13 settembre 2020
Appunti sul colonialismo
1. Dividiamo l’Africa in due: sopra il Sahara e sotto il Sahara.
2. Sotto il Sahara: Africa subsahariana (o, un tempo, “nera”). 24,3 milioni di chilometri quadrati. 2,5 volte l’Europa.
https://it.wikipedia.org/wiki/Africa_subsahariana
3. Colonialismo comincia nell’XI secolo e raggiunge il suo apice nel XIX secolo. Paesi colonizzatori: Francia e Gran Bretagna e, in misura minore, Germania, Portogallo, Italia, Belgio, Spagna e Paesi Bassi.
4. Durante tutto il Medioevo gli arabi, partendo dal Nordafrica, si prendevano gli schiavi, l’oro, l’avorio, derrate alimentari. Enorme commercio di schiavi deportari verso il mercati arabici, iraniani e indiani.
5. L’occupazione araba in Africa porta alla diffusione dell’Islam.
6. XVI secolo: I porti dell’Africa settentrionale e occidentale punto di riferimento per i navigatori portoghesi, inglesi, francesi e olandesi. Centri di smistamento e raccolta delle merci: oro, pelli, avorio, legni pregiati, caffè, pietre preziose. Prodotti destinati all’Europa. In circa due secoli, circa 11 milioni di schiavi furono rastrellati dalle tribù africane più interne, con incursioni da alcune tribù africane più potenti, e rivenduti ai mercanti di schiavi, detti “negrieri” (principalmente a portoghesi, arabi, boeri).
7. XVIII secolo: comincia l’import di schiavi africani verso gli Stati Uniti.
8. XVIII secolo: colonialismo moderno degli europei: meno schiavi e più merci. Le occupazioni precedeute da missioni esplorative.
9. «Ogni paese europeo inviò contingenti militari per occupare i territori dell’entroterra, formalmente ancora appartenenti a nessuno, e abitati da poche tribù. Ciò permise agli europei di appropriarsene senza scrupoli, in quanto senza giurisdizione. I territori furono occupati sia con la forza (principalmente nei territori musulmani) sia con la diplomazia, in alcuni casi, laddove le tribù preferirono assoggettarsi ai coloni piuttosto che ad altre tribù vicine e tiranne. I territori occupati quindi, furono proclamati colonie dai paesi europei colonizzatori» (wikipedia, storia del colonialismo).
10 Le cause che innescarono la “corsa alle colonie” fu chiamato scramble (dall’inglese corsa affrettata, ma anche scalata, arrampicata, zuffa) fu, ed è tuttora, un problema storiografico molto dibattuto. Possiamo qui individuare alcune interpretazioni:
Spiegazioni generali del fenomeno coloniale del XIX secolo:
Interpretazione economica (la più celebre, avanzata da Hobson per la prima volta, e ripresa da Lenin).
Fattori culturali e ideologici: la sicurezza tipica della società europea del XIX secolo, il fardello dell’uomo bianco e la giustificazione del diritto degli europei a soggiogare gli altri popoli (e gli africani in particolare), in nome di una presunta “missione civilizzatrice” o di una superiorità di razza.
Rivalità fra le potenze europee, in particolare il desiderio di procurarsi un proprio impero coloniale che potesse rivaleggiare con quello più grande del mondo, ovvero quello britannico.
Spiegazioni relative all’Africa:
Lo scramble fu innescato dalla conquista informale dell’India da parte della Gran Bretagna.
Lo scramble fu innescato dalle mire del re belga Leopoldo II, sul bacino del Congo, che misero in allarme le potenze europee (Francia e Gran Bretagna in primo luogo).
Lo scramble fu innescato dalla richiesta di merci per il “commercio legittimo” da parte dei mercanti europei che commerciavano con l’Africa dopo la fine della tratta degli schiavi (spiegazione valida in particolare per l’Africa occidentale)[senza fonte].
In generale possiamo dire che i benefici economici che le nazioni europee trassero dai loro possedimenti coloniali africani furono sempre molto minori di quelli che i promotori delle imprese coloniali si aspettavano (se non proprio assenti). La conquista dell’Africa fu accompagnata da una buona dose di improvvisazione e di suggestioni quasi mitiche (l’accesissima rivalità fra Francia e Gran Bretagna per mettere le mani sulle sorgenti del Nilo che sfociò nel confronto di Fascioda). Questo non toglie ogni validità alla spiegazione economica (quello che gli europei credevano poteva essere più importante dell’effettiva importanza economica dei territori che conquistarono) ma spinge a rivalutare i fattori politici. Spiega inoltre perché le potenze europee si siano rassegnate con relativa facilità a rinunciare ai loro imperi coloniali dopo la seconda guerra mondiale.
(wikipedia, storia del colonialismo).
11. L’Egitto fu per molti secoli sotto dominio turco-ottomano, fino alla dissoluzione di quest’ultimo, a partire dal XIX secolo. Divenne quindi oggetto di conquista da parte degli inglesi. Nel 1870 circa, infatti, il canale di Suez avrebbe costituito, per la Gran Bretagna, una via di comunicazione strategica di vitale importanza, considerati i rapporti commerciali con l’India (sottoposta già da tempo alla sua dominazione coloniale), e con la Cina. Dall’Egitto inoltre, le truppe inglesi sarebbero state in grado di controllare l’accesso all’Africa, all’Asia e al Medio Oriente. Nel 1869, per la costruzione del canale, il chedivè d’Egitto, Isma’il Pascià, fu largamente e provvisoriamente finanziato dai banchieri francesi ed inglesi. Nel 1875, il governo inglese riuscì ad appropriarsi della parte di azioni del canale di Suez di proprietà di Ismail. Quando nel 1879 Ismail annunciò che non avrebbe rimborsato il debito, sia Gran Bretagna che Francia assunsero il controllo delle finanze, e lo costrinsero ad abdicare. Nel 1882 quindi, scoppiò una rivolta, guidata da Orabi Pashà. La Gran Bretagna riuscì a reprimere la sommossa, ed inaugurò la sua dominazione informale, portando il paese ad un lento processo politico che, nel 1914, portò il paese ad essere un protettorato inglese. Agli egiziani fu lasciata la loro autonomia amministrativa, obbligandoli a dipendere economicamente dagli europei.
Durante la prima guerra mondiale, l’Egitto giocò un ruolo chiave per i contingenti militari inglesi in arrivo dalle colonie dell’Impero britannico.
Nel 1922 poi, L’Egitto fu dichiarato un Regno indipendente, almeno fino alla guerra arabo-israeliana del 1948, che portò alla successiva caduta della monarchia nel 1953, per diventare una Repubblica semipresidenziale.
(wikipedia, storia del colonialismo).
12. La conquista inglese allarmò la Francia, mentre la Germania intervenne come mediatrice, nella speranza di guadagnare a sua volta compensi territoriali. Intanto Leopoldo II, sovrano del Belgio, stava progettando di trasformare il bacino del fiume Congo in una colonia sotto il suo diretto controllo e a questo scopo aveva mandato in Africa il celebre esploratore Henry Morton Stanley. La Francia rispose inviando il proprio agente Pietro Savorgnan di Brazzà, italiano naturalizzato francese, nella regione del fiume Congo. Il risultato fu una complessa spartizione dell’Africa che prese le mosse nel 1885 con la conferenza di Berlino. La conferenza sancì la creazione dello Stato Libero del Congo, colonia personale di Leopoldo II e stabilì che da quel momento in poi un paese europeo che accampasse diritti sulle coste africane doveva dimostrare di poter avere un controllo effettivo del territorio.
I capi delle popolazioni indigene spesso accettavano spontaneamente di firmare i “trattati” con cui cedevano la loro sovranità alle potenze europee, non rendendosi conto di cosa stavano facendo o di quale sarebbe stata la portata dell’occupazione colonialista. Quando le gravi conseguenze si fecero sentire, i vari popoli spesso si ribellarono, ma non riuscirono a contrastare gli europei che portavano con sé armi ed equipaggiamento moderno.
(wikipedia, storia del colonialismo).
Cronologia della colonizzazione africana
0 – «Le coste africane? Spiagge veramente meravigliose, ma pessimi porti naturali. Fiumi? Fiumi incredibili, ma inadatti a trasportare alcunché, con tutte quelle cascate. Sono solo due dei tanti problemi che aiutano a spiegare perché l’Africa non è tecnologicamente e politicamente di successo come l’Europa occidentale o il Nordamerica. Ci sono tante aree problematiche nel mondo, ma poche lo sono quanto l’Africa, che pure possedeva un vantaggio iniziale non da poco avendo dato i natali a homo sapiens 200.000 anni fa. Ma i progenitori dell’umanità erano separati da tutti gli altri dal deserto del Sahara e dagli Oceani Indiano e Atlantico. Quasi tutto il contnenter nero si sviluppò isolatamente dalla massa continentale aurasiatica, dove idee e tecnologie viaggiavano da est a ovest, e da ovest a est, ma non da nord a sud. L’Africa, un continente immenso, ha sempre avuto regioni diverse, con climi diversi e culture diverse, accomunate peraltro dall’isolamento reciproco e nei confronti del mondo esterno. L’idea generale della geografia africana è profondamente sbagliata. Pochi si rendono conto di quanto l’Africa sia enorme. Questo perché usiamo quasi tutti la proiezione cilindrica centrografica modificata di Mercatore che, come altre mappe, trasla una sfera sulla superficie piana e quindi distorce le forme. L’Africa è molto più lunga di come viene rappresentata...» «La geogrtafia di questo continente immenso si può spiegare in vari modi, ma il più semplice è suddividerla nel terzo superiore e nei due terzi inferiori. Il terzo superiore inizia sulle coste mediterranee dei paesi nordafricani di lingua araba. Le pianure costiere digradano rapidamente nel deserto del Sahara, il deserto sabbioso più grande del mondo, appena un po’ più piccolo degli Stati Uniti. Immediatamente a sud del Sahara c’è la regione del Sahel, una striscia di terra sabbiosa, semiarida e disseminata di rocce che misura quasi 5.000 chilometri nel punto più largo e si estende dal Gambia, sulla costa atlantica, attraversando il Niger, il Ciad e l’Eritrea fino al Mar Rosso. La parola sahel viene dall’arabo sahil che significa “costa”, ed è così che la vedono gli abitanti della regione: la costa di quell’infinito mare di sabbia che è il Sahara. Dal Sahel al Mediterraneo, la stragrande maggioranza degli abitanti è musulmana, mentre a sud del Sahel le fedi religiose sono molto più diversificate (…) Quasi tutti i fiumi del continente pongono un problema perché nascono in montagna e scendono precipitosamente a valle con salti che ostacolano la navigazione. Per esempio, il maestoso Zambesi sarà anche il quarto fiume dell’Africa, con i suoi 2650 chilometri, e un’attrazione spettacolare per i turisti con le sue tumultuose rapide e le cascate Vittoria, ma come rotta commerciale serve a poco. Attraversa sei paesi, scendendo da un’altezza di 1.500 metri quando sfocia nell’Oceano Indiano, in Mozambico. Alcuni tratti sono navigabili dalle chiatte, ma non sono collegati tra loro, il che limita fortemente il trasporto delle merci. Diversamente da quanto avvenuto in Europa, che ha il Danubio e il Reno, questo problema ha ostacolato i contatti e gli interscambi tra le regioni, il che ha inciso a sua volta sullo sviluppo economico, e ha impedito la formazione di vaste zone commerciali. I grandi fiumi del continente – il Niger, il Congo, lo Zambesi, il Nilo e altri ancora – non sono collegati tra loro anche per un fattore umano. Mentre Cina, Russia e Stati Uniti hanno una lingua unificante che facilita il commercio, in Africa esistono migliaia di lingue e nessuna cultura unitaria è venuta a dominare aree di dimensioni omogenee. L’Europa, per contro, era abbastana piccola per avere una lingua franca con cui comunicare, mentre la sua configurazione geografica incoraggia l’interazione. Quando l’Africa si aprì al mondo esterno quasi nessuna popolazione aveva la scrittura, la carta, la polvere da sparo o la ruota» [2].
8000 a.C – Scoperta dell’agricoltura. «Ma nel profondo Sud c’erano poche piante e ancora meno animali disposti a farsi addomesticare. La giungla si alternava alle paludi, al deserto o ai ripidi altipiani, nessuno dei quali si prestava alla coltivazione del grano o del riso o all’allevamento delle pecore. Rinoceronti, gazzelle e giraffe si rifiutavano ostinatamente di diventare animali da soma – o, come spiega Diamond in un passaggio memorabile: “La storia avrebbe potuto prendere tutt’altra piega se gli eserciti africani, alimentati da carne di giraffe da cortile e appoggiati da una rinoceronteria avessero invaso l’Europa e spazzato via i suoi soldati alimentati a carne di montone e appoggiati dalla cavalleria”» [2].
XII secolo a.C. – Introduzione del cammello nel sistema di trasporti arabo.
XI secolo a.C. – Gli arabi risultano insediati nell’attuale Nigeria. Sbarcarono anche sulla costa orientale e si insediarono in posti come Zanzibar e Dar es Salaam odierna Tanzania [2].
IX secolo a.C – Gli arabi hanno già attraversato il Sahara [2].
VII secolo d.C. – «I mercanti in arrivo dal Medio Oriente o dal Mediterraneo facevano affari nel Sahara, dopo l’introduzione dei cammelli, da quasi duemila anni, attingendo soprattutto alle enormi riserve di sale della zona; ma fu solo dopo le conquiste arabe del VII secolo che si crearono le condizioni per un allargamento dei traffici verso sud» [2].
XV secolo – Quando approdarono finalmente sulla costa occidentale, nel XV secolo, gli europei trovarono pochi porti naturali per le loro navi. Diversamente dall’Europa o dal Nordafrica dove le coste frastagliate creano profonde insenature naturali, la costa africana è prevalentemente piatta. e una volta sbarcati facevano fatica a penetrare all’interno per la difficoltà di navigare i fiumi, oltre ai problemi legati al clima e alle malattie. sia gli arabi sia gli europei si portarono dietro nuove tecnologie che tennero quasi sempre per sé, e portarono via tutto quello che trovarono di buono, soprattutto risorse naturali e persone [2].
XV-XVI secolo – «Lo schiavismo esisteva da molto tempo prima che l’umanità tornasse nei luoghi in cui aveva origine. I mercanti del Sahel usavano migliaia di schiavi per trasportare enormi quantità della merce locale allora più preziosa, il sale, ma gli arabi avviarono la pratica di subappaltare la cattura degli schiavi a capitribù locali che poi li portavano sulla costa. Tra il XV e il XVI secolo, quando l’impero ottomano arrivò al massimo splendore, centinaia di migliaia di africani, provenienti in massima parte dalla regione del Sudan erano già trasferiti a Istanbul, al Cairo, a Damasco e in quasi tutto il mondo arabo. Gli europei li imitarono prontamente, superando gli arabi e i turchi nella fame di schiavi e nel maltrattamento degli sventurati che venivano caricati in massa sulle navi negriere ancorate al largo della costa occidentale» [2].
1482 – Il portoghese Diogo Cão scopre la foce del Congo [3]
1483 – Guerra dell’oppio. L’oppio era stato introdotto in Cina da lungo tempo, e già dal 1483 veniva largamente consumato alla corte degli imperatori della dinastia Ming [45] [49].
1492 – Cristoforo Colombo scopre l’America.
1497 – Nel 1496 il re Enrico VII d’Inghilterra, in seguito ai successi di Spagna e Portogallo nell’esplorazione, commissionò a Giovanni Caboto di condurre un viaggio alla scoperta di un percorso verso l’Asia attraverso il Nord Atlantico.[7] Caboto partì nel 1497, cinque anni dopo la scoperta europea dell’America, e nonostante avesse raggiunto la costa di Terranova (ritenendo, erroneamente come Cristoforo Colombo, di aver raggiunto l’Asia), non vi fu alcun tentativo di fondare una colonia [7].
1509, 21 aprile – Enrico VIII incoronato re d’Inghilterra.
1510 – I portoghesi sconfiggono il sultano locale e si insediano a Goa, sulla costa occidentale dell’India [46]
1511 – I portoghesi si insediano a Canton e forse anche a Macao (vedi 1552). «I portoghesi furono i primi Europei a giungere alla città nel 1511 attraverso il mare, grazie al loro monopolio delle rotte commerciali; da allora presso gli europei si diffuse il nome di Canton, derivato da una traslitterazione francese del portoghese Cantão. Più tardi i portoghesi furono espulsi dalle loro colonie in Guangzhou, mantenendo il controllo di Macao (occupata sempre nel 1511) e utilizzandola come base commerciale per la città nel 1557. Essi avrebbero avuto quasi un monopolio sul commercio straniero nella regione fino all’arrivo degli olandesi nel XVII secolo» [48].
1517 – Lutero affigge le 95 tesi sul portone della Cattedrale di Wittenberg.
1534 – Enrico VIII separa la Chiesa d’Inghilterra dalla Chiesa cattolica. Questo atto è tra i fondamenti indeologici dell’inimicizia tra l’Inghilterra scismatica e la cattolica Spagna.
1552 – I portoghesi si insediano a Macao e ne fanno il loro centro commerciale per i traffici con la Cina [47]. «Con la colonizzazione portoghese di Goa in India e di Macao in Cina nel XVI secolo ebbero avvio i primi traffici commerciali marittimi tra Europa e Cina, al di fuori dell’antica via della seta. Il mercato cinese era largamente autosufficiente e i prodotti che importò dall’Europa furono irrisori in confronto a quelli esportati. Nei secoli successivi, si venne quindi a creare un pesante deficit commerciale per le potenze europee, a cominciare dalla Spagna, che esportava dalle Filippine in Cina più argento di quanto arrivasse al Celeste Impero dalla via della seta. Anche il Regno Unito si trovava ad importare dalla Cina più di quanto esportasse, a causa della forte domanda interna di tè, seta e porcellana» [45].
1559, 15 gennaio – Elisabetta I incoronata regina d’Inchilterra.
1562 – La Corona Inglese incoraggia i corsari John Hawkins e Francis Drake ad impegnarsi in attacchi contro le navi spagnole e portoghesi al largo della costa dell’Africa occidentale, al fine di irrompere nel sistema commerciale Atlantico [7].
1578 – Elisabetta I d’Inghilterra concede una licenza a Humphrey Gilbert perché esplori i territori più lontani. Nello stesso anno, Gilbert navigò per le Indie Occidentali con l’intenzione di impegnarsi nella pirateria e stabilire una colonia in Nord America, tuttavia la spedizione si interruppe prima di aver attraversato l’Atlantico [7].
1583 – Gilbert intraprende un secondo tentativo, in questa occasione si dirige verso l’isola di Terranova il cui porto era formalmente richiesto dall’Inghilterra, tuttavia non lasciò coloni sul posto. Gilbert non sopravvive al viaggio di ritorno in Inghilterra [7].
1584 – Al fratellastro di Gilbert, Walter Raleigh, viene trasferita la licenza di Gilbert. Raleigh fonda la colonia di Roanoke, sulla costa dell’odierna Carolina del Nord, ma la mancanza di rifornimenti provoca il fallimento dell’insediamento [7].
1585-1604 – Guerra anglo-spagnola.
1588, 8 agosto – L’Invincibile Armada spedita contro gli inglesi è distrutta dalle tempeste.
