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 2020  settembre 18 Venerdì calendario

Troppi i muezzin in Germania?

Al tramonto, il richiamo del muezzin risuona tra i grattacieli di Francoforte, o nella cattolica Bonn, nell’anseatica Amburgo di Thomas Mann, a Kreuzberg, il quartiere dei turchi a Berlino. È straniante, nel cuore d’Europa. «Der Islam gehört zu Deutschland». L’Islam è parte integrante della Germania, disse nel 2010 l’allora presidente della Repubblica, il cristianodemocratico Christian Wulff. Davvero?
Già quattro anni prima, lo aveva detto, ma con parole diverse, Wolfgang Schäuble, il ministro delle finanze, sempre cristianodemocratico. Fu l’inizio di un lungo dibattito, a cui partecipò anche Angela Merkel, ma la Cancelliera affermò che in Europa si trovano radici cristiane, ebraiche, e anche musulmane. Frau Angela era costretta a mostrarsi diplomatica. Le radici arabe si trovano in Spagna, e nella mia Sicilia, e a volte sono in realtà lasciti della cultura persiana. Ma non in Germania. E si confonde la cultura araba con l’Islam.

I musulmani sono presenti nella società, è evidente, ma la frase di Wulff andava ben oltre. Erano pochi, fino a quando non cominciò l’immigrazione turca negli anni cinquanta. E la loro presenza è sopravvalutata. Secondo un sondaggio, i tedeschi ritengono che siano il 21% della popolazione (82 milioni). In realtà sono meno del 5%, da 4,4 a 4,7 milioni. Il numero non è certo, e non tutti gli immigrati, o i profughi, sono praticanti.

Fino a pochi anni fa non erano un problema, ed erano ben integrati, soprattutto i turchi. La situazione è cambiata con l’arrivo dei profughi a partire dal 2015. E da quando una buona parte dei turchi, anche quanti hanno ormai il passaporto tedesco, si sono lasciati sedurre da Erdogan, e dalla sua politica nazionalistica. La Turchia deve tornare al passato, alla grandezza dell’impero ottomano, pretende Erdogan.

Le moschee in Germania sono 2.750, quella di Colonia è la più grande d’Europa. E il richiamo dei muezzin risuona sempre più frequente, quasi sempre proveniente da una registrazione. Ma si cerca di reclutare e addestrare giovani muezzin per lanciare l’invito che dovrebbe risuonare cinque volte al giorno. Una registrazione è troppo fredda, sempre uguale, poco stimolante.

Ogni anno il Ditib, l’associazione delle moschee, organizza un concorso per giovani muezzin, devono sfidarsi sulla conoscenza del Corano, e vengono giudicati sulla qualità vocale per l’Adhan, l’invito alla preghiera. L’Adhan è un’arte che non tutti riescono a padroneggiare. Un grido sgraziato, per non dire stonato, diventa una tortura, e ottiene l’effetto contrario. Ma una buona voce non basta, serve un lungo addestramento.
Il richiamo del muezzin può dare fastidio, come, del resto, il suono delle campane, che spesso sono state zittite. È stato ridotto a una volta al giorno, al tramonto, e solo al venerdì. La libertà di culto non può essere ostacolata, ma i musulmani, come i cristiani, devono rispettare la quiete di quanti vivono accanto a una moschea o una chiesa. Durante la chiusura a causa del Coronavirus, quando non era possibile entrare nei luoghi di culto, si è stati più elastici, e i muezzin hanno goduto di una maggiore libertà.

La moschea Fatih a Düren, nella Nord Renania Westfalia, ha lanciato il richiamo tre volte al giorno. Un’eccezione, ma gli abitanti della cittadina vi sono abituati: la moschea è attiva fin dai primi anni ottanta. Una coppia di Oer-Erkenzwisch, sempre nello stesso land, ha invece protestato, ha denunciato il muezzin al tribunale amministrativo, e ha ottenuto di vietare l’Adhan. La comunità musulmana ha ricorso contro la sentenza: la coppia abita a un buon chilometro dalla moschea, il fastidio dovrebbe essere sopportabile.

I muezzin in Germania riscuotono negli ultimi mesi un nuovo interesse. Il richiamo della moschea Merkez di Duisburg trasmesso su YouTube è stato ascoltato da 300 mila utenti, e ha ottenuto 1.500 commenti, quasi tutti in turco. Molti lodano la tolleranza tedesca, molti altri invece esaltano la superiorità dell’Islam sulla debole Chiesa cristiana: «Finalmente gli islamofobi tedeschi sentono la forza di Allah», ha scritto un fedele.

Per buona parte dei musulmani l’Adhan non è solo un richiamo alla preghiera, ma esalta il trionfo dell’Islam, commenta la professoressa Susanne Schröter, dell’Università di Francoforte. I nuovi musulmani giunti in Germania, continua, sono diversi, non disposti alla tolleranza reciproca: «L’Islam è l’unica religione», dicono. Un giudizio contestato da Zekeriya Altug, a nome della Ditib: «Nelle moschee non si fa politica», afferma. Ma in alcune prevale la voce di Erdogan, trasmessa dagli imam, e che fa presa sui giovani.