ItaliaOggi, 15 settembre 2020
Periscopio
È tanto stupido che per trovare uno scopo alla sua vita ha dovuto fare un figlio. Cesare Pavese.
Occhetto ebbe l’intelligenza e l’onestà di dichiarare morto il nome «comunista». Ma questo annuncio non ha soppresso la pretesa dei compagni di ritenersi ancora i migliori. Il comunismo è morto, ma i comunisti no. Antonio Socci. Libero.
Berlinguer morì a Padova l’11 giugno 1984, il 13 ci furono le esequie cui partecipò più di un milione di persone, il 17, alle elezioni europee, il Pci ebbe il 33,33 per cento contro il 32,96 della Dc. Renato Farina. Libero.
Massimo D’Alema è un’altra cosa rispetto a tutti i post comunisti che recitano ancora la loro parte nel teatrino italiano. Sembra infatti arrivare addirittura da prima di Enrico Berlinguer. Appare un contemporaneo di Palmiro Togliatti il quale infatti quando lo incontrò da bimbetto (fu portato sul palo dal padre deputato del Pci) e lo udì tenere un discorso credette di trovarsi davanti non a un infante prodigioso ma a un nano a lui coetaneo. Antonio Socci. Libero.
Una volta credevo nella giustizia, adesso non più. Vedo solo i frutti dei giochi politici. E cosa posso pensare di una giustizia che il giorno del mio diciottesimo compleanno, sola, perché mia mamma era morta, non ha permesso a mio padre, un uomo che era tornato spontaneamente da un altro continente per farsi arrestare, di venire a darmi un bacio? Nicole Guarischi, figlia di Gianluca, consigliere regionale lombardo di Forza Italia (Luca Fazzo). Il Giornale.
L’azienda della famiglia ha fatto i viadotti dell’Autostrada del Sole. L’Autostrada del Sole è stata un’operazione titanica, che tutto il mondo ha ammirato. Le migliori imprese sono state coinvolte in centinaia di lotti, chiamarono i migliori progettisti e ingegneri italiani, orgogliosi di contribuire a questo progetto collettivo che univa il Paese. Era un’Italia in crescita, che aveva fiducia in se stessa. Uscivamo da una tragedia. All’inizio, il lavoro mancava, eravamo un Paese povero, ma c’era questa grande spinta a ricostruire, a ripartire. Il nostro primo incarico dopo la Liberazione fu in Grecia. Era opere da riparazione dei danni di guerra: dovevamo costruire, con altre imprese, tre dighe. Con mio marito Giuseppe vivevamo in una baracca, che ingentilivo con qualche fiore. Marida Recchi, 102 anni (Aldo Cazzullo). Corsera.
A un certo punto la nostra coppia prende strade diverse, Cochi il teatro, io il cinema che negli anni Ottanta divenne per me una gioiosa macchina da gag e incassi. Ho fatto 63 film, pure troppi, ma i produttori insistevano e i soldi fanno sempre piacere. Penso alle Comiche con Villaggio. Grande amico, ma stili diversi, il suo era un comicità fatta di ruzzoloni e smorfie. Però in ogni pellicola riuscivo a portare un po’ del mio umorismo, una gag... E ho fatto anche Sono fotogenico, Da grande, Il ragazzo di campagna. Renato Pozzetto, comico (Luigi Bolognini). la Repubblica.
Ci fu forse libertà quando la Cattolica espulse Emanuele Severino? I suoi scritti resero evidente l’incompatibilità con quella università. L’impianto del suo pensiero portava a escludere l’esistenza di Dio nel senso inteso dal cristianesimo. La vicenda precipitò dopo che il Santo Uffizio incaricò Cornelio Fabro di esaminare gli scritti di Severino per valutarne il grado di allontanamento dall’ortodossia. Fabro era uno studioso di Kierkegaard ma soprattutto una specie di Torquemada. Era un uomo potente e vendicativo. Ambizioso e di una superbia luciferina. Nel decidere l’espulsione di Severino si trovò perfettamente a suo agio. Evandro Agazzi, filosofo (Antonio Gnoli). la Repubblica.
Sulla copertina del mio primo libro, decisa dall’editore e che io non riuscii a fermare in tempo, c’è la foto di un partigiano barbuto che sfila per Milano il 6 maggio 1945, con il tricolore sabaudo alle spalle. Se tutti coloro che si vedono marciare in quella foto fossero veri partigiani, sulle montagne ci sarebbero stati solo posti in piedi. La verità è che gli italiani rimasero alla finestra a guardare su quale carro del vincitore salire. Vezio Bonera, scrittore cieco, 95 anni (Stefano Lorenzetto), Corsera.
Sono parecchi anni che l’Italia è stata invasa dalle parole angloamericane. È un fenomeno che riguarda tutto il pianeta, ma da noi la penetrazione è quella del coltello nel burro. In questi ultimi mesi, con il Covid 19, c’è stata un’accelerazione. Siccome siamo gente banale, il segnale più chiaro di questa faccenda è stato il calcio. D’accordo, il lessico originario del football è di matrice londinese. Cross, dribbling, corner. Ma di colpo durante le partite trasmesse nella calura di luglio a un certo punto l’arbitro fischia, e il telecronista dice: cooling-break. Pronuncia culing-brek. Perché? Che significa? Chiedetelo in giro. Data l’assonanza con la nota parola credevamo in tanti fosse un abbreviativo di vaffanculing, un noto slogan dei 5 stelle americani. Ho guardato con pazienza sul vocabolario: vuol dire «pausa di raffreddamento». Come dire: rinfresco, ricreazione. Renato Farina. Libero.
È stato lo stage dai Roca ad aprirmi gli occhi: cucina eccezionale, brigata eccezionale, chef visionari che divulgavano il sapere, spiegavano le ricette, trattavano tutti bene. Volevo essere una cuoca così. Nel 2006 ho venduto «Il Girasole», nel 2007 con Sandra Ciciriello, che all’epoca era la mia compagna, ho aperto «Viviana Varese» in via Adige. La stella è arrivata nel 2013, dal 2014 sto dentro Eataly, che per altro in questo momento mi sta aiutando perché non mi fa pagare l’affitto. Con Sandra ho lavorato fino al 2018 anche se non stavamo più insieme da tanti anni. Ora la mia socia è Ritu Dalmia, ho un’altra compagna che non fa il mio lavoro. Vivo in via Settembrini, perché nella vita tutto torna. E la fame di farcela non mi è ancora passata. Viviana Varese, chef del ristorante «Viva», una stella Michelin dentro Eataly Smeraldo, a Milano (Alessandra Dal Monte). Corsera.
L’importante è sventolare la bandiera giusta, al momento giusto, nel posto giusto. Roberto Gervaso.