Dottor Fauci, sia sincero: vinceremo la guerra contro Covid-19. E, dunque: come sarà la situazione a un anno da oggi?
«Si, non ho dubbi: ce la faremo. E lo faremo grazie a una combinazione di vaccini sicuri ed efficaci e di politiche sanitarie adeguate».
Quanto tempo sarà necessario per ritornare a una qualche forma di “normalità”?
«Questo dipende da una serie di fattori. Primo di tutti, il vaccino e la sua efficacia: lo avremo rapidamente e sarà distribuito nel corso del 2021. Quindi: se le persone continueranno a comportarsi in modo adeguato e saranno vaccinate, da qui a un anno cominceremo a esserne fuori. Magari non del tutto in tutto il mondo: questo non potrà accadere prima di quattro anni.
Ma sì, ne saremo fuori».
Possiamo cominciare a programmare il Natale del 2021, allora?
«Lo spero. Non c’è garanzia. Ma ci sono tanti vaccini in sperimentazione in tutto il mondo. E il fatto che stiano dimostrando di essere efficaci nell’indurre reazioni immunitarie mi permette di essere cautamente ottimista. Alla fine, uno sicuro ed efficace ci sarà. Quindi, sì: spero che per il Natale 2021 potremo tornare a una qualche forma di normalità».
Una volta vaccinati saremo completamente protetti dal coronavirus?
«No, non credo. Ci sono molti vaccini che proteggono al 95-97%, come quello del morbillo che è uno dei più efficaci. Ma dubito che riusciremo mai a mettere a punto un vaccino così efficace contro Covid-19. Ci spero, ma sarei soddisfatto se avessimo un vaccino efficace al 70-75% o giù di lì. Non proteggerà tutti, ma proteggerà la maggioranza. E così il virus non avrà l’opportunità di diffondersi. Andrà benissimo così».
Da qui ad allora quali devono essere le priorità?
«Ci sono alcune cose da fare senza dubbi: indossare le mascherine, tutti. Tenere una distanza di sicurezza di 180 centimetri o più.
Evitare gli assembramenti di qualunque tipo. Cercare di fare le cose all’aperto. E lavarsi le mani il più spesso possibile».
Si discute molto sull’opportunità di introdurre l’obbligo di indossare le mascherine. Lei è favorevole a questa misura?
«Io penso che tutti le debbano indossare. Il problema è che quando si dice “obbligatorio”, bisogna anche trovare il modo di rendere la misura effettiva. Lo spirito libertario che anima gli Stati Uniti rende le persone riottose nei confronti di un obbligo. Noi dobbiamo convincere i cittadini che è importante farlo. E lo è, in tutto il mondo».
Come se la sta cavando l’Italia?
«Il vostro Paese è stato colpito duramente. E il banco di prova è ora. Man mano che l’economia riparte, bisogna che tutto sia fatto con grande sapienza. Quello che sta succedendo in Spagna, e per molti versi anche in Francia, è molto preoccupante. L’Italia deve fare attenzione. La ripartenza delle attività deve essere cauta e graduale».
Devono essere fatti i test?
Anche su questo ci sono molte polemiche. Quale pensa debba essere la politica dei test per i bambini e gli studenti di ogni età, e per gli insegnanti capace di far ripartire scuole e università?
«Dobbiamo testare di più. Ci sono diversi tipi di test. Uno di questi determina, con un certo grado di accuratezza, se una persona è stata contagiata, ed è un esame molto preciso utile per il contact tracing. Ce n’è invece un altro che può essere fatto su molte persone, poco costoso; non deve necessariamente essere estremamente preciso, ma può essere usato per testare tutti gli studenti, per scoprire se ci sono focolai».
C’è molta attenzione sui farmaci potenzialmente efficaci contro Covid, ma spesso si è trattato di prodotti alle prime fasi di sperimentazione. In realtà: ci sono oggi medicine utili contro la malattia?
«Il modo migliore per scoprire se un farmaco è efficace è fare una sperimentazione randomizzata con un braccio di controllo. E ci sono due farmaci che hanno superato questa prova dimostrandosi efficaci nella malattia avanzata. Una diminuisce il tempo necessario alla guarigione, e quindi permette di lasciare prima l’ospedale. E una seconda aiuta i pazienti che hanno bisogno dei ventilatori.
Stiamo sperimentando altri farmaci da somministrare, invece, nelle fasi iniziali della malattia per evitare che le persone abbiano bisogno di un ricovero, ma nessuna di queste ha ancora dimostrato di essere efficace».
C’è gente che non crede all’esistenza del virus. E che accusa i governi di sovrastimate la malattia. Perché?
«È una teoria che non ha senso. Ci sono milioni di malati nel mondo, 900 mila morti. Non riesco a concepire come qualcuno possa pensare che la malattia non esista. Basta che ci guardiamo attorno per vedere chiaramente che questa è una grave pandemia di proporzioni storiche».