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 2020  settembre 19 Sabato calendario

QQAN10 Come e perché dati e grafici possono mentire

QQAN10

Nel quinto capitolo de La strada di Wigan Pier, inchiesta condotta in una cittadina mineraria dell’Inghilterra settentrionale alla fine degli anni Trenta, George Orwell analizza le cifre della disoccupazione e rifà puntigliosamente i conti della popolazione complessiva, del reddito dei singoli operai e quello delle loro mogli, trovando dati e cifre differenti da quelle fornite dalle fonti ufficiali. Se avesse avuto a disposizione gli strumenti della moderna information graphic, lo scrittore non avrebbe esitato a illustrare in modo efficace i numeri e i ragionamenti condotti nel volume.
In verità l’infografica era già nata da un pezzo. Nel 1786 uno statistico scozzese, William Playfair, aveva pubblicato un volume intitolato L’atlante commerciale e politico con 44 tavole. Proprio con questo studio la rappresentazione grafica entra a pieno titolo nella statistica; del resto Playfair ha inventato il diagramma a barre e quello definito” a torta”, noto da decenni agli studenti di tutto il mondo.
Oggi sui giornali, nei siti, nei social – Instagram, Facebook, Twitter —, nei dibattiti politici ed economici, s’assiste alla continua esibizione d’immagini contenenti dati per dimostrare tesi o, al contrario, per demolirle, ragione per cui viene bene che Alberto Cairo, spagnolo emigrato in Usa, insegnante di visual journalism all’Università di Miami, già autore di due volumi tradotti in italiano, pubblichi un libro intitolato Come i grafici mentono ( Raffaello Cortina).
Da un pezzo ci siamo accorti che il numero degli «spacciatori di ciarpame visivo» è molto aumentato. L’informazione presente ogni giorno nel sistema comunicativo, su carta e nel web, attraverso grafici a dispersione, treep map, table heat map, grafici lineari e a coordinate parallele, produce quelle che Cairo chiama le «bugie bianche», che ci inducono a scambiare la rappresentazione limitata e imperfetta della realtà con la realtà stessa. Non è infatti vero che un disegno vale più di mille parole, come si dice comunemente, poiché bisogna saperlo leggere. Nessuno ci insegna a farlo. Siamo infatti per la maggior parte degli analfabeti visivi delle informazioni.
Non sto parlando di quadri o pitture, opere complesse, ma di semplici grafici, da cui si dovrebbero trarre conclusioni di varia natura per comprendere il presente e progettare il futuro. L’abbiamo capito durante la pandemia, quando ci sono stati giornalmente presentati grafici sull’andamento del contagi, sui morti, sulle previsioni della crescita della nuova peste.
I grafici ci mentono, scrive Cairo, perché forniscono informazioni sbagliate o imprecise, oppure poche informazioni, e questo perché progettati male o, peggio, usati deliberatamente per mentire. Lo studioso di visual design parte da un noto episodio dell’aprile del 2017 quando Donald Trump, presidente degli Stati Uniti, porge ad alcuni giornalisti suoi ospiti una mappa elettorale del 2016, dove si legge la percentuale dei voti espressi nelle elezioni presidenziali dell’anno precedente. Lo scopo è quello di mostrare il trionfo assoluto e totale della maggioranza repubblicana che l’ha prescelto. Cairo smonta lo slogan” Citizens for Trump”, poi copertina d’un libro di Jack Posobiec, noto destrorso dei social media, evidenziando come si tratti di un falso; basta infatti un semplice grafico lineare dove si vede che Trump ha ottenuto il 46,1% dei voti contro il 48,3 % di Hillary Clinton in un paese in cui il 40% degli aventi diritto al voto non l’ha esercitato. Il fatto è che i grafici sono di solito una semplificazione di fenomeni molto complessi e la maggior parte dei lettori non conosce il loro linguaggio.
Gli esempi che fa l’autore mostrano come spesso non si tratta solo di cattiva preparazione, imprecisione o malafede, ma del fatto che quanto vediamo è ampiamente influenzato da quanto vogliamo vedere. Un economista, Ronald Coase, ha detto una volta che se torturi abbastanza a lungo i dati, questi confesseranno sempre qualsiasi cosa. I numeri mentono? Se presentati in modi opportuni, sì. Che fare? Come s’era proposto Orwell nella sua inchiesta sociologica sui minatori disoccupati, passare al vaglio sempre le fonti, verificare che siano trasparenti e ricordarsi che, per quanto non sempre mossi da pessime intenzioni, i grafici mentono «perché siamo portati a mentire a noi stessi».
Nessun grafico esibito su giornali, riviste o siti web, può cogliere la realtà in tutta la sua ricchezza, e poi, come mostra l’opera di Orwell, i dati, come i grafici, rischiano sempre di celare una quantità impressionante di sofferenze umane, che se ne sta nascosta dietro le cifre. Allora è vera la battura attribuita a Benjamin Disraeli o a Mark Twain: «Ci sono tre tipi di menzogne: le bugie, le bugie smaccate e le statistiche» ? Cairo pensa di no e nel libro prova a dimostrarlo con pazienza e onestà.