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 2020  settembre 30 Mercoledì calendario

Biografia di Lance Armstrong


Lance Armstrong, nato in un sobborgo di Dallas, Texas, il 18 settembre 1971 (49 anni) • «Un buco nero nella storia del ciclismo» (Giovanni Battistuzzi, Il Foglio, 26/5/2020) • Debuttò come ciclista professionista nel 1992, già allora faceva uso di somatotropina. Campione del mondo su strada 1993. Colpito da un cancro nel 1996, si ritirò dalle competizione, ma riuscì a uscirne, tornò a gareggiare nel 1998 e vinse sette Tour de France uno dopo l’altro (1999, 2000, 2001, 2002, 2003, 2004, 2005) • «È stato il ciclista più pagato di tutti i tempi. All’apice guadagnava quanto Valentino Rossi, grazie alla Nike e agli sponsor» (Luigi Perna, SportWeek, 19/11/2016) • «Forse solo all’inizio ho amato questo texano dagli occhi freddi e il caldo messaggio che portava. Lo portava ben oltre le strade della corsa: si può essere malati di cancro, guarire e vincere il Tour. Era una cosa immensa, mai vista. Ma già al secondo anno giravano le voci: non è possibile andare così forte in salita, c’è sotto qualcosa. Il ciclismo è un mondo piccolo: dimmi con chi vai e ti dirò chi sei. Il fatto che Armstrong avesse tra i collaboratori del suo staff il dottor Ferrari ha aperto una vasta zona d’ombra» (Gianni Mura, la Repubblica, 25/7/2005) • Nell’ottobre 2012 l’Agenzia antidoping statunitense accertò l’uso sistematico di sostanze dopanti da parte sua e di altri membri della sua squadra. L’Unione ciclistica internazionale gli revocò tutti i titoli vinti in carriera dal 1998 in poi, inclusi i sette Tour de France e lo radiò a vita dallo sport mondiale • «Tyson ha stuprato le donne, Armstrong ha stuprato lo sport» (Paolo Brusorio, La Stampa, 27/5/2020) • «Lance Armstrong non ha posto nel ciclismo. Merita di essere dimenticato» (Pat McQuaid, presidente dell’Unione ciclistica internazionale dal 2005 al 2013) • «Quando si cresce, ci si rende conto che Babbo Natale non esiste. E la stessa cosa vale per Lance» (il ciclista Bradley Wiggins) • Lui, in una celebre puntata dello show di Oprah Winfrey in cui ammise le sue responsabilità, disse: «Per vincere il Tour doparsi era indispensabile».
Titoli di testa «Non mi costava nessuna fatica mentire: ho detto migliaia di bugie. Ero convincente, mentivo guardandoti dritto negli occhi: io dopato? Come osi pensarlo? Bugie e arroganza. Ero un animale da corsa: quando scendevo dalla bici non avevo idea di come gestire un rapporto umano».
