il Fatto Quotidiano, 23 settembre 2020
Sesso, nudi e adulti: TikTok non è più un social di giovani
È definito sempre più spesso il “social dei teenager”, invece alla velocità della luce, TikTok si è trasformato nel rifugio dei peccati dei grandi. L’abbiamo già raccontato dal punto di vista economico e geopolitico, ora proviamo a dare uno sguardo ai contenuti. Ieri, la piattaforma che accoglie balletti, doppiaggi, sketch e performance varie e che sta terrorizzando Trump, l’America e gli altri competitor come Facebook e Instagram, ha rilasciato il rapporto sulla trasparenza del primo semestre.
Si tratta di una informativa su quanti video e contenuti sono stati rimossi da gennaio a giugno, perché magari troppo violenti, espliciti o pericolosi. Un campo fondamentale su cui i social sembrano gareggiare: le performance delle piattaforme si misurano infatti anche sulla base della velocità con cui i loro algoritmi riescono a identificare un contenuto potenzialmente dannoso e a toglierlo di mezzo, meglio se prima che chiunque altro lo veda. Insomma: TikTok ha annunciato di aver bloccato circa 104,5 milioni di video a livello globale, tantissimi seppur meno dell’1 per cento del totale di quelli caricati. “Di questi video – si legge nel rapporto – il 96,4 per cento lo abbiamo rimosso prima che un utente lo segnalasse e il 90,3 per cento prima che ricevesse alcuna visione”. Il 9,4 per cento dei video è stato rimosso negli Stati Uniti (9.822.996).
Ma il dato più interessante riguarda i motivi. Per circa il 50 per cento dei casi, le ragioni vanno dalle piccole percentuali dell’incitamento all’odio (il parametro più difficile da dimostrare perché soggetto a libera interpretazione) all’8,7 per cento di “contenuti violenti”, passando per il 13,4 per cento di “suicidi e autolesionismo”, il 19,6 per cento di “merci illegali e regolamentate”. Poi c’è il 22,6 per cento di “sicurezza dei minori” e, dulcis in fundo, un 31 per cento di rimozioni per “nudità e attività sessuali di adulti”. Dunque la domanda: ma non dovevano essere solo ragazzini? A quanto pare, non più.
Basta scorrere i video del social per qualche minuto per accorgersi che TikTok è l’ennesima copia di mille social già visti, con in più un fastidioso scimmiottamento di modelli comunicativi infantili e molto basilari. Gli utenti “maturi” che stanno transitando su questa piattaforma non lo sta facendo nel migliore dei modi. Nutrizionisti che con balletti e ammiccamenti cercano di spiegare perché sia importante mangiare carboidrati, osteopati che fanno “scrocchiare” la schiena delle persone in video, chirurghi plastici delle star che propongono il “prima e il dopo” di bocca, seni, sederi e zigomi tutti uguali, influencer che vanno a rimpolparsi le labbra sostenendo che “non è definitivo” quindi “non mi sono rifatta”. Gli adulti di TikTok, insomma, sono fuori controllo e se è vero che la colpa non può essere della piattaforma, è anche vero che ci sono degli elementi che la rendono “critica”. Questo social ha infatti algoritmi così raffinati da far sì che ognuno veda solo quanto gli è più affine. Questo significa che se da un lato ogni utente potrebbe non accedere mai a tutta una serie di contenuti che invece sono presentissimi agli occhi di un altro utente, dall’altro implica che una volta registrato l’interesse, anche rapido e superficiale, nei confronti di una determinata tematica, il social la riproponga continuamente in ogni salsa. Un bombardamento che non applica distinzioni per età né per scelta, aggravato dal fatto che la funzione prevalente fa sì che ad ogni tap sullo schermo non si sappia cosa potrebbe apparire dopo. Non si sceglie cosa seguire, TikTok lo sceglie per te.
Fa sorridere dunque che la minaccia maggiore per l’opinione pubblica e per Donald Trump al momento sia rappresentata dal rischio di spionaggio a cui si presterebbe TikTok, ignorando che in fondo tutti i social “spiino” (se necessario alla sicurezza nazionale o semplicemente ad una causa giudiziaria) anche per governi e privati. A questo proposito, il dato interessante emerso dal rapporto di ieri riguarda le richieste ricevute da parte dei diversi Paesi per accedere ai dati degli utenti: 1.768 richieste da 42 soggetti tra Paesi e mercati, 290 delle quali dalle forze dell’ordine statunitensi. Inoltre, sono state 135 le richieste da parte delle agenzie governative per la rimozione di contenuti, quattro delle quali provenienti dagli Usa.