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 2020  settembre 27 Domenica calendario

7QQAN40 La biografia di Putin scritta da Catherine Belton

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E pensare che sembrava un cagnolino ubbidiente. L’ex ufficiale del Kgb, convertito alla democrazia era considerato un signor nessuno. Fu per questo che Boris Eltsin, sempre brillo, malato e accusato di essersi venduto agli Stati Uniti, volle Vladimir Putin al suo fianco per schivare la devastante inchiesta per corruzione del Procuratore generale Skuratov, finito poi a letto con due prostitute al soldo dagli oligarchi, in un video trasmesso in tv. Putin quel giorno se la cavò benissimo. Diversamente dal liberale ministro degli interni soffocato dalla vergogna, comparve in tv guardando dritto nelle telecamere, e pronunciò freddamente una breve dichiarazione ufficiale, tanto da apparire l’eroe del giorno. 

IL RUOLO
Fu così che Sergei Pugachev iniziò a coltivare l’idea di dargli un ruolo di punta. Mal gliene incolse. Se non fosse stato per quel video, il suo destino sarebbe stato diverso. Non avrebbe favorito l’ascesa del despota, che doveva liberarsi dei suoi sodali, costringendoli all’esilio e a una vita sotto scorta, nel timore di venire arrestati, o peggio... È uno dei retroscena che affiorano da questa strepitosa inchiesta (in arrivo tradotto da La nave di Teseo), dell’ex corrispondente a Mosca del Financial Times, oggi alla Reuters. Catherine Belton è partita da una semplice domanda: cos’ha provocato in pochi mesi il crollo di un impero ultradecennale come quello sovietico? Come un segugio si è messa sulle tracce dei protagonisti, scavando nella memoria di politici e faccendieri, rintracciando le comparse come Felipe Turover, l’agente spagnolo del Kgb che a Boadillo del Monte difende l’operato di Putin negli anni in cui era il vice di Anatoly Sobchak, facendo il contropelo alla versione di Marina Salye, la geologa cinquantenne militante democratica e più tardi accusatrice conclamata del capo del Cremlino. «Cosa può mai può capire una donna in menopausa dello schema del baratto oil-for-food?» esclama lo spagnolo del Kgb. 
Peccato che la signora, deceduta nel 2012, prima che Putin iniziasse il terzo mandato, dopo anni vissuti in solitudine al confine della Finlandia, avesse perfettamente capito l’intrallazzo delle licenze concesse per l’export di materie prime in cambio di generi alimentari (mai pervenuti) dall’allora capo del Dipartimento esteri di San Pietroburgo Vladimir Putin, il quale, per risolvere i problemi dell’iperinflazione e della carenza di cibo, venne persino a patti con la criminalità organizzata, come dimostrano i rapporti col gruppo Tambov. L’inchiesta sugli uomini di Putin diventa così l’omaggio alle donne che cercarono di resistergli come Galina Starovoitova, l’attivista dei diritti umani e dell’anticorruzione, la quale rifiutò la proposta di Putin che voleva farle da assistente appena rientrato da Dresda, e nel novembre 1998 sarebbe finita morta stecchita, freddata da un killer nell’androne di casa.

IL NERVOSISMO
Ci voleva un’inglese col volto severo di un’eroina di Dostoevskij, cresciuta leggendo Shakeaspeare, Dickens e i gialli Ian Fleming, per tuffarsi nel torbido della politica russa e tirarne fuori un libro chiave per capirne la storia recente e l’attuale nervosismo dello zar di Mosca, che si è dato il potere a vita, ma si ritrova alle prese con gli scioperi in Bielorussia e le reazioni della Ue all’avvelenamento di Navalny. In perfetta sincronia,
la Belton rivela le falle della narrazione ufficiale sul passato dell’ex ufficiale del Kgb a Dresda, che non era quel borgo selvaggio coi boccali di birra per unico diversivo, ma un rigoglioso centro di contraffazione industriale e la base logistica per preparare il cambio di regime, da parte dei progressisti del Kgb in stretto raccordo coi colleghi della Stasi. E infatti, l’idea di puntare sul mercato – questa è la sua tesi- circolava nei vertici sovietici sin dai tempi di Andropov, e dopo il fallimento della perestrojka, il capitalismo è diventato per i russi lo strumento per riaffermare nel mondo, comprando e corrompendo gli occidentali, l’antica influenza sovietica.