo che ho perso tutto, la mia credibilità, il mio matrimonio, il mio denaro, la mia anima»
Titoli di testa «Visibilmente provato da una notte brava milanese il celebre attore americano si è presentato, domenica pomeriggio, davanti alle telecamere dello show di Raffaella Carrà nella versione “vengo come mi trovo”. Un paio di sdruciti jeans, t-shirt blu leggermente impregnata di sudore, giacca blu, barba trascurata da un paio di giorni, occhiali scuri e poca, pochissima voglia di parlare, soprattutto di se stesso» (Corriere della Sera, 1989).
Vita Il suo vero nome è Phillip Andre Rourke Junior • I suoi genitori divorziano quando lui ha sei anni. Poi sua madre si risposa con un poliziotto di Miami Beach e la famiglia si trasferisce lì • Una sorella più piccola, Patty, sette fratellastri • Fin da ragazzino si appassiona al pugilato. «Cresciuto a Liberty City, un quartiere nero di Miami, deve imparare presto a difendersi, lui che a scuola è tra i pochi bianchi. Soprattutto, in palestra, può sublimare l’avversione verso il patrigno, che picchia spesso lui e l’amatissimo fratello Joey. Esordisce a 12 anni con il nome vero, Philip, e grazie alle indubbie doti gli si schiudono le porte della 5th Street Gym, la palestra più celebre di South Beach, dove si è allenato anche Muhammad Ali. A 17 anni, fa da sparring a Luis Rodriguez, che sta preparando il match con Benvenuti per il Mondiale dei medi. Insomma, la boxe sembra davvero una strada lastricata di gloria verso il futuro, ma ai Florida Golden Gloves del 1971 il giovane Rourke subisce una commozione cerebrale. Sta fermo un anno, poi disputa altri tre match, però i medici gli consigliano di smettere: dopo 30 incontri con 27 vittorie, finisce la carriera di promessa tra le 16 corde e comincia quella di attore» (Crivelli) • «Ricordi la prima volta che sei venuto qui a New York? “Era il 1974” Ti ho conosciuto dopo Rusty il selvaggio. Era il tuo primo assaggio di successo, e ricordo che volevi condividerlo con tutti […] “Avevo fatto la vita di strada, e quello è un bagaglio che ti porti dietro. Affrontavo il mestiere di attore come fossi stato ancora sulla Quarantaduesima, a lavorare per i bordelli” È questo che facevi? “Ti parlo di quando la Quarantaduesima era ancora la Quarantaduesima. Ero responsabile dei giovani portoricani che distribuivano i foglietti pubblicitari ai passanti. Io dovevo controllare che li distribuissero davvero, ma anche tenere alla larga i magnaccia, che glieli rubavano perché facevamo concorrenza alle loro prostitute, quelle sul marciapiede” Ti sarà capitato di scazzottarti. “Certo”» (Julian Schnabel, Vanity Fair, 25/2/2009) • Nel 1986, con 9 settimane e ½ diventa un’icona dell’erotismo patinato. Di lui dicono: «Il più bel viso da lestofante che la giovane Hollywood abbia prodotto negli ultimi anni» (G. Gr., Corriere della Sera, 27/3/1986) • Dice di sentirsi «un ragazzo vecchio» • «Credevo che fare l’attore volesse dire dare il meglio di sé stessi ... Invece no. Essere attore in America è solamente una questione di immagine e di danaro, danaro, danaro ...» • Nel 1989 è in Italia, lavora con la Cavani. Dichiara «Francesco è stato capace di fare quello che né io, né nessuno di voi saprebbe fare: dire addio un giorno a tutto quello che si ha, abbandonare abiti, amici, famiglia ... Il grande salto. Forse, chissà, un giorno sarò capace anch’io, magari domani, magari stasera. Quando saprò che non mi occorre più niente, solo la pace. Allora dirò arrivederci e sparirò».
Declino «Scontento di tutto, e di se stesso sopra ogni cosa, lasciò il set - dove dava prova del suo cattivo carattere - per darsi al pugilato. Si fece spaccare la faccia, rompere i denti, incrinare le costole, maciullare uno zigomo» (Mariarosa Mancuso, Il Foglio, 8/8/2009) • Il suo matrimonio con la modella Carré Otis, conosciuta sul set di Orchidea selvaggia, intanto, va a pezzi. Lui la picchia, la tradisce di continuo: «Mi sono ridotta a una larva umana. Mi sono umiliata. Mi sono fatta prendere a pugni. Ho accettato il tradimento. E, soprattutto sono rimasta in silenzio» • «Pensavo a questo suo grosso, enorme pene, come al simbolo della sua potenza, la stessa che mi aveva attratta all’inizio della nostra storia. Mickey guardava le donne che gli giravano intorno come se volesse divorarle. Faceva capire che le desiderava, che io ero solamente un peso dal quale si sarebbe liberato il prima possibile. Mi riportava a casa a metà serata per uscire e tornare alle feste, alle sue donnine. Mi chiudeva nella mia camera da letto, portandosi via la chiave, staccava il telefono, non si faceva vivo per giorni» • Lei dice di provare «un grandissimo schifo» quando sono a letto assieme: «Non so dove tu sia andato a infilarlo. Non lo voglio certo dentro di me» • Quando divorziano, nel 1999, lei rinuncia agli alimenti, ai vestiti e ai gioielli lasciati nella loro casa di Santa Monica • Tutti gli anni Novanta sono segnati da risse, scorribande, incidenti in moto, tracolli finanziari. Lascia il pugilato, ma a Hollywood nessuno lo vuole più. Racconta David Unger, il suo agente: «Mickey era visto come uno zombie, un uomo che si era autodistrutto e non era neppure più un bad boy glamour per le nuove generazioni» • «Mi ero indurito, ero diventato molto distante, molto arrogante, molto arrabbiato, e tutto questo per mascherare la vergogna e il complesso di essere stato abbandonato. Quella vergogna e quel complesso erano la causa della mia durezza, della mia distruttività» • «Ho vissuto in stamberghe e puzzolenti appartamentini dopo aver scialacquato ricchezze» • «Entravo a comprare le sigarette, mi mettevo in fila e arrivava l’idiota che mi diceva: “Ma tu sei quello che... come si chiamava? Quello che recitava al cinema”. E io, alla cassiera: "Mi può dare il fottutissimo resto, così esco di qui?". Umiliante: meglio non essere mai stato nessuno che essere un ex qualcuno» (Schnabel) • «Un giorno mi sono guardato allo specchio e ho detto: basta. O meglio, sono venuti a portarsi via tutti i mobili, sono rimasto solo con i miei cani» • Dice che è stato il suo chihuahua, Beau Jack, a salvargli la vita: «Ero così fuori di me che stavo pianificando il suicidio, ma ho guardato gli occhi di Beau Jack e mi sono ripreso».