Vita La madre, Linda, ha 17 anni quando lo mette al mondo, è costretta a fare gli straordinari come cassiera di una tavola calda per mantenere il bambino. Il padre, l’uomo che gli «ha trasmesso il Dna», è scomparso. Terry Armstrong, nuovo compagno della madre, che gli dà il cognome, si ubriaca e li picchia. Racconta Lance: «Me le dava anche se lasciavo un cassetto aperto». Racconta Terry: «Senza di me Lance non sarebbe diventato un campione, perché l’ho trattato come un animale» • Lance è un ragazzino problematico, un bulletto. Prova a giocare a baseball e a pallacanestro, ma è negato. Si dà al nuoto, alla bici e alla cosa. Vince l’Iron Kids Triatholn quando ha tredici anni • «Nuotava nella piscina un po’ lontana da casa, a Plano, nel Texas. La bici era l’unico modo per raggiungere la palestra d’acqua» (Daniele Bellasio, Il Foglio, 25/3/2001) • «A sedici anni non aveva il contachilometri. La madre cercava di fargli avere le migliori due ruote comprate dal ciclista all’angolo della strada, un amico. Ma il contamiglia costava troppo. Per sapere quanto aveva pedalato, in quelle piane dove sembrava di correre sulla luna, ci pensava mamma: faceva in macchina il tragitto tra distese d’erba marrone, campi di cotone e vento» (ibidem) • Nel 1993, vincitore del mondiale su strada a Oslo, si rifiuta di salire sul podio se quelli del protocollo non fanno entrare nel recinto anche sua madre. «Non me ne importa niente se c’è il re di Norvegia» • Già allora prende l’ormone della crescita. «Forse è per questo che mi è venuto il cancro» • «Andai dal medico solo dopo aver tossito sangue a fiotti: la mia cucina sembrava una scena del crimine» • È il 1996. Gli viene diagnosticato un tumore ai testicoli, con metastasi ai polmoni e al cervello • «Ho pianto per 7 giorni, ho chiesto ai medici quando sarei morto. Poi mi sono detto: posso farcela» • Si sottopone a due interventi e a cinque cicli di chemioterapia. Il corpo si svuota. I capelli cadono • «La sua malattia Armstrong non l’ha taciuta, anzi l’ha esibita l’ha messa in piazza. Nell’autobiografia […] racconta di quando fu costretto a far congelare il suo seme. Lo accompagnarono in clinica, c’era una stanza con qualche poltrona e qualche rivista pornografica, gli dissero di arrangiarsi in fretta. E lui pensava che i figli nascono da un atto d’amore, e si faceva pena» (Mura) • Nel maggio 1998 si sposa con Kristin, conosciuta quando stava male, concepiscono tre figli in vitro • Quando sembra finito gli sponsor lo abbandonano. Ma il 51enne Eddy Merckx vola ad Austin per aiutarlo negli allenamenti: «Quando sono risalito in sella non avevo più forze. Riusciva a starmi dietro perfino il mio gatto: perciò l’ho chiamato “Chemio”» (Goffredo Buccini, Corriere della Sera, 26/7/1999) • «Soltanto sopravvivere, in quelle condizioni sarebbe stato - e la parola torna inesorabilmente - un miracolo, ma Armstrong ha fatto molto di più clinicamente guarito, nel senso che ogni traccia del male è scomparsa. Ha ripreso la bicicletta» (Vittorio Zucconi, la Repubblica, 20/05/2002) • Ma le cose non vanno come spera: «Mi superavano tutti, mi ero stancato di restare indietro, di uscire sconfitto. Io volevo cominciare a vincere e non fermarmi più. Divenne un’ossessione» • Armstrong scopre l’epo e non riesce più a farne a meno: «Tutti ne facevano uso, era un farmaco che ti faceva andare fortissimo senza rischi per la salute, al contrario degli ormoni che ti facevano crescere le cose buone e quelle cattive, come appunto il tumore». Si affida totalmente al suo medico, Michele Ferrari: «Ho fatto tutto quel che ha detto, avevo cieca fiducia in lui. Tutto ciò di cui avevo bisogno erano i globuli rossi» • Prende ogni tipo di sostanza dopante «con l’imbarazzo di non dovermi nemmeno difendermi visto che per tutti ero l’eroe che aveva sconfitto un tumore e quindi al di sopra di ogni sospetto» • Racconta Betsy Kramar Andreu, allora fidanzata di Frankie Andreu, suo compagno di squadra: «Ho pensato