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 2020  settembre 15 Martedì calendario

Il malato asintomatico è il Mattia Pascal dei nostri tempi

«Una volta scoperto e dunque non più ignoto a se stesso, l’insegnante asintomatico comincia a star male, non di Covid ma di quella che Pirandello chiamava estraneità, che non è la zona grigia della neutralità/ complicità, “né con lo Stato né con le Br”, non è il disagio del signor NéNé, “né un soldo né un uomo”, neppure è l’amore disperato di Ovidio “nec sine te nec tecum vivere possum”, ma è il territorio del vuoto del Fu Mattia Pascal che, perso tra due se stesso, aveva come unico svago quello di andare a visitare la propria tomba». Mi parla così Nino, professore di italiano in isolamento, uno dei tanti che non è malato ma non è sano, ovvero è malato ed è anche sano: asintomatico.
L’Organizzazione mondiale della Sanità dice che il contagio è raro, altri scienziati sostengono che l’asintomatico è l’untore vero, non l’innocente manzoniano perseguitato, ma l’infettante non infettato che davvero unge perché ha dentro di sé l’Alien ed è come se non ce l’avesse. Dunque il mio professore ha deciso che quando dovesse uscire dall’isolamento, guarire dalla malattia che non ha (la casistica racconta di un’asintomatica positiva a 13 tamponi in cinque mesi) terrebbe ai suoi ragazzi una lezione sull’asintomaticità, non dal punto di vista medico né epidemiologico, ma dal punto di vista della cultura generale a partire dal limbo, luogo d’elezione della civiltà dello zero a zero. Stanno infatti sul lembo del mondo color che son sospesi tra Inferno e Paradiso, candore e peccato, malattia e salute. Somiglia anche, l’asintomatico dottor Jekyll, al portatore sano di valori mafiosi descritto da Camilleri: non è mafioso, ma produce mafia. Del resto anche Gaber non temeva «Berlusconi in sé, ma Berlusconi in me». Nella tragedia greca, Edipo non sa di esser lui la causa della pestilenza a Tebe. La luce, nei laboratori di Fisica, è particella ed è anche onda. E, colpo di scena, nella Meccanica Quantistica il famoso gatto di Schrödinger, chiuso in una scatola d’acciaio insieme ad una piccola sostanza radioattiva, è contemporaneamente vivo e morto. Nel 1921, quando l’Italia era prossima alla guerra civile, Borgese, che sarebbe diventato limpidamente antifascista senza mai darsi al comunismo, raccontò la storia di Rubè, un giovane avvocato siciliano che assiste con sgomento alla lotta di classe sitting on the fence, seduto nel recinto tra due giardini. Ebbene, per caso a Rubè capita di morire incidentalmente travolto da una carica della polizia intervenuta a reprimere una rivolta popolare. Rubè muore da eroe. Ma di quale delle due parti opposte?
Forse l’asintomatico va rivalutato. Occupa infatti la fase della preparazione della decisione e perciò, alla fine, del ragionamento, che in Italia non significa solo bizantinismo. Sospendendosi dai luoghi noti e appendendosi in quelli ignoti, l’asintomatico forma, sotto traccia, nuovi codici: quelli del colpevole al quale non si può rimproverare nulla o, se preferite, dell’innocente al quale si può rimproverare tutto