1600 – La regina Elisabetta I d’Inghilterra accorda una “carta” o patente reale alla Compagnia britannica delle Indie orientali che le conferisce per 21 anni il monopolio del commercio nell’Oceano Indiano [8].
1602, 20 marzo – Nasce in Olanda la Compagnia olandese delle Indie orientali [7]. «Alla fine del XVI secolo, Inghilterra e Paesi Bassi iniziarono a sfidare il monopolio del Portogallo nel commercio con l’Asia. Vennero fondate società per azioni private per finanziare i viaggi, la inglese (e poi britannica) compagnia britannica delle Indie orientali e la Compagnia olandese delle Indie orientali, istituite rispettivamente nel 1600 e 1602. L’obiettivo principale di queste società fu quello di sfruttare il lucroso commercio delle spezie, concentrandosi principalmente su due regioni: l’arcipelago delle Indie orientali e l’India. In definitiva, anche se l’Inghilterra superò nel breve termine i Paesi Bassi come potenza coloniale, il sistema finanziario di quest’ultima si dimostrò più avanzato e solido e le tre guerre anglo-olandesi XVII secolo gli lasciarono una posizione più forte in Asia. Cessate le ostilità dopo la Gloriosa rivoluzione del 1688 quando l’olandese Guglielmo I d’Orange salì al trono inglese, portando la pace tra i Paesi Bassi e l’Inghilterra. Un accordo tra le due nazioni lasciò il commercio delle spezie dell’arcipelago delle Indie orientali ai Paesi Bassi e l’industria tessile dell’India all’Inghilterra. Ben presto il commercio dei tessuti superò, in termini di redditività, quello delle spezie e dal 1720 la società britannica superò la concorrente olandese come profitti» [7]. La Compagnia olandese delle Indie orientali «fu costituita il 20 marzo 1602 con un capitale sociale di 6.459.840 fiorini[1] sottoscritto dalle sei Camere olandesi (Amsterdam, Middelburg, Enkhuizen, Delft, Hoorn e Rotterdam) quando il governo le garantì il monopolio delle attività commerciali nelle colonie in Asia, dopo che la ribellione delle Province Unite contro la Spagna (1566) e il passaggio del Portogallo sotto la dominazione spagnola (1580) avevano chiuso ai mercanti olandesi i porti di rifornimento tradizionali (Cadice e Lisbona), costringendoli a procurarsi le spezie direttamente all’origine... Alla Compagnia era stato concesso il monopolio per ventun anni dei traffici olandesi tra il Capo di Buona Speranza e lo Stretto di Magellano, nonché l’autorità di edificare fortilizi, stipulare trattati e muovere guerra. Nella prima metà del XVII secolo la Compagnia prese piede nell’arcipelago delle Molucche (Amboina nel 1605, Banda nel 1609) dove la sottomissione dei principati marittimi di Ternate, Tidore e Batjam portò al culmine la sua potenza» [23].
1603, 24 marzo – Morte di Elisabetta I d’Inghilterra. Sale al trono Giacomo I. Ora in pace con il suo principale rivale, l’attenzione degli inglesi si sposta sul depredare colonie di altre nazioni e stabilirne di proprie in territori d’oltremare. «Prende forma l’impero britannico del Nord America: con l’insediamento degli inglesi nel nord America e nelle isole minori dei Caraibi e con la nascita di imprese private, in particolare la Compagnia britannica delle Indie orientali, che si occupano di amministrare le colonie e il commercio estero. Questo periodo, che finirà con la perdita delle tredici colonie dopo la guerra d’indipendenza americana alla fine del XVIII secolo, viene definito da alcuni storici come il “primo impero britannico"» [7]
1604, 28 agosto – Trattato di Londra, pone fine alla guerra tra Inghilterra e Spagna. A questo punto, la Spagna era la potenza dominante in America e si accingeva ad esplorare l’oceano Pacifico, il Portogallo aveva stabilito rapporti commerciali e costruito fortezze dalle coste dell’Africa e del Brasile verso la Cina, e la Francia aveva iniziato a colonizzare la zona intorno al fiume di San Lorenzo, che in seguito diventerà la “Nuova Francia” [7]. Re Giacomo I concede ad altre compagnie i diritti di commerciare con le Indie Orientali. La Compagnia britannica delle Indie orientali era dotata di un capitale iniziale di 72.000 sterline suddiviso tra 125 azionisti. Era gestita da un governatore e da 24 direttori che formavano la Corte dei Direttori. Questi venivano nominati ed erano responsabili davanti all’Assemblea dei proprietari [8].
1605, 18 novembre – La nave olandese Duyfkne naviga da Bantam verso la costa occidentale della Nuova Guinea. il capitano è Willem Janszoon che raggiunge il bordo orientale del Mare degli Arafura, senza avvistare lo Stretto di Torres, virando nel Golfo di Carpentaria [35].
1606, 26 febbraio – Janszoon sbarca sulle rive del fiume Pennefather, che sfocia sulla costa occidentale della Penisola di Capo York nel Queensland, vicino all’attuale città di Weipa: si tratta del primo sbarco documentato di un europeo sul continente australiano. Janszoon proseguì, disegnando la mappa delle coste australiane per circa 320 km, ritenendole un’estensione verso sud della Nuova Guinea. Trovando la zona paludosa e la gente inospitale (dieci dei suoi uomini vennero uccisi in varie spedizioni lungo la costa), una volta nei pressi di Capo Keerweer (vale a dire Dietrofront), a sud della Baia di Albatross, decise di ritornare, nel giugno del 1606, a Bantam. Ribattezzò la terra appena scoperta Nieu Zelandt in onore della provincia olandese della Zelanda: la denominazione non ebbe successo ma sarebbe stata riutilizzata in seguito da Abel Tasman per designare la Nuova Zelanda. Durante le sue esplorazioni, la Duyfken navigò le acque dello Stretto di Torres nel marzo del 1606, alcune settimane prima che Luis Váez de Torres lo attraversasse. Janszoon tornò in Olanda ritenendo che la costa sud della Nuova Guinea fosse unita alla terra che lui aveva esplorato, tanto che le mappe olandesi riprodussero l’errore per molti anni [35].
1607 – Primo insediamento permanente inglese in America, a Jamestown, in Virginia, guidato dal capitano John Smith e gestito dalla Virginia company [7]. L’isola di Bermuda è reclamata dall’Inghilterra a seguito del naufragio della Sea Venture, la nave di punta della Virginia Company [7].
1609 – Re Giacomo concede il monopolio dei commerci con le Indie orientali alla Compagnia inglese delle Indie Orientali. Non c’è data di scadenza alla concessione [8]
1612 – La Compagnia inglese delle Indie orientali apre una filiale a Surat, in India [8].
1612-1614 – La Compagnia britannica delle Indie orientali stabilsce filiali anche sulla Costa del Coromandel nel Golfo del Bengala. Fonda la sua prima manifattura a Surat. Ma non sfonda perché la concorrenza della Compagnia delle Indie olandese è troppo forte [8].
1615 – Nel 1615, Sir Thomas Roe fu inviato dal re Giacomo I presso l’imperatore moghul Jahangir. Lo scopo di questa missione era di ottenere per la Compagnia inglese delle Indie orientali il diritto esclusivo di fondare filiali commerciali in certe piazze come Surat. In cambio la Compagnia proponeva di offrire all’imperatore prodotti europei. Fu dunque firmato un trattato e gli Inglesi poterono sviluppare piazzeforti a Surat, Bombay, Madras (dove fece fortuna Elihu Yale) e Calcutta [8].
1619 – La Compagnia olandese delle Indie orientali estromette francesi e inglesi dal Mar di Giava, Occupa Bantam e fonda Batavia (Giacarta) [23].
1620 – Fondazione di Plymouth. «Plymouth fu fondata come rifugio per i separatisti religiosi puritani, più tardi conosciuta come i “Pilgrims”; la fuga dalle persecuzioni religiose sarebbe diventato il motivo principale per molti inglesi aspiranti coloni per rischiare l’arduo viaggio transatlantico» [7]
1620, 18 agosto – Guerra dell’oppio. Morte dell’imperatore cinese Wanli, della dinastia Ming, grande fumatore d’oppio [45]. «Nel 1997 il Ministro della Pubblica Sicurezza cinese pubblicò un libro che riportava i risultati dell’analisi delle ossa dell’imperatore Wanli eseguita nel 1958, nelle quali furono trovati residui di morfina a livelli così elevati da provare la dipendenza dell’imperatore dall’oppio e che ne avesse ingerito ingenti quantità, un’abitudine molto diffusa alla corte dei Ming dal 1483 [49].
1624 – L’autorizzazione della Virginia Company è revocata e il monitoraggio diretto della Virginia è assunto dalla corona inglese. Viene fondata così la colonia della Virginia.
1634 – Fondazione della colonia del Maryland, com erifugio dei cattolici romani.
1636 – Fondazione della colonia del Rhode Island, come rifugio di tutti i credenti in qualche religione che fossero perseguitati [7].
1639 – Fondazione della colonia del Conncticut, come rifugio dei congregazionisti [7].
1641 – La Compagnia olandese delle Indie orientali impianta case di commercio a Johore e Malacca [23].
1644 – La costa australiana scoperta da Willem Janszoon nel 1606, viene battezzata dall’olandese Abel Tasman “Nuova Olanda”. Gli olandesi, tuttavia, non vi impiantano nessuna colonia [36].
1647 – la Compagnia inglese delle Indie orientali dispone in India di 23 filiali e 90 dipendenti [8].
1651, 9 ottobre – «A seguito del rifiuto da parte delle Province Unite di divenire di fatto uno stato del Commonwealth Britannico, Cromwell fa approvare dal parlamento britannico un atto di navigazione che obbliga a trasportare le merci verso i porti del suo territorio esclusivamente con navi battenti bandiera britannica o dei paesi dai quali provenivano le merci. Ciò di fatto escludeva dai traffici marittimi la flotta mercantile olandese che rappresenta la maggior fonte economica della nazione. A seguito di questo atto scaturirono quattro guerre tra inglesi e olandesi che durarono per oltre un ventennio» [20]. «Inizialmente le colonie dei Caraibi vennero viste dagli inglesi come le più importanti e redditizie d’Inghilterra, ma nonostante diversi tentativi, la colonizzazione fallì. Nel 1604, un tentativo di stabilire una colonia nella Guyana era durato solo due anni senza riuscire a trovare giacimenti d’oro, il suo obiettivo principale. Gli insediamenti di Santa Lucia (1605) e Grenada (1609) dovettero rapidamente essere abbandonati, tuttavia vennero fondate con successo delle colonie a St. Kitts (1624), Barbados (1627) e Nevis (1628). Le colonie adottarono fin da subito il sistema delle piantagioni di zucchero utilizzate con successo dai portoghesi in Brasile, che facevano ricorso al lavoro degli schiavi e, inizialmente, le navi olandesi attraccavano nei porti per vendere gli schiavi e comprare lo zucchero. Per garantire profitti sempre più elevati e che il commercio rimanesse nelle mani dei soli inglesi, il Parlamento, nel 1651, decretò che solo le navi battenti bandiera inglese avrebbero potuto esercitare il commercio nelle loro colonie. Questo decreto portò all’instaurarsi di ostilità con la Repubblica delle Sette Province Unite (cioè l’Olanda, così chiamata dal 1581 al 1795) che sfociò nelle quattro guerre anglo-olandesi (1652-1784) che avrebbero rafforzato la posizione dell’Inghilterra nelle Americhe, a scapito degli olandesi» [7]. Sui coloni americani l’effetto dei Navigation Acts sarebbe stato minimo, dal punto di vista economico. Ma «the political friction which the acts triggered was more serious, as the merchants most directly affected were most politically active» [28].
1652 – La Compagnia olandese delle Indie orientali stabilisce basi fortificate al Capo di Buona speranza [23].
1652, maggio – Battaglia di Goodwin Sands e Prima guerra anglo-olandese. «Il casus belli che scatenò la prima guerra anglo-olandese accadde nel maggio del 1652 quando, nel Canale della Manica, una flotta mercantile olandese, incrociando una flotta britannica, non ammainò le bandiere in segno di saluto come previsto dall’atto di Cromwell. L’ammiraglio Robert Blake aprì il fuoco dando inizio alla battaglia di Goodwin Sands che terminò con la vittoria dei britannici. Dopo numerosi scontri la guerra ebbe termine con la vittoria della Gran Bretagna che vide il riconoscimento del Commonwealth da parte dell’Olanda e la sua accettazione dell’atto di navigazione che aveva dato origine alla guerra» [20].
1655 – L’Inghilterra toglie agli Spagnoli l’isola di Giamaica [7].
1660 – A Londra viene fondata la Company of Royal Adventurers Trading to Africa. «It was granted a monopoly over English trade along the West coast of Africa, with the principal objective being the search for gold» [21].
1660 – Fondata dagli inglesi la Royal African Company, «ricevendo da re Carlo il monopolio del commercio per la fornitura di schiavi per le colonie britanniche dei Caraibi. Fin dall’inizio, la schiavitù è stata un’attività basilare dell’impero britannico nelle Indie Occidentali. Fino a quando il commercio degli schiavi non fu abolito nel 1807, la Gran Bretagna fu responsabile dell trasporto di 3,5 milioni di schiavi africani verso le Americhe, un terzo di tutti gli schiavi trasportati attraverso l’Atlantico. Per facilitare questo commercio, furono edificati dei forti sulla costa dell’Africa occidentale: come nell’isola James, Accra e Bunce. Nei Caraibi inglesi, la percentuale della popolazione di origine africana passò dal 25% del 1650 a circa l’80% nel 1780 e nelle 13 colonie dal 10% al 40% nello stesso periodo. Per i mercanti di schiavi, tale commercio fu estremamente redditizio, e divenne un importante pilastro economico per città inglesi occidentali come Bristol e Liverpool, che costituirono il terzo angolo del cosiddetto commercio triangolare con l’Africa e le Americhe. a causa delle dure condizioni di trasporto degli schiavi, dovute alla scarsa igiene e alla malnutrizione, si stima che il tasso medio di mortalità durante il viaggio fosse di uno su sette» [7]
1661 – La Compagnia olandese delle Indie orientali stabilisce basi commerciali a Malabar [23].
1663 – Gli inglesi costituiscono la provincia della Carolina [7].
1663 – «In 1663 a new charter was obtained for the Company of Royal Adventurers Trading to Africa, which also mentioned the trade in slaves. With the help of the army and navy, it established forts on the West African coast that served as staging and trading stations, and was responsible for seizing any English ships that attempted to operate in violation of the company’s monopoly (known as interlopers). In the “prize court,” the King received half of the proceeds and the company half from the seizure of these interlopers» [21].
1664 – In America, con la resa di Fort Amsterdam, l’Inghilterra ottenne il controllo della colonia olandese dei Nuovi Paesi Bassi, ribattezzandola New York. Ciò fu successivamente formalizzato nei negoziati al termine della seconda guerra anglo-olandese, in cambio del Suriname [20] • L’ammiraglio inglese Robert Holmes attacca i centri commerciali olandesi in Africa, dato che la Royal Adventurers to Africa aveva perso la maggior parte dei suoi, tranne Cape Corse.
1665 – La Compagnia olandese delle Indie orientali stabilisce basi nel Borneo settentrtionale e missioni a Formosa [23].
1665, 4 marzo. L’Inghilterra dichiara guerra all’Olanda. È la Seconda guerra anglo-olandese. «La Gran Bretagna aveva conquistato alcuni territori e colonie olandesi in Africa e in Nord America, territori che erano poi stati riconquistati dagli olandesi. Dopo una serie di battaglie navali e terrestri con risultato alterno si concluse con il trattato di Breda del 31 luglio 1667» [20].
1666 – Gli inglesi colonizzano le Bahamas [7].
1667, 31 luglio – Il Trattato di Breda conclude la II Guerra anglo-olandese. «I britannici ottennero il mantenimento dei territori attorno a Nuova Amsterdam (oggi New York) mentre gli olandesi si videro riconoscere la sovranità sul Suriname» [20]. Il trattato di Breda (1667) sancì l’esistenza di un impero coloniale olandese d’oriente costituito da una serie di basi commerciali fortificate dal capo di Buona Speranza (1652) a Timor, passando per lo scalo persiano di Bandar Abbas. La situazione di assoluto monopolio di cui la Compagnia godeva nel commercio di alcuni prodotti permise agli azionisti di realizzare profitti altissimi, con un dividendo del 22% nell’arco della sua esistenza con punte del 132,5% nel 1610 e del 37,5% nel 1619, malgrado cospicui reinvestimenti per rafforzare la compagnia dal punto di vista militare ed economico» [23].
1667 – Guai per la Company of Royal Adventureers to Africa, fortemente indebitata.
1668 – La Company of Royal Adventureers to Africa fonda la Gambia Adventurers. «This new company was separately subscribed and granted a ten-year licence for African trade north of the Bight of Benin with effect from 1 January 1669» [21].
1668 – Triplice alleanza tra Inghilterra, Paesi Bassi e Svezia (Trattato di Dover) [20].
1670 – Il re d’Inghilterra, Carlo II, istituisce, «tramite una royal charter, la Hudson’s Bay Company (HBC), concedendole il monopolio del commercio di pellicce nella zona conosciuta come la “Terra di Rupert”, che avrebbe poi formato una gran parte del dominion del Canada. Forti e stazioni commerciali vennero stabilite dalla HBC e furono spesso oggetto di attacchi da parte dei francesi, che avevano fondato le loro colonie di commercio di pellicce nell’adiacente Nuova Francia» [7].
1670 – Re Carlo II d’Inghilterra accorda per decreto alla Compagnia inglese delle Indie orientali il diritto di acquisire nuovi territori, di battere moneta, di comandare delle truppe armate e di esercitare la giustizia sui propri territori. La compagnia si avvia quindi a divenire una formidabile macchina di potere, non solo in India ma anche in Inghilterra [8].
1672 – I francesi invadono i Paesi Bassi. I Paesi Bassi si alleano con la Spagna, conducono la guerra sia in terra che in mare e costringono gli anglo-francesi a ritirarsi. È la III Guerra anglo-olandese [20].
1672 – Fondata a Londra la Royal African Company, cui viene concesso il monopolio nel commercio degli schiavi per le colonie britanniche dei Caraibi [7]. «In 1672, the original Company of Royal Adventurers Trading to Africa re-emerged, re-structured and with a new charter from the king, as the new Royal African Company. Its new charter was broader than the old one and included the right to set up forts and factories, maintain troops, and exercise martial law in West Africa, in pursuit of trade in gold, silver and African slaves. At the end of 1678, the licence to the Gambia Adventurers expired and its Gambian trade was merged into the company. In the 1680s the Company was transporting about 5,000 slaves a year to markets primarily in the Caribbean across the Atlantic. Many were branded with the letters “DY”, for its Governor, the Duke of York, who succeeded his brother on the throne in 1685, becoming King James II. Other slaves were branded with the company’s initials, RAC, on their chests. Between 1662 and 1731, the Company transported approximately 212,000 slaves, of whom 44,000 died en route. By that time, they also transported slaves to English colonies in North America. Ship’s crew mortality rates were often similar and sometimes greater than the mortality rates amongst the slaves. Its profits made a major contribution to the increase in the financial power of those who controlled the City of London. From 1694 to 1700, the company was a major participant in the Komenda Wars in the port city Komenda in the Eguafo Kingdom in modern-day Ghana. The company allied with a merchant prince named John Cabess and various neighbouring African kingdoms to depose the king of Eguafo and establish a permanent fort and factory in Komenda» [21].
