Il Sole 24 Ore, 20 settembre 2020
8QQAN40 12QQAN40 L’incubo dell’inflazione tedesca nel 1923
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C’è un momento in cui la tragedia dell’inflazione in Germania nel primo dopoguerra raggiunge forse il suo apice. È l’ottobre 1923. Il cambio del marco con il dollaro e i prezzi aumentano 450 volte, la circolazione monetaria si moltiplica per novanta. Il valore reale di acquisto in due settimane si riduce ad un terzo iniziale. È questo il momento, impresso nella memoria di chiunque ha incrociato la storia della Repubblica di Weimar, in cui gli stipendi vengono riscossi con carriole per merci voluminose. Un numero su tutti: si mettono in circolazione banconote da 100mila miliardi di marchi, e non si fa in tempo a stamparle da ambedue le facce, sono impresse da un solo lato: a fine anno varranno meno di 25 dollari. È il brodo di coltura del nazismo, ma è anche il prodotto di una serie di scelte sbagliate, di una politica rissosa, di grandi potenze irresponsabili. Una catena di eventi che prepara il terreno alla grande crisi del ’29. Una crisi che – per i numeri del crollo mondiale del Pil – sembra evocare quella che sta attraversando il pianeta colpito dal Covid.
Per aiutare a comprendere cosa accadde all’economia in quei due decenni che separarono le due guerre mondiali arriva ora il libro L’inflazione in Germania nel 1918-1923 e la crisi mondiale del 1929 scritto da Antonio Fazio, ex governatore della Banca d’Italia. Il libro guida il lettore dalla conferenza di Versailles, da cui scaturirono scelte sciagurate delle potenze vincitrici fino agli anni immediatamente precedenti il successivo conflitto. Uno slalom vertiginoso che Fazio – che torna a scrivere dopo anni di silenzio – affronta con approccio da economista, ma anche inquadrando i dati all’interno di un contesto storico in costante movimento. Il testo-chiave di partenza per ogni analisi del periodo è il saggio di John Maynard Keynes Le conseguenze economiche della pace, dato alle stampe nel 1919, che prefigurava con chiarezza cosa sarebbe potuto accadere, e non fu ascoltato. Ma l’economista non si dette per vinto, e nel 1922 pubblicò La revisione del trattato, e poi una feroce critica a Winston Churchill – nel 1925 Cancelliere dello Scacchiere – per l’errato ritorno della sterlina all’oro. Le sue idee influiranno profondamente molti anni dopo quando sul finire della Seconda guerra mondiale verranno evitati gli errori di Versailles e si agirà con il Piano Marshall e con gli accordi di Bretton Woods. Ma sono l’inflazione tedesca e l’instabilità monetaria il cuore delle storie narrate, e l’autore si rifà spesso ad un testo fondamentale in materia, Le vicende del marco tedesco scritto nel 1931 dall’economista e statistico Costantino Bresciani-Turroni. Le vicende di quegli anni offrono un quadro chiaro di come certi errori, alla fine, tendono a ripetersi, anche senza generare mostri come in nazismo o il fascismo. Per Fazio «alla base della grande inflazione tedesca vi sono avvenimenti politici e decisioni di politica economica che in alcuni casi si sono poi materializzati nella abnorme espansione monetaria. Ma in altri casi fatti e avvenimenti politici si sono riflessi in bruschi e spesso rapidi prolungati peggioramenti del cambio; a sua volta tutto ciò si è riflesso in via immediata sui prezzi».
Compare anche l’Italia nella descrizione di quegli eventi, in particolare per la decisione-simbolo di Mussolini di stabilizzare il cambio della lira contro sterlina a “quota 90”, un obiettivo che il regime ottiene riducendo l’imperio del 10% prezzi e salari, manovra che Churchill non poteva attuare.
Sulla grande crisi del ’29 da segnalare la storia di un convegno svoltosi a fine ’31 tra cinque grandi dell’epoca, tra cui Keynes e sir William Beveridge, il padre del moderno welfare state, che per l’autore è stato l’artefice – con uno suo scritto di venti cartelle redatto anni dopo il convegno e tradotto in italiano nel 1948 da Paolo Baffi e Felice di Falco – della conoscenza in Italia delle teorie keynesiane, rilanciate da Giorgio la Pira con L’attesa della povera gente. Un testo storico-economico trasversale nel tempo, e che alla fine si riannoda al duro presente. E conclude: «Ritrovata una situazione di normalità nel sistema economico e sociale, dovremo interrogarci sull’opportunità di modificare la struttura degli accordi internazionali, in particolare di quelli attinenti alla stabilità monetaria. Negli anni 30 dello scorso secolo, il tentativo di ritornare senza modifiche al preesistente assetto monetario, dopo la grave caduta congiunturale degli anni 1929- 1932, gettò il mondo nella prolungata crisi strutturale, essenzialmente una deflazione, degli anni 30. Evitiamo di ripetere analoghi gravi errori».