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 2020  settembre 18 Venerdì calendario

Ripubblicato il saggio di Costantino Nigra sui canti popolari

«O caro amore, fammi un po’ un favore, / con la tua bocca fammi gridare; / se non puoi farlo con la bocca, / fallo con la pistola che hai di sotto». Nella traduzione italiana dal dialetto si perde l’assonanza tra bucca (bocca) e sutta (sotto), ma la richiesta rimane inequivocabile. Una contadina piemontese dell’800 avrebbe mai potuto scrivere – ammesso che non fosse analfabeta – o dire queste parole all’uomo che desidera? Certamente no, però poteva cantarle. E solo cantando si potevano offrire questi pratici consigli alla propria amante maritata: «Donna Lombarda, perché non mi ami? Perché hai marito. / Se tu hai marito, fallo morire. T’insegnerò. / Vai giù nell’orto del signor padre, e c’è un serpente. / Piglia la testa di quel serpente, pestala ben. / Mettila dentro n’una caraffa, / dagliela a ber».
L’editore Neri Pozza ripubblica (pp. 878, € 65) un testo fondamentale per la storia della cultura e della vocalità popolare italiana: Canti popolari del Piemonte di Costantino Nigra. Prima edizione 1888, quando il conte Nigra, bersagliere, poeta, uomo politico, diplomatico e senatore del Regno, ha 60 anni e sente il bisogno di raccogliere le ricerche cui si sta dedicando da tempo. In Italia è il primo a farlo e intercetta un sentire che coinvolgerà molti scrittori e musicisti europei, ansiosi di trovare nella musica e nella lingua popolare fermenti, spunti, invenzioni più libere rispetto alle strutture e ai codici della cultura dominante. Nigra sembra condividere questa preoccupazione, raccolta nello Zibaldone, di Leopardi: «Il fabbricare, per dir così, sul fondamento delle opinioni popolari, fu sempre lecito ai poeti, anzi fu loro sempre prescritto». Le «opinioni popolari» possiedono un contenuto di verità e di poesia che la civiltà moderna non deve perdere. L’interesse di Nigra è rivolto soprattutto al testo, raramente si preoccupa di trascrivere le melodie. E rimane singolare che a realizzare il progetto, a fine 800, in anni in cui nella neonata Italia si intensificano da Sud a Nord aspri conflitti sociali, sia un aristocratico. I protagonisti dei canti appartengono a quello che Nuto Revelli chiamerà, in un libro sempre attuale, Il mondo dei vinti. Perché ovunque, oggi come ieri, sono i vinti ad affidare al canto speranze e dolori, tracce della loro vicenda e vitalità.
Nigra, consapevole dell’importanza del proprio lavoro da pioniere, fa seguire la trascrizione dei canti da informazioni sulla fonte e le varianti; e azzarda ipotesi fascinose, ma difficilmente documentabili: Donna lombarda ha forse origini longobarde e in quella storia d’amore e di veleni c’è un’eco della vicenda, che risale al sesto secolo, di Rosmunda e Alboino? Oltre mille anni dopo è ancora e sempre una canzone a raccontarla? Nigra non disponeva dei mezzi tecnici per registrare quelle voci e sembra dolersene, forse intuendo il rischio di estinzione che questa cultura orale, contadina e montanara, stava correndo. A questa assenza rimedia ora la nuova edizione del volume, arricchita da due cd che contengono 154 registrazioni di canti piemontesi. L’introduzione dei tre curatori – Franco Castelli, Emilio Jona, Alberto Lovatto - sottolinea come l’aristocratico Nigra, fedele servitore di Casa Savoia, conceda scarso spazio ai canti di protesta, sociali e politici. E rimarca la differenza di ruolo tra il canto femminile e quello maschile: «Il gruppo maschile usa spesso la musica per confrontarsi con e per affermare la propria identità in rapporto al mondo esterno, mentre la musica femminile è legata al contesto della vita della comunità e in particolare del gruppo delle donne».
Canti popolari del Piemonte ha avuto la sua prima edizione «moderna», per Einaudi, nel 1957. Era un periodo formidabile per la riscoperta della cultura orale italiana. Nei primi Anni 50 l’etnomusicologo Alan Lomax, collaborando con Diego Carpitella, avvia un lavoro di registrazioni. Nel 1955 Pier Paolo Pasolini pubblica Canzoniere italiano. Antologia della poesia popolare e l’anno successivo Italo Calvino la raccolta Fiabe italiane. Roberto Leydi, Gianni Bosio, Cesare Bermani iniziano i propri percorsi di ricerca. Presto nasceranno i primi Canzonieri popolari che in Italia avvieranno un’impetuosa rinascita e riscrittura di tante canzoni, con forte connotazione politica antagonista. Oggi, musicalmente, rimane di rilievo l’esperienza del Canzoniere grecanico-salentino. Ma chi sono gli eredi dei cantori orali e delle ballate epico-narrative che affascinarono Nigra? Indubbiamente i rapper, che esprimono con versi e schemi ritmici egualmente semplici, il disagio, i desideri, le disperazioni che attraversano vasti settori della società, in particolare il mondo giovanile. Da Donna Lombarda a Eminem, la voce dei vinti risuona tra i secoli.