1674 – Il Trattato di Westminster conclude la III Guerra anglo-olandese [20].
1675-1678 – Guerra tra i coloni americani del New England e gli indiani della regione. Da Londra non arriva nessun aiuto. «This contributed to the development of a unique identity, separate from that of the British people» [28].
1681 – Fondata la colonia della Pennsylvania. «Le colonie americane ebbero un successo finanziario inferiore rispetto a quelle dei Caraibi, ma possedevano grandi aree di buon terreno agricolo e attrassero la maggior parte degli emigranti inglesi, anche in virtù dei loro climi temperati» [7].
1683 – I cinesi (dinastia Qing) reclamano il possesso di Formosa. «Dopo che la Cina reclamò il controllo di Formosa nel 1683, il governo Qing si aprì e incoraggiò il commercio dall’estero. Canton emerse rapidamente come un porto tra i più adattabili per il commercio e molto presto, molte navi straniere arrivarono per scambiare le proprie merci. I portoghesi a Macao, gli spagnoli a Manila, e gli armeni e i musulmani dall’India utilizzavano già il porto per il commercio negli anni 1690, quando i francesi e gli inglesi cominciarono a frequentare il porto attraverso il Sistema Canton. Altre compagnie presto seguirono: la compagnia inglese delle Indie Orientali nel 1717; la Compagnia olandese delle Indie orientali nel 1729; la prima nave danese nel 1731, che fu seguita da una nave della Compagnia Asiatica Danese nel 1734; la Compagnia svedese delle Indie orientali nel 1732; seguita da qualche occasionale nave prussiana o italiana; gli statunitensi nel 1784 e la prima nave dall’Australia nel 1788» [48].
1685, 6 febbraio – Morte a Londra di Carlo II Stuart d’Inghilterra. «Negli ultimi anni del regno di Carlo II d’Inghilterra (1661-1685) il governo si era basato su un accordo tra la Corte, da una parte, e la Chiesa e il partito Tory (conservatore), dall’altra, cercando di annientare i loro avversari Whigs (progressisti) e vigilare su ogni minimo accenno di opposizione o di libera manifestazione di opinioni proprie. Intorno alla successione del trono di Carlo II d’Inghilterra, ci fu una disputa molto accesa: una parte del Parlamento non voleva che Giacomo II, fratello minore di Carlo II, prendesse il potere. A dare manforte a questo partito c’era l’Exclusion Bill, votato dal Parlamento inglese nel 1679, che escludeva dalla successione Giacomo II, duca di York, per il fatto che Giacomo II era cattolico e si temeva che avrebbe imposto una dittatura alla francese (eccidio degli ugonotti in Francia da parte di Luigi XIV). Fu questo il periodo in cui si iniziarono a definire i due partiti politici Whig e Tory. I primi favorevoli all’Exclusion Bill, i secondi, invece, contrari a esso e sostenitori del rispetto della linea di successione.» [25].
1685, 23 aprile – Giacomo II, nonostante l’Exclusion Bill, viene incoronato re d’Inghilterra a Westimnster [25].
1685, 11 giugno – In Inghilterra, ribellione di Monmouth, figlio illegittimo di Carlo II, organizzata da alcuni membri whig poi esiliati in Olanda. Contestano l’ascesa al trono di Giacomo II. «Il duca di Monmouth sbarcò a Lyme Regis l’11 giugno 1685 e per le successive cinque settimane il suo esercito di anticonformisti, artigiani e contadini si scontrò con le milizie locali e con l’esercito regolare comandato da Louis de Duras, II conte di Feversham e da John Churchill, che poi venne nominato duca di Marlborough» [26].
1685, 6 luglio – Battaglia di Sedgemoor, sconfitta di Monmouth. Giacomo II Stuart resta in trono [26].
1685, 15 luglio – Decapitato a Londra Monmouth [26].
1689 – The Royal African Company acknowledged that it had lost its monopoly with the end of royal power in the Glorious Revolution, and it ceased issuing letters of marque. To maintain the company and its infrastructure and end its monopoly, parliament passed the Trade with Africa Act 1697 (9 Will. 3 c. 26)
1697 – Il parlamento inglese vota l’African Act
1697 – Il Parlamento inglese vota l’African Act. «Among other provisions, this act opened the African trade to all English merchants who paid a ten per cent levy to the Company on all goods exported from Africa. This development was advantageous for merchants in Bristol even if, like the Bristolian Edward Colston, they had already been involved in the trade. The number of slaves transported on English ships subsequently increased dramatically. The Company continued purchasing and transporting slaves until 1731, when it abandoned slaving in favour of ivory and gold dust» [21].
1707 – Trattato dell’Unione tra Scozia e Inghilterra. Gli scozzesi convinti dagli esiti disastrosi della loro politica coloniale sull’istmo di Panama. Nasce il Regno di Gran Bretagna [7].
1722 – From 1668 to 1722, the Royal African Company provided gold to the English Mint. Coins made with such gold are designed with an elephant below the bust of the king and/or queen. This gold also gave the coinage its name, the guinea [21].
1729 – Guerra dell’oppio. «l’imperatore Yongzheng proibisce nel 1729 la vendita e l’uso dell’oppio, permettendone l’importazione solo a fini terapeutici. In virtù di tale decisione i britannici avevano evitato a lungo di portarlo in Cina, ed erano stati i portoghesi a continuarne l’esportazione a Macao per farne medicinali» [45].
1731 – La Royal African Company abbandona il commercio degli schiavi in favore del commercio d’avorio e oro [21].
1739 – Federico II di Prussia scrive in francese l’Antimachiavelli, lodato da Voltaire. «È dunque la giustizia, si sarebbe detto, che deve rappresentare lo scopo principale di un sovrano, è dunque il bene dei popoli che governa che egli deve anteporre a qualsiasi altro interesse. A cosa portano allora tutte quelle idee di interesse, di grandezza, di ambizione e di despotismo? Possiamo concludere che il sovrano, ben lungi dall’essere il padrone assoluto dei popoli che sono sotto il suo dominio, per quel che lo concerne non ne è che il primo servitore» [18].
1740 – «Alla fine del Seicento la potenza della Compagnia olandese delle Indie orientali cominciò a scemare, sia per la concorrenza francese e inglese, sia per la cattiva amministrazione, sia per le ingenti spese militari dovute alle frequenti ribellioni indigene. Nel 1740, semplici voci sulla deportazione della popolazione di etnia cinese dall’area di Batavia (Giacarta) portarono a disordini diffusi. I militari olandesi perquisirono le case dei cinesi a Batavia in cerca di armi. Quando una costruzione prese fuoco accidentalmente, i militari e i cittadini più poveri iniziarono a massacrare la popolazione cinese saccheggiandone le proprietà. Questo massacro di cinesi fu ritenuto sufficientemente grave dal consiglio di amministrazione della Compagnia da farle subire un’indagine ufficiale governativa per la prima volta nella sua storia» [23].
1740, 31 maggio – Sale al trono Federico II di Prussia.
1740, 20 ottobre. Morte di Carlo VI d’Asburgo, imperatore d’Austria. Non ha figli maschi, ha stabilito che a succedergli sia Maria Teresa (Prammatica sanzione del 1713), le altre potenze a suo tempo si sono dette d’accordo. Ma adesso Federico II di Prussia pensa che sia il momento di approfittarne per annettersi la Slesia (la Slesia oggi polacca, con propaggini in Cechia e Germania, capitale Breslavia). La Slesia: «Ricca di terra fertile, miniere di carbone e sorgenti di acque minerali, era una regione fiorente e assai redditizia per gli Asburgo. Ai tempi i regnanti e i loro consiglieri badavano in ogni caso più a rivendicazioni ereditarie e considerazioni strategiche, ideali o di prestigio dinastico, che a valutazioni strettamente economiche. Inoltre il numero degli abitanti veniva valutato come un indice diretto di ricchezza. Per l’Austria, la Slesia costituiva una zona strategica di frontiera, cerniera di raccordo con la Prussia e la Polonia. Parimenti per la Prussia, il cui nucleo brandeburghese era povero di terre fertili, costituiva una risorsa vitale, sia per la sua popolazione, ai tempi in larga misura germanizzata e protestante, che per la posizione di cuscinetto. Oggi la regione appartiene in gran parte alla Polonia» [15].
1740, 16 dicembre – Guerra di successione austriaca: Federico II di Prussia invade la Slesia [9].
1741, 10 aprile. Guerra di successione austriaca: Federico II di Prussia batte gli austriaci a Mollwitz (Małujowice, Polonia): caso piuttosto raro per l’epoca unità di fanteria riescono vittoriose in campo aperto sulla cavalleria. Federico, alla fine della battaglia, era convinto di aver perso data la superiorità apparente della cavalleria austriaca sulla fanteria prussiana e fuggì rifugiandosi a «Oppeln per studiare una tattica da seguire: arrivato alla fortezza, Federico bussò al portone, ignaro del fatto che la fortezza era tornata saldamente in mani austriache ed era presidiata da molti soldati nemici. Il caso volle che i soldati austriaci, non riconoscendo Federico, invece di prenderlo in ostaggio, cosa che avrebbe regalato la vittoria all’Austria, lo cacciarono via impedendogli l’accesso al castello e costringendolo a riparare a Breslavia. Qui, saputo della vittoria riportata, ordinò, per la vergogna provata, di non pronunciare più il nome di Mollwitz, maledicendo inoltre la cavalleria, che infatti da quella battaglia verrà surclassata dalla rinomata fanteria prussiana [10].
1741, 31 luglio – Guerra di successione austriaca: l’elettore di Baviera, Carlo Alberto, aiutato dai francesi, dichiara la sua candidatura al trono di Vienna occupando Passau (Passavia, oggi in Baviera, la città dei tre fiumi). Il suo diritto si basa sul suo matrimonio con Maria Amalia, figlia minore di Giuseppe I, fratello di Carlo VI d’Asburgo [9].
1741, fine di settembre – Guerra di successione austriaca: sono schierati con la Baviera, oltre alla Francia, la Spagna e la Sassonia-Polonia, tutti intenzionati a dividersi le spoglie dell’impero austriaco ai danni di Maria Teresa. Sono schierati con Maria Teresa solo gli inglesi [9].
1741, 9 ottobre – Guerra di successione austriaca: Trattato di Kleinschnellendorf, Maria Teresa d’Austria si impegna a cedere la Bassa Slesia a Federico II di Prussia. Federico II cessa la guerra [9].
1741, 6 dicembre – Colpo di stato in Russia. Elisabetta Petrovna, figlia di Pietro il Grande, 32 anni, rovescia Anna Leopoldovna, reggente per l’infante Ivan VI, colpevole di un’eccessiva tassazione e di un’esagerata adesione alla politica austriaca. «Alla mezzanotte del 6 dicembre 1741, con l’aiuto di amici personali, inclusi l’archiatra di corte Jean Armand de Lestocq, il suo ciambellano, Michail Illarionovič Voroncov, il suo futuro marito Aleksej Razumovskij, e Aleksandr e Pëtr Šuvalov, due gentiluomini di palazzo, Elisabetta si reca nella caserma del Reggimento Preobraženskij, dove si attira le simpatie delle guardie d’onore con un discorso deciso e li convince a seguirla al Palazzo d’Inverno, dove la reggente si trovava in assoluta sicurezza. Avendo arrestato tutti i ministri fedeli alla zarina, Elisabetta sorprende Anna e suo figlio nei loro letti, e convoca tutti i notabili laici ed ecclesiastici alla loro presenza. La rivoluzione si protrae sino alle otto del mattino successivo quando intervengono anche alcuni cittadini che erano stati informati della congiura». Sceglie come ministro degli Esteri un uomo che detesta, Aleksej Petrovič Bestužev-Rjumin. «Egli rappresenta la fazione anti francese ed anti prussiana del consiglio dei ministri, e il suo piano è quello di progettare un’alleanza tra Inghilterra, Austria e Russia la quale, per il tempo, era indubbiamente la più conveniente per la Russia. Numerosi attentati di mano russa contro Federico il Grande e Luigi XV furono tentati dalla polizia di Bestužev, che nel frattempo protegge la corte ed Elisabetta stessa durante i suoi primi anni di regno, quando si trova al centro di continui intrighi e cospirazioni» [16].
1742, gennaio-febbraio – Guerra di successione austriaca: forte recupero austriaco, gli ungheresi aiutano Maria Teresa [9].
1742, febbraio – Guerra di successione austriaca: «Carlo Emanuele III di Sardegna, dapprima aderente al blocco antiaustriaco, impaurito dalle mire spagnole sulla Lombardia si allea con Maria Teresa» [9].
1742, 12 febbraio – Guerra di successione austriaca: Carlo Alberto di Baviera, che ha occupato Linz e Praga e s’è già fatto incoronare re di Boemia, è eletto imperatore [9].
1742, 17 maggio – Guerra di successione austriaca: Federico II di Prussia, temendo che Maria Teresa, rinfrancata dal recupero militare di gennaio-febbraio, non voglia più cedergli la Bassa Slesia, riprende la guerra contro Maria Teresa e sconfigge gli austriaci a Chotusitz (oggi Chotusice, in Cechia) [9].
1742, 11 giugno – Guerra di successione austriaca: nei preliminari di Breslavia, Federico II di Prussia ottiene da Maria Teresa Slesia e contea di Gratz [9].
1742, fine – Guerra di successione austriaca: gli austriaci rientrano in possesso di Praga [9].
1743, 27 giugno – Guerra di successione austriaca. Forte intervento inglese a fianco di Maria Teresa d’Austria contro i francesi. Battaglia di Dettingen (Karlstein am Main, Baviera): «l’armée pragmatique (costituita da inglesi, hannoveriani, assiani e austriaci) al comando del re d’Inghilterra (ma nato ad Hannover) Giorgio II sconfigge i francesi [9].
1743, 17 settembre – Guerra di successione austriaca: Maria Teresa d’Austria si fa convincere dalla diplomazia inglese a concludere una pace separata con Carlo Emanuele III re di Sardegna e sigla il Trattato di Worms, con cui cede al Piemonte alcuni territori della Lombardia [9].
1743, 25 ottobre – Guerra di successione austriaca: il Trattato di Worms spinge Francia e Spagna a stringere maggiormente la loro alleanza. Si stipula il Patto di Famiglia di Fontainebleau: Luigi XV s’impegna ad aiutare Filippo (poi duca di Parma) nella conquista della Lombardia e di Parma e Piacenza nonché a dichiarare guerra alla Gran Bretagna [9].
1744, 15 giugno – Guerra di successione austriaca: alleanza formale contro Maria Teresa d’Austria tra Federico II di Prussia e la Francia [9].
1744, agosto – Guerra di successione austriaca: «Nella tarda primavera del 1744 i francesi avevano attaccato con grandi forze i Paesi Bassi austriaci, ma la manovra fu interrotta dall’esercito di Carlo di Lorena, penetrato in Alsazia. Costui, a sua volta, fu costretto tuttavia a una precipitosa ritirata verso gli Stati ereditari austriaci dopo l’improvvisa invasione della Boemia da parte di Federico II» [9].
1744, 10 agosto: Guerra di successione austriaca: «in Italia meridionale gli ispano-napoletani sorprendono a Velletri (10 ag. 1744) il generale austriaco J.J.K. z Lobkovic, infliggendogli una dura sconfitta» [9].
1744, 22 ottobre – Guerra di successione austriaca: «In Italia settentrionale le forze franco-ispane, che avevano cercato di impadronirsi di Cuneo, sono costrette a ritirarsi» [9].
1744, novembre – Guerra di successione austriaca: «Federico II di Prussia conquista Praga, ma successivamente l’arrivo delle forze di Carlo di Lorena lo costringe a evacuare la capitale boema» [9].
1745, 20 gennaio – Guerra di successione austriaca: morte di Carlo Alberto di Baviera. Gli succede il figlio Massimiliano Giuseppe.
1745, 22 aprile – Guerra di successione austriaca: Massimiliano Giuseppe conclude con Maria Teresa d’Austria la guerra dal lato bavarese (trattato di Füssen) [11]
1745, 7 maggio – Guerra di successione austriaca: Genova si schiera con i franco-spagnoli (Trattato di Aranjuez) [9].
1745, 11 maggio – Guerra di successione austriaca: sforzo decisivo dei franco-spagnoli, che in seguito alla vittoria di Maurizio di Sassonia sugli anglo-olandesi a Fontenay occupano gran parte dei Paesi Bassi austriaci e obbligano, in Italia, Carlo Emanuele a convenire su preliminari di pace, dopo essersi impossessati di parte del Piemonte e di tutta la Lombardia [9].
1745, 17 ottobre – Guerra di successione austriaca: la Dieta di Francoforte riconosce imperatore Francesco Stefano di Lorena, marito di Maria Teresa d’Austria [9].
1745, 25 dicembre – Guerra di successione austriaca: Trattato di Dresda conclude le ostilita tra Maria Teresa d’Austria e Federico II di Prussia, a cui Maria Teresa cede (molto malvolentieri) la Slesia [9].
1746, 7 settembre – Guerra di successione austriaca: Carlo Emanuele III e Maria Teresa costringono il nemico franco-spagnolo a sgomberare il Piemonte e la Lombardia e occupano Genova [9].
1746, autunno – Guerra di successione austriaca: si comincia a trattare la pace, anche per via delle continue vittorie di Maurizio di Sassonia nelle Fiandre [9].
1748, 18 ottobre – Guerra di successione austriaca: il Trattato di Aquisgrana, firmato anche dai russi che hanno 30 mila uomini sul Reno [16], pone fine alla guerra di successione austriaca. Clausole: «restituzione di tutti i territori conquistati dai contendenti; assegnazione a don Filippo di Borbone dei ducati di Parma, Piacenza e Guastalla; ritorno allo status quo ante del ducato di Modena e della Repubblica di Genova; rinnovo, a favore della Gran Bretagna, del Trattato dell’Asiento del 1713; conferma della successione protestante al trono inglese; riconoscimento della Prammatica sanzione (successione di Maria Teresa al trono asburgico) e anche riconoscimento dell’imperatore austriaco Francesco; assegnazione alla Prussia della Slesia» [9]. «Federico II vedeva infatti confermato il possesso della Slesia a danno dell’Austria, mentre Carlo Emanuele III di Savoia, re di Sardegna, otteneva l’alto novarese, Vigevano e Voghera. Elisabetta Farnese, vedova da tre anni di Re Filippo di Spagna, si era vista riconoscere i propri diritti ereditari sul Ducato di Parma e Piacenza, che ebbe a riassegnare, a sua volta, al proprio figlio secondogenito, don Felipe, dando origine in tal modo alla quarta dinastia Borbone in Europa: i Borbone di Parma. Solo il riassetto geo-politico degli Stati italiani aveva soddisfatto i plenipotenziari firmatari del trattato di pace, ponendo le premesse per una stabilità della penisola che si protrarrà fino all’intervento napoleonico nel 1796. Su altre questioni le varie potenze manifestavano invece un generalizzato stato di insoddisfazione. In particolare Maria Teresa d’Asburgo, anche per l’insistenza dell’alleato britannico ad ottenere la pace, in cambio di notevoli perdite territoriali aveva ottenuto solo il riconoscimento dell’elezione imperiale di Francesco I di Lorena e una riconferma della “Prammatica Sanzione”, già oggetto di trattati precedenti. I motivi di attrito tra Francia e Gran Bretagna e tra Austria e Prussia erano evidenti e incolmabili e non tardarono quindi a sfociare in guerra aperta» [15].
