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 2020  settembre 24 Giovedì calendario

Viva la repubblica della banana di Cattelan

Noi italiani quando le cose vanno male, e accade sovente, ci autoumiliamo definendo il nostro Paese “la Repubblica delle banane”. Qualche giorno fa però è stata proprio una banana a darci motivo di orgoglio e soddisfazione. Parlo chiaramente della già strafamosa banana di Maurizio Cattelan, che adesso è entrata a far parte della collezione del Guggenheim di New York, grazie alla “generosità” di un anonimo donatore che pare sia anche quello che possiede America, l’altra famosa opera dell’artista italiano, il cesso d’oro massiccio, che invece il proprietario, visto il prezzo dell’oro, si tiene ben stretto. Mi si dirà che il fatto che una banana non solo sia considerata un’opera d’arte, ma che faccia pure parte della collezione di un prestigioso museo dovrebbe essere motivo di vergogna e non di orgoglio. In realtà, al di là del giudizio e dell’opinione su Comedian – il titolo dell’opera – da un punto di vista artistico, la banana di Cattelan nella sua essenziale e solo apparente stupidità ci ha portato a riflettere, in anticipo sulla pandemia, sugli eccessi di un mondo e di una società che si sentiva invincibile e onnipotente e che si è ritrovata in ginocchio per colpa di un nemico invisibile e apparentemente imbattibile.La banana di Cattelan è anch’essa un virus, innocuo per fortuna, che però ha messo in ginocchio le certezze di un materialismo che ci ha fatto perdere di vista il pensiero, le idee, lo spirito. Cattelan, anche se forse non lo sa nemmeno lui, non è un artista, ma un grande filosofo contemporaneo e, se la filosofia classica usa il linguaggio delle parole, quella contemporanea per essere più efficace usa il linguaggio delle immagini. Chi pensa che il Guggenheim si sia fatto prendere in giro dall’artista ricoprendo di ridicolo la propria reputazione sbaglia di grosso. Decidere di far entrare dentro la collezione di un museo una banana e un pezzo di nastro adesivo, anziché una scultura o un dipinto, significa avere il coraggio di riportare all’attenzione del mondo il valore del pensiero e delle idee che sono alla base di ogni attività umana e del progresso dell’umanità.Per mezzo secolo, sempre più ossessionati dal valore delle cose, avevamo perso – fino alla devastazione del Covid – la memoria del valore dell’immaginazione e dell’economica semplicità del pensiero. Grazie o meglio per colpa dei social ci siamo sempre più presi sul serio, perdendo di vista la serietà del vivere. La banana di Cattelan, arte o non arte che sia, ci risveglia facendoci capire che è più importante prendere la vita sul serio, anziché solo e solamente noi stessi. Mentre un grande museo americano celebra questa serietà, l’Italia è ancora in tempo – oltre che a festeggiare i sessant’anni del suo artista più famoso al mondo – a onorare l’unica banana di cui la Repubblica può davvero essere fiera.