Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2020  settembre 17 Giovedì calendario

Droni, dagli Usa il nuovo codice del cielo

Il futuro sta arrivando, è solo in leggero ritardo. Lo aspettano a Los Angeles dove Uber aveva promesso di sperimentare il trasporto passeggeri su drone già nel 2020. Ci vorrà ancora del tempo, non molto pare e il sindaco democratico Eric Garcetti si è portato avanti. Assieme al World Economic Forum, ha pubblicato le linee guida per la mobilità aerea urbana. Sette punti da rispettare se si vuole che la urban air mobility (Uam) sia un beneficio e non una condanna.
La sicurezza è al primo posto, per fare in modo che questa nuova forma di trasporto non sia pericolosa. Poi la sostenibilità, perché deve rappresentare un passo in avanti nella riduzione dell’inquinamento. Terza l’equità: dovrà essere disponibile per tutti e non appannaggio di una élite e dovrà fare poco rumore, per tutelare la quiete delle varie comunità. Il quinto punto è sulla multimodalità, si chiede che i droni si integrino alle forme esistenti di trasporto in maniera organica. Infine due punti essenziali: l’occupazione, ci si aspetta che questa rivoluzione l’aumenti e non la diminuisca; la necessità di puntare sulla condivisone dei dati, per fare in modo che privati ed enti pubblici sviluppino assieme servizi che rispondano alle reali esigenze dei cittadini.
«Vorremo che questa nuova rivoluzione prendesse piede nel modo corretto», racconta da Los Angeles Harrison Wolf, a capo del progetto Aerospace and Drones del World Economic Forum. «Ovvero in un quadro inclusivo ed equo. Molte tecnologie, anche nella mobilità, sono arrivate d’improvviso e ce ne siamo accorti quando era troppo tardi. Stavolta come orizzonte più probabile abbiamo il 2023, per questo era importante muoversi ora». Violeta Bulc, che è stata a capo della Direzione generale Mobilità e Trasporti della Commissione europea, ha pubblicato il suo piano per lo spazio urbano aereo, U-Space, regolamentando i voli dei velivoli con o senza pilota nelle nostre città. La fase sperimentale in teoria doveva cominciare a giugno per arrivare fino all’estate del 2022. Prevede tre categorie di droni i più pesanti dei quali, siamo oltre i 25 chili, potranno viaggiare in corridoi con un’ampiezza minima di 150 metri. Lungo i fiumi quindi o sopra i parchi. L’avvio di servizi in pianta stabile è invece proiettato fra il 2022 e il 2027. «Già, siamo un po’ in ritardo rispetto alle previsioni», commenta Paola Olivares, direttore dell’osservatorio droni del Politecnico di Milano. «E bisogna distinguere fra trasporto delle persone da quello delle merci. La prima è una frontiera lontana, da tutti i punti di vista. Mentre con le merci siamo un po’ più avanti. Negli Usa Google, Ups, Amazon hanno già cominciato. In Europa autorizzazioni formali e a lungo termine ancora non ci sono».
A sentirlo raccontare così l’avvento dei droni sembra fantascienza, ma lo è meno del miraggio delle auto a guida completamente autonoma di livello 4 o 5 nei centri urbani. «Si stanno muovendo in molti – conferma Wolf – e non bisogna ritrovarsi di nuovo con un salto in avanti a beneficio di pochi». Alla stesura delle linee guida del World Economic Forum, sviluppate negli ultimi nove mesi da un gruppo di lavoro di oltre cinquanta aziende e istituzioni, ha collaborato e aderito anche Helsinki. E con lei in tanti altri, da Airbus a Boeing, da Uber a Ups, fino a FedEx, Lockheed Martin, Porsche e Bmw. Il prossimo passo? Un’alleanza di città che condividano gli stessi valori per evitare che i droni portino più problemi che benefici.