1749, 5 maggio – Guerra dei Sette anni: Wenzel Anton von Kaunitz, durante una riunione segreta (Geheine Konferenz) del Consiglio privato di Maria Teresa d’Austria, sostiene che la Slesia va recuperata e che per questo bisogna spezzare l’alleanza franco-prussiana e stringere un’alleanza con la Francia contro Federico II di Prussia. Maria Teresa è d’accordo. Kaunitz viene di conseguenza mandato ambasciatore a Versailles, dove resterà fino al 1753 [14]
1749-1750 – Guerra dei Sette anni: Maria Teresa d’Austria, insoddisfatta del Trattato di Aquisgrana, piena di ranconre verso l’ex alleato inglese che l’aveva costretta a firmare, progetta di riprendersi la Slesia. «Malgrado fosse più interessata alle questioni interne che alla politica estera, i piani dell’abile von Kaunitz per la riconquista della Slesia ottennero rapidamente il suo consenso. Quest’abile politico riteneva che oramai la Prussia avesse sostituito la Francia come nemico principale degli Asburgo e faceva forza su argomenti ideali che avevano molta presa sulla sovrana, che aveva tutte le ragioni per nutrire astio verso il “brigante di Potsdam”, come veniva chiamato a corte Federico II di Prussia. Parallelamente ad accordi segreti in funzione anti-prussiana con Elisabetta di Russia, trattative diplomatiche con i Borbone di Francia con l’obiettivo di staccarli dall’alleanza con Federico II furono così avviate fin dal 1750. Tuttavia esse languivano tra proposte e controproposte, in virtù del solco tracciato tra le due dinastie da secoli di guerre e dalla ritrosia di Luigi XV ad abbandonare l’alleato, per quanto si fosse già dimostrato scarsamente affidabile. Tantomeno il re era disposto ad aderire ai piani di smembramento vero e proprio della potenza prussiana che facevano parte della strategia austriaca. Da parte francese era comunque all’opera un forte partito filo-austriaco guidato da Madame de Pompadour, che aveva tra i suoi protetti il de Bernis, che giocò una parte importante negli accordi e sarebbe divenuto ministro degli esteri prima di cadere in disgrazia» [13].
1750, dicembre – Guerra dei Sette anni: Memorandum di Galissonière: «La Gran Bretagna si poneva come garante del mantenimento dello status quo sul continente europeo. Le sue priorità erano infatti in primo luogo la sicurezza del vulnerabile possedimento ereditario dell’Hannover e in subordine quella degli alleati Paesi Bassi, rispetto alle quali ostacolare l’espansionismo borbonico. Tesa allo sviluppo dei commerci e del dominio sui mari, non aveva interesse a impegnarsi in un nuovo conflitto sulla terraferma o ad appoggiare le rivendicazioni austriache sulla Slesia. In Gran Bretagna era piuttosto convinzione comune che in previsione di un conflitto continentale con la Francia il tradizionale alleato austriaco avrebbe fatto la sua parte, per quanto fosse uscito indebolito dal conflitto precedente. Per ovviare a ciò vennero stipulati accordi di fornitura di truppe con diversi stati minori tedeschi (cioè gli stati minori fornivano truppe agli inglesi. Gli inglesi s’aspettavano una fornitura di soldati anche dai russi [17]). Nella prima metà del Settecento la Francia si era aperta importanti sbocchi commerciali con la Turchia, nel bacino del Mediterraneo e nella stessa America spagnola, a danno dei concorrenti britannici, i quali dopo la guerra di successione spagnola sembravano aver ottenuto l’egemonia del commercio in Sudamerica. I generi di lusso come gli specchi, le porcellane di Sèvres, i mobili, le trine francesi conquistavano i mercati europei. Inoltre i francesi avevano una posizione di primo piano nel traffico delle merci coloniali grazie allo zucchero delle loro colonie nelle Antille. Anche l’India venne invasa di manufatti francesi: la Francia ai tempi di Luigi XIV aveva ottenuto nell’entroterra del Bengala il centro di Chandernagore e sulla costa la base di Pondichéry, da dove si allargò fino a competere con olandesi e inglesi nel commercio della cannella e delle cotonine indiane. Il primato francese nell’esplorazione dell’interno del continente nordamericano e le conseguenti rivendicazioni territoriali erano inoltre un ostacolo all’espansione delle vivaci colonie britanniche costiere. Punti di forza della Francia erano l’alleanza con molte tribù indiane nell’America settentrionale, i minori costi degli schiavi in Africa e dello zucchero nelle Antille. Vi erano però anche diversi punti di debolezza: lo stato francese era guidato dall’aristocrazia feudale e il sostegno statale dato alla borghesia francese nella competizione con quella inglese era scarso. Inoltre la popolazione coloniale francese era minore di quella di origini britanniche: ai tempi della guerra in Nordamerica vi erano circa 60.000 coloni francesi contrapposti ai circa 2.000.000 britannici. Nondimeno presso la corte di Versailles aveva avuto ampio successo un memorandum proposto nel dicembre 1750 da una commissione guidata dal conte di Galissonière, che aveva servito come comandante generale a Quebec. Con notevole acume e una miscela di argomenti pratici e idealistici, egli sosteneva che l’espansione delle colonie inglesi e del commercio britannico non solo minacciava direttamente le colonie francesi in Nordamerica, ma indirettamente minava anche il predominio francese in Europa. Questo rendeva a suo parere necessario sostenere colonie in perdita come il Canada francese e la Louisiana. [15]
1751 – Il parlamento inglese vara il Currency Act, con cui si limita fortemente l’uso del denaro di carta nelle colonie americane. Il timore è che i coloni saldino i loro debito con la madre patria ricorrendo a una valutata fortemente svalutata [
1752 – Testamento spirituale di Federico II di Prussia [17].
1753 – Kaunitz diventa Cancelliere a Vienna.
1753 – Guerra dei Sette anni: «Mentre l’Austria era impegnata in complesse manovre diplomatiche per rientrare in possesso della Slesia, il governo inglese, sollecitato da Giorgio II, si prodigava a garantire la sicurezza dei possedimenti ereditari hannoveriani, fertili e ricchi di miniere ma scarsamente difendibili. Dotata di un esercito terrestre poco numeroso, la Gran Bretagna era solita trattare la fornitura di contigenti militari alleati in cambio di sussidi. Il governo guidato da Newcastle si era rivolto fin dal 1753 a quello russo, spinto in questo anche dalla diplomazia austriaca. Secondo l’uso del tempo si garantiva inoltre da tempo la presenza alla corte russa di un partito filo-inglese con bustarelle» [15].
1754, 28 maggio – Guerra dei Sette anni: piccolo scontro tra francesi e inglesi a Jumonville Glen (Pennsylvania): «Un attacco all’alba condotto da poche decine di miliziani coloniali, guidati dal giovane George Washington, e loro alleati Mingo colse di sorpresa un contingente di 35 canadesi guidati da Joseph Coulon de Villiers» [15].
1755 – Guerra dei Sette anni: la marina inglese inizia ad attuare un blocco navale per impedire l’arrivo di rinforzi francesi nella Nuova Francia (Acadia, Canada, Baia di Hudson, Terranova e Louisiana, si tratta in parte dell’attuale Quebec francese), mentre in Nordamerica affluiscono reparti di linea britannici [15].
1755, 8 giugno – Guerra dei Sette anni: battaglia di Belle Isle (Canada orientale, tra Labrador e Terranova): «una flotta inglese intercettò alcune navi di linea francesi rimaste attardate e ne catturò due. L’episodio sollevò molta eccitazione in Francia e Gran Bretagna» [15].
1755, estate – Guerra dei Sette anni: contatti tra inglesi e prussiani per la sicurezza dell’Hannover. «Allorché il conflitto con la Francia divenne aperto, il timore per un’entrata in campo della Prussia a fianco della Francia aumentò tra gli inglesi. Il governo inglese decise quindi di accelerare un accordo con i russi per poterlo utilizzare come spauracchio verso l’ambizioso Federico. Del resto al tempo le relazioni tra Gran Bretagna e Prussia erano pessime: Federico si rifiutava di ripagare il cosiddetto “debito slesiano”, originato da un prestito inglese a Carlo VI d’Asburgo durante la guerra di successione polacca, e si poneva come campione della causa dei giacobiti. In contraccambio la Gran Bretagna aveva sequestrato navigli commerciali prussiani. Malgrado ciò, nell’estate del 1755 vi erano stati contatti diplomatici diretti, con discussioni in merito a garanzie per la sicurezza dell’Hannover» [15].
1755, 9 luglio – Guerra dei Sette anni: eccidio del fiume di Monongahela (presso Braddock, Pennsylvania): «un contingente guidato dal gen. Edward Braddock, che comprende parte di due reggimenti di linea inglesi ed è diretto ad assediare Fort Duquesne, è annientato da uno molto più piccolo di miliziani francesi e nativi alleati poco oltre un guado del fiume Monongahela. L’utilizzo di spiegamenti e tattiche europee si dimostra infatti assai poco adatto alle foreste americane. Lo shock è grande, ma i britannici si dimostrarono capaci di imparare presto la lezione» [15].
1755, 1° novembre – Grande terremoto a Lisbona
1756, 16 gennaio – Guerra dei Sette anni: Trattato di Westminster, siglato a Londra tra inglesi e prussiani. «Dagli esiti della guerra di successione austriaca erano emersi diversi motivi di frizione tra la Gran Bretagna e l’Austria, che minavano la tradizionale alleanza anglo-austriaca in funzione anti-borbonica. La Gran Bretagna, che sussidiava economicamente l’Austria, era rimasta scontenta della debolezza militare da essa dimostrata. Alla fine l’aveva praticamente abbandonata, forzando Maria Teresa alla cessione di diversi territori pur di finire la guerra, cosa che l’Asburgo aveva mal digerito. La potenza inglese d’altro canto era concentrata sul commercio e l’espansione coloniale, che comportavano un’inevitabile conflitto su scala mondiale con la Francia. Le preoccupazioni di Giorgio II per i possessi ereditari dell’Hannover, esposti a un attacco francese, ne guidavano la politica sul continente. Desiderando unicamente lo status quo sulla terraferma e non volendo impegnare le proprie forze in un conflitto continentale da cui non aveva nulla da guadagnare, la Gran Bretagna ignorava quindi le rivendicazioni di Maria Teresa. Del resto la diplomazia austriaca si era oramai allineata alle posizioni di von Kaunitz, nominato Cancelliere di Stato nel 1753, che sosteneva già dal 1749 la necessità di riavvicinarsi alla Francia in funzione anti-prussiana, in quanto la Gran Bretagna aveva interessi troppo divergenti da quelli asburgici e la Prussia si era oramai definita come il maggior nemico dell’Austria. In particolare il Kaunitz riteneva vantaggioso per lo stato asburgico la perdita delle lontane e poco difendibili province olandesi, la cui economia era oltretutto minata dalla preponderanza inglese, in cambio della riacquisizione della Slesia. Ne aveva del resto già discusso con diplomatici francesi durante le trattative del 1748. Maria Teresa, maggiormente interessata alle riforme interne, si era fatta convincere a seguire le sue posizioni, a difesa della legge, dell’Impero e del cattolicesimo contro l’eretico re prussiano. Nelle trattative giocò un ruolo importante il de Bernis, protetto di Madame de Pompadour e ambasciatore francese a Venezia. I diplomatici francesi si rendevano conto che la Francia aveva parecchio da guadagnare nel suo stato di debolezza attuale, considerato che il vero nemico era oramai la Gran Bretagna, ma non intendevano rinnegare l’alleanza con la Prussia né tantomeno impegnarsi in un conflitto aperto contro di essa. Le trattative pertanto languivano. Nel 1748 era inoltre emersa come vera nuova potenza la Russia, che aveva sconfitto la Svezia e manteneva una sorta di protettorato sulla Polonia, e Federico II non aveva tardato a rendersi conto del rischio di una manovra a tenaglia austro-russa. Si era inoltre reso conto che la Francia, indebolita dal conflitto precedente e impegnata nel confronto coloniale con la Gran Bretagna, non era granché interessata ad espandersi a occidente, fatto salvo l’antico interesse per le province olandesi meridionali, tanto che tra il 1749 e il 1754 si era piuttosto dedicata a rafforzare decisamente il naviglio militare in funzione antibritannica. Federico inoltre sospettava di contatti tra Francia e Austria. Quando i ministri inglesi gli recapitarono il trattato anglo-russo, non ancora ratificato, e una bozza di accordo volto a garantire come sempre la sicurezza dell’Hannover, Federico II prese la palla al balzo. Ponendosi come campione della pace in Europa, e in special modo in Germania, volle una proposta per la neutralizzazione della Germania e la difesa dello status-quo, chiedendo unicamente di aggiungere un articolo segreto per escludere i Paesi Bassi austriaci, in ossequio all’alleato francese. Nel primo articolo le due parti si impegnavano a non attaccarsi reciprocamente e a fare del loro meglio per impedire attacchi da parte dei loro alleati. Nel secondo concordavano di unire le forze per impedire un passaggio di forze straniere sul suolo germanico. Malgrado sia stato firmato a Whitehall il 16 gennaio 1756, il trattato è conosciuto come “convenzione di Westminster"» [17].
1756, 1° maggio – Guerra dei Sette anni: «Con il trattato di Versailles del 1756, siglato tra Austria e Francia al Palazzo di Versailles il 1º maggio di quell’anno, si attuò il cosiddetto rovesciamento delle alleanze conosciuto come “rivoluzione diplomatica del 1756”. Austria e Francia si garantirono neutralità reciproca e assistenza armata se attaccate da terzi» [13]. «Von Starhemberg, incaricato asburgico delle trattative con la Francia, aveva ricevuto istruzioni da Maria Teresa e Kaunitz precedenti alla notizia dell’accordo anglo-prussiano (Trattato di Westminster – ndr). Trovandosi dinanzi ad una situazione assai diversa e allo sdegno francese, Von Starhemberg fece abilmente del suo meglio per approfittarne. Punto nell’onore, Luigi XV era infatti disposto a veder punita diplomaticamente la Prussia. Aveva perciò deciso già in febbraio di non rinnovare l’alleanza, che scadeva formalmente a giugno 1756, ma intendeva ancora avvalersi dell’alleanza difensiva franco-prusso-svedese, che sarebbe scaduta solo l’anno seguente.Visto però che permaneva il rischio di rimanere isolati nel conflitto oramai aperto con la Gran Bretagna se gli Asburgo avessero mantenuto comunque il vecchio sistema di alleanze, le trattative tra francesi e austriaci ebbero una decisa accelerazione. Vennero stipulate due convenzioni, di neutralità e alleanza difensiva (comprensive di cinque articoli segreti), che assieme sono conosciute come “primo trattato di Versailles”, firmato il primo maggio. Con esso l’Austria si impegnava a restare neutrale nel conflitto con la Gran Bretagna, mentre la Francia rinunciava a qualsiasi aggressione ai territori asburgici, comprese le province olandesi. Il trattato prevedeva inoltre anche una parte difensiva, nella quale ciascuna delle due potenze si impegnava ad accorrere in difesa dell’altra con un contingente di 24.000 uomini in caso di un’aggressione da parte di terzi. Elisabetta, che aveva ricevuto notizia della convenzione anglo-prussiana due giorni dopo la ratifica di quella di San Pietroburgo, intese immediatamente che l’accordo anglo-russo era carta straccia. Costituiva anzi quasi una minaccia diretta, visto che in teoria costringeva la Prussia a volgere le sue mire ad est anziché verso la Germania. Il filo-francese Voroncov ebbe gioco facile a screditare Bestužev e ad assecondare l’odio della zarina per Federico II. Un comitato speciale che doveva proporre delle misure per limitare il potere prussiano confermò che le misure da prendere erano procedere nell’avvicinamento già in corso all’Austria, anche in chiave offensiva, e conquistarsi i favori francesi.» [15].
1756, 13 marzo – Guerra dei Sette anni: «Maria Teresa istruisce il suo ambasciatore a San Pietroburgo di informare la zarina delle trattative tra Austria e Francia e della possibilità di accordarsi per un attacco combinato contro la Prussia nel 1757, allo scadere dell’alleanza franco-prusso-svedese. Questo non fece altro che accelerare i preparativi russi per la guerra, che da aprile in avanti procedettero a ritmo spedito, mentre gli austriaci si limitavano a preparativi più contenuti. Malgrado la salute della zarina si deteriorasse a partire dall’estate, la Russia aderì al trattato di Versailles il 31 dicembre 1756, con articoli segreti volti ad assicurare l’aiuto russo in caso di attacco inglese sul continente e sussidi francesi alla Russia in caso di attacco turco. La corte russa non venne comunque messa a parte degli articoli segreti stipulati tra Francia e Austria» [15]. Dettagli sugli eserciti e le formazioni di battaglia (fronti anche di sette chilometri) in [15].
1756, aprile – Guerra dei Sette anni: attacco francese alla base inglese di Mahón, nelle Baleari [15].
1756, maggio – Guerra dei Sette anni: il governo francese invia in Nordamerica rinforzi e un nuovo comandante, il Montcalm [15].
1756, 17 maggio – Guerra dei Sette anni: La Gran Bretagna dichiara guerra alla Francia, convinta che gli accordi stipulati con gli altri europei terranno indenne da conflitti il Continente [15].
1756, 20 maggio – Guerra dei Sette anni: battaglia di Minorca tra la flotta francese e quella inglese guidata da Byng. La sconfitta costò all’ammiraglio inglese la corte marziale e l’esecuzione [15].
1756, 28 maggio – Guerra dei Sette anni: i francesi prendono Minorca.
