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 2020  settembre 17 Giovedì calendario

Periscopio

In piazza San Pietro i carabinieri erano cortesi mentre i gendarmi vaticani erano cattivi. Aldo Cazzullo e Fabrizio Roncone, Peccati immortali. Mondadori, 2019.
Luigi de Magistris (sindaco di Napoli, ndr) è un sindachetto di nome Giggino. Vincenzo De Luca, presidente della Regione Campania. Corsera.

A Botteghe Oscure (Pci) arrivò una tangente da un miliardo ma Di Pietro lo fece sparire dal processo. Antonio Socci. Libero.

Torniamo allo stato di diritto, calpestato per troppo tempo. Studiamo quel che volevano realizzare i padri costituenti, recuperiamo lo spirito della Costituzione, leggiamo i grandi costituzionalisti che ci hanno insegnato la civiltà del diritto. Forse, ci risparmieremo ulteriori convulsioni e umiliazioni della democrazia. Giulio Sapelli, storico dell’economia (Stefano Zurlo). il Giornale.

L’odio social neanche mi sfiora, è qualcosa che avviene su un pianeta nel quale non ho mai messo piede, né vorrò mai metterlo. Hai fatto bene a ritrarti da quella inutile bolgia. Il tempo è breve, le cose da fare tante, le nostre parole preziose. E la gente è migliore di come appare sui social. Michele Serra. il venerdì.

Il Pd dovrebbe sapere che le norme proposte contro i gadget fascisti sono a palese rischio di incostituzionalità, in quanto in contrasto con l’articolo 21 della Costituzione: «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione». Soprattutto dovrebbe sapere che, sul punto, la Corte costituzionale si è già espressa ripetutamente in passato, chiarendo che la possibilità di perseguire la manifestazione del pensiero e la propaganda di matrice fascista vige solo se sussiste un pericolo concreto per le istituzioni democratiche. Un orientamento che, peraltro, non è solo della suprema corte italiana ma anche della giurisprudenza tedesca riguardo al passato nazista. Luca Ricolfi. Il Messaggero.

Graziano Delrio è un pasticcione. Passato alle Infrastrutture, la sua efficienza non è migliorata. Nel suo primo anno di attività in questo ministero ci sono stati 360 scioperi dell’autotrasporto (Tir, bisarche ecc). Delrio ha fatto lo gnorri senza mai convocare le parti, detestando l’umile fatica delle trattative. L’opposto di Carlo Donat Cattin, ministro della sinistra dc degli anni 80, che pure dovrebbe fare parte del suo Pantheon. Infine il ponte di Messina, fata Morgana delle infrastrutture da mezzo secolo. Delrio evocava ogni tanto il ponte per dire che è «caducato», termine in uso a Reggio Emilia, sua città natale, al posto del nostro, annullato. Poi, taceva e parlavano altri del Pd per dire il contrario: il ponte si farà ad ogni costo. In genere, a fargli da controcanto, erano Matteo Renzi e il sottosegretario, Claudio De Vincenti, braccio destro del premier Gentiloni. Questi poi tacevano e si rifaceva vivo Delrio per ribadire che il ponte è caducato. La manfrina è durata due anni nell’indifferenza generale. In sintesi, dove c’è Delrio si va dal nulla al caos. Giancarlo Perna. LaVerità.

Del mio amore per Israele fatico a dar conto. È irruente, mi infiamma, non sente ragione, non arretra di fronte a niente. Io parlo sempre di Israele con i miei amici di destra (ride) perché devo sempre ribadire delle diversità di fondo che sono inconciliabili. Ognuno di noi deve fare i salti mortali per difendere le proprie ragioni perché la condizione umana è più complessa di qualsiasi riduzione a uno spazio politico: se così non fosse sarebbe una gran triste cosa. Giovanni Lindo Ferretti, dressatore di cavalli e musicista (Luca Valtorta). la Repubblica.
Le statistiche americane dichiarano la senescenza della psicanalisi. Il New York Post già nel 2015 rese noto uno studio tremendo: l’età media degli strizzacervelli è di 66 anni. Se negli anni d’oro (dagli anni 50 agli anni 80) ciascuno dei circa novemila psicanalisti Usa aveva circa 8/10 clienti al giorno, al giorno d’oggi la media è di 2,75, e alcuni fanno la fame e non hanno neppure uno al giorno da far sdraiare davanti al loro taccuino. Renato Farina. Libero.

