Il Sole 24 Ore, 26 settembre 2020
Volano i consumi di riso
I consumi casalinghi durante il lockdown e la tendenza a fare scorte hanno determinato un anno record per il riso italiano. Nei primi sei mesi le vendite sono aumentate del 16%, ridando fiato a un settore produttivo che negli ultimi anni ha dovuto subire un deciso calo degli introiti per via del crollo delle quotazioni. Il dato è stato reso noto dalla Coldiretti proprio nel giorno d’inizio della raccolta di riso nelle campagne italiane. E nonostante le bombe d’acqua che si sono abbattute ieri tra Pavia e Novara, che hanno fatto danni in una delle zone più produttive d’Italia, i risicoltori possono dirsi soddisfatti di questo 2020. Con 228mila ettari coltivati e 4mila aziende agricole attive, il nostro paese è il principale produttore europeo di riso: con 1,5 milioni di tonnellate di risone raccolto, la produzione è pari a circa il 50% di tutta quella Ue.
A lungo i risicoltori italiani hanno dovuto portare avanti a Bruxelles la battaglia per il ripristino dei dazi sul riso proveniente dalla Cambogia e dal Myanmar: questi Paesi godevano infatti del privilegio del dazio zero per la clausola Eba concessa alle realtà in via di sviluppo, ma questo vantaggio aveva finito col rivelarsi una tagliola per i produttori europei che, a fronte dello sbarco massiccio nella Ue di riso asiatico, avevano visto crollare i prezzi ben al di sotto della redditività.
Da quando un anno fa Bruxelles ha deciso di ripristinare i dazi sulla varietà di riso Indica, a chicco lungo, la situazione era decisamente migliorata per i risicoltori italiani. Salvo però ripeggiorare recentemente, denuncia la Coldiretti: dall’inizio del 2020, infatti, in Italia sarebbero aumentate del 44% le importazioni dal Myanmar di riso di varietà Japonica (come l’arborio), che continua tuttora a godere delle esenzioni tariffarie che erano state, invece, sospese per la varietà Indica. Oltre a fare concorrenza sleale ai produttori italiani, ricorda la Coldiretti, sul Paese pesa anche l’accusa di violazione dei diritti umani e di genocidio per i crimini commessi contro la minoranza Rohingya. Per questo l’associazione dei coltivatori ha chiesto a Bruxelles di attivare al più presto la sospensione totale del regime Eba, attivando al tempo stesso un monitoraggio quotidiano e coordinato a livello europeo delle importazioni di riso Japonica.
Anche gli acquisti dal Vietnam sono cresciuti del 17%. E sono destinati ad aumentare ulteriormente grazie all’entrata in vigore – nell’agosto scorso – dell’accordo di libero scambio con la Ue che comporta l’ingresso a dazio zero di 80mila tonnellate di riso lavorato, semilavorato e aromatico. «Nell’ambito dei negoziati internazionali per gli accordi di libero scambio – scrive la Coldiretti – il riso deve essere considerato un prodotto sensibile dalla Commissione Ue, evitando nuove concessioni all’import e rendendo obbligatoria a livello europeo in etichetta l’indicazione del Paese di origine in modo da indirizzare gli investimenti dei fondi comunitari per la promozione solo verso il riso coltivato nell’Unione».