1756, 29 agosto – Guerra dei Sette anni: «Senza una formale dichiarazione di guerra, similmente a quanto fatto nel 1740, e dichiarando che solo le intenzioni ostili dell’Austria lo obbligavano a rinunciare al suo desiderio di pace, Federico II di Prussia con 58.000 uomini suddivisi in tre colonne di marcia invade la vicina Sassonia, tradizionale alleato della Francia e alleato dell’Austria nella guerra precedente. Federico II intendeva annullare una possibile minaccia, visto che il confine sassone era vicinissimo a Berlino, e accapararsi preziose risorse economiche: durante il resto del conflitto sfruttò ampiamente il territorio sassone, che contribuì per circa un terzo alle spese materiali prussiane. I suoi piani erano di dirigersi verso la ricca Boemia austriaca, per neutralizzare l’esercito austriaco prima dell’arrivo dei russi e acquartierarvi le truppe per l’inverno a spese di territori asburgici. Prevedevano quindi di impadronirsi della piazzaforte morava di Olmütz e di marciare rapidamente su Vienna, per forzare una rapida conclusione del conflitto. Aveva lasciato in Slesia 25.000 uomini, al comando del feldmaresciallo conte von Schwerin per premunirsi da incursioni dalla Moravia o dall’Ungheria, mentre la Prussia orientale, distaccata dal nucleo centrale dei domini prussiani, era presidiata dal feldmaresciallo von Lehwaldt, a guardia di una potenziale invasione russa. Dal punto di vista ideologico, per Federico si trattava di un caso di “guerra precauzionale”, come da lui teorizzato nel suo “Anti-Machiavel”. L’aggressione però ebbe vasta risonanza e sollevò ampia indignazione, portando al secondo trattato di Versailles, di natura questa volta offensiva: le due maggiori dinastie europee, Asburgo e Borbone, dopo essersi combattute per secoli si trovavano ora alleate. È certo che sfidare contemporaneamente le tre maggiori potenze terrestri europee fosse un azzardo enorme. Considerato l’acume di Federico è evidente ritenesse la situazione prussiana disperata (come in effetti era, stante gli accordi segreti per la spartizione del paese promossi dal Kaunitz) e che l’unica alternativa fosse la restituzione della Slesia, cosa che non era disposto a fare. Fu perciò una scelta largamente ponderata. L’attacco fu infatti ritardato alla fine di agosto anche per evitare un intervento francese nella buona stagione, come sarebbe potuto accadere in caso di un probabile attacco austro-russo nella primavera seguente. La Gran Bretagna invia aiuti in denaro all’alleato» [15].
1756, ottobre: Guerra dei Sette anni: la Francia è in condizioni di netta inferiorità navale rispetto all’Inghilterra; d’altra parte, l’alleanza con l’Austria e con la Russia impose di dividere gli sforzi francesi riservando ai teatri coloniali un’insufficiente difesa [12].
1756, 21 novembre – Guerra dei Sette anni. La Francia, sapendo di doversi anche cimentare a fondo contro l’Inghilterra nelle colonie, conclude con la Russia l’Alleanza di San Pietroburgo [12].
1756-1757, inverno – Guerra dei Sette anni: «L’Austria promette alla Francia la maggior parte dei Paesi Bassi in cambio dei territori di Parma e di Guastalla, mentre la Francia diventa il banchiere di Maria Teresa e assicura di non trattare separatamente» [12].
1757, gennaio – Guerra dei Sette anni: la Russia accede all’alleanza tra Austria e Francia [12].
1757, 2 febbraio – Guerra dei Sette anni: la Russia formalizza l’alleanza con l’Austria [12].
1757, 1° maggio – Guerra dei Sette anni: l’alleanza tra Luigi XV e Maria Teresa da difensiva diventa offensiva (Secondo trattato di Versailles). Francia e Austria, con la Russia, si impegnano a una guerra continentale. «Nei progetti di Parigi un tale schieramento di forze avrebbe dovuto schiacciare in una sola campagna la Prussia, portando alla conquista dell’Hannover, allo stabilimento di un condominio continentale franco-austriaco, alla sottomissione dei Paesi Bassi alla Francia, la quale avrebbe allora potuto volgere tutte le sue risorse contro l’Inghilterra. In realtà, la genialità di Federico II e l’incertezza e la disunione fra gli alleati mandarono a vuoto questo disegno» [12].
1757, 6 maggio – Guerra dei Sette anni: Battaglia di Praga: «Federico II costrinse i reparti austriaci sopravvissuti a trincerarsi entro le mura di Praga. Pone quindi l’assedio alla città, ma le forze prussiane sono troppo esigue per un attacco diretto e Federico deve accontentarsi di bloccare gli assediati al suo interno, in attesa della resa per fame». [15]
1757, 18 giugno – Guerra dei Sette anni: vittoria austriaca a Kolin: «Il felmdaresciallo austriaco Daun non aveva fatto in tempo a partecipare allo scontro, ma ai suoi 30.000 uomini unì altri 16.000 austriaci fuggiti dal campo di battaglia. Riorganizzate le truppe si mosse lentamente in soccorso della città, ben sapendo che le forze prussiane erano troppo deboli per rischiare di trovarsi accerchiate tra gli assediati e il suo esercito.[30] Con un distaccamento di circa 5.000 uomini Federico raggiunse a Kolin il reparto del duca di Brunswick-Bevern per intercettare il Daun. In inferiorità numerica (i rapporti variano tra 44 e 65.000 uomini da parte austriaca contro 32.000 prussiani), non riuscì in una manovra di accerchiamento per l’intervento della fanteria leggera austriaca, i grenzer. Si trovò così ad attaccare frontalmente e in maniera poco coordinata gli austriaci, che si erano attestati in buona posizione difensiva a Kolin, il 18 giugno. Fu la prima, pesantissima sconfitta per Federico, che fu costretto a togliere l’assedio a Praga. La contemporanea ritirata del contingente prussiano guidato da Augusto Guglielmo di Prussia a Zittau lo costrinse all’abbandono della Boemia» [15].
1757, 23 giugno – Guerra dei Sette anni: la vittoria di Robert Clive nella battaglia di Plassey, per conto della Compagnia britannica delle Indie orientali, durante la Guerra dei sette anni, segna una battuta d’arresto alle pretese francesi in India, assicurando la supremazia britannica sulla penisola indiana e offrendo alla Compagnia il controllo del Bengala, la provincia più popolosa e redditizia [8] Guerra dell’oppio. «La Compagnia britannica delle Indie orientali, dopo aver conquistato il Bengala sconfiggendo i francesi nella Battaglia di Plassey del 1757, iniziò in quella zona la coltivazione intensiva del papavero da oppio, assicurandosi il predominio nei traffici, selezionando gradualmente una qualità di oppio molto migliore e imponendo un sensibile aumento del suo prezzo nei mercati internazionali, concentrando inizialmente le esportazioni nel Sud-est asiatico. Attorno alla metà del XVIII secolo la dinastia Qing aveva nel frattempo limitato gli scambi con l’estero concedendo ai mercanti il solo porto di Canton, nel quale operava in regime di monopolio (detto cohong) e imponendo una serie di dazi alle importazioni» [45].
1757, 30 agosto – Guerra dei Sette anni: vittoria russa sui prussiani a Gross-Jägersdorf. «Nella tarda estate 75.000 russi guidati dal maresciallo Stepan Fyodorovich Apraksin presero d’assalto la munita fortezza prussiana di Memel dopo cinque giorni di bombardamenti. Invasero quindi la Prussia orientale. Un esercito prussiano guidato con abilità da von Lehwaldt riuscì a sorprendere i reparti russi guidati dal generale Lopukhin, che fu ucciso nello scontro. Lehwaldt dovette però soccombere alla grande superiorità numerica del contrattacco russo a Gross-Jägersdorf, il 30 agosto, riuscendo comunque a sganciarsi dopo aver inflitto gravi perdite agli avversari. La durezza degli scontri lasciò nei prussiani una solida impressione delle capacità combattive russe, rinforzata dalle sanguinose battaglie di Zorndorf e Kunersdorf negli anni successivi. Apraksin, poco esperto e cauto, organizzò la ritirata anziché sfruttare la vittoria. In mancanza di rifornimenti per l’artiglieria, l’assedio a Königsberg sembrava del resto improponibile. A ciò si univano le difficoltà logistiche causa la distanza dalle basi, il pessimo stato delle strade e più in generale la scarsa organizzazione dell’esercito. La tendenza da parte russa a interrompere le operazioni e a ritirarsi dopo una grande battaglia, che si ripeterà più volte, sarà infatti dovuta maggiormente a lunghezza e disorganizzazione delle linee di riferimento, che causavano in primo luogo carenza di munizioni, che alle perdite subite. Cionondimeno la minaccia russa fu una costante durante il conflitto e condizionò in parte anche le operazioni contro l’Austria, considerato il rivale principale da Federico» [15].
1757, settembre – Guerra dei Sette anni: la Svezia, impressionata dalle vittorie russe sui prussiani, invade la Pomerania. Federico II, fidando sul fatto che fino all’anno prossimo i russi staranno fermi, la recupererà facilmente, invadendo a sua volta la Pomerania svedese [15].
1757, 5 novembre – Guerra dei Sette anni: vittoria di Federico II di Prussia a Rossbach (Braunsbedra, oggi in Sassonia-Anhalt). «La congiuntura sembrava davvero pessima per Federico, con gli austriaci pronti al contrattacco e all’invasione di territori finora controllati dalla Prussia. A ovest i francesi avevano battuto ad Hastenbeck gli hannoveriani, guidati dall’incompetente duca di Cumberland, e con una seconda armata guidata dal principe di Soubise erano penetrati in Sassonia assieme al Reichsarmee imperiale, mobilitato da Francesco I di Lorena. La situazione era però destinata ad essere ribaltata in due battaglie che consacrarono la fama di Federico II come condottiero. Il 5 novembre a Rossbach, nell’unico scontro del conflitto tra francesi e prussiani, Federico inflisse una sconfitta storica alle forze miste guidate dal Soubise, malgrado un’inferiorità numerica di 1 a 2, grazie alla rapidità di manovra della sua fanteria e alla cavalleria pesante guidata da von Seydlitz» [15].
1757, 5 dicembre – Guerra dei Sette anni: Federico II sconfigge nuovamente gli austriaci a Leuthen, in Bassa Slesia: «Federico II, riprendendo, subito dopo la vittoria di Rossbach, a marciare in direzione opposta, ingaggia gli austriaci guidati da Carlo Alessandro di Lorena a Leuthen, nella bassa Slesia. Anche qui, in grande inferiorità numerica, Federico sfrutta le superiori capacità di movimento e disciplina delle sue truppe, aggirando un’ala del lunghissimo schieramento nemico e cogliendo una vittoria eclatante. Anche nel prosieguo della guerra la valuterà personalmente come la sua più grande vittoria, avendola colta contro l’avversario austriaco, da lui considerato il più valido militarmente. Con questi due successi Federico raggiunge l’apice della fama. Tuttavia a Leuthen non riesce a distruggere completamente l’esercito austriaco, che si ritira in Boemia. Inoltre Maria Teresa si dimostra assolutamente determinata a non cedere e ignora i suoi tentativi di arrivare a un accordo. Il comando supremo delle truppe austriache viene affidato a Daun, che aveva dimostrato capacità certamente superiori a quelle del principe Carlo» [15].
1758, inizi – Guerra dei Sette anni: i russi invadono la Prussia orientale, che Federico II lascia sguarnita, preferendo cercare battaglia con gli austriaci e porre in questo modo rapidamente fine alla guerra. Invade la Morava e mette l’assedio a Olmütz, che resiste sette settimane.
1758, 11 aprile – Guerra dei Sette anni: convenzione anglo-prussiana: «L’alleanza abbozzata a Westminster viene formalizzata, compreso un sussidio annuale da parte inglese di 670.000 sterline. La Gran Bretagna invia anche un contingente di 9.000 uomini a rinforzo dell’armata hannoveriana» [15].
1758, 25 agosto – Guerra dei Sette anni: battaglia di Zorndorf (Sarbionowo in Polonia): «In estate Federico non poté più ignorare l’avanzata russa e si mosse a intercettarla. Poco a oriente del corso dell’Oder, presso l’odierna Sarbinowo, in Polonia (allora Marca di Brandeburgo) una forza di circa 36.000 uomini al suo comando si scontra con 43.500 uomini circa guidati dal generale Fermor, di discendenza russo-baltica, nella battaglia di Zorndorf. Il confronto si risolse in uno scontro frontale in cui molti reparti arrivarono al corpo a corpo e comportò grave perdite da ambo i lati: 12.800 prussiani e 18.000 russi risultarono morti o gravemente feriti. Tatticamente l’esito non fu chiaro, ma davanti alla ritirata russa Federico vantò la vittoria. Il parere di diversi storici è che lo scontro finì sostanzialmente in parità, per semplice esaurimento delle capacità combattive dei reparti» [15].
1758, 18 agosto – Guerra dei Sette anni: i francesi che hanno cercato di rompere il blocco navale inglese, sono sconfitti a Lagos nel sud del Portogallo.
1758, 14 ottobre – Guerra dei Sette anni: battagli di Hochkirch (Sassonia): «Il feldmaresciallo austriaco Daun prende l’iniziativa, attaccando all’alba e cogliendo di sorpresa il fianco orientale dell’armata di Federico a Hochkirch. Il re, in grave inferiorità numerica, perde gran parte della sua artiglieria ma riesce a ritirarsi in buon ordine. Gli austriaci non riescono invece a sfruttare la vittoria. Dopo un tentativo di riprendere Dresda, le truppe si ritirano in territorio asburgico per l’inverno, lasciando la Sassonia all’occupazione prussiana. A est i russi non riescono prendere Kolberg, in Pomerania, difesa dal generale Heinrich Sigismund von der Heyde» [15].
1758, 20 novembre – Guerra dei Sette anni: «La flotta atlantica di 21 navi di linea guidata dal conte di Conflans viene attaccata e sconfitta dalle 23 navi dell’ammiraglio Hawke nella battaglia della baia di Quiberon» [15].
1758, fine – Guerra dei Sette anni: «In Francia l’andamento assai deludente della guerra causò la cacciata del cauto Bernis e la sua sostituzione come ministro degli Esteri da parte di un altro favorito della Pompadour, il duca di Choiseul. Questi formulò dei piani assai ambiziosi con l’obiettivo di concludere il conflitto l’anno seguente, pianificando addirittura l’invasione dell’Inghilterra».
1759 – Guerra dei Sette anni: sconfitte prussiane a Kunersdorf (12 agosto) e a Maxen. Dopo Kunersdorf Federico II ha pensato al suicidio. In Renania va meglio: il 1°agosto Brunswick sconfigge a Minden l’armata francese guidata dal marchese de Contades. [15].
1760 – La Gran Bretagna stremata dalla Guerra dei sette anni: ha un debito pubblico enorme di 139 milioni di sterline [27].
1760, 15 agosto – Guerra dei Sette anni: va male per Federico nella prima parte dell’anno (sconfitta di Landeshut, dove il generale prussiano Fouqué viene fatto prigioniero), ma Federico recupera a Liegnitz e sconfigge il generale Laudon «risollevando il morale prussiano, fiaccato dall’andamento della guerra. Con tale vittoria ottiene anche la cauta ritirata dei russi, evitando una manovra congiunta degli alleati austro-russi contro Breslavia» [15].
1760, 9 ottobre – Guerra dei Sette anni: gli austro-russi occupano Berlino [15].
1760, 3 ottobre – Guerra dei Sette anni: sanguinosissima battaglia a Turgau, restano feriti sia Federico che Daun. Le perdite austriache sono maggiori, Vienna perde la speranza di risolvere la guerra con una battaglia decisiva [15].
1761, inizio – Guerra dei Sette anni: «A inizio campagna del 1761 la Prussia si ritrovò un esercito ridotto a circa 100.000 uomini, per la maggior parte reclute poco addestrate. La situazione sembrava disperata e le possibilità di difesa esigue. In realtà anche Austria e Russia avevano ormai esaurito gran parte delle energie e non furono in grado di lanciare un’offensiva coordinata e su larga scala» [15].
1761, luglio – Guerra dei Sette anni: sono in atto trattative tra il governo Pitt e i francesi per giungere a una pace. Il fatto che a Lippsdtat 65.000 anglo-hannoveriani riescano a battere 92.000 francesi permette a Pitt di richiedere condizioni più dure per la pace [15].
1761, 15 agosto – Guerra dei Sette anni: a Parigi si sigla un patto di famiglia tra Borboni di Francia e di Spagna (il re è Carlo III di Borbone): gli spagnoli sono impegnati a dichiarare guerra agli inglesi entro il 1° maggio. Il dispaccio che annuncia l’ingresso degli spagnoli nella Guerra dei Sette anni è però intercettato dalla marina inglese
1761, fine – Guerra dei Sette anni: «Alla fine del 1761 il governo inglese dava la Prussia per spacciata e minacciò di cessare di sussidiare l’alleato ove questo non si fosse dimostrato pronto a concessioni pur di raggiungere la pace, per la quale da tempo c’erano trattative in corso tra inglesi e francesi, per quanto infruttuose. Le armate prussiane erano ridotte oramai a 60.000 effettivi e Berlino stessa sembrava definitivamente in pericolo».
1762, inizio – Guerra dei Sette anni: gli inglesi anticipano le intenzioni spagnole. Approfittando della loro debolezza nelle colonie, gli dichiarano guerra. Gli spagnoli, a loro volta, dichiarano guerra agli inglesi [15].
1762, 5 gennaio – Guerra dei Sette anni: morte di Elisabetta di Russia. Pietro III grande ammiratore di Federico, rinuncia alle conquiste russe e si offre di aiutare Federico, cambiando bandiera.
1762, 1 aprile – Guerra dei Sette anni: ultimatum spagnolo al re del Portogallo, che ha sposato la sorella del re di Spagna, perché aderisca al Patto di famiglia rompendo la tradizionale alleanza con la Gran Bretagna, e bloccasse i porti al commercio inglese. «Fino a quel momento il paese era rimasto neutrale nel conflitto e aveva cercato di dirimere le questioni belliche che lo avevano interessato (come le conseguenze della battaglia navale avvenuta nelle acque portoghesi prospicienti Lagos nel 1759) cercando di soddisfare entrambe le parti in conflitto. Il Portogallo si trovava in situazioni critiche: il terremoto di Lisbona del 1755 aveva distrutto la città e la ricostruzione aveva dissanguato le casse reali. L’economia coloniale era ai minimi livelli. La marina, un tempo potentissima, era ridotta a tre navi di linea e l’esercito allo sbando. Malgrado ciò l’uomo di fiducia del re, il marchese di Pombal, scelse di resistere a tutti i costi e chiese aiuto al tradizionale alleato britannico. Spagnoli e francesi contavano di avere ragione in poco tempo di un paese militarmente debole e all’apparenza difficilmente difendibile» [15].
1762, 5 maggio – Guerra dei Sette anni: pace fatta tra russi e prussiani, Pietro III si offre come mediatore tra prussiani e svedesi. Comincia l’invasione del Portogallo da parte dei francospagnoli [15].
1762, 17 luglio – Colpo di stato in Russia. Caterina la Grande, moglie di Pietro III, con l’aiuto dell’amante suo Orlov, fa arrestare il marito e lo chiude in carcere dove muore. La pace con Federico II di Prussia è subito negata.
1762, 29 ottobre – Guerra dei Sette anni: Federico II spazza via gli austriaci dalla Sassonia, «a Freiberg suo fratello Enrico vinse l’ultimo scontro campale del conflitto, battendo un largo contingente di tedeschi filo-imperiali guidati dal principe Stolberg, supportati dai reparti austriaci del conte Hadik. Ad ovest il Brunswick catturò Gottinga e finalmente in novembre Kassel, importante piazzaforte sotto controllo francese» [15].
1762, 24 novembre – Guerra dei Sette anni: i portoghesi hanno resistito all’invasione francospagnola applicando la tattica della guerriglia, fidando sull’aiuto inglese e sulla resistenza del popolo. Il conte di Aranda chiede una tregua [15].
1762, 1° dicembre – Guerra dei Sette anni: tregua fra francospagnoli e portoghesi [15].
