La Stampa, 24 settembre 2020
In Francia congedo di paternità raddoppiato
È lui, Boris Cyrulnik, neuropsichiatra francese famoso in tutto il mondo, teorico della resilienza, che oggi ha 83 anni, ad aver presieduto negli ultimi mesi una commissione di esperti sui «primi mille giorni di un bambino», voluta dal governo francese. Hanno suggerito alcune piste e chiesto esplicitamente a Emmanuel Macron d’intervenire per allungare il congedo di paternità, così da avvicinarlo a quello concesso dai Paesi all’avanguardia in Europa (l’Italia, invece, è tra i fanalini di coda). Cyrulnik, che da piccolo, ad appena sei anni, durante la Seconda guerra mondiale, era rimasto da solo a Bordeaux, senza padre, né madre, e per anni aveva vagato tra famiglie generose che accettavano di aiutarlo o vivendo da solo per strada, ha passato una vita a studiare l’importanza della presenza dei genitori accanto a un figlio, subito dopo la nascita. Anche del papà.
Lui e gli altri esperti avevano chiesto che dai 14 giorni in vigore (tre sono a carico del datore di lavoro, il resto della previdenza sociale) si passasse addirittura a nove settimane. Ieri Macron si è limitato a raddoppiare i giorni del congedo a 28 (e per l’azienda dove il papà lavora restano tre quelli per cui assicurare lo stipendio). Inoltre sette giorni saranno obbligatori (attualmente solo il 67% dei padri francesi accetta di usufruire di questo congedo): per le imprese che non rispetteranno la norma è prevista una multa di 7.500 euro. Le nuove regole entreranno in vigore nel luglio 2021. All’Eliseo hanno commentato che «raddoppiare i giorni previsti è già un cambiamento importante. La Francia, ora nella fascia media dell’Unione europea, si avvicina a quella dei Paesi più avanzati, come la Spagna, la Finlandia, la Norvegia, la Svezia e il Portogallo».
La Norvegia fu il primo Paese al mondo a instaurare un congedo di paternità, era il 1993. Cominciò con quattro settimane. Oggi, al pari della Svezia, lì non si fa differenza con quello di maternità, ma si offre un monte giorni, che i due genitori si possono suddividere. In questo modo si può arrivare a 164 giorni con il salario pagato al 100%, più trenta dove è coperto all’80%. Gli svedesi sono ancora più generosi: se è il padre a prendersi tutti i giorni del congedo, può toccare i 480 giorni, all’80% dello stipendio. Comunque, non sono solo i Paesi del Nord Europa, come sempre, a essere generosi in questo campo. Grandi passi in avanti sono stati compiuti pure nel Sud, almeno in Portogallo e in Spagna. A Lisbona sono 120 i giorni di congedo dopo la nascita di un figlio, da dividere tra padre e madre (e retribuiti al 100%). Quanto a Madrid, in pochi anni si è passati da cinque settimane a otto. E dal 2020 il congedo di paternità è arrivato a dodici settimane. Non solo: salirà a sedici dal primo gennaio 2021, sempre con lo stipendio al 100%.
In Germania teoricamente non esiste. Ma in realtà si applica un congedo parentale che la mamma e il papà possono condividere: si tratta di 12 mesi che diventano 14, se ciascuno dei due genitori accetta di prendere almeno due mesi. E l’Italia? Da noi il congedo di paternità è stato istituito solo nel 2012 e si limitava a un giorno più due facoltativi. Con il tempo ne sono stati aggiunti progressivamente altri. E, grazie alla legge di bilancio 2020, da quest’anno ai neopapà spetta un periodo di congedo obbligatorio di sette giorni: ancora pochi, comunque. Ritornando alla Francia, va detto che qui esiste un congedo parentale aggiuntivo che madre e padre possono suddividersi. È di due anni, ma il pagamento mensile è di appena un terzo del salario minimo stabilito per legge (che è in tutto di 1540 euro lordi). E attualmente il 98% di chi ne usufruisce sono solo madri. Cyrulnik e gli altri esperti hanno chiesto che sia ridotto a nove mesi condivisibili tra i due genitori, ma con il 75% dello stipendio. Su questo, però, dall’Eliseo fanno sapere che «la strada è ancora lunga».