Corriere della Sera, 28 settembre 2020
Le regole di papa Francesco
CITTÀ DEL VATICANO Angelo Becciu lamenta di essere stato «già condannato» dal Papa senza un processo, ma il punto non è l’eventuale responsabilità penale. Per Francesco, evidentemente, le cose erano già abbastanza chiare da dirgli «non ho più fiducia in lei» e imporre al cardinale, oltre alle dimissioni, la rinuncia ai «diritti e le prerogative» della porpora. Bergoglio, spiegano Oltretevere, è determinato ad andare «fino in fondo» a un percorso avviato da tempo. C’è una frase che spiega tutto: «Al di là della eventuale illiceità».
Per capirla bisogna risalire a pochi mesi fa, 15 febbraio 2020, giorno di inaugurazione dell’anno giudiziario del Tribunale vaticano. Il Papa spiega che «la grande esortazione del Vangelo è quella di instaurare la giustizia innanzitutto dentro di noi, lottando con forza a emarginare la zizzania che ci abita». E fa notare tre cose. La prima, che la Santa Sede ha avviato «un processo di conformazione della propria legislazione alle norme del diritto internazionale» per «contrastare l’illegalità nel settore della finanza». La seconda, che proprio i «presidi interni di sorveglianza e di intervento» hanno fatto scoprire «situazioni finanziarie sospette»: l’inchiesta in corso della magistratura vaticana sull’acquisto del palazzo di Londra e l’uso dei fondi della Segreteria di Stato, gestiti come Sostituto da Becciu fra il 2011 e il 2018. La terza è quella più importante: quelle operazioni «sospette», spiegava Francesco, «mal si conciliano con la natura e le finalità della Chiesa» e questo «al di là della eventuale illiceità».
Becciu ha raccontato che il Papa gli ha parlato di sospetti di «peculato» per aver favorito i fratelli: 100 mila euro della Segreteria e pressioni sulla Cei per finanziare la coop di uno, lavori di falegnameria affidati a un altro, promozione della birra prodotta dalla società di un terzo, Mario, che parla di «un progetto di inserimento di ragazzi autistici». Angelo Becciu ha smentito le accuse: i soldi sono andati alla Caritas, nessun favore.
Ma intanto è saltata fuori un’altra vicenda, pubblicata da Domani: il finanziere e petroliere angolano Antonio Mosquito, amico di Becciu – lo stesso che nel 2012 propose all’allora Sostituto di investire 200 milioni di dollari in una piattaforma petrolifera in Angola: poi non se ne fece nulla – ha finanziato l’anno scorso per 1,5 milioni di euro il «progetto birra» del fratello Mario, il quale ha replicato che sono arrivati 800 milioni ed è «tutto regolare». Anche questo, a Francesco, non è piaciuto affatto.
Del resto, basta vedere il nuovo codice degli appalti in Vaticano contro corruzione e nepotismi, in vigore da luglio dopo un Motu proprio di Francesco: tra le incompatibilità c’è la parentela «fino al quarto grado» o l’affinità «fino al secondo grado». Già a febbraio, il Papa spiegava come le «operazioni sospette» avessero «generato disorientamento e inquietudine nella comunità dei fedeli». Domenica sarà la «Giornata della carità del Papa», una colletta mondiale per finanziare l’Obolo che negli ultimi anni è rimasto intorno ai 50 milioni ma continua a calare; ora si teme un crollo. Di certo il Papa non vuole investimenti speculativi né operazioni «opache». All’Angelus di ieri ha spiegato: «La fede in Dio chiede di rinnovare ogni giorno la scelta del bene rispetto al male, la scelta della verità rispetto alla menzogna».