1763, inizio. Guerra dei Sette anni: «Nel 1763 in Europa continentale vi era una situazione di stallo tra Prussia e Austria. Federico aveva ripreso quasi tutta la Slesia, tranne la contea di Glatz. Grazie alla vittoria di Freiberg aveva riacquistato il controllo di gran parte della Sassonia, ma non della capitale Dresda. Malgrado le sue riserve finanziarie non fossero esaurite, il paese era però devastato e l’esercito assai indebolito, sia negli effettivi che nella loro qualità. La mancanza di ufficiali e sottufficiali addestrati era gravissima. Tutto ciò rendeva impossibile una nuova offensiva per riprendere Dresda. Oltretutto il nuovo primo ministro inglese, Lord Bute, aveva cessato i sussidi. In Russia Pietro III era stato sostituito dalla moglie Caterina la grande, che rinnegò l’alleanza con Federico e sembrava propensa a riprendere la guerra contro la Prussia. Nondimeno l’Austria si trovava in difficoltà. Una seria crisi finanziaria aveva infatti costretto a una mobilitazione ridotta. Entrambi i paesi avevano quindi esaurito da tempo le capacità necessarie a porre fine autonomamente al conflitto con una vittoria decisiva. Buona parte delle risorse finanziarie erano state prosciugate nei primi due anni del conflitto. Federico di Prussia aveva coniato moneta con l’argento delle chiese e dei suoi palazzi, diluendolo con rame, pur mantenendo un minimo di riserva monetaria nella prospettiva di dover ricostruire dopo la guerra un paese in buona misura devastato. Allo stesso modo, Maria Teresa aveva impegnato i gioielli reali nel 1758 e nel 1760 aveva aperto una sottoscrizione pubblica invitando il popolo a portare alla zecca di stato l’argento. La popolazione austriaca aveva sofferto molto meno di quella prussiana, ma ugualmente le risorse per la leva erano insufficienti, per l’incapacità di rifornire l’esercito di cibo e vestiti» [15].
1763, 10 febbraio – Guerra dei Sette anni: il Trattato di Parigi pone fine alla Guerra dei Sette anni tra Francia e Inghilterra: «In vero, gli accordi di Parigi ebbero una gestazione alquanto più travagliata di quelli di Hubertsburg. Infatti, alcuni anni prima, nel marzo 1759, la Francia aveva stipulato con l’Austria un terzo trattato di Versailles mediante il quale Luigi XV si era parzialmente disimpegnato dai legami con l’Imperatrice Maria Teresa, concentrando tutte le sue risorse più nel conflitto con gli inglesi in terra d’oltremare che sul continente europeo. Inoltre Re Luigi aveva concluso il 15 agosto 1761 un nuovo “patto di Famiglia” con Carlo III di Borbone nuovo Re di Spagna succeduto a Ferdinando VI nel 1759. Nel 1760 era deceduto anche Giorgio II e gli era succeduto Giorgio III. Fu proprio quest’ultimo che, nel mese di gennaio del 1762, sostenuto dal suo Primo ministro John Stuart conte di Bute, conservatore, ebbe a dichiarare guerra alla Spagna sul continente americano. Il conflitto fu molto breve perché il contingente spagnolo dislocato nelle terre americane, del tutto inadeguato a tener testa alle truppe britanniche, fu rapidamente e facilmente sconfitto. Il Bute fu molto risoluto nell’avviare a conclusione il conflitto con la Francia, soprattutto dopo essersi reso ben conto che Federico II si era dimostrato un alleato non del tutto affidabile, perché utilizzava le sovvenzioni inglesi per tramare assieme alla Russia di Pietro III a salvaguardia dei suoi soli interessi territoriali, senza tenere in alcun conto gli obblighi derivanti dalla Convenzione di Westminster. Il trattato di pace di Parigi, preceduto dai preliminari di Fontainebleau tenutisi nell’autunno dell’anno prima, imponeva un prezzo abbastanza alto alla Francia, ma non fu affatto umiliante, tant’è che il Parlamento inglese, nel ratificare gli accordi ebbe a rilevare che l’ex nemico era stato trattato con eccessiva indulgenza perché le erano stati restituiti troppi territori sul continente europeo, caduti in mano britannica lungo il corso del conflitto. Altri, invece, ebbero a far rilevare che una nazione come la Francia non andava umiliata, a evitare, in futuro, propositi di rivalsa. Pur tuttavia la Francia si sentì ugualmente umiliata, cominciando da questo momento a covare propositi di vendetta che avrebbe attuato negli anni a venire soprattutto sui mari. La vera potenza vincitrice fu l’Inghilterra; infatti con la stipula della pace di Parigi, Giorgio III riuscì a estromettere completamente la Francia dall’America settentrionale, sottraendole interamente la Nuova Francia costituita dal Canada francese e dalla Louisiana francese. Si trattava di un territorio immenso, molto più vasto dei possedimenti inglesi in terra americana, che si estendeva su oltre quattordici Stati attuali, dal Montana alla Louisiana e che attraverso i grandi laghi si congiungeva con il Canada francese occupando circa un terzo di quelli che ora sono gli Stati Uniti. La parte orientale della Louisiana francese, quindi a est del Mississippi, andò ai britannici, mentre quella occidentale andò agli spagnoli. I britannici acquisirono anche la Florida dagli spagnoli in cambio di Cuba, da loro conquistata durante la guerra. Proprio la perdita della Nuova Francia, con la conseguente espansione inglese giudicata eccessiva, fu alla base della successiva decisione francese di sostenere economicamente e militarmente l’insurrezione delle 13 colonie americane che portò alla nascita degli Stati Uniti d’America, un’alleanza ricordata con la Statua della Libertà. La Francia dovette cedere anche alcune isole delle Antille caraibiche, tra cui Dominica e Grenada, nonché il Senegal e il Gambia in Africa occidentale. Sul continente asiatico le acquisizioni inglesi risultarono altrettanto consistenti, con la conquista di Calcutta, del Bengala, della regione del Bihar e dell’intera regione del Deccan. La Prussia riuscì soltanto a salvare se stessa e la Slesia. Tuttavia, se l’obiettivo dell’alleanza franco-austriaca era quello dello smembramento della Prussia, l’aver mantenuto invece la propria integrità territoriale unitamente alla conferma del proprio status sovrano, non poteva certamente dirsi un risultato trascurabile, soprattutto visto che, accanto alla integrità territoriale, Federico II era riuscito a mantenere anche il possesso della Slesia. Altra grande sconfitta fu l’Imperatrice Maria Teresa che, dopo ben sette anni di guerre che avevano scosso le finanze di uno stato ben solido come l’Austria, dovette rassegnarsi alla definitiva perdita della Slesia. La politica asburgica si orientò quindi definitivamente verso i Balcani e a est verso una Polonia sempre più debole. L’alleanza tra la Francia e l’Austria venne comunque mantenuta e ulteriormente rafforzata ed ebbe il suo punto di massimo nel matrimonio, celebrato nel 1770, tra l’arciduchessa Maria Antonietta, figlia di Maria Teresa, con il Delfino di Francia che sarebbe diventato Re con il nome di Luigi XVI. Quest’alleanza costituì uno dei capisaldi della politica asburgica e consentì un trentennio di pace in tutta l’Europa occidentale. Malgrado ciò l’opinione pubblica francese la avversò grandemente, imputandole il disastro di Rossbach e dubitando dell’assennatezza dei Borboni nell’accettarla. Tale avversione avrà un certo peso nella loro successiva caduta. In Europa orientale invece di lì a poco si sarebbe aperto un nuovo scenario di crisi. Le mire espansionistiche della Prussia, della Russia e dell’Austria sul regno più instabile del continente, la Polonia, e la debolezza del suo tradizionale protettore francese avrebbero portato allo smembramento di quest’ultima. Austria e Russia inoltre si sarebbero rivolte entrambe verso l’oramai declinante Impero ottomano. Si è trattato del conflitto più sanguinoso del XVIII secolo. Una stima delle perdite – militari e civili – non è facile. Durante la guerra, la popolazione civile dell’Austria scese da 5.739.000 a 4.890.000 persone, con una perdita di 849.000 abitanti. La rinuncia austriaca alla Slesia e la creazione del mito di Federico il Grande costò al piccolo Regno di Prussia la morte di 180.000 soldati; in totale durante la guerra morirono circa 500.000 prussiani, un nono della popolazione totale, e in certe province – quelle a est dell’Oder, dove si era combattuto a lungo e dove erano passati i russi saccheggiando, devastando e stuprando – morì più di un abitante su cinque» [15].
1763, 15 febbraio – Guerra dei Sette anni: il Trattato di Hubertusburg pone fine alla Guerra dei Sette anni tra Prussia e Austria sul continente. «Nelle condizioni di esaurimento reciproco di Prussia e Austria era oramai chiaro che nessuno dei due contendenti era nelle condizioni di raggiungere una vittoria definitiva. Maria Teresa aveva ormai perso la speranza di riacquistare la Slesia. Con la mediazione di Augusto III di Sassonia, re di Polonia, non fu difficile trovare un accordo in base al quale, in cambio della restituzione di Glatz, Federico si sarebbe ritirato completamente dalla Sassonia. Il trattato di Hubertusburg siglato il 15 febbraio 1763 presso il castello omonimo pose fine al conflitto nell’Europa centrale. Esso sancì in pratica la situazione precedente al conflitto, ripristinando l’assetto geo-politico germanico allo status quo ante, cioè alla situazione esistente, nel 1756, alla vigilia del conflitto. A seguito degli accordi sottoscritti, la Prussia si vedeva riconfermata come stato sovrano nella sua integrità territoriale e manteneva il possesso della Slesia. L’Austria doveva abbandonare definitivamente ogni velleità di rientrare in possesso della Slesia, per la quale aveva speso inutilmente enormi risorse per ben sette anni. Dal punto di vista politico, la Prussia uscì comunque dal conflitto con riconosciuto il suo rango quale più piccola tra le Grandi Potenze europee, avviata a sostituirsi agli Asburgo come potenza dominante in Germania» [15].
1763, 7 ottobre – Re Giorgio III, con la Royal Proclamation, probisce ai coloni americani di espandersi a ovest. «The Royal Proclamation of 1763 was issued by King George III on October 7, 1763, following Great Britain’s acquisition of French territory in North America after the end of the French and Indian War and the Seven Years’ War. This proclamation rendered all land grants given by the government to British subjects who fought for the Crown against France worthless. It forbade all settlement west of a line drawn along the Appalachian Mountains, which was delineated as an Indian Reserve. Exclusion from the vast region of Trans-Appalachia filled people within various colonies with indignation. Discontent would later arise during the American Revolution. The Royal Proclamation continues to be of legal importance to First Nations in Canada. The 1763 proclamation line is similar to the Eastern Continental Divide’s path running northwards from Georgia to the Pennsylvania–New York border and north-eastwards past the drainage divide on the St. Lawrence Divide from there northwards through New England» [29]. «The Royal Proclamation of 1763 may also have[weasel words] played a role in the separation of the Thirteen Colonies from England, as colonists wanted to continue migrating west to lands awarded by the Crown for their wartime service.[citation needed] The Proclamation, however, cut them off. The lands west of Quebec and west of a line running along the crest of the Allegheny Mountains became Indian territory, barred to settlement for two years. The colonists protested, and the boundary line was adjusted in a series of treaties with the Indians. In 1768, Indians agreed to the Treaty of Fort Stanwix and the Treaty of Hard Labour, followed in 1770 by the Treaty of Lochaber. The treaties opened most of Kentucky and West Virginia to colonial settlement. The new map was drawn up at the Treaty of Fort Stanwix in 1768 which moved the line much farther to the west» [28].
1764 – La Compagnia britannica delle Indie orientali vince la battaglia di Buxar, in India, e assicura a Londra il controllo del Nizamato del Bengala. «In seguito al decreto chiamato Permanent Settlement del Bengala poco tempo dopo, la Compagnia cominciò impetuosamente a espandere l’area sotto il proprio controllo in India» [22].
1764, 5 aprile – Il Parlamento inglese vara il Sugar Act, con cui si tassano tutta una serie di prodotti americani. «The Sugar Act, also known as the American Revenue Act or the American Duties Act, was a revenue-raising act passed by the Parliament of Great Britain on 5 April 1764. The preamble to the act stated: “it is expedient that new provisions and regulations should be established for improving the revenue of this Kingdom... and... it is just and necessary that a revenue should be raised... for defraying the expenses of defending, protecting, and securing the same.” The earlier Molasses Act 1733, which had imposed a tax of six pence per gallon of molasses, had never been effectively collected due to colonial evasion. By reducing the rate by half and increasing measures to enforce the tax, the British hoped that the tax would actually be collected.These incidents increased the colonists’ concerns about the intent of the British Parliament and helped the growing movement that became the American Revolution» [31]
1765 – Incoronato dall’aureola delle sue numerose vittorie militari, e dopo un ritorno di cinque anni in Gran Bretagna, Clive fu nominato governatore del Bengala nel 1765 [8].
1765, 22 marzo – Il Parlamento inglese approva lo Stamp Act, con cui si tassano tutti gli stampati. «The Stamp Act of 1765 (short title Duties in American Colonies Act 1765; 5 George III, c. 12) was an Act of the Parliament of Great Britain which imposed a direct tax on the British colonies in America and required that many printed materials in the colonies be produced on stamped paper produced in London, carrying an embossed revenue stamp. Printed materials included legal documents, magazines, playing cards, newspapers, and many other types of paper used throughout the colonies, and it had to be paid in British currency, not in colonial paper money. The purpose of the tax was to pay for British military troops stationed in the American colonies after the French and Indian War, but the colonists had never feared a French invasion to begin with, and they contended that they had already paid their share of the war expenses. They suggested that it was actually a matter of British patronage to surplus British officers and career soldiers who should be paid by London. The Stamp Act was very unpopular among colonists. A majority considered it a violation of their rights as Englishmen to be taxed without their consent—consent that only the colonial legislatures could grant. Their slogan was “No taxation without representation.” (Otis). Colonial assemblies sent petitions and protests, and the Stamp Act Congress held in New York City was the first significant joint colonial response to any British measure when it petitioned Parliament and the King. One member of the British Parliament argued that the American colonists were no different from the 90-percent of Great Britain who did not own property and thus could not vote, but who were nevertheless “virtually” represented by land-owning electors and representatives who had common interests with them. An American attorney refuted this by pointing out that the relations between the Americans and the English electors were “a knot too infirm to be relied on” for proper representation, “virtual” or otherwise. Local protest groups established Committees of Correspondence which created a loose coalition from New England to Maryland. Protests and demonstrations increased, often initiated by the Sons of Liberty and occasionally involving hanging of effigies. Very soon, all stamp tax distributors were intimidated into resigning their commissions, and the tax was never effectively collected. Opposition to the Stamp Act was not limited to the colonies. British merchants and manufacturers pressured Parliament because their exports to the colonies were threatened by boycotts. The Act was repealed on 18 March 1766 as a matter of expedience, but Parliament affirmed its power to legislate for the colonies “in all cases whatsoever” by also passing the Declaratory Act. A series of new taxes and regulations then ensued—likewise opposed by the Americans. The episode played a major role in defining the 27 colonial grievances that were clearly stated within the text of the Indictment of George III section of the United States Declaration of Independence, enabling the organized colonial resistance which led to the American Revolution in 1775 (...) Stamp acts had been a very successful method of taxation within Great Britain; they generated over £100,000 in tax revenue with very little in collection expenses. By requiring an official stamp on most legal documents, the system was almost self-regulating; a document would be null and void under British law without the required stamp [32]. I soldati inglesi che vivevano nelle colone erano 10.000 [33].
1765, agosto – Nasce a Boston il gruppo dei Sons of Liberty, che si propone di resistere alle tasse britanniche. «By November 6, a committee was set up in New York to correspond with other colonies. In December, an alliance was formed between groups in New York and Connecticut. January bore witness to a correspondence link between Boston and New York City, and by March, Providence had initiated connections with New York, New Hampshire, and Newport, Rhode Island. March also marked the emergence of Sons of Liberty organizations in New Jersey, Maryland, and Virginia» [33]. «They used public demonstrations, boycott, violence, and threats of violence to ensure that the British tax laws were unenforceable. In Boston, the Sons of Liberty burned the records of the vice admiralty court and looted the home of chief justice Thomas Hutchinson. Several legislatures called for united action, and nine colonies sent delegates to the Stamp Act Congress in New York City in October 1765. Moderates led by John Dickinson drew up a “Declaration of Rights and Grievances” stating that taxes passed without representation violated their rights as Englishmen. Colonists emphasized their determination by boycotting imports of British merchandise (...) Parliament insisted that the colonies effectively enjoyed a “virtual representation” as most British people did, as only a small minority of the British population elected representatives to Parliament.[33] Americans such as James Otis maintained that the Americans were not in fact virtually represented.» [28].
1766, 21 febbraio – Il Parlamento di Londra conferma lo Stamp Act. Ribadisce, nonostante le obiezioni di Beniamino Franklin – che ricorda il contributo in denaro e in sangue pagato dagli americani durante la guerra con i francesi – il diritto del parlamento inglese di legiferare sia in patria che nelle colonie. Forti manifestazioni contrarie in America [28].
1767 – La Compagnia britannica delle Indie orientali obbligata a versare al Tesoro inglese 400.000 sterline l’anno [22] La Compagnia britannica delle Indie orientali era una compagnia di esportazioni di notevole peso e fu la più o meno occulta forza che stava dietro la colonizzazione dell’India. Il potere della Compagnia fu costruito in circa 150 anni. Dai primi del 1693, l’esborso annuale per “donativi” politici fatti a uomini politici al potere nel Regno Unito raggiunse la notevolissima somma di 90.000 sterline. Come contraccambio della sua opera di corruzione nei confronti del Governo britannico, alla Compagnia fu concesso di operare sui mercati esteri nonostante il fatto che le importazioni di seta a basso costo dal Sud-Est asiatico, di cotone e di altri prodotti danneggiassero i mercati e gli affari interni britannici. Dal 1767, la Compagnia fu obbligata a sottoscrivere un accordo che comportava il versamento annuale da parte sua di 400.000 sterline al ministero britannico del Tesoro [22].
1767, 5 giugno-6 luglio 1768 – Il Parlamento inglese vota le cosiddette Five Townshend Act, dal nome del cancelliere dello scacchiere Charles Townsend. Esse prevedono che le truppe stanziate in America siano mantenute dagli americani, che si paghi una tassa su piombo, vetro, carta e vernici, che si sanzioni il contrabbando e che, per svemtarlo, sia consentita la perquisizione nelle case senza preavviso e senza mandato (writs of assistance), azione che sarebbe impossibile in Gran Bretagna. A Boston vennero mandati cinque ufficiali doganali con lo scopo di far la guerra al contrabbando. Si decise che i contrabbandieri sarebbero stati giudicati non più dai tribunali locali, ma da tribunali speciali insediati a Boston, Filadelfia e Charleston. Le trasferte a carico degli imputati [34]. Colonists responded by organizing new boycotts of British goods. These boycotts were less effective, however, as the Townshend goods were widely used [28].
1768, giugno – A riot broke out in Boston in June 1768 over the seizure of the sloop Liberty, owned by John Hancock, for alleged smuggling. Customs officials were forced to flee, prompting the British to deploy troops to Boston. A Boston town meeting declared that no obedience was due to parliamentary laws and called for the convening of a convention. A convention assembled but only issued a mild protest before dissolving itself [28].
1769-1770 – Cook prende possesso, a nome della corona britannica, della Nuova Zelanda [7].
