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 2020  settembre 21 Lunedì calendario

Il caso del Mausoleo di Lenin

No, il Mausoleo di Lenin non si tocca! Dopo veementi proteste dei comunisti russi l’Unione federale degli architetti ha cancellato il concorso, bandito solo poche ore prima, per scegliere un progetto di restyling della struttura, che si affaccia sulla piazza Rossa. L’idea, era stato spiegato in sede di presentazione, era quella di immaginare cosa fare del Mausoleo una volta che il corpo del capo della Rivoluzione verrà rimosso. «Ma questa situazione non avverrà tanto presto, quindi abbiamo ora deciso di soprassedere», ha cercato a posteriori di giustificare il clamoroso passo indietro Nikolaj Shumakov, presidente dell’Unione architetti, che ha poi annunciato: «Un nuovo bando verrà definito non nei prossimi anni».
LE REAZIONI
La notizia che gli architetti russi avevano messo gli occhi sul Mausoleo aveva fatto il giro dell’immenso gigante slavo in un batter d’occhio. Soprattutto le generazioni più anziane, quelle che hanno vissuto a lungo sotto l’Unione Sovietica, avevano subito reagito duramente. Sprezzante il commento del segretario del Pc, Gennadij Zjuganov: «State sputando sulla tomba» del rivoluzionario bolscevico che ha aiutato a fondare l’Urss. Le polemiche sono diventate immediatamente feroci. «Ci sono state – ha osservato sconsolato Shumakov – così tante distorsioni come se stessimo cercando di demolire il Mausoleo e rubare il corpo di Lenin. Mai avevo ricevuto così tanta negatività in vita mia».
Invero non si capisce se l’iniziativa dell’Unione architetti celasse in realtà il tentativo di sondare il terreno per iniziare a discutere della eventuale sepoltura di Lenin, come accade periodicamente in Russia dopo la fine dell’Urss avvenuta nel 1991, oppure questa del bando sia stata una scelta azzardata – senza pensare alle conseguenze politiche ed alle proteste – di un gruppo di professionisti. Stando ad un sondaggio del 2016, il 60% dei russi è favorevole alla rimozione della salma del leader bolscevico dalla piazza Rossa «in tempi brevi» oppure «non appena scompariranno le generazioni» che lo ammirano. In una dichiarazione del passato Zjuganov aveva dichiarato che il presidente Vladimir Putin gli aveva promesso che fino a quando lui sarà il capo del Cremlino non vi sarà alcuna sepoltura. Ed il portavoce Peskov aveva confermato che la questione «non è all’ordine del giorno».
E pensare che, prima di spirare il 21 gennaio 1924, Vladimir Ilich Uljanov aveva chiesto di essere seppellito a fianco alla madre, la luterana Maria Aleksandrovna Blank, che riposa dal 1916 nel cimitero Volkovskoe dell’allora Pietrogrado, oggi San Pietroburgo. Invece i suoi compagni, per dare modo a tutti di porgere il proprio saluto al capo della Rivoluzione russa ed attendere le delegazioni straniere, cercarono di evitare la decomposizione del suo corpo. Favoriti dalle rigidissime temperature invernali vi riuscirono e solo 56 giorni dopo la morte fu deciso di provare ad imbalsamare la salma, a cui sono stati levati gli organi interni, compreso il cervello, poi a lungo negli anni successivi analizzato dagli studiosi sovietici.

IL PIANO SOTTERRANEO
In un primo momento sulla piazza Rossa fu costruita una struttura in legno per conservare il corpo di Lenin, aperta al pubblico nell’agosto 1924. Successivamente essa fu sostituita con una costruzione in granito rosso, completata nel 1933. Da quanto raccontato in passato il Mausoleo è dotato di un piano sotterraneo in cui sono situate le camere in cui gli specialisti operano quando è necessario intervenire sulla mummia. Ad esempio vengono spesso sostituiti i tessuti della pelle rovinati. Il Mausoleo è però anche il simbolo della grandezza passata. Sul suo palco, durante le parate, si posizionavano i leader sovietici. Ed è questo che ricordano le generazioni più anziane.