Come la generazione dei loro padri, anche i genitori di adesso si sentono esclusi dall’universo dei figli. Ma con una differenza sostanziale: la rivoluzione tecnologica, simboleggiata dallo smartphone, ha creato una frattura non ricomponibile nella trasmissione e nella gerarchia dei valori. Il nuovo mito dominante è la spontaneità, la dittatura dell’istante che rende inutili e addirittura dannose le conoscenze ereditate dal passato. Antonio Polito, Riprendiamoci i nostri figli. Marsilio.

Andrea Ferro si sentì afferrare alle spalle e scaraventare contro il muro. Non reagì. Era paralizzato dalla sorpresa. Aggredito in un corridoio della Camera. Nella galleria con i ritratti dei presidenti che oltretutto portavano malissimo: gli ultimi, dalla Pivetti a Violante, da Bertinotti a Fini, dalla Boldrini a Fico, non avevano avuto fortuna. Aldo Cazzullo e Fabrizio Roncone, Peccati immortali. Mondadori, 2019.

Voto 7 – PILAR FOGLIATI – Se volete vedere qualcosa di nuovo, cercate il suo nome su Youtube: vi uscirà un video, girato con un telefonino in un rifugio di montagna, nel quale l’attrice nata ad Alessandria imita le varie parlate romanesche, dall’affettato pariolino al greve borgataro. Gli amici a tavola si sbellicano dalle risa. In un Paese serio meriterebbe uno show tutto suo in prima serata. Stefano Lorenzetto. Arbiter.

Ho realizzato nel mio libro una sorta di «fermo immagine» di alcuni protagonisti della vita culturale sovietica. Mi interessava coglierli, quasi fisicamente, nel momento della rivoluzione in corso. Che cosa fanno? Come reagiscono? Cosa amano? Da dove fuggono? Nabokov, ad esempio, scappa perché ha più da perdere che da guadagnare: suo padre è stato segretario del governo provvisorio. A Nina Berberova improvvisamente si rovescia la vita. Passerà in poche settimane dall’agiatezza borghese alla povertà assoluta. Alla Achmatova arrestano e condannano alla fucilazione l’ex marito, il poeta Gumelëv. Majakovskij si suiciderà nel 1930. Mandel’stam morirà in un gulag nel 1938, dopo aver scritto: «Mio secolo, mia belva, chi saprà guardare nelle tue pupille?». Ezio Mauro (Antonio Gnoli). il venerdì.

Dei miei romanzi colpiscono spesso i nomi dei personaggi. Generalmente li prendo dal Calendario di Frate Indovino, una bibbia popolare meravigliosa. Leggo i nomi ed è come se vedessi nascere i personaggi. Andrea Vitali, scrittore (Antonio Gnoli). la Repubblica.

Con i miei tre mesi attaccato come fotografo a Liz Taylor ho acquistato una piccola casa a Roma, non in centro, ma comunque un tetto. Attenzione: per ottenere il giusto servizio l’ho seguita a Londra, per l’Italia, ovunque, ma dopo ho venduto gli scatti in dieci Paesi del mondo. la Taylor non mi amava certo ma, alla fine, si era abituata, mi aveva soprannominato «Faccia di gomma», secondo lei quando la vedevo sorridevo, mentre al momento della foto diventavo serio, deciso; Richard Burton mi sopportava molto meno. Umberto Pizzi, fotografo (Fabrizio d’Esposito). Il Fatto quotidiano.

L’uomo è nato per soffrire e ci riesce benissimo. Roberto Gervaso.