1769, gennaio – In January 1769, Parliament in London responded to the unrest by reactivating the Treason Act 1543 which called for subjects outside the realm to face trials for treason in England. The governor of Massachusetts was instructed to collect evidence of said treason, and the threat caused widespread outrage, though it was not carried out [28].
1769, 13 aprile – James Cook, al comando della HMS Endeavour, giunge a Tahiti. L’ammiragliato britannico lo ha incaricato di registrare il transito di Venere davanti al Sole previsto per il 3-4 giugno dello stesso anno. A questo scopo Cook costruì un piccolo osservatoio, battezzato Fort Venus.
1769, 3-4 giugno – Venere transita davanti al Sole, ma la strumentazione di Cook è insufficiente. «Una volta che le osservazioni furono completate, Cook aprì gli ordini segreti sigillati dell’Ammiragliato, che gli comandavano l’esplorazione del Pacifico del Sud e la ricerca del mitico continente Terra Australis, sull’esistenza del quale lo stesso Cook nutriva dei dubbi, ma che la Royal Society (e in particolare Alexander Dalrymple) sosteneva esistesse. Con l’aiuto di un indigeno tahitiano chiamato Tupaia, che aveva ampie conoscenze della geografia marina del Sud Pacifico, la spedizione raggiunse la Nuova Zelanda. Cook fu così il secondo europeo (dopo Abel Tasman nel 1642) ad approdare in Nuova Zelanda. La circumnavigò completamente, scoprendo così lo stretto di Cook che separa l’Isola del Nord dall’Isola del Sud e che Tasman non aveva avvistato, sebbene avesse intuito l’esistenza di un passaggio. Tracciò con precisione le coste neozelandesi facendo solo errori minimi, chiamando “isola di Banks” quella che in realtà era una penisola e non riuscendo a stabilire se l’isola Stewart o Rakiura fosse un’isola separata dalla terraferma» [39].
1770, 28 gennaio – Lord North diviene primo ministro a Londra. «A new ministry under Lord North came to power in 1770, and Parliament withdrew all taxes except the tax on tea, giving up its efforts to raise revenue while maintaining the right to tax. This temporarily resolved the crisis, and the boycott of British goods largely ceased, with only the more radical patriots such as Samuel Adams continuing to agitate» [28]
1770, 5 marzo – Massacro di Boston. «On March 5, 1770, a large crowd gathered around a group of British soldiers. The crowd grew threatening, throwing snowballs, rocks, and debris at them. One soldier was clubbed and fell. There was no order to fire, but the soldiers fired into the crowd anyway. They hit 11 people; three civilians died at the scene of the shooting, and two died after the incident. The event quickly came to be called the Boston Massacre. The soldiers were tried and acquitted (defended by John Adams), but the widespread descriptions soon began to turn colonial sentiment against the British. This, in turn, began a downward spiral in the relationship between Britain and the Province of Massachusetts» [28].
1772, giugno – «In June 1772, American patriots, including John Brown, burned a British warship that had been vigorously enforcing unpopular trade regulations in what became known as the Gaspee Affair. The affair was investigated for possible treason, but no action was taken. In 1772, it became known that the Crown intended to pay fixed salaries to the governors and judges in Massachusetts, which had been paid by local authorities. This would reduce the influence of colonial representatives over their government. Samuel Adams in Boston set about creating new Committees of Correspondence, which linked Patriots in all 13 colonies and eventually provided the framework for a rebel government. Virginia, the largest colony, set up its Committee of Correspondence in early 1773, on which Patrick Henry and Thomas Jefferson served. A total of about 7000 to 8000 Patriots served on “Committees of Correspondence” at the colonial and local levels, comprising most of the leadership in their communities. Loyalists were excluded. The committees became the leaders of the American resistance to British actions, and largely determined the war effort at the state and local level. When the First Continental Congress decided to boycott British products, the colonial and local Committees took charge, examining merchant records and publishing the names of merchants who attempted to defy the boycott by importing British goods.» [28].
1773, 10 giugno – Il governo inglese, impressionato dalle gravi perdite della Compagnia britannica delle Indie orientali, la mette sotto controllo governativo: «By 1773, the East India Company was in dire financial straits.[2] The Company was important to the British Empire because it was a monopoly trading company in India and in the east and many influential people were shareholders. The Company paid GB£400,000 (the present-day (2015) equivalent is £46.1 million) annually to the government to maintain the monopoly but had been unable to meet its commitments since 1768 because of the loss of tea sales to America. About 85% of all the tea in America was smuggled Dutch tea. The East India Company owed money to both the Bank of England and the government: it had 15 million lbs (6.8 million kg) of tea rotting in British warehouses and more en route from India. The Regulating Act 1773, was complemented by the Tea Act 1773, which had a principal objective that was to reduce the massive amount of tea held by the financially troubled British East India Company in its London warehouses and to help the financially struggling company survive. Lord North decided to overhaul the management of the India Company with the Regulating Act. This was the first step to the eventual government control of India. The Act set up a system whereby it supervised (regulated) the work of the East India Company. The Company had taken over large areas of India for trading purposes and had an army to protect its interests. Company men were not trained to govern so North’s government began moves towards government control since India was of national importance. Shareholders in the Company opposed the Act. The East India Company was still a powerful lobbying group in Parliament in spite of its financial problems». Il controllo consiste in: «The Act limited Company dividends to 6% until it repaid a GB£1.5M loan (passed by an accompanying act, 13 Geo. 3 c. 64) and restricted the Court of Directors to four-year terms; It prohibited the servants of company from engaging in any private trade or accepting presents or bribes from the “natives”; The Act elevated Governor of Bengal, Warren Hastings to Governor-General of Bengal and subsumed the presidencies of Madras and Bombay under Bengal’s control; It laid the foundations for a centralized administration in India. Governor of Bengal became the Governor General of Bengal with an executive council of four to assist him. Decisions would be taken by majority and Governor General could only vote in case of tie; The Act named four additional men to serve with the Governor-General on the Supreme Council of Bengal: Lt-Gen John Clavering, George Monson, Richard Barwell, and Philip Francis; A supreme court was established at Fort» [19].
1773, 16 dicembre – Guerra d’indipendenza americana: gli inglesi, dissanguati dalla vittoriosa Guerra dei Sette anni, tentano di rifarsi tassando le colonie americane, cioè i 13 stati della costa orientale sotto la loro giurisdizione (New Hampshire, Massachusetts, Rhode Island, Connecticut, New York, New Jersey, Pennsylvania, Delaware, Maryland, Virginia, Carolina del Nord, Carolina del Sud, Georgia). Tentano varie imposte (bollo, carta, vernici, piombo, vetro) e sono via via costretti a rinunciare dai coloni, i quali non hanno rappresentanti nel Parlamento inglese e ribadiscono il vecchio concetto di no taxation without representation. Quando però Londra concede alla Compagnia britannica delle Indie orientali di vendere il suo té nelle 13 colonie mediante i suoi agenti e tagliando fuori i commercianti locali, c’è la rivolta: il 16 dicembre 1773, nel porto di Boston, le navi della Compagnia sono assalite e il té buttato a mare. Da qui comincerà la Guerra d’Indipendenza americana [27].
1774, aprile – Guerra d’indipendenza americana: il parlamento inglese, reagendo ai fatti di Boston, approva quattro leggi, ribattezzate dagli americani Intolerable Acts: «prevedevano in primo luogo la chiusura punitiva del porto di Boston dal 1º giugno 1774 fino al momento in cui non fosse stato risarcito il danno economico della distruzione del tè; oltre ad altre disposizioni sull’amministrazione della giustizia e sull’alloggiamento delle truppe britanniche, venne promulgato soprattutto il Massachusetts Government Act che sottraeva al controllo dei coloni l’elezione dei consigli, assegnando ogni potere amministrativo al governatore inviato da Londra» [27]. «The British government responded by passing several Acts which came to be known as the Intolerable Acts, which further darkened colonial opinion towards the British. They consisted of four laws enacted by the British parliament.[42] The first was the Massachusetts Government Act which altered the Massachusetts charter and restricted town meetings. The second act was the Administration of Justice Act which ordered that all British soldiers to be tried were to be arraigned in Britain, not in the colonies. The third Act was the Boston Port Act, which closed the port of Boston until the British had been compensated for the tea lost in the Boston Tea Party. The fourth Act was the Quartering Act of 1774, which allowed royal governors to house British troops in the homes of citizens without requiring permission of the owner» [28]
1774, maggio – Guerra d’indipendenza americana: il generale inglese Thomas Gage è nominato governatore del Massachusetts [27]
1774, 17 maggio – Guerra d’indipendenza americana: il Rhode Island propone un grande congresso di tutte le colonie americane [27].
1774 – 27 maggio – Guerra d’indipendenza americana: anche la Virginia propone un grande congresso di tutte le colonie americane [27].
1774, giugno – Guerra d’indipendenza americana: «Nel giugno 1774 ad accrescere ulteriormente il malcontento dei coloni venne promulgata anche la Legge sul Quebec, che assicurava ai sudditi del Canada, di nazionalità francese, di religione cattolica e di recente acquisizione, la più ampia libertà religiosa e civile, e assegnava al Canada tutti i territori a nord del fiume Ohio, nei quali i sudditi delle tredici vecchie colonie aspiravano ad espandersi» [27].
1774, 17 giugno – Guerra d’indipendenza americana: i radicali del Massachusetts organizzano, prima dell’intervento delle truppe del generale Gage, una seduta extra-legale a Boston per convocare a loro volta un congresso continentale [27].
1774, 5 settembre – Guerra d’indipendenza americana: riunione a Filadelfia del primo congresso delle colonie americane. «il Congresso promulgò una “Dichiarazione dei diritti americani” in cui si affermava che il Parlamento britannico non aveva diritto ad occuparsi delle questioni interne delle colonie; la dichiarazione, redatta principalmente da John Jay, faceva anche appello allo “spirito di giustizia degli inglesi” che erano invitati a riconoscere i pari diritti dei coloni; si auspicava anche una ritrovata amicizia sulla base della comune civiltà e della religione in opposizione al “cattolicesimo papista” che invece era stato autorizzato dalla Gran Bretagna in Canada. Nonostante questa dichiarazione moderata, il Congresso approvò soprattutto la cosiddetta “Continental Association” in cui si disponeva la costituzione di comitati per attivare e rendere efficace su tutto il territorio l’arma del boicottaggio commerciale contro le merci britanniche. Queste misure di guerra economica prevedevano la “non-importazione” e la “non-consumazione” di tutti i prodotti provenienti dalla madrepatria; il Congresso disponeva inoltre misure radicali di intimidazione e punizione contro coloro che non avessero applicato rigorosamente le decisioni della “Association”. Queste misure estremistiche furono approvate anche dai delegati moderati come John Jay, i quali speravano che una dimostrazione di risolutezza e di unità delle colonie avrebbe potuto intimidire la Gran Bretagna e indurla a concessioni sostanziali» [27].
1774, 9 settembre – Guerra d’indipendenza americana: «In response (to Intolerable Acts), Massachusetts patriots issued the Suffolk Resolves and formed an alternative shadow government known as the “Provincial Congress” which began training militia outside British-occupied Boston.[44] In September 1774, the First Continental Congress convened, consisting of representatives from each of the colonies, to serve as a vehicle for deliberation and collective action. During secret debates, conservative Joseph Galloway proposed the creation of a colonial Parliament that would be able to approve or disapprove of acts of the British Parliament, but his idea was not accepted. The Congress instead endorsed the proposal of John Adams that Americans would obey Parliament voluntarily but would resist all taxes in disguise. Congress called for a boycott beginning on 1 December 1774 of all British goods; it was enforced by new committees authorized by the Congress» [28].
1774, 1° dicembre – Guerra d’indipendenza americana: comincia il boicottaggio di tutte le merci provenienti dall’Inghilterrra [28].
1775, 13 gennaio – Guerra d’indipendenza americana: il partito degli intransigenti guadagna terreno a Londra. «l’invio di truppe di rinforzo al generale Thomas Gage che venne invitato il 27 gennaio ad essere maggiormente risoluto contro i ribelli del New England; egli ricevette ordini precisi di estendere l’occupazione militare di Boston, arrestare i capi radicali e imporre la legge marziale» [27].
1775, 20 gennaio – 1° febbraio – Guerra d’indipendenza americana: il parlamento britannico respinge le proposte conciliative di William Pitt ed Edmund Burke [27].
1775 16 febbraio – Guerra d’indipendenza americana: Fallimento dei colloqui tra Benjamin Franklin e alcuni emissari del governo North: il parlamento inglese non può rinunciare a deliberare anche sulle colonie. «Il Parlamento britannico promulgò misure che accrebbero la tensione: lo stato del Massachusetts venne dichiarato “in ribellione” e venne proibita ai coloni del New England la zona di pesca dell’Atlantico settentrionale» [27]. «Massachusetts was declared in a state of rebellion in February 1775 and the British garrison received orders to disarm the rebels and arrest their leaders» [28].
1775, 27 febbraio – Guerra d’indipendenza americana: il parlamento britannico approva la Conciliatory Resolution, con la quale si crede di metter pace tra i coloni americani. Ma il provvedimento contiene tassazioni che i coloni respingono nettamente [27].
1775, 19 aprile – Guerra d’indipendenza americana: Battaglia di Lexington e Concorde: «The Patriots laid siege to Boston, expelled royal officials from all the colonies, and took control through the establishment of Provincial Congresses» [28].
1775, 17 giugno – Guerra d’indipendenza americana: Battaglia di Bunker Hill. It was a British victory—but at a great cost: about 1,000 British casualties from a garrison of about 6,000, as compared to 500 American casualties from a much larger force.[46][47] The Second Continental Congress was divided on the best course of action, but eventually produced the Olive Branch Petition, in which they attempted to come to an accord with King George. The king, however, issued a Proclamation of Rebellion which stated that the states were “in rebellion” and the members of Congress were traitors. The war that arose was in some ways a classic insurgency. As Benjamin Franklin wrote to Joseph Priestley in October 1775: “Britain, at the expense of three millions, has killed 150 Yankees this campaign, which is £20,000 a head... During the same time, 60,000 children have been born in America. From these data his mathematical head will easily calculate the time and expense necessary to kill us all (...) Following the Battle of Bunker Hill in June 1775, the Patriots had control of Massachusetts outside the Boston city limits, and the Loyalists suddenly found themselves on the defensive with no protection from the British army. In all 13 colonies, Patriots had overthrown their existing governments, closing courts and driving away British officials. They had elected conventions and “legislatures” that existed outside any legal framework; new constitutions were drawn up in each state to supersede royal charters. They declared that they were states, not colonies» [28].
1775, inverno – Guerra d’indipendenza americana: «In the winter of 1775, the Americans invaded Canada under generals Benedict Arnold and Richard Montgomery. The attack was a failure; many Americans who weren’t killed were either captured or died of smallpox» [28].
1776, 5 gennaio – Guerra d’indipendenza americana: il New Hampshire ratifica la sua costituzione [28].
1776, marzo – Guerra d’indipendenza americana: «In March 1776, the Continental Army forced the British to evacuate Boston, with George Washington as the commander of the new army. The revolutionaries were now in full control of all 13 colonies and were ready to declare independence. There still were many Loyalists, but they were no longer in control anywhere by July 1776, and all of the Royal officials had fled» [28].
1776, aprile – Guerra d’indipendenza americana: In April 1776, the North Carolina Provincial Congress issued the Halifax Resolves explicitly authorizing its delegates to vote for independence [28].
1776, maggio – Guerra d’indipendenza americana: In May 1776, Congress (of New Hampshire) voted to suppress all forms of crown authority, to be replaced by locally created authority [28].
1776, 7 giugno – Guerra d’indipendenza americana: By June, nine Provincial Congresses were ready for independence; one by one, the last four fell into line: Pennsylvania, Delaware, Maryland, and New York. Richard Henry Lee was instructed by the Virginia legislature to propose independence, and he did so on June 7, 1776 [28].
1776, 4 luglio – Guerra d’indipendenza americana: Virginia, South Carolina, and New Jersey created their constitutions before July 4. Rhode Island and Connecticut simply took their existing royal charters and deleted all references to the crown.[49] The new states were all committed to republicanism, with no inherited offices. They decided what form of government to create, and also how to select those who would craft the constitutions and how the resulting document would be ratified. Il Congresso approva la Costituzione preparata da Thomas Jefferson [28].
1776, 27 agosto – Guerra d’indipendenza americana: battaglia di Brooklin (Battaglia di Long Island), vinta dagli inglesi, che subito dopo chiedono di aprire una trattativa per la pace [28].
1776, 11 settembre – Guerra d’indipendenza americana: A delegation including John Adams and Benjamin Franklin met British admiral Richard Howe on Staten Island in New York Harbor on September 11 in what became known as the Staten Island Peace Conference. Howe demanded that the Americans retract the Declaration of Independence, which they refused to do, and negotiations ended. The British then seized New York City and nearly captured Washington’s army. They made New York their main political and military base of operations, holding it until November 1783. The city became the destination for Loyalist refugees and a focal point of Washington’s intelligence network» [28].
1776, fine dicembre – Guerra d’indipendenza americana: The British also took New Jersey, pushing the Continental Army into Pennsylvania. Washington crossed the Delaware River back into New Jersey in a surprise attack in late December 1776 and defeated the Hessian and British armies at Trenton and Princeton, thereby regaining control of most of New Jersey. The victories gave an important boost to Patriots at a time when morale was flagging, and they have become iconic events of the war [28].
1777, ottobre-novembre – Guerra d’indipendenza americana: In 1777, the British sent Burgoyne’s invasion force from Canada south to New York to seal off New England. Their aim was to isolate New England, which the British perceived as the primary source of agitation. Rather than move north to support Burgoyne, the British army in New York City went to Philadelphia in a major case of mis-coordination, capturing it from Washington. The invasion army under Burgoyne was much too slow and became trapped in northern New York state. It surrendered after the Battles of Saratoga in October 1777. From early October 1777 until November 15, a siege distracted British troops at Fort Mifflin, Philadelphia, Pennsylvania and allowed Washington time to preserve the Continental Army by safely leading his troops to harsh winter quarters at Valley Forge [28].
1777, 15 novembre – Guerra d’indipendenza americana: The Second Continental Congress approved the “Articles of Confederation” for ratification by the states on November 15, 1777; the Congress immediately began operating under the Articles’ terms, providing a structure of shared sovereignty during prosecution of the war and facilitating international relations and alliances with France and Spain [28].
1778, 6 febbraio – Guerra d’indipendenza americana: Trattato di amicizia e commercio tra Francia e i futuri Stati Uniti. Trattato di Alleanza.«The capture of a British army at Saratoga encouraged the French to formally enter the war in support of Congress, and Benjamin Franklin negotiated a permanent military alliance in early 1778; France thus became the first foreign nation to officially recognize the Declaration of Independence. On February 6, 1778, the United States and France signed the Treaty of Amity and Commerce and the Treaty of Alliance.[65] William Pitt spoke out in Parliament urging Britain to make peace in America and to unite with America against France, while British politicians who had sympathized with colonial grievances now turned against the Americans for allying with Britain’s rival and enemy» [28].
