ItaliaOggi, 22 settembre 2020
Periscopio
C’è la convinzione che mettere in mano a questo governo la montagna di soldi che arriveranno dall’Europa, equivale a sprecarli. Augusto Minzolini. il Giornale.
La famiglia è fatica. Ma la fatica quotidiana è un indispensabile aspetto di sollecitazione, di crescita e di prova. L’uomo ha bisogno di far fatica e nella fatica si forma. Claudio Risè, psicanalista. il Giornale.
Berlinguer era modesto per stile ma anche per capacità. Per lunghi anni fu allineato ai più sordidi eventi, come le invasioni militari dell’Urss; fu mestamente comunista; considerò il Partito come l’Assoluto, non lasciò tracce importanti, si oppose alla socialdemocrazia e la Storia gli diede torto. Marcello Veneziani. LaVerità.
Dobbiamo tornare a impegnarci attivamente, altrimenti il capitalismo dominerà sulla politica, mentre in un mondo giusto dovrebbe avvenire l’esatto contrario. Robert Guédiguian, regista (Marco Consoli). il venerdì.
Macron l’ho conosciuto prima che diventasse presidente. A una festa mi disse che aveva visto tutti i miei film, che ero stata un suo sogno. Poi mi presentò l’insegnante che era diventata sua moglie: avevo 12 anni, mi disse, e ne ero già innamorato. Claudia Cardinale. Francesco Battistini. Corsera.
L’ideologia di una classe politica si manifesta con gli atti e con le parole. Chi pensa che contino solo le decisioni e che invece le parole siano irrilevanti, si sbaglia. La politica è in gran parte fatta di parole che incidono sui comportamenti. Ai fini della comprensione di chi sono i nuovi reggitori del Paese i loro slogan vanno presi altrettanto sul serio degli atti formali di governo. Angelo Panebianco, politologo. Corsera.
Il dottor Antonio Di Pietro era un tipo tosto, interrogava con le manette sul tavolo, garbati deterrenti per chi non aveva la coscienza pulita e temeva di vederle applicare ai polsi. A mali estremi, estremi rimedi. Qualche inquisitore esagerò e qualche indagato, non tollerando l’onta, preferì togliersi la vita che subire la gogna. Roberto Gervaso, Le cose come stanno. Mondadori, 2017.
Il vescovo Di Molfetta si batté per promuovere vescovo Nunzio Galantino. Papa Ratzinger lo accontentò nel 2012, assegnando don Galantino alla diocesi poco distante di Cassano all’Ionio. A consacrarlo fu Bagnasco, lo stesso da lui poi oscurato alla Cei. Lasciata la parrocchia - raccontano - don Nunzio pretese di governarla a distanza. Ostile al successore, gli avrebbe messo contro i fedeli, provocando una scissione nella ong, Ave, i cui volontari davano una mano. Si urtò così col suo antico vescovo e benefattore. Prima gli tolse il saluto, poi, da segretario Cei, gli fece -si narra- uno scherzo da prete. Al compimento dei 75 anni, lo pensionò alla mezzanotte, pur sapendo quanto desiderasse festeggiare nello splendore della carica il mezzo secolo di sacerdozio. Sarebbe bastata qualche settimana per accontentarlo. Il Nostro ha scelto invece di sfogare gli impulsi. Se la vedrà il giorno del Giudizio. Giancarlo Perna. LaVerità.
La sconfitta delle élites repubblicane di città, spazzate via, nel Mezzogiorno, dalla plebe sanfedista, stroncò sul nascere ogni germe di modernizzazione democratica del nostro Meridione. Gli alberi della libertà vennero abbattuti e l’eterna conservazione cattolica fermò, almeno da Roma in giù, la Rivoluzione Francese. Michele Serra. il venerdì.
Come si arriva a cent’anni? Ho giocato regolarmente a tennis fino a cinque anni fa. Il merito è anche di mia moglie Laura, conosciuta nella redazione dell’Italiano, dove c’erano Eugenio Garin, Carlo Cassola, Manlio Cancogni: 64 anni di meraviglioso matrimonio. Abbiamo avuto tre figli, Stefano, Paolo e Maria, tutti giornalisti. Purtroppo Laura non c’è più da otto anni. Se n’è andata nel sonno. Vorrei andarmene così anche io. Sergio Lepri, per 30 anni direttore de l’Ansa, ha cent’anni. (Concetto Vecchio). il venerdì.
Ne Il mestiere di scrittore (edizioni di Storia e Letteratura) mi sono confrontato con una serie di autori dell’Italia del secondo dopoguerra. Alle spalle avevano il fascismo, davanti lo sviluppo industriale. Non ci fu da parte di loro una risposta univoca. Ho frequentato Alberto Moravia, ogni volta che andavo a Roma finivo a casa sua. Idem con Pierpaolo Pasolini. Lo stesso con Vasco Pratolini. Vedevo Volponi e Fortini a Milano. E Roversi a Bologna. Fortini era il mio confessore. E Zanzotto viveva non distante da casa mia. Ferdinando Camon, scrittore. (Antonio Gnoli). la Repubblica.
A Roma c’è una casa museo che Edgardo Calabelli ha dedicato a Jocovitti. «Ogni volta che vengo qui mi sembra di fare un tuffo nel passato», ricorda Silvia, figlia prediletta («Anche perché è l`unica», avrebbe forse celiato Jac) del grande autore molisano. «Rivivo la mia infanzia. Con la gioia di rivedere papà nel suo studio. Una stanza che racchiudeva un intero universo, fatto di giochi e genialità. Un luna park della creatività dove, in una grande bacheca non mancavano mai pistole e fucili come i un film western di Sergio Leone». Silvia Jacovitti, figlia del disegnatore umoristico Nino Materi. il Giornale.
Due settimane dopo esserci incontrati in treno, Pansa mi telefonò in Cgil a Roma: «È già impegnata a cena? Posso prenotarla per stasera?». Scoppiai a ridere: non è che avessi tutti questi impegni... Cenammo al ristorante dell’hotel Ambasciatori, dove il giornale gli passava una junior suite. Era la notte di Santa Lucia. Da allora ci siamo visti tutte le sere. E abbiamo cominciato fin da subito a vivere insieme. Adele Grisendi, moglie di Giampaolo Pansa (Aldo Cazzullo). Corsera.
Di Carlo Bo seguii a Urbino dei corsi di letteratura francese. Non ebbi mai il coraggio di avvicinarlo. Seppi soltanto molto dopo, quando ormai era alla fine della vita, che mi aveva letto e apprezzato. Altri incontri furono con Caproni, Luzi e Volponi. Ma anche Bonnefoy e Raboni. E poi le lettere che ci scambiammo con Tabucchi. In tutto dieci, tra il gennaio e il marzo del 2012. Fu l’alba di un’amicizia che non fece in tempo a diventare giorno. Antonio morì il 25 di marzo. Eugenio De Signoribus, poeta (Antonio Gnoli). la Repubblica.
Lo scontro fra il padre musulmano e la figlia islamica in Lettre a Nour è narrato senza schematismi e soprattutto come dramma paterno. Che poi questo testo faccia trasparire anche l’ambiguità di fondo dell’Islam, e il suo essere, soprattutto confronto al cristianesimo, come una religione incompleta e imperfetta, passibile (come dimostrano le tragedie che sappiamo) di interpretazioni opposte, tali da condurre su strade totalmente sbagliate, è inevitabile. Franco Branciaroli, attore e regista (Paolo Scotti). il Giornale.
«Chi cerca, trova». Ma quasi mai quel che cerca. Roberto Gervaso.