subito che Lance si fosse ammalato per quello. Temevo per Frankie. Dovevo sposarlo e non volevo un dopato. Mi giurò che lui non si dopava. Gli credetti e ci sposammo nel dicembre del 1996». Ma Frankie mente: «Lance voleva che Frankie si facesse seguire da Michele Ferrari. Frankie ha rifiutato tante volte perché sapeva che questo medico era pro-doping. Nel maggio 1999 ho avuto il nostro primo figlio. Ero a casa e guardavo il Tour in televisione. Frankie tirava come un matto sulla salita Sestriere e ho capito. Lui non è uno scalatore. Ero sconvolta. Per la rabbia e la preoccupazione ho partorito due mesi prima. Frankie non voleva parlarne, ma quando siamo tornati a casa, a Nizza, ho scoperto l’epo nel frigorifero. Abbiamo litigato e gli ho imposto una scelta. L’ho implorato di andar via della squadra di Lance. Mi ha promesso che non si sarebbe mai più dopato. Il Tour 2000 lo ha fatto a pane e acqua. Infatti è arrivato oltre la centesima posizione. Il risultato? È stato licenziato perché non all’altezza: troppo debole. Non solo: Frankie aveva due offerte, ma commise l’errore di parlarne con Bruyneel (il manager della squadra di Armstrong, ndr). Quelle proposte sparirono» (a Eugenio Capodacqua, la Repubblica, 21/3/2016) • «Esagerato nella personalità. È stato un tiranno del suo sport, annichilendo i rivali: da Jan Ullrich a Ivan Basso. L’ego gigantesco ha quasi soggiogato anche Alberto Contador, giovane compagno di squadra all’Astana nel 2009, vittima di una guerra psicologica sfiancante. Gli ha tenuto testa solo Marco Pantani, figura altrettanto carismatica, ma enormemente fragile. Esagerato nell’ambizione. Nel 2004 vinse il sesto Tour centrando cinque tappe, senza lasciare neppure le briciole. Come risposta alle sofferenze dell’anno prima, disse ai giornalisti: “Pas de cadeaux cette année”, nessun regalo quest’anno» (Perna) • «Li odiavo, odiavo questo stringersi le mani, darsi pacche sulle spalle, odiavo la loro ipocrisia. Amavo solo Jan Ullrich, mio grande avversario» • Vince sette Tour de France consecutivi. Lo chiamano Robocop, perché sembra una macchina. In Francia lo hanno battezzato Le Roi Americain; in Germania e in Italia lo chiamano Marziano, perché «dà l’impressione di pedalare su un altro pianeta» (Cheo Condina, il manifesto, 22/7/2004) • Tra stipendi della squadra e sponsor guadagna 22 milioni di dollari l’anno • Già nel 2005, L’Equipe, con un’approfondita inchiesta durata 4 mesi, sostiene di avere le prove di un sistematico uso di epo al Tour del ’99 da parte di Armstrong. Lance replica stizzito: «La caccia alle streghe continua, ribadisco ciò che ho già detto: mai prese sostanze illecite per migliorare le mie prestazioni. Ancora una volta un giornale europeo ha detto bugie. Questo è giornalismo spazzatura» • Un giornalista irlandese David Walsh, ha sospetti su di lui, ma nessuno gli crede, rimane isolato ed è addirittura a un passo dal dimettersi dal suo giornale, perché la legge inglese sulla diffamazione gli lega le mani, ed è costretto a firmare una dichiarazione di scuse a Lance • Lui, intanto, è l’idolo delle folle. «Onestamente credo che il cancro sia la miglior cosa che mi sia capitata. Non so perché mi sono ammalato, ma so che la malattia ha prodotto cose meravigliose» • Si trova una nuova donna, la cantante Sheryl Crow, e lascia la moglie: «Mi interessa molto la vicenda della Dama Bianca, perché adesso parlano di Sheryl come della mia Dama Bianca. Lei s’arrabbia. Io rido» (a Pier Bergonzi, La Gazzetta dello Sport, 19/3/2004) • «Non sogno la Casa Bianca. Per ora. Ma la politica mi interessa come strumento per fare cose importanti per il proprio Paese» • «Sostengo il mio presidente George Bush, il che non significa che ne condivida le scelte in politica internazionale. Vero, come americano potrei essere un bersaglio per qualcuno al Tour, ma io non ci penso. Certo se mi sparassero perderei un sacco di minuti» (a Riccardo Romani, Vanity Fair, 8/7/2004) • «Non so cosa si prova