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 2020  settembre 28 Lunedì calendario

Intervista al fratello di Becciu che fa birra

«È di una violenza inaudita dover giustificare scelte personali e professionali per difendere me e mio fratello. Trova corretto che un cittadino onesto si debba mettere a nudo per smontare un’assurda macchinazione ordita contro di noi?».
Professor Mario Becciu, lei però insegna psicologia all’Università Salesiana: cosa c’entra la “Birra Pollicina” con il suo lavoro?
«Ho una vita autonoma. Non posso, come fratello di un cardinale, realizzare i progetti ai quali tengo? La mia iniziativa, inoltre, ha anche uno scopo psicosociale legato all’inclusione e alla formazione professionale di soggetti autistici nella filiera della birra».
Come mai la birra è stata prodotta grazie al finanziamento di un petroliere angolano, Antonio Mosquito, amico di suo fratello?
«Il signor Mosquito ha apprezzato il mio progetto per quanto riguarda la produzione e la vendita della birra e ha deciso di parteciparvi con un finanziamento da 1 milione e 500 mila euro. Abbiamo stipulato un contratto regolare che prevede la restituzione dei fondi. Attualmente, sono stati versati sul conto corrente della Società 800 mila euro».
Ma lei come lo ha conosciuto?
«È solito venire a Roma, dove ha molti amici, tra questi mio fratello. Anche tra noi è nato un rapporto di amicizia e, insieme, siamo arrivati all’accordo sul progetto della birra».
Nel 2013 il cardinal Becciu voleva partecipare con 250 milioni a un’operazione per lo sfruttamento petrolifero di un giacimento in Angola propostagli da Mosquito. Non è curioso che ora lei sia in affari con lo stesso petroliere?
«Allora la richiesta arrivò dall’imprenditore a mio fratello, non il contrario, e non fu accolta dalla commissione di esperti che ritenne non vantaggioso l’investimento. Mio fratello non si lasciò influenzare dall’amicizia, anzi seguì il consiglio degli esperti. Non essendoci nulla di nascosto o torbido, non ho mai considerato l’accordo con Mosquito non opportuno. Anzi, ne ero contento perché il progetto al quale lavoravo da tanto poteva avviarsi. Lungi da me l’idea che questo avrebbe potuto mettere un giorno in difficoltà mio fratello, come sta avvenendo per malevoli interpretazioni dei fatti».
Nell’accordo tra lei e Mosquito suo fratello è mai intervenuto?
«Assolutamente no, lo hanno predisposto i suoi legali con quelli della mia società».
Ci sono altri finanziatori della società?
«Il 5% è detenuto da mio figlio Francesco. Sto lavorando anche con consulenti per finanziamenti tramite bandi pubblici».
La Angel’s è una piccola azienda ma tra il dicembre 2018 e l’ottobre 2019 ha avuto ricavi per 36 mila euro. Da dove derivano?
«Lavoriamo con agenti di commercio nella distribuzione di birre italiane, estere e di tanti altri prodotti».
Avete un accordo con la Caritas per usarne il marchio in cambio di una donazione del 5% dei ricavi. È stato suo fratello ad agevolare l’accordo?
«Mio fratello non ne sapeva nulla fino a tre giorni fa. Posso lavorare con la Caritas perché sono un apprezzato professionista che collabora da anni con loro e non perché fratello di un cardinale? Tra l’altro il contratto non è ancora attivo perché i fusti a causa del Covid sono in giacenza».
Perché la Angel’s si chiama così? Un tributo a suo fratello?
«No, quando ho saputo di poter procedere ero al Golfo degli Angeli a Cagliari. Così è nata l’ispirazione».