Il Sole 24 Ore, 22 settembre 2020
Fondi Ue, 120 miliardi da spendere in tre anni
In poco più di tre anni l’Italia dovrà spendere tra i 100 e i 120 miliardi di euro di fondi europei. Una cifra che fa paura se confrontata con quanto regioni e ministeri hanno speso in sei anni e mezzo, dal 2014 a oggi, nel periodo di programmazione che si chiude a fine anno. Il nodo è sempre lo stesso, la bassa capacità di assorbimento delle risorse comunitarie per le scarse capacità di realizzare gli investimenti in tempi ragionevoli. Secondo l’ultimo monitoraggio della Ragioneria generale dello Stato, fermo a giugno scorso, sono stati spesi 28,5 miliardi su una dote complessiva di 72,5 miliardi. Ne restano da spendere 43,7 di cui quasi 27 assicurati dalle politiche strutturali europee e gli altri dal cofinanziamento nazionale.
Alle “vecchie” risorse del 14-20 si aggiungono due voci dei nuovi fondi del Next Generation Eu. La più rilevante è rappresentata dai 65 miliardi di sovvenzioni del Recovery and Resilience Facility (ribattezzato più in breve Recovery fund), di cui due terzi da spendere tra il 2021 e il 2022 e il resto nel 2023.
L’ultima dote sono i 10-12 miliardi che l’Italia riceverà da uno dei pilastri di Next Generation, il React-Eu che vale in tutto una cinquantina di miliardi per le politiche di coesione regionale. A metà ottobre si conosceranno gli importi esatti. Ma si sa già che Italia e Spagna saranno le principali beneficiarie. Potranno essere spesi dal 1° gennaio prossimo e c’è tempo fino al 2023.
In tutto, dunque, un centinaio di miliardi di euro che superano i 120 con il cofinanziamento: una sfida terrificante a cui la macchina amministrativa italiana non è preparata e che preoccupa le istituzioni Ue, anche perché non riguarda solo l’Italia ma anche altri Stati membri. Proprio la Spagna è uno di questi: nella classifica della spesa pubblicata sulla banca dati della Dg Regio, è ultima, con il 34%. La stessa Polonia, prima beneficiaria e molti efficiente, è al 19esimo posto con il 46% di spesa (47 miliardi di euro). In fase di rendicontazione, a fine anno, i numeri generalmente migliorano, soprattutto per l’Italia, ma è difficile attendersi un salto di efficienza decisivo.
Non a caso, dunque, la Corte dei conti europea nei giorni scorsi ha sollevato il problema dell’assorbimento del Recovery fund in un parere chiesto dal Parlamento. E già a luglio il Consiglio aveva invitato la Commissione a prendere provvedimenti per aumentare e facilitare la spesa. Perciò a inizio ottobre la task force messa in piedi a Bruxelles pubblicherà una “comunicazione” che promette di intervenire a livello nazionale e comunitario.
Su React-Eu il confronto tra Roma e Bruxelles parte oggi con la visita del ministro per il Sud, Giuseppe Provenzano, che vuole verificare come e quanto i fondi europei potranno essere utilizzati per finanziare la fiscalità di vantaggio nel Mezzogiorno. Con i fondi strutturali finora non è stato mai fatto. Ma in epoca Covid (quasi) tutto può essere messo in discussione.