Robinson, 26 settembre 2020
12QQAFM10 Sul nuovo romanzo di Peter Cameron
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Sulla rivista online Catapult lo scorso agosto Peter Cameron aveva fatto la lista dei suoi romanzi alberghieri prediletti. Da Camera con vista di Edgar Morgan Forster (uno scambio di camere, per via di una finestra affacciata sull’Arno) a Il giovane Holden di Salinger (una sola notte, all’Edmont Hotel vicino alla Grand Central Station di New York, circondato da tipi strani). Tra gli altri ospiti al check-in, Sylvia Plath e Virginia Woolf, l’inglese nato a Shanghai Denton Welch, la romanziera (non parente) Elizabeth Taylor. Gustoso assaggio in vista di questo romanzo, firmato dall’americano – è nato a Pompton Plains, New Jersey – che scrivendo Coral Glynn si era perfettamente mimetizzato tra i britannici.
Cose che succedono di notte è ambientato al Borgarfjaroasysla Grand Imperial Hotel, molto somigliante, nel suo splendore e nella sua decadenza, al Grand Budapest Hotel visto nel film di Wes Anderson. Situato in una remota località del nord Europa, l’albergo ha un passato così lussuoso che il menù della cena conta una quindicina di portate. Ha un presente così malinconico che l’enorme e gelida sala per le colazioni è illuminata da lampadari di cristallo: «Come se quello gigantesco al centro, simile a una pianta infestante, avesse mandato germogli inestirpabili in tutte le direzioni». Per cameriera, un donnone con addosso l’eskimo e gli stivali di renna con i ramponi da ghiaccio. Siamo entrati nel territorio di Peter Cameron, che mai a memoria di lettore scivola in similitudini banali. Il primo regalo arriva con la frase d’apertura, la sera scende «come un sipario abbassato in fretta su uno spettacolo amatoriale andato nel peggiore dei modi». Pochi sanno scrivere così. Pochissimi perseverano, fuggendo la sciatteria e collocandosi fuori dal tempo.
Quella sera dorata e Un giorno questo dolore ti sarà utile — i romanzi che hanno fatto scattare la scintilla – sono degli anni Zero. Da allora, molto è cambiato in materia di inclusione e rappresentazione, con diritto di censura anche via social (e conseguenti sbadigli da parte dei lettori).
La scrittura cristallina e l’immaginazione rendono i romanzi di Peter Cameron perfetti e fascinosi. Cose che succedono di notte inizia in una stazione ferroviaria, marito e moglie non sono sicuri che sia quella giusta. Il marito scende per accertarsene, le valige verranno buttate giù dal treno in corsa. L’atmosfera è cupa, le prime pagine ricordano l’attacco di Ford Madox Ford ne Il buon soldato: «Questa è la storia più triste che abbia mai sentito». Lei è malata di cancro, e ha una guancia ferita perché poco prima in uno squallido mercato è scivolata nella pozza davanti al banco del pescivendolo. Stava correndo dal fioraio, prima di rendersi conto che in vendita c’erano solo fiori finti. E finti, disegnati sulla parete, saranno i mattoni nella stanza d’albergo.
Al bar servono acquavite di licheni. L’unico punto di calore, se riuscissimo a fotografare il romanzo agli infrarossi. C’è una signora dal nome esotico al bancone, che suggerisce il liquore locale e chiede «È qui per il guaritore, o per l’orfanotrofio?»: gli unici motivi che possono indurre i forestieri ad arrivare fin lassù. L’uomo non sa del guaritore, è arrivato con la moglie per adottare un bambino. Nella hall siede un gigante ben vestito che crede di riconoscere lo straniero arrivato da New York. L’incontro, sostiene, è avvenuto in circostanze piuttosto intime.«Gente che va, gente che viene, tutti senza uno scopo», commenta il portiere in livrea nel film Grand Hotel con Greta Garbo. Sono scene piuttosto frequenti, nelle storie alberghiere: in Cose che succedono la notte Peter Cameron le racconta con un sovrappiù di minaccia e di insicurezza (a cominciare dal titolo). La lingua del posto è impenetrabile, i tassisti vanno dove pare a loro, scambiando l’orfanotrofio per la casa del guaritore, fratello Emmanuel. Piano piano, senza sottolineature, si capisce la relazione tra i coniugi, in un momento della vita in cui «era necessario cogliere e apprezzare la bellezza quando la incontrava». Per questo lei si sforza di trovare interessante un mercato che non lo è, e scivola nell’acquetta puzzolente del pescivendolo, cercando fiori di plastica. Tristezza lancinante. Meraviglioso occhio per i dettagli, da parte dello scrittore.
C’è un narratore, ma il punto di vista cambia. Ora è la donna malata, ora il marito che la lascia sola per un po’ (da qui le sorprese, le avventure, i voltafaccia: succede tantissimo, in pochi giorni). Visto da lei, il matrimonio è un disastro: «Volevo amore, mi hai dato gentilezza, e la gentilezza si riserva alle persone che non amiamo». Peter Cameron distrugge una parola di gran moda, come nel romanzo di formazione Un giorno questo dolore ti sarà utile aveva impallinato l’arte contemporanea: finti bidoni di spazzatura con frasi di varie religioni, in cui il pubblico getta vera spazzatura che servirà per altre opere d’arte.
Cose che succedono di notte è una storia fascinosa, si entra e lì vorremmo restare. Ma neanche la mania dei romanzi massicci ha contagiato Peter Cameron: gli bastano 250 pagine per inventare un mondo, popolarlo di gente interessante, raccontare la morte e la vita, sfiorare il miracolo, tornare all’ironia.