Riscatto «“Non avevo nessuna voglia di essere in un film sul wrestling, che non è esattamente la mia passione. Da ex pugile, l’ho sempre guardato dall’alto in basso perché è tutto pre-coreografato, tutto finto, puro divertimento” Ma come storia non ci vedevi un legame con la tua carriera? Una metafora sulle delusioni e sui fallimenti? “Mi sono detto: devo lavorarci con Darren, possiamo riscrivere le mie scene e migliorarle, perché si parla di esperienze che io ho vissuto. E Darren ha dimostrato di rispettare il mio punto di vista”» (Schnabel) • Per prepararsi al film Mickey si allena quattro ore al giorno per sei mesi. Mette su 17 chili di muscoli. «Che mazzo mi sono fatto» • Quando finiscono le riprese scrive una lettera a Bruce Springsteen, suo vecchio amico. «Gli ho spiegato che questo secondo me era il film più difficile che avessi mai fatto, e il migliore che avessi mai fatto, e che mi sarei ritenuto molto fortunato se avessi potuto coinvolgere una delle persone che mi avevano aiutato a cambiare vita. Devi sapere che, nel periodo “perduto”, ero stato così stupido da non rivolgere la parola a Bruce per 13 anni. “Sono così contento”, gli ho scritto, “di non essere più quello stronzo lì”» (Schnabel) • Qualche mese più tardi, Rourke riceve una telefonata nel cuore della notte. È Springsteen, in Europa per una tournée: «Ho letto la sceneggiatura e ti ho scritto una canzone, una cosa piccola». Si intitola The Wrestler, si sente nei titoli di coda. «L’ho ascoltata centinaia di volte, in casa, da solo, e ogni volta ho pensato: cazzo, l’ha proprio centrata in pieno. È stato come uno splendido regalo di compleanno, o di Natale. Gli sono enormemente grato. Anche per quello che ha detto a Darren quando gli ha spiegato perché l’aveva scritta» • «Che cosa gli ha detto? “L’ho fatto per Mickey. Perché possa tornare a essere quello che merita di essere”» (Schabel) • Nel 2008 è alla Mostra del cinema di Venezia. Ne esce trionfatore. «Contravvenendo al galateo del festival, il presidente della giuria Wim Wenders, prima di annunciare il Leone d’oro a The Wrestler, ha voluto coronare il suo protagonista: “Per l’interpretazione mozzafiato che ci ha colpito al cuore”. Ovazione in sala. Come a dire che avrebbero voluto premiare The Wrestler anche con la Coppa Volpi a Rourke (ma il regolamento impedisce, per i tre premi principali, il raddoppio con altri riconoscimenti)» (Giuseppina Manin, Corriere della Sera, 7/9/2008) • «Parla con la sua tipica cadenza strascicata e indolente, ma è vestito di tutto punto, con smoking nero a risvolti di seta blu e polsini d’oro a far da contraltare ai suoi capelli lunghi e un po’ unti, occhiali da sole anche in piena notte, anelli con vistosi diamanti sulle dita tozze da ex pugile […]. Rourke bacia uno dei suoi cagnolini (ne ha cinque), un chihuahua che porta sempre con sé. “Ringrazio pubblicamente i miei cani, gli unici che mi sono sempre rimasti fedeli in tutti questi anni difficili”» (Bizio).
Curiosità Alto un metro e ottanta • Repubblicano • Appassionato di motociclette • Ghiotto di cibo e vini pugliesi (in particolare scamorze e provolone, sia dolce sia piccante) • Cattolico, devoto a Padre Pio • Nel 1994, durante un’ospitata a Domenica In, chiese a Mara Veniere di coprire la scollatura, che altrimenti non riusciva a concentrarsi sulle domande • Megan Fox, che ha recitato con lui in Passion Play, si è fatta tatuare sul costato la frase «Quelli che ballavano erano visti come pazzi da quelli che non sentivano la musica» • Lui di tatuaggi ne ha sette, tra cui: una tigre con un ideogramma cinese sulla spalla sinistra, il teschio di un toro sul bicipite destro, un trifoglio sull’avambraccio destro • Nel 1999 se ne andò dal set di Il prezzo della fortuna perché i produttori si erano rifiutati di inserire uno dei suoi chihuahua nel film.
Titoli di coda «Ora prima di fare una cazzata ci penso dieci volte. C’è sempre un piccolo diavolo che si agita dentro di me, ma cerco di tenerlo a bada. Questa è la mia ultima opportunità Non posso permettermi di mandare tutto a rotoli per la seconda volta. So che non avrò altre chance» (alla Bizio).