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 2020  settembre 29 Martedì calendario

Periscopio

Michele Gotor (storico e, all’epoca, senatore del Pd, ndr): «È un ballerino di flamenco». Vincenzo De Luca, presidente della Regione Campania. Corsera.
Dopo le sardine verranno le zucchine. La sinistra cerca un nuovo travestimento per le competizioni elettorali e si converte per la verdura perché tira dopo il Covid 19, Greta Thumberg e l’amazzonico padre Bergoglio. Marcello Veneziani. LaVerità.

Continuo a entrare e uscire dalla psicoanalisi. Il primo analista dove andai, mentre parlavo, si addormentava. Laura Morante, attrice (Renato Farina). Libero.

Voto 8 – MARCO BUCCI: Tutti hanno battuto le mani a Renzo Piano, l’archistar che lo ha progettato. Ma il ponte Morandi di Genova non sarebbe risorto dalle sue macerie a tempo di record senza questo sindaco entrato in politica a 58 anni, dopo 30 di gavetta nelle multinazionali della chimica. Da quando Danilo Toninelli era ministro delle Infrastrutture, ne è passata di acqua sotto quel ponte. Stefano Lorenzetto. Arbiter.

Spiego a Di Trapani, il segretario dei giornalisti Rai: «La mia è solo una sensazione ma mi pare che, al di là delle dichiarazioni di principio, siate più preoccupati di difendere i privilegi dei giornalisti Rai piuttosto che i loro diritti. E il primo di questi diritti è essere messi nella condizione di lavorare in una Rai più viva e più utile». Brusio di disapprovazione dall’altra parte della barricata. Lo zittisce con un gesto il segretario Di Trapani: «Ci stai minacciando, perché se l’intento è questo…». «Ma quale minaccia», rispondo, «visto che sto dicendo la verità. Voi potete battere tutto e tutti ma non il futuro. E nel futuro presente la Rai non c’è, ha un approccio vecchio nel modo di scegliere e di dare le notizie, è drammaticamente assente sul digitale, ogni testata si muove e pretende spazi come se le altre non esistessero, con una moltiplicazione inutile e costosa delle edizioni». Carlo Verdelli, Roma non perdona. Feltrinelli, 2019.

Il mondo che c’è stato fino alla pandemia è stato global order. Ora il rischio è l’evoluzione in un global disorder e il passaggio dalla pace mercantile a segmentazioni crescenti del mercato (ancora più dazi, di nuovo svalutazioni ecc.). Ora si dovrebbe poter guardare non solo alle macerie della globalizzazione ma alle ricette della ricostruzione. Il mondo che dovrebbe tornare a essere quello che è stato possibile ancora negli anni Ottanta e Novanta, diverso da quello che si è rivelato prima illusorio e poi impossibile con gli ultimi anni, gli anni della estrema globalizzazione. Giulio Tremonti ex ministro dell’Economia (Andrea Indini). il Giornale.

La nostra epoca ha proposto due valori: l’immediatezza come valore democratizzante assoluto. La seconda è il fatto che, tra la verità del «io la penso così» e la verità del «io la penso così e te ne mostro le ragioni», c’è uno scarto significativo. Per alcuni pensatori questo scarto coincide con la nascita della filosofia occidentale. Fabrizio Carbonara. il venerdì.

Sono passati 37 anni e 20 film dal mio debutto e sono felice di lavorare ancora con Ariane (sua moglie dal 1975, ndr), Jean-Pierre, Gérard e tutta la mia famiglia cinematografica. La fortuna è stata quella di condividere la stessa visione del mondo e dell’arte, così abbiamo formato una banda indissolubile. Al punto che quando ho girato il mio unico film senza di loro, Le passeggiate al Campo di Marte, qualcuno ha detto che non sembrava mio. Robert Guédiguian, regista (Marco Consoli). il venerdì.

Racconto una storiella. Un grande scienziato tiene conferenze in tutto il mondo. Articoli su di lui, interviste alla televisione. A un certo punto comincia a stancarsi di questa vita e un giorno si confida col suo autista: non ce la faccio più, gli dice, a ripetere sempre la stessa conferenza. L’autista gli risponde che sono anni che lo segue e lo ascolta e che se vuole può sostituirlo benissimo. Si scambiano i vestiti e i ruoli. L’autista tiene una lezione che entusiasma il pubblico. Il capo dipartimento, felice per avere ospitato un professore di fama internazionale, gli chiede se può spiegare come sia giunto a questa importante scoperta. Il falso professore ringrazia e poi dice: «Vi devo confidare un certo imbarazzo, la domanda che mi fate ha una tale semplicità che meriterebbe la risposta dal mio autista!». Federico Sanguineti, dantista (Antonio Gnoli). la Repubblica.

Sono andato avanti in giro per il mondo fino al 1966-67 ma non guadagnavo nulla e inoltre mi ero sposato: non potevo continuare a stare lontano per mesi interi. Divenni paparazzo. Ma Fellini ne aveva decretato la morte con il suo film La dolce vita. Davanti alla stazione Termini si radunava un gruppo di disgraziati che sopravviveva grazie agli «scattini», una sorta di foto istantanee per i turisti; un giorno arriva Edilio Rusconi, allora direttore di Oggi (e futuro editore), e dice: «Ma che fate qui? Andate in via Veneto, sono arrivati dei nuovi attori americani, una foto a loro e guadagnate di più». E così feci. Umberto Pizzi, fotografo (Fabrizio d’Esposito). Il Fatto quotidiano.

Ero balbuziente e ho passato l’adolescenza a leggere Sulla strada di Kerouac. Fu una folgorazione, a cominciare dalla prefazione di Fernanda Pivano. Saputo che era scesa all’hotel Hassler, andai con Zaccagnini a conoscerla. Ci vestimmo da «on the road», quasi da zingari, con gilet e tutto: non ci fecero entrare. «Ma noi abbiamo un appuntamento con la signora Pivano!». «Eccola». La donna che aveva scoperto la Beat Generation era una sciura con caschetto, tailleur, borsetta Gucci e filo di perle. Diventammo molto amici. Suo marito Ettore Sottsass invece era un po’ ispido. Roberto D’Agostino direttore di Dagospia (Aldo Cazzullo. Corsera.

Irene pare una tigre carcerata. Avanti e indietro senza trovare pace, senza fermarsi un momento. Andrej Longo, L’altra madre. Adelphi, 2016.

Nietzsche indirizza i suoi libri non ai colleghi, ma a una umanità ampia e indeterminata: tendenzialmente, alla stessa che si dava appuntamento a Bayreuth per l’esecuzione integrale dell’Anello del Nibelungo, e che poi si sarebbe trovata a Woodstock a sentire Jimi Hendrix e Janis Joplin. Maurizio Ferraris, Spettri di Nietzsche. Guanda, 2014.

Macché conversation pièce proustiana o kafkiana o liberal tipo «A passage to India», nelle rotonde sul mare. Fra i nativi tutto un «sapevamcelo» dai Borboni e i Pontefici al Littorio al Pci all’oggidì, sul concreto territorio. Alberto Arbasino, La vita bassa. Adelphi, 2008.

Siamo artefici del nostro destino. Destino permettendo. Roberto Gervaso.