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 2020  settembre 29 Martedì calendario

Intervista alla direttrice d’orchestra Speranza Scappucci

Ieri una giornata di riposo. Ma da stasera Speranza Scappucci, direttrice d’orchestra italiana e giramondo, riprende in mano la bacchetta per dirigere fino all’11 ottobre Così fan tutte di Mozart, al prestigioso teatro del Capitole a Tolosa, con la regia di Ivan Alexandre. Energica ed entusiasta, come sempre. «Dopo il lockdown ho fatto concerti puntuali - racconta -, ma questa è la prima opera in forma scenica che dirigo: finalmente!». È stanca di parlare della scarsa presenza delle donne tra i direttori d’orchestra, tema su cui lei e le colleghe sono sollecitate con insistenza («Rispetto a dieci anni fa la situazione è migliorata, anche se c’è un divario grande da riempire e ovviamente ci vorrà del tempo. Comunque, il talento non ha genere: guardiamo all’artista, alla sua sensibilità, non cambia se è uomo o donna»). Speranza, romana, 47 anni, vuole parlare soprattutto di musica.
Cosa mette di particolare Speranza Scappucci nel suo «Così fan tutte»?
«Non esiste mai una verità assoluta nell’interpretazione di un’opera. Ma a me piace ritornare alla verità del libretto, lavorare sul testo, che in questo caso è quello magnifico di Lorenzo Da Ponte. Ebbene, è pieno di doppi e tripli sensi, che evocano situazioni buffe e piccanti. Vanno riscoperti, sottolineati nel canto e nella musica».
Può farci un esempio?
«Quando i due fidanzati, che hanno fatto finta di partire per la guerra, ritornano dalle loro donne travestiti da albanesi, a un certo momento dicono: "Vi voliamo davanti ed ai lati ed a retro". Quel "voliamo" è volare, ma in realtà anche volere, in senso carnale. Intanto la musica di Mozart che accompagna quelle parole è quasi sacra, vicina al canto gregoriano».
Questo suo approccio è stato influenzato da Riccardo Muti?
«Il maestro venne all’Opera di Vienna nel dicembre 2005, dove io lavoravo. Iniziai a collaborare con lui, a osservarlo: ho imparato molto. La sua filosofia è rispettare la partitura il più possibile».
Ci dia un altro esempio di applicazione del principio.
«Prendiamo la Tosca. Al momento del suicidio finale dell’eroina, quando si butta giù da Castel Sant’Angelo, era stato lo stesso Giacomo Puccini ad annotare «con slancio». Ecco, io chiedo ai musicisti d’interpretare quel passaggio con l’enfasi necessaria a tradurre lo slancio del salto, mentre era stato suonato sempre molto lentamente».
Lei ha iniziato relativamente tardi a dirigere, a 38 anni. Eppure in tanti intorno a lei la spingevano in quel senso. Perché ha aspettato?
«È una professione che richiede molta preparazione e responsabilità: non si può improvvisare. Ho studiato tanto per arrivarci. E ho iniziato come pianista. Sono come l’attore che diventa regista o il ballerino che evolve in coreografo».
Padre giornalista a Radio Vaticana e madre professoressa d’inglese: lei non è figlia d’arte…
«Ma i miei genitori sono sempre stati grandi appassionati di musica. Io iniziai a studiare pianoforte da un’insegnante che viveva vicino a casa, a quattro anni, al pari dei miei tre fratelli. Poi ho frequentato il Conservatorio di Santa Cecilia. A 19 anni vinsi il concorso del Juilliard School di New York. Ho lavorato in mezzo mondo. Oggi vivo tra Vienna e la metropoli americana».
Dove ha trascorso il lockdown?
«Nel mio appartamento nella capitale austriaca. Ho ripreso a suonare con impegno il pianoforte e questo è stato molto bello. Ho anche studiato il russo online, volevo farlo da tempo».
Cosa ne pensa quando un critico dice che in un’opera diretta da una donna si sente il tocco femminile?
«Ritengo sia una stupidaggine. Lo ripeto: il talento non ha genere. E le donne studiano sempre più direzione d’orchestra. Hanno ormai la coscienza di poterlo fare».
È vero che è una tifosa sfegatata della Juventus?
«Questa passione mi viene da nonno Beniamino, il padre di mia mamma, che è di Pozzolo Formigaro, in provincia di Alessandria. Quest’anno Andrea Pirlo è una scommessa. Ma posso dire che dirigere un’orchestra è come essere il resista del centrocampo. Proprio come lo era Pirlo».