Loretta, è tempo di bilanci?
«No, i 70 anni sono una ripartenza. Grazie al pubblico. In questa terza fase della vita voglio recitare. Da giovane avevo paura mi chiedessero di spogliarmi, ora non me lo chiederà nessuno. Ho girato il film Burraco fatale , uscirà il primo ottobre, mi aspetta una serie con Cinzia Th Torrini: con lei mi trasformo».
Sceneggiati, gli show. Poi le pause: perché spariva?
«Mi sono fermata tante volte, è vero, anche negli anni del successo, dopo la trasmissione con Alighiero Noschese, un gran signore che non finirò mai di ringraziare. Mollavo per paura di perdermi qualcosa nella vita».
Ha iniziato spinta dai suoi genitori o dall’ambizione?
«Papà mi ha incoraggiato a cantare, studiavo pianoforte. Quando ho cominciato a fare l’attrice e mamma mi accompagnava, era molto meno entusiasta. Però a Sanremo le ho dato una bella soddisfazione. Sono cresciuta prima dei miei coetanei, avevo un amore profondo nei confronti di questo mestiere. Non so cosa sia l’ambizione».
È stato difficile affermarsi?
«C’era sempre un pregiudizio da parte dei dirigenti, ma ho seguito la mia strada».
Vuole dire il suo talento.
«A parte quello non avevo santi: non ho abbracciato partiti, non ho avuto uomini potenti. Sono un po’ orso, mai frequentato i salotti. Con Baudo avevo un ruolo decorativo ma sono riuscita a emergere, ho lavorato con Proietti e Dorelli. Come a tennis: se giochi con i bravi, migliori anche tu».
Non pensa che se fosse nata in America sarebbe a Broadway?
Ride. «Forse sarei finita alcolizzata, piuttosto».
Davvero l’ambizione non le appartiene?
«No, perché non ho investito tutto sul lavoro. L’ambizione è una spinta importante, io avevo quella dell’amore. È stato fondamentale perché ero timida, non mi piacevo.
Non mi sono mai sentita bella o seducente: magra, piatta. Le altre erano formose. Io pesavo 47 chili. I costumisti Luca Sabatelli e Gabriele Mayer erano felici, indossavo qualunque abito: "53 centimetri di vita!". Loro entusiasti, io meno».
Ma è arrivato Gianni Brezza.
«Gianni amava quello che c’era dentro di me. Mi ha dato una grande sicurezza sul piano della femminilità e su quello professionale: Diceva: "Basta fare la brava presentatrice che deve rassicurare, sei spiritosissima, sii te stessa". Io pensavo di dover essere stilosa, più contenuta. Lui no: "Prenditi in giro, fatti conoscere, senza filtri"».
In sessanta anni di carriera mai un’avance?
«I miei complessi forse mi hanno aiutata a essere schizzata dai provoloni. Il padreterno mi ha dato difetti e pregi che sono serviti. Ho sempre preferito il cameratismo, anche per difendermi, ero amica degli uomini. Poi non sono un tipo avventuroso. In India, fine anni 70, pieno di fricchettoni, giravano certe canne che i teleobiettivi fanno ridere. Mai fumato».
La Loretta che preferisce?
«Ogni età ha avuto il suo momento, ora sono in pace senza inseguire i giovanilismi stupidi o autocelebrarmi con biglietti da visita stinti.
Ma vorrei un ruolo da protagonista, raccontiamo anche le storie di chi non ha più vent’anni».
Oggi si piace?
«Mi sopporto. Spero che non mi prenda la pazzia di rifarmi. Mi sono sempre lavata col sapone di Marsiglia.
Adesso curo la pelle, metto la crema intorno agli occhi».
Si sente libera?
«Libera di testa, sì.
Un’altra cosa che mi ha insegnato Gianni. Diceva quello che pensava, non era intrappolato nel perbenismo.
Non sa i calci che gli davo sotto il tavolo. E lui: "Perché mi dai i calci?".
Non è stato facile stargli vicino, aveva un carattere fortissimo ma dentro ero morbido. Non mi interessa più avere un uomo. Sono romantica per fortuna: se fossi stata cinica sarebbe stato tutto molto amaro».