Corriere della Sera, 23 settembre 2020
Menù francese per il re d’Italia
«Pâtés de Strasbourg et Salé à la Russe». Gli antipasti (anzi: le hors-d’oeuvre) serviti al palazzo del Quirinale il 2 luglio 1871 sono tra quei dettagli piccoli piccoli che spesso rivelano un mondo intero. Vittorio Emanuele II, che come è stato ricordato in questi giorni aveva mandato le sue truppe ad aprire la breccia di Porta Pia e a occupare Roma il 20 settembre 1870 ma aveva deciso di prender possesso personalmente della città con mesi e mesi di ritardo, festeggiava quel giorno il suo ingresso ufficiale.
E quel menù stampato su un prezioso cartoncino ricco di cornicette e ghirigori grafici la diceva lunga sull’idea che aveva a proposito del «suo» regno. Citiamo l’enciclopedia Treccani: «Non cambiò il nome in Vittorio Emanuele I: conservando la vecchia numerazione, volle sottolineare la continuità tra il Regno d’Italia e quello di Sardegna». Una scelta che, al di là delle polemiche neo-borboniche spinte al punto di accusare i Savoia delle peggiori nefandezze, lasciò comunque una ferita nell’amor di patria italiano.
Spiega quel menù, illustrando anche la Musica in programma della Guardia Nazionale diretta dal maestro Giuseppe Mililotti (da Guglielmo Tell di Gioacchino Rossini alla Muta di Portici di Daniel Auber, al valzer l’Aurora di Johann Strauss), che al sovrano d’Italia nella serata di gala in cui per la prima volta cenava come re d’Italia nella nuova capitale d’Italia e nella residenza pontificia eletta a sede della più alta carica d’Italia, non interessava un fico secco di rendere un omaggio anche alla cucina italiana che diventerà via via sempre più importante, più amata, più raffinata fino a rivaleggiare con i cugini francesi.
Non c’era una sola specialità veneta, campana, siciliana, lombarda, pugliese, ligure o molisana, e men che meno romana, fra tutto il ben di Dio offerto dal menù. Uniche eccezioni le Poulardes à la Piémontaise garni Truffes blanches (pollastrelle alla piemontese guarnite con tartufo bianco) e un Gateau Napolitain (torta napoletana, alla francese). Per il resto, ecco la lista: «Potage à la Londonderry, Petites Croustades à la Normande Aiguillettes Villeroy, Poisson de Mer à l’Américane Sauce Homard, Filet Boeuf à la Westphalienne, Canards à la Jardinière, Filets de Sôles à la Montpellier...». Bel modo di presentarsi…