a perdere il Tour, perché da quando sono guarito non m’è mai successo» • «Nel 2012 però ecco la stella di Armstrong si eclissa di colpo quando i sospetti e le accuse portano all’inchiesta dell’Usada (ente antidoping Usa) e alla maxi squalifica per pratiche illecite organizzate e sistematiche» (Giorgio Viberti, La Stampa, 20/5/2020) • «Quando Filippo Simeoni lanciò accuse sul medico Michele Ferrari, deus ex machina della carriera di Lance, l’americano “si vendicò” andando ad acciuffarlo durante una fuga in una tappa del Tour de France» (Perna) • «Armstrong subisce come un boomerang la sua smania di protagonismo e di onnipotenza. Se si fosse defilato dopo il ritiro dalle corse nel 2005 nulla sarebbe emerso e il nome di Lance Armstrong comparirebbe ancora per 7 volte nell’albo d’oro della Grande Boucle. La bramosia di gloria lo aveva convinto invece a tornare in gruppo, dopo tre anni di stop, alla conquista nel 2009 del suo 8° Tour. Mal gliene incolse, perché i suoi detrattori tornano alla carica e una parte dell’America gli volta le spalle. Alla fine l’Usada riesce a incastrarlo confrontando i campioni prelevatigli proprio in quel Tour con quelli conservati in laboratorio dopo le sue performance francesi di 10 anni prima. La truffa adesso ha le prove, il gigante della bicicletta si scopre d’argilla» (Giorgio Viberti, La Stampa, 20/5/2020) • «Ieri è morto il grande ciclismo. Forse anche il piccolo ciclismo perché, ci chiediamo, quanti genitori favoriranno ancora le vocazioni che i loro figlioli maturano esaltandosi alle epiche imprese sulle montagne proposte dalle tivù? Ma è morto anche l’antidoping, a pensarci bene. Lance Armstrong aveva subìto qualcosa come 500 controlli. Tutti superati. Per incastrarlo ci sono volute le delazioni, le confessioni di ex compagni invidiosi o rancorosi, perché le provette analizzate nei laboratori più sofisticati davano sempre lo stesso esito: Amstrong era pulito. L’uomo che aveva sconfitto il cancro, l’Imbattibile dei 7 Tour, immagine forte anche del buonismo nello sport, impegnato in una fondazione per battere la malattia del secolo era un ladro come tanti altri» (Gianni Romeo, La Stampa 23/10/2012) • «Che ne facciamo ora di tutte quelle belle parole che abbiamo sprecato per Lance Armstrong? Lance il Buono, l’atleta che è riuscito a sconfiggere un male per nulla oscuro; Lance il Fuori Categoria, hors catégorie, come certe montagne che scalava con irrisoria facilità; Lance il Generoso che lascia la vittoria di tappa al compagno di fuga» (Aldo Grasso, Corriere della Sera 20/1/2012) • «Potrebbe ravvedersi nel tentativo di un riscatto. Invece decide di sfruttare la sua nuova triste nomea per fare almeno qualche soldo e pagare almeno una parte delle folli spese legali sostenute. Così nel 2013, ospite ben remunerato del salotto tv di Oprah Winfrey, vuota il sacco e riempie il portafoglio» (Viberti) • «Hai mai preso sostanze vietate per migliorare le tue prestazioni sportive?
“Sì”
Una di queste sostanze era l’EPO?
“Sì” Hai usato altre sostanze vietate?
 “Sì” Non ti sembrava sbagliato?
 “No. È pauroso”
 Ti sentivi in colpa?
“No. Ancora più pauroso” Non ti sembrava di stare barando?
 “No. Questa è la cosa più paurosa di tutte. La definizione di ‘barare’ è ‘guadagnare un vantaggio su un avversario’. Io non la vedevo così. Io pensavo di equilibrare il campo da gioco. Non capivo quanto fosse grande quello che stavo facendo”» (a Oprah Winfrey) • Lance dice che il doping gli era necessario come l’aria nelle gomme e come l’acqua nella borraccia. «Non ho inventato il doping ma non l’ho fermato. Ora sto cominciando a capire. Vedo la rabbia della gente. Passerò il resto della sua vita a scusarmi e a cercare di riconquistare la fiducia del pubblico. Oggi ho finito di mentire» • Nell’aprile 2018 Armstrong trova un accordo con il governo americano. Accusato di frode, accetta il patteggiamento, e paga 5 milioni di dollari. Una sentenza sfavorevole poteva costargliene anche 100.
