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 2020  settembre 22 Martedì calendario

1QQAN40 QQAN20 QQAN70 Storia della rivista Frigidaire

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A volte le foto riescono a raccontare i momenti decisivi molto meglio delle parole: ce n’è una che ritrae Stefano Tamburini e Vincenzo Sparagna a New York nell’estate del 1980, quando stava prendendo forma il progetto della rivista Frigidaire. Ognuno di loro sembra guardare in una direzione diversa, e l’impressione effettivamente rispecchia le prospettive di due soggetti che più diversi non potevano essere, ma in realtà quell’incontro fu determinante per mettere a punto l’idea di un nuovo, rivoluzionario mensile. Tamburini ne concepì la grafica, oltre a sceneggiare le storie a fumetti del coatto sintetico Ranxerox, una sua invenzione geniale di un paio d’anni prima, e Sparagna ne fu il direttore.
Il primo numero, concepito nella redazione di Roma e uscito nel novembre di quell’anno, ebbe l’effetto di una sassata in uno stagno: fumetti spietati (qualcuno ricorda «Se vuoi sangue lo avrai» di Andrea Pazienza?), reportage durissimi come quello sul Salvador in preda alle violenze degli squadroni della morte e poi, nei numeri a venire, le drastiche recensioni musicali di Red Vinyle (alias Tamburini), servizi sui luoghi del rimorchio mercenario maschile a Roma o sulle band del nuovo rock in Italia. Uno sguardo freddo ma non neutrale sul mondo, che ben rifletteva il nome della rivista. A quarant’anni da allora, un libro pubblicato da Frigolandia Edizioni, L’avventura maivista di Frigidaire (pp. 248, € 15), ne rievoca le gesta coi contributi di artefici, collaboratori e intervistati: da Filippo Scozzari al critico Achille Bonito Oliva, che finì immortalato nudo in un fotoservizio, da Ilona Staller a Igort e molti altri.
Ma c’è un’altra fotografia con i soci fondatori del giornale – i fumettisti Andrea Pazienza, Filippo Scozzari, Tanino Liberatore, Massimo Mattioli, Tamburini e lo stesso Sparagna - che lega il magazine a una rivistina underground nata e defunta poco tempo prima: Cannibale, ideato sempre da Tamburini con lo scopo dichiarato di «vibrare rasoiate sulla carne viva», fu il primo nucleo intorno al quale si riunì il gruppo di disegnatori. Sparagna ci scrisse su un articolo per Paese Sera descrivendo il potenziale esplosivo di quella banda di artisti del fumetto. In seguito sarebbero transitati dal settimanale satirico Il Male prima di approdare alla nuova pubblicazione.
«Frigidaire nasce dalla libertà di espressione che avevamo conquistato con Il Male», racconta Sparagna nel libro. «L’idea mi venne al principio dell’estate del 1979, quando dovemmo chiudere Cannibale, che era editato da noi del Male ma che, in pochi mesi, aveva accumulato perdite per oltre 50 milioni di lire. Fu allora che proposi a Tamburini, con cui mi ritrovai in vacanza a New York, di creare un mensile che andasse oltre la satira e oltre il fumetto, unendo in una sola sequenza cronaca e fiction». Di fatto, Frigidaire fornì una chiave di lettura originalissima degli anni 80 e delle radicali trasformazioni in corso in quel periodo: se il Ranxerox disegnato da Liberatore affrescava un futuro prossimo brutale e degradato, lo Zanardi di Pazienza segnava il debutto di un nuovo esemplare di giovane votato unicamente all’affermazione violenta di sé stesso.
Lo spirito del tempo ereditava anche un’anima punk colta da Pablo Echaurren a proposito del movimento del Settantasette, da cui l’esperienza di Frigidaire in fondo proveniva: «I Punk anglosassoni si ribellavano a una musica impraticabile, perché la musica dei Pink Floyd o dei Genesis i ragazzini non potevano suonarsela da soli (…) e fu così che decisero di (…) suonare per chi gli capitava, fregandosene di saperlo fare bene o male. In Italia, dove si era vissuto sotto questa cappa culturale e politica delle organizzazioni extraparlamentari, una serie di ragazzi decisero che era l’ora di darci un taglio e creare propri giornali e slogan per partecipare in autonomia al movimento».
E così, dopo Cannibale e Il Male, ecco Frigidaire a rimescolare alto e basso, interviste postume inedite a Céline e reportage fotografici di suicidi, giovani lupi del fumetto (i nuovi talenti italiani) e polaroid di Mario Schifano. Igort, al secolo Igor Tuveri, racconta della reazione di un mostro sacro del disegno come Moebius quando Tamburini, che sperava di averlo nella squadra della rivista, gli mostrò Frigidaire: «Bello, ma vedete, a giocare con la merda ci si sporca». Troppo estremo? Troppo scomodo? La fortuna del giornale durò per buona parte degli anni 80, poi cominciarono i problemi: alla morte per eroina di Tamburini nell’86 si aggiunse, nell’88, quella di Pazienza. C’erano tanti debiti, ma soprattutto c’era un’epoca che tramontava per sempre. Frigidaire ha continuato a uscire a singhiozzo mentre Sparagna fondava la sua «Libera repubblica di Frigolandia» a Giano dell’Umbria, dove ha aperto il museo dell’Arte maivista, a testimonianza del tempo che fu.