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 2020  settembre 21 Lunedì calendario

Una fattoria sull’acqua a Rotterdam

II futuro è solidamente ancorato nelle acque di una piccola darsena, tra mostruose navi portacontainer, pilotine dai colori violenti e gru mastodontiche. Consiste nella prima fattoria galleggiante al mondo, che grazie alle sue trentadue mucche già produce ottocento litri di latte al giorno. L’edificio si erge su tre piani dal mare color grigio topo del porto di Rotterdam: al piano terra c’è il caseificio, al primo sono sistemati gli animali mentre al secondo è conservato il foraggio. Adagiato su una sorta chiatta quadrata, ha la forma di cubo, in cui prevale il vetro. Al suo fianco, sono stati sistemati i pannelli solari che forniscono l’elettricità alla floating farm, com’è stata battezzata questa stalla avveniristica, preferendo l’inglese all’olandese, in cui suonerebbe in un più ostico drijvende boerderij. «Sul nostro pianeta siamo sempre più numerosi, con un aumento previsto di due o tre miliardi di persone entro 2050. Produrre cibo in questo modo potrebbe essere la soluzione per fronteggiare l’inevitabile scomparsa delle terre coltivabili», dice l’ideatore del progetto, Peter van Wingerden, 64 anni, imprenditore visionario più che allevatore di bovini, specializzato in ingegneria idraulica.
«C’è poi il vantaggio che gli allevamenti non sarebbero più in campagne ma nelle città, risparmiando sui trasporti e offrendo a tutti la possibilità di un’alimentazione sana e genuina. Per farlo, basta uno specchio d’acqua sul quale costruire case, scuole o, come ho dimostrato, un’azienda agricola». L’idea piace, tanto che hanno già fatto richiesta di fattorie analoghe Singapore, New York e alcune città cinesi.
Sostenibilità e riciclaggio sono parole che van Wingerden ci ripete come un mantra, e intorno alla quali ha pensato la sua farm, costata 2,5 milioni di euro, sborsati da investitori privati che vogliono contribuire alla costruzione di un domani migliore. «Il cibo delle mucche proviene dai rifiuti cittadini, che altrimenti andrebbero bruciati aumentando l’inquinamento atmosferico, ma anche dal grano usato in un birrificio locale e dal prato tosato due volte alla settimana nel vicino stadio del Feyenoord», aggiunge l’imprenditore, mostrandoci in un barattolo di vetro l’erba sulla quale ha giocato la celebre squadra locale, e di cui, ci assicura, le mucche vanno ghiotte. «Quanto al letame, è separato nella fattoria stessa: con la parte solida produciamo del concime che vendiamo al pubblico; dalle urine speriamo presto di poter ricavare sali minerali, grazie a uno studio che abbiamo commissionato all’Università di Delft».
Esempio ambientalista virtuoso, la fattoria si mostra all’avanguardia anche per quanto la riguarda la robotica perché, dalla mungitura alla distribuzione del cibo alle vacche, tutto è automatizzato. Van Wingerden tiene parecchio anche all’aspetto didattico: «Vengono parecchi studenti a farci visita e spero che per loro la fattoria possa essere fonte d’ispirazione. A Rotterdam due terzi della popolazione non è di origine olandese, e si contano molti turchi, marocchini e afgani. In mezzo alle nostre mucche, questi ragazzi cresciuti magari nelle periferie più povere della città ritrovano qualcosa che può ricordare il modo in cui vivono i loro nonni rimasti in Paesi lontani».
Oltre al latte, rigorosamente intero, la floating farm produce anche burro e due tipi di yogurt. Peter ha recentemente ha aperto uno spaccio sulla banchina di fronte alla stalla, in un container blu aperto sei giorni su sette e gestito da volontari. Ma ciò non basta a rendere auto- sufficiente la fattoria. «Prima che scoppiasse la pandemia vendevamo i nostri prodotti anche ai bar e ai ristoranti del quartiere. Ma da marzo tutto s’è fermato. Se gli affari ripartono, dovremmo pareggiare i conti entro pochi mesi», dice ancora l’imprenditore, che confessa di essere alla ricerca di nuovi fondi per una seconda fattoria galleggiante. «La costruirò vicino a quella che ospita le mucche, ma in questa introdurrò un pollaio e degli orti verticali dove coltiverò lattuga, basilico, menta e altre erbe aromatiche».
Poiché la marea nel porto di Rotterdam supera quotidianamente un’ampiezza di due metri, ci si può chiedere se le trentadue mucche bianche e marroni di razza Maas-Rijn- Ijssel, come i tre fiumi che attraversano la regione olandese da cui provengono, soffrono o meno il mal di mare. No, a giudicare dalla stazza e dalla mansuetudine di questi ruminanti, protagonisti inconsapevoli di un esperimento così rivoluzionario. «Mi sono anche informato presso alcuni allevatori australiani, che ogni anno esportano fino a 800 mila vacche l’anno, facendole navigare per settimane a bordo di grosse navi mercantili». A sentir loro, il bestiame arriva sempre sano, come quando è stato imbarcato.