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 2020  settembre 28 Lunedì calendario

I 75 anni del nucleo della Polizia di San Pietro

Il primo nucleo della Polizia di San Pietro fu istituito a marzo del 1945. La liberazione dell’Italia era prossima. C’erano trattative in corso tra gli americani e il comandante delle SS, Karl Wolf che, a febbraio, offrì la resa dei tedeschi sulla base di reciproche garanzie e, come prova di buona volontà, il 3 marzo, fece liberare Ferruccio Parri, destinato a diventare, a giugno, il primo ministro dell’Italia liberata. Pochi giorni dopo, in questa cronologia importante e drammatica, fu istituito un ufficio distaccato del Ministero dell’Interno con il compito di vigilare sulla piazza vaticana, sul Papa e sui sacri palazzi. Quel foglio ingiallito, di poche righe dattiloscritte che si limitava a stabilire le spese dell’ufficio è esposto nell’Aula Paolo VI, in Vaticano, assieme a foto inedite, rari documenti e filmati d’archivio. 
La mostra verrà visitata stamattina da Papa Francesco, dal prefetto Gabrielli, dal ministro Lamorgese e dal questore Carnevale al termine della udienza speciale a tutti gli agenti dell’Ispettorato per ricordare non solo i passaggi più importanti di questo ufficio ma soprattutto le storie nascoste di coloro che in questi 75 anni si sono impegnati giorno e notte a garantire sicurezza ai pellegrini, ai turisti, ai pontefici e alla curia. 
«Probabilmente questo ufficio fu aperto prima della Liberazione perché forse si temeva che vi potessero essere rischi per il Papa. Di certo occorreva proteggere in modo particolare i luoghi sacri e la persona del sommo pontefice» spiega il questore Luigi Carnevale, responsabile dell’Ispettorato. Da allora fino ai giorni nostri i poliziotti e le poliziotte non hanno mai smesso di proteggere i milioni di pellegrini che ogni anno si sono riversati nell’emiciclo berniniano dove vige uno speciale regime pattizio: pur ricadendo in territorio vaticano l’area è di fatto affidata all’Italia. In quella piazza gli agenti hanno accompagnato i padri conciliari quando si aprì il Concilio Vaticano II. Scortarono Roncalli – primo papa a fare un viaggio fuori dal Vaticano – per raggiungere Loreto. Furono i poliziotti italiani a soccorrere Giovanni Paolo II nei momenti drammatici dell’attentato. Tra la folla fu bloccato un giovane turco, Alì Agca. Gli agenti lo portarono in una stanza dell’Ispettorato a Via del Mascherino. Il verbale di quel giorno è esposto, assieme alle fotografie che mostrano volti increduli e sgomenti e Wojtyla accasciato sulla jeep bianca. E poi gli Angelus, il Giubileo, la morte di Giovanni Paolo II, il conclave di Benedetto, la sua rinuncia. Di fatto la storia dell’Italia repubblicana si può dire che sia intersecata con l’attività della polizia a San Pietro. 
Hanno scortato fino all’arco delle Campane re e regine, capi di stato, presidenti attesi dal Papa per l’udienza. Sempre loro hanno protetto i pontefici nei viaggi in Italia. È sotto Paolo VI che di fatto iniziarono sistematicamente le visite alle parrocchie romane e alle città italiane. Simbolica la foto della messa di Natale all’Ilva di Taranto del 1968 in mezzo agli operai con il casco giallo in testa. Forse il Papa che ha dato maggior filo da torcere ai poliziotti è stato Wojtyla perché non stava fermo un attimo e spesso riusciva a seminarli. 
All’inizio del pontificato viaggiava talmente tanto che in curia si lamentavano perché non c’era quasi mai. I poliziotti di conseguenza lo seguivano e trascorrevano con lui persino le vacanze in montagna. Con Papa Francesco i poliziotti si sono adeguati al suo stile sobrio seguendolo ovunque senza essere visibili.