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 2020  settembre 29 Martedì calendario

Cairo intervistato dal Sole 24 Ore

«Dopo la scalata al Corriere della Sera, abbiamo cercato un accordo amichevole con Blackstone, e invece hanno risposto in modo sdegnato». Urbano Cairo, da quattro anni al comando della casa editrice Rcs, liquida con poche parole la battaglia immobiliare su Via Solferino. «Non voglio commentare più il caso. C’è stata una prima sentenza, non definitiva: noi riteniamo di aver ragione. Aspettiamo la perizia della prossima estate». Sulla sede dello storico giornale milanese, le cui mura – dove sono appesi i ritratti dei grandi letterati che hanno firmato le sue pagine – trasudano la storia d’Italia, continua a incombere una guerra giudiziaria tra il più grande fondo di private equity al mondo, che ha comprato il prestigioso immobile sette anni fa, e Rcs, la società che pubblica il quotidiano. Ma il braccio di ferro, che si snoda tra Milano, Londra e New York, sembra oggi passato in secondo piano dopo la pandemia da Covid che ha stravolto la vita, la società e l’economia. Cairo, uno dei principali editori in Italia (oltre ai giornali, il canale tv La7 e decine di riviste popolari tra cui DiPiù e Diva&Donna) parla a Il Sole 24 Ore, e ne approfitta per tracciare la rotta dell’editoria in Italia, un’industria che da dieci anni è in crisi, tra pubblicità in calo, informazione gratis su Internet, il fenomeno influencer che rubano budget pubblicitari delle aziende, i colossi Google e Facebook che fanno gli editori senza i costi di un editore, e la “pirateria” di Telegram. Non bastasse questo cahier de doleance, sull’editoria si è abbattuta pure la tegola del virus globale che, tra quarantena e crisi, ha fatto crollare la pubblicità, il motore dell’industria, e le vendite di giornali. L’ex manager di Publitalia di Silvio Berlusconi che 20 anni fa, agli inizi della carriera, aveva collezionato copie su copie del quotidiano inglese The Sun per studiare il modello di Rupert Murdoch, oggi guarda ad altre testate in crisi mentre rivendica di aver risanato il gruppo Rizzoli. Un cammino interrotto dal Covid che ha piombato tutti i giornali: Rcs ha chiuso il semestre con una perdita di 12 milioni, rispetto ai 38 milioni di utile dell’anno prima.
L’editoria viene da dieci anni di difficoltà. E ora è arrivata pure la peggiore crisi dal Dopoguerra. Come se nesce?
L’editoria italiana ha retto il colpo e ha reagito bene. La pandemia ha colpito duramente l’economia, ma ha anche accelerato il passaggio al digitale nel mondo della carta stampata. Il paese si è improvvisamente fermato. Ora c’è un rimbalzo: la nostra tv La7 ha perso il 13% di ricavi pubblicitari, ma facendo molto meglio del mercato che ha perso il 22%. E tra luglio e settembre ha recuperato quasi un terzo.
La pubblicità non è solo “raccolta”. È un termometro dei consumi e dunque dell’economia: cosa prevede per l’Italia?
Se la situazione rimane stabile, vedo una ripresa graduale nel 2021. La pubblicità per La7 cresce a doppia cifra e anche il mese di ottobre, sul quale per la tv abbiamo già visibilità, sarà in recupero. Nel terzo trimestre, il bilancio di Rcs è in linea con le aspettative comunicate al mercato.
La gente è rimasta attaccata a tv e siti web durante la quarantena, ma questo non si è tradotto in più consumi, né in maggiori investimenti pubblicitari.
I consumi si sono spostati su Internet, mentre alcuni settori tradizionali (come l’alimentare) sono addirittura cresciuti. La pubblicità online da gennaio a settembre è balzata del 32% per Corriere.it, globalmente cresce a due cifre, e per Rcs vale oggi quasi la metà della raccolta, il 41%.
Basterà l’online a salvare i giornali dalla profezia del 2043, ultimo anno della carta?
La carta sarà ancora moto forte, ma l’industria dei media tradizionali si sposterà sempre più verso il digitale: il modello è il New York Times dove ormai i ricavi del web hanno superato quelli cartacei. Quando sono arrivato al timone di Rcs, dopo la scalata, il gruppo perdeva 260 milioni. Negli ultimi tre anni, ha fatto in media 75 milioni di utili netti all’anno. Due sono gli ingredienti della ricetta per salvare i giornali: efficienza e offerta. Il Corriere ha risparmiato sui costi, senza licenziare nessuno anzi assumendo 58 giornalisti, tra cui giovani; e ha migliorato la sua offerta, abbinando contenuti interessanti e autorevolezza. Così abbiamo mantenuto un buon livello di copie mentre è aumentato l’online e raddoppiato le copie dell’edizione digitale. Questa è la strada: tenere sulla carta, far salire la gamba di internet.
Per ora, però, la Borsa non sembra apprezzare la ricetta. Da inizio dell’anno Rcs ha perso il 50% e la holding Cairo Communication a Piazza Affari vale meno della quota che ha in Rcs.
Vero. Ed è per quello che negli ultimi dieci giorni ho comprato 740mila azioni della Cairo Communication: a questi prezzi è un affare e ci credo. Dentro la holding ci sono La7 che, nella raccolta, sta andando meglio dei concorrenti; il Mux, la piattaforma tecnologica del digitale terrestre; la concessionaria pubblicitaria; e appunto la quota di Rcs. La Borsa ora non ci gratifica, ma io resto fiducioso e l’ho dimostrando investendo nella mia azienda.
Dentro la Cairo Communication c’è anche la Cairo Editore che pubblica periodici, il grande malato dell’editoria. La Mondadori, per esempio, ha venduto testate per concentrarsi sui libri.
Non è una verità assoluta che i periodici siano un problema. La Cairo Editore ha perso il 10% di fatturato con il Covid eppure i suoi margini sono rimasti stabili. Perché i costi sono stati ridotti di più del calo della pubblicità e le copie si sono mantenute a circa 1,4 milioni alla settimana.
Come vede il mondo dei giornali in Italia da qui a cinque anni?
Ci sarà una selezione naturale di testate: alcune andranno bene, altre faranno fatica a sopravvivere
E in questa futura selezione darwiniana, Rcs sarà preda o predatore?
La parola predatore non mi piace. Però Rcs è disponibile a essere calamita per altri giornali che vorranno il nostro aiuto. Con Rcs abbiamo dimostrato che siamo in grado di saper risanare le aziende editoriali. Da zero abbiamo costruito la Cairo Editore che è diventato il primo publisher in Italia per vendite in edicola di periodici.
Intanto, però, su Rcs incombe la grana Blackstone per la sede del Corriere. A maggio lei ha esultato per il Lodo, però l’immobile è rimasto agli americani.
Il lodo di maggio ha segnato per noi dei punti importanti. Ora aspettiamo l’esito finale dell’arbitrato.