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 2020  settembre 24 Giovedì calendario

Il mercato delle batterie di seconda mano

I costi delle batterie al litio sono diminuiti del 90% nell’ultimo decennio, più di 600 modelli di auto elettriche arriveranno sul mercato entro il 2025 e i governi di tutto il mondo stanno imponendo normative per ripulire il parco circolante nel giro di uno o due decenni. Entro il 2040, in base alle previsioni più accreditate, oltre la metà dei nuovi veicoli venduti sarà elettrica, rispetto al 2,7% di oggi. Il mercato delle batterie al litio è destinato, secondo Bloomberg New Energy Finance, a passare dai 25 miliardi di dollari attuali a 100 miliardi nel 2029. Quale altro mercato potrà competere con simili tassi di crescita? Per trovare la risposta non serve andare lontano: è il mercato delle batterie di seconda mano, o meglio “second life”, come si dice più elegantemente in inglese, perché non sono più adatte alla propulsione di un’auto, ma vanno ancora benissimo per gli usi stazionari.
Il deperimento delle batterie delle auto elettriche è piuttosto lento, essendo costruite per durare nel tempo. Dopo una decina d’anni, però, la loro densità energetica cala al punto tale da non essere più adatte per questo utilizzo, considerando anche che nel frattempo saranno ulteriormente crollati i costi delle batterie nuove, rendendone conveniente il ricambio. Con una capacità residua tra il 70 e l’80%, però, le batterie non più utilizzate per le auto possono essere ancora impiegate per lo storage in applicazioni diverse, che siano altri tipi di veicoli, oppure batterie domestiche, accumuli per le reti elettriche o per le torri di trasmissione delle telecomunicazioni. È in questi casi che si parla di seconda vita. In base a una ricerca della società di analisi londinese Circular Energy Storage, l’utilizzo di batterie “second life” passerà da 1 GWh nel 2018 a oltre 16 GWh nel 2025 e a 45 GWh nel 2030, man mano che le prime ondate di auto elettriche arriveranno a fine vita, con un mercato in rapida crescita, da quasi 1 miliardo di dollari nel 2025 a oltre 4 miliardi nel 2030, in gran parte concentrato in Cina.
Un po’ tutte le case automobilistiche, da Renault a Hyundai, da Daimler a Bmw, da Toyota a Volkswagen, si stanno attivando per trovare uno sbocco remunerativo alle batterie che non possono più servire alla propulsione delle auto, con accordi e collaborazioni con diversi operatori elettrici, in un interessante connubio fra il settore dell’auto e quello dell’energia. Una delle compagnie più impegnate su questo fronte è Nissan, che è stata la prima a rimettere sul mercato degli accumuli domestici le batterie usate dei suoi veicoli, attraverso la filiale xStorage, e l’anno scorso ha messo a segno un’iniziativa ad effetto, dotando lo stadio di Amsterdam del più grande sistema di stoccaggio di energia in Europa, con le batterie riciclate di 148 Leaf collegate a 4.200 pannelli fotovoltaici. Nasce da qui anche il progetto Melilla Second Life di Enel, che in collaborazione con la marchigiana Loccioni sta riutilizzando le batterie Nissan in un sistema di storage stazionario, che andrà a stabilizzare la rete elettrica e a migliorare la qualità dell’energia della comunità spagnola di Melilla, sulla costa nordafricana.
L’interesse di questo mercato è dimostrato anche dall’investimento di Jeff Bezos, che ha appena utilizzato una parte del suo fondo da 2 miliardi dedicato alle tecnologie pulite per entrare nella Redwood Materials, fondata dall’ex Cto di Tesla, Jeffrey Straubel. L’azienda, con sede in Nevada, non lontano dalla Gigafactory 1 di Tesla, sta lavorando con Panasonic per reimmettere nella catena produttiva i materiali estratti dalle batterie esaurite, con la prospettiva di diventare il principale riciclatore per Tesla. Amazon utilizza batterie al litio in moltissimi rami della propria attività, in particolare nella crescente flotta di veicoli elettrici per le consegne. E non vuole rischiare di trovarsi con una montagna di batterie esaurite senza sapere che farne.