Vita privata Dalla prima moglie ha avuto tre figli: Luke David (n. 1999) e le gemelle Isabelle Rose e Grace Elizabeth (n. 2001) • Dopo la relazione con Sheryl Crow, dal 2008 è legato a tale Anna Hansen, che gli ha dato Max (n. 2009) e Olivia Marie (n. 2010) • Racconta il figlio maggiore: «Ho sempre pensato che mio padre col doping non c’entrasse nulla, la sera in cui ha confessato tutto da Oprah avevo 12 anni. Il giorno dopo mia madre mi suggerì di non andare a scuola, di prendermi qualche giorno di riposo. Io non le diedi retta: volevo guardare tutti in faccia».
Rimorsi Di tre cose si è pentito. «Ho rovinato la vita a Emma O’Reilly, la mia massaggiatrice, minacciandola e dandole pubblicamente della prostituta per avermi smascherato. Aveva solo raccontato la verità». «Ho rovinato la carriera e la vita a Filippo Simeoni, il corridore che denunciò il mio legame col dottor Ferrari. Avrei potuto metterlo in un angolo e minacciarlo, lo feci come un boss mafioso durante la diretta televisiva del Tour». «Sono stato osceno quando ho piantato mia moglie Kristine e i bambini per flirtare con la starlette di turno. Due giorni dopo aver lasciato casa ero già sulle copertine con un bicchiere in mano»
Curiosità Alto un metro e 77, pesa 75 chili • Adora la finanza, investe on-line, da piccolo voleva diventare un broker • Ama la cucina tex-mex, nel 1994 per scommessa ingoiò una montagna di pollo in salsa piccante • Il ciclista Simeoni, uno dei suoi accusatori, ora non ce l’ha con lui: «È un uomo che ha sbagliato, ha ammesso i suoi errori e ha pagato. Ora è giusto che volti pagina. Tutti meritano una seconda possibilità. Gli hanno portato via sette Tour, ma chiunque sia appassionato di ciclismo sa chi ha vinto quei Tour. Probabilmente li avrebbe conquistati anche senza doping, anche se per lui sarebbe stato molto più difficile» • Betsy Kramar no: «È diventato lo zimbello degli americani e tenta di riscrivere la storia del suo falso pentimento. Ha bisogno che la giuria creda che lui sia cambiato in meglio. Quindi non smetterà di ingannare chiunque. Ma è un falso pentimento, lo conosco bene» (nel 2016) • Il giornalista David Welsh ora ha scritto un libro sulla sua storia. Riguardo alla spirito critico che i giornalisti dovrebbero esercitare, cita il proprio figlio: «Papà, ma se Maria e Giuseppe erano poveri, come hanno speso l’oro dei re Magi?» • Lui dice: «Il golf mi sta aiutando molto nella mia nuova vita. Gioco tutti i giorni. La sacca con i miei bastoni mi segue dovunque. Per stare in forma corro, ma per liberare la testa dai cattivi pensieri non c’è niente di meglio del golf. La bici? Niente più bici. Nell’ultimo anno l’ho praticamente abbandonata. Solo qualche pedalata con amici» • Dopo il ritiro è rimasto amico di Ullrich, il suo avversario. «Sono andato a trovarlo in Germania, nella struttura dove si disintossicava e non è stato affatto un bel viaggio. L’hanno incastrato, Jan, proprio come me. Gli voglio bene, è stata la persona più importante nella mia vita. È l’avversario che ho rispettato più di tutti, anzi l’unico. Le nostre storie sono molto simili, a cominciare dalla nostra infanzia difficile. Jan aveva tutto quello che avevo io, una moglie, bambini, tanti soldi ma non è servito a tenere tutto assieme. Tutto per colpa di questo fottutissimo sport».
Titoli di coda «Ho chiuso i conti con la giustizia ma resterò un emarginato. Gli italiani glorificano un ex ciclista come Ivan Basso, gli offrono un lavoro, lo invitano in tv. Eppure Ivan ha fatto cose simili a quelle che ho fatto io. L’Italia ha ucciso Pantani, la Germania disprezza Ullrich e gli americani mi odiano. Per tre come noi non ci sarà redenzione»