1778, 28 giugno – Guerra d’indipendenza americana: l’alleanza della Spagna – e poi dell’Olanda – con la Francia, mette questi due paesi a fianco degli americani e costringe gli inglesi a una guerra globale in difesa delle sue colonie. «The Spanish and the Dutch became allies of the French in 1779 and 1780 respectively, forcing the British to fight a global war without major allies and requiring it to slip through a combined blockade of the Atlantic. Britain began to view the American war for independence as merely one front in a wider war, and the British chose to withdraw troops from America to reinforce the sugar-producing Caribbean colonies, which were more lucrative to British investors. British commander Sir Henry Clinton evacuated Philadelphia and returned to New York City. General Washington intercepted him in the Battle of Monmouth Court House, the last major battle fought in the north. After an inconclusive engagement, the British retreated to New York City. The northern war subsequently became a stalemate, as the focus of attention shifted to the smaller southern theater» [28].
1780 – Nell’ambito della guerra d’indipendenza americana scoppia la IV Guerra anglo-olandese. Olanda alleata con Francia e Spagna [20].
1781, 1 marzo – Guerra d’indipendenza americana: ratifica degli “Articoli della Confederazione” approvati il 15 novembre 1777 [28].
1781, 2 marzo – Guerra d’indipendenza americana: At that point, the Continental Congress was dissolved and a new government of the United States in Congress Assembled took its place on the following day, with Samuel Huntington as presiding officer [28].
1781, ottobre – Guerra d’indipendenza americana: resa degli inglesi a Yorktown. «Dopo la battaglia di Monmouth the British strategy in America concentrated on a campaign in the southern states. With fewer regular troops at their disposal, the British commanders saw the “southern strategy” as a more viable plan, as they perceived the south as strongly Loyalist with a large population of recent immigrants and large numbers of slaves who might be captured or run away to join the British. Beginning in late December 1778, they captured Savannah and controlled the Georgia coastline. In 1780, they launched a fresh invasion and took Charleston, as well. A significant victory at the Battle of Camden meant that royal forces soon controlled most of Georgia and South Carolina. The British set up a network of forts inland, hoping that the Loyalists would rally to the flag. Not enough Loyalists turned out, however, and the British had to fight their way north into North Carolina and Virginia with a severely weakened army. Behind them, much of the territory that they had already captured dissolved into a chaotic guerrilla war, fought predominantly between bands of Loyalists and American militia, which negated many of the gains that the British had previously made. The British army under Cornwallis marched to Yorktown, Virginia where they expected to be rescued by a British fleet. The fleet did arrive, but so did a larger French fleet. The French were victorious in the Battle of the Chesapeake, and the British fleet returned to New York for reinforcements, leaving Cornwallis trapped. In October 1781, the British surrendered their second invading army of the war, under a siege by the combined French and Continental armies commanded by Washington.» [28].
1783 – Si conclude la IV Guerra anglo-olandese. «La disastrosa impreparazione militare delle Province Unite, permise alla Gran Bretagna di guadagnare alcune concessioni territoriali nelle Indie olandesi e pose le condizioni per la Prima Rivoluzione batava» [20]. «Persi numerosi stabilimenti nel corso della quarta guerra anglo-olandese (1780-1784), e ceduti i restanti agli alleati britannici dopo l’invasione dell’Olanda da parte delle armate rivoluzionarie francesi nel 1794, nel 1798 la Compagnia olandese delle Indie orientali cessò i traffici e fu sciolta due anni dopo lasciando i propri resti allo stato olandese» [23].
1783, 3 settembre – Guerra d’indipendenza americana: Trattato di Parigi, fine della guerra d’indipendenza americana. «During negotiations in Paris, the American delegation discovered that France supported American independence but no territorial gains, hoping to confine the new nation to the area east of the Appalachian Mountains. The Americans opened direct secret negotiations with London, cutting out the French. British Prime Minister Lord Shelburne was in full charge of the British negotiations, and he saw a chance to make the United States a valuable economic partner. The US obtained all the land east of the Mississippi River, south of Canada, and north of Florida. It gained fishing rights off Canadian coasts, and agreed to allow British merchants and Loyalists to recover their property. Prime Minister Shelburne foresaw highly profitable two-way trade between Britain and the rapidly growing United States, which did come to pass. The blockade was lifted and all British interference had been driven out, and American merchants were free to trade with any nation anywhere in the world (...) The peace in 1783 left France financially prostrate, while the British economy boomed thanks to the return of American business. Some historians suggest that loss of the American colonies enabled Britain to deal with the French Revolution with more unity and better organization than would otherwise have been the case. Britain turned towards Asia, the Pacific, and later Africa with subsequent exploration leading to the rise of the Second British Empire. Britain’s war against the Americans, the French, and the Spanish cost about £100 million, and the Treasury borrowed 40-percent of the money that it needed. Heavy spending brought France to the verge of bankruptcy and revolution, while the British had relatively little difficulty financing their war, keeping their suppliers and soldiers paid, and hiring tens of thousands of German soldiers. Britain had a sophisticated financial system based on the wealth of thousands of landowners who supported the government, together with banks and financiers in London. The British tax system collected about 12 percent of the GDP in taxes during the 1770s» [28].
1783, novembre – Guerra d’indipendenza americana: gli inglesi abbandonano New York [28].
1784, 13 agosto – Nuovo atto di Pitt per regolare il controllo della Compagnia britannica delle Indie orientali: «Nel 1784 il governo, presieduto da William Pitt il Giovane, fece votare una nuova legge (Indian Act) al fine di separare d’ora in poi chiaramente il governo dei territori delle Indie Orientali (che spettava alla Corona) e l’attività commerciale (che spettava alla Compagnia). Quest’ultima dovette dunque d’ora in poi rendere conto alla Corona, ma ciò non le impedì di continuare a svilupparsi» [8].
1788, 26 gennaio – Australian Day, cioè giorno di nascita dell’Australia. «Il primo insediamento britannico fu effettuato da quello che nella storia australiana è denominata “the first fleet” (la prima flotta). Capitanata da Arthur Phillip, era composta da 11 imbarcazioni che con circa 1400 passeggeri partì da Portsmouth il 13 maggio 1787. Giunse a Botany Bay il 19 gennaio 1788, ma si ritenne il luogo inadeguato e il 26 gennaio dello stesso anno la flotta arrivò a Port Jackson e questa data viene tuttora celebrata come l’Australian Day. Arthur Phillip assunse il ruolo di Governatore dal 1788 al 1792. Durante questo periodo il Nuovo Galles del Sud era esclusivamente una colonia penale». Gli inglesi presero a mandare i detenuti in Australia perché avevano perso le colonie americane, dove ne mandavano circa mille all’anno [37].
1789, 14 luglio – Rivoluzione francese.
1798 – Fine della Compagnia olandese delle Indie orientali [23].
1798, 23 febbraio – Il 5 ventoso anno VI (23 febbraio 1798) il generale Napoleone Bonaparte, comandante in capo dell’"Armata d’Inghilterra” incaricata di organizzare e condurre uno sbarco decisivo in Gran Bretagna per concludere vittoriosamente la guerra della Francia rivoluzionaria contro i britannici, presentò le sue conclusioni sulle prospettive reali di questa impresa. Il generale consigliava al Direttorio di rinunciare allo sbarco; le condizioni navali non sussistevano non essendo la flotta francese in grado di garantire la sicurezza della navigazione e la Royal Navy avendo raggiunto il predominio navale dopo aver disfatto la flotta spagnola nella battaglia di Capo San Vincenzo e quella olandese nella battaglia di Camperduyn. Anche il Direttorio temeva di perdere la sua armata più forte e il suo miglior generale mentre la situazione in Europa era ancora pericolosa e sussisteva il rischio di una ripresa della guerra contro le potenze continentali. Dopo aver consigliato di rinunciare per motivi validi allo sbarco in Inghilterra, il generale Bonaparte presentava tre proposte alternative: si poteva considerare la possibilità di ricercare un accordo di pace con il nemico britannico, oppure impiegare l’Armata d’Inghilterra contro l’Hannover; soprattutto egli proponeva sorprendentemente di organizzare una audace spedizione in Oriente per conquistare l’Egitto, progetto che appariva dal punto di vista strategico-operativo ancor più temerario e arrischiato dello sbarco nelle isole britanniche. Questo nuovo piano minacciava indirettamente l’impero coloniale britannico e rimetteva in gioco il predominio nel Mediterraneo; quindi avrebbe impedito ogni accordo con la Gran Bretagna; inoltre avrebbe potuto destabilizzare il precario Impero Ottomano e irritare fortemente l’Impero Russo del nuovo zar Paolo I che manifestava propositi di espansione globale in Europa, in Oriente e nel Mediterraneo. Nonostante le implicazioni di grande importanza di questo ambizioso progetto, il Direttorio, verosimilmente anche desideroso di sbarazzarsi dell’ambizioso generale Bonaparte, non lo respinse. I dirigenti della Repubblica sembravano decisi a minacciare il predominio coloniale britannico ed a costringere la potenza rivale a cedere. Il nuovo piano proposto dal generale Bonaparte non sorprese realmente il Direttorio; l’obiettivo dell’Egitto e dell’Oriente non era nuovo per la politica estera della Francia fin dall’epoca delle Crociate. L’Egitto era stato legato commercialmente da secoli a Marsiglia. I rappresentanti francesi a Costantinopoli, ancor prima della Rivoluzione, aveva presentato complesse pianificazioni per una espansione verso l’Egitto per minare la solidità dell’Impero Ottomano. Durante le guerre franco-inglesi del Settecento la Monarchia aveva progettato di attaccare i “tiranni del mare” in Asia, attraverso Suez, per poi marciare sull’India. Dopo la Rivoluzione il girondino Jacques Pierre Brissot aveva proposto irrealistici progetti di suddivisione del pianeta e di sconvolgimento dell’equilibrio mondiale delle potenze mediante l’espansione in Oriente e la conquista di Costantinopoli; già Gottfried Wilhelm von Leibniz aveva consigliato a Luigi XIV di occupare l’Egitto. In tempi più recenti il console in Egitto Charles Magallon aveva illustrato la debolezza dell’autorità ottomana, l’inettitudine dei mamelucchi, la casta militare che dominava il paese, e si era detto convinto della facilità della conquista[5]. Il Direttorio mirava inoltre ad aprirsi la strada verso la Persia, l’Afghanistan e soprattutto l’India dove Tippoo Sahib teneva in scacco i britannici nel Mysore. In questo senso l’impresa poteva servire a mettere in grave difficoltà la Gran Bretagna e costringerla a trattare la pace, organizzando eventualmente una spartizione dell’Impero Ottomano» [41].
1798, 1° luglio – Napoleone, dopo aver conquistato Malta, prende Alessandria d’Egitto [41].
1798, 21 luglio – Battaglia delle Piramidi: Napoleone, forte di un’armata di 25 mila uomini, sconfigge una forza eterogenea formata da mamelucchi, egiziani, beduini e altri arabi. Trecento morti francesi, 6.000 morti arabi [41].
1798, 1° agosto – Battaglia di Abukir. La Royal Navy guidata da Orazio Nelson distrugge o cattura tutte le navi francesi tranne due [41].
1799 – La flotta della Compagnia britannica delle Indie orientali e la Royal Navy si coalizzano contro Napoleone [8].
1799, 5 febbraio – Napoleone, per prevenire il contrattacco turco, raggiunge la Siria dove si propone di dar battaglia ai turchi. Ma è costretto a ritirarsi [41].
1799, 25 luglio – Napoleone tornato in Egitto, sconfigge gli ottomani ad Abukir [41].
1799, agosto – Napoleone, preoccupato dell’instabilità politica in patria, rientra in Francia [41].
1800, 20 marzo – Vittoria francese sugli anglo-turchi a Eliopoli. «Allo scopo d’evacuare onorevolmente l’Egitto con le proprie truppe e poter così partecipare alle azioni militari in Europa, Kléber intavolò negoziati con gli ottomani e gl’inglesi, che si chiusero con un accordo il 23 gennaio 1800 ad El Arich. Tuttavia l’applicazione dell’accordo si rivelò inattuabile a causa dei dissensi nati in seno ai comandanti inglesi, agl’indugi del sultano ed alla ripresa delle ostilità. L’ammiraglio britannico Keith non rispettò gli accordi di El Arich e Kléber si rifiutò di capitolare, riprendendo le ostilità. Britannici e turchi ritenevano che l’Armata d’Oriente fosse troppo debole per resistere loro e Nassif Pascià, alla testa dell’armata ottomana, marciò su Il Cairo, la cui popolazione insorse contro i francesi occupanti, a seguito di un suo appello. Ma i francesi contrattaccarono, riportando il 20 marzo 1800 la vittoria presso Eliopoli» [42].
1800, 14 giugno – Il generale Kléber è assassinato in Siria. «Sconfisse poi i turchi nella battaglia di Héliopolis e successivamente domò una rivolta al Cairo ma fu assassinato da un sicario, uno studente di scienze islamiche originario di Aleppo, certo Soleyman el-Halaby, il 14 giugno 1800. Secondo alcuni il vero mandante sarebbe stato il generale Menou o addirittura Bonaparte per invidia della sua brillante carriera e perché lo temeva come testimone della sua diserzione (similmente al caso dell’esecuzione del Duca D’Enghien). Lo sostituì nel comando il generale Jacques François Menou. La sua salma venne trasportata e inumata a Marsiglia, nel Castello d’If, per ordine del Bonaparte. Da lì fu poi traslata nel 1818, per disposizione di Luigi XVIII a Strasburgo, sua città natale. Il suo nome è inciso sotto l’Arco di Trionfo di Parigi sul pilastro sud alla colonna 23» [43].
1801, 6 marzo – Il corpo di spedizione britannico sbarca in Egitto [41].
1801, 21 marzo – Battaglia d’Alessandria. «La battaglia di Alessandria, nota anche come battaglia di Canopo, ebbe luogo il 21 marzo 1801 in Egitto nei pressi della cittadina di Canopo, vicino ad Alessandria d’Egitto, e vide fronteggiarsi quello che restava del corpo di spedizione francese, giunto nel 1798 in Egitto al comando dell’allora generale Napoleone Bonaparte, comandato dal generale francese Jacques François Menou, e il corpo di spedizione britannico, sbarcato in Egitto, al comando del generale inglese Ralph Abercromby» La sconfitta francese e il successivo assedio assedio anglo-turco ad Alessandria portarono alla fine della Campagna francese d’Egitto [44]
1801, 30 agosto – L’Armata d’Oriente napoleonica costretta alla capitolazione dagli attacchi dell’esercito turco e del corpo di spedizione britannico [41]
1805, 21 ottobre – Battaglia di Trafalgar. La marina britannica, comandata da Orazio Nelson, sconfigge la flotta franco-spagnola di Napoleone. «La spettacolare vittoria britannica confermò la supremazia navale che il Regno Unito aveva stabilito nel corso del XVIII secolo» [40].
1807 – Gli inglesi proibiscono il commercio degli schiavi (Slave Trade Act) [7] [8].
1808 – La Sierra Leone è designata come colonia ufficiale britannica per gli schiavi liberati [8].
1809, aprile – Lachlan Macquarie è nominato governatore del Nuovo Galles del Sud (Australia). Nell’aprile del 1809 Macquarie fu nominato Governatore del Nuovo Galles del Sud. Il suo incarico, in virtù della sua carica di ufficiale militare, era quello di restaurare l’ordine e la disciplina nella colonia dopo la Ribellione del Rum che il precedente Governatore, William Bligh, aveva dovuto fronteggiare. Quando arrivò a Sydney, nel dicembre 1809, per prima cosa riacquistò il potere che, dopo la sconfitta di Bligh, era finito nelle mani di alcuni ufficiali dell’esercito. Macquarie, che credeva in una disciplina conservatrice, inizialmente governò la colonia come un despota, seppur illuminato, ma a partire dal 1810 cominciò ad aprirsi a vedute più liberali. In quell’anno il numero di detenuti che avevano espiato le proprie colpe superò quello dei liberi coloni, e allora Macquarie si batté affinché le due categorie fossero trattate sullo stesso piano. Nel 1812, sotto l’influente spinta di una commissione reale, incoraggiò gli ex-carcerati a stabilirsi definitivamente nei territori della colonia. Per sottolineare ancora di più questa sua politica, cominciò ad affidare loro incarichi pubblici: così Francis Greenway fu nominato architetto, e William Redfern chirurgo; Macquarie scandalizzò l’opinione pubblica quando scelse Andrew Thompson, un ex-galeotto, come magistrato, e quando invitò alcuni detenuti ad un tè presso la sua residenza. In cambio, il Governatore pretese che gli ex-carcerati conducessero delle vite perbene, insistendo in particolare sui matrimoni rispettabili. Il suo atteggiamento nei confronti degli aborigeni australiani, invece, fu ambivalente. Da un lato ordinò violente spedizioni punitive contro di essi, dall’altro intrattenne rapporti di amicizia con alcune tribù: in tal senso sviluppò un sistema piuttosto particolare, che consisteva nell’eleggere un capo responsabile per ogni clan, riconoscibile da una speciale pettorina d’ottone. Macquarie fu un grandissimo promotore dell’esplorazione del territorio australiano [38].
1813 – La Compagnia britannica delle Indie orientali è privata del monopolio commerciale [8].
1814-1815 – Conclusioni del Congresso di Vienna favorevoli alla Gran Bretagna: «la Francia dovette cederle le isole Ionie, Malta (che aveva occupato rispettivamente nel 1797 e il 1798), Mauritius e Santa Lucia; la Spagna cedette Trinidad e Tobago; i Paesi Bassi parte della Guyana e la Colonia del Capo. La Gran Bretagna restituì Guadalupa, Martinica, Guyana francese e Riunione alla Francia e Giava ed il Suriname ai Paesi Bassi, mentre ottenne il controllo di Ceylon» [8].
1815, 18 giugno – Napoleone definitivamente sconfitto a Waterloo. «La vittoria su Napoleone lasciò la Gran Bretagna senza alcun pericoloso rivale internazionale, eccetto la Russia per quanto concerneva i territori dell’Asia centrale.[100] Incontrastata nei mari, la Gran Bretagna adottò il ruolo di controllore globale, uno stato di cose in seguito noto come la Pax Britannica[10] e una politica estera di “splendido isolamento”. Accanto al controllo formale che fu esercitato sulle sue colonie, la posizione dominante della Gran Bretagna nel commercio mondiale le permise di controllare effettivamente anche le economie di molti altri paesi, come la Cina, l’Argentina e il Siam, talvolta definiti da alcuni storici come appartenenti all’"impero informale”. La potenza imperiale britannica fu agevolata dall’introduzione della nave a vapore e del telegrafo, nuove tecnologie inventate nella seconda metà del XIX secolo, che le permisero così di controllare e difendere efficacemente l’impero. Nel 1902, l’impero britannico fu collegato insieme da una rete di cavi telegrafici, la cosiddetta “All Red Line”. Alcuni storici hanno definito il periodo tra il 1815 e il 1914 come il “secolo imperiale” della Gran Bretagna, in cui il territorio dell’impero crebbe di 26.000.000 di km2 mentre la popolazione aumentò di 400 milioni di persone circa» [8].
1833 – La Compagnia britannica delle Indie orientali è privata del commercio di tè con la Cina.
1816 – Una spedizione britannica risale il Congo fino alla città di Isangila [3].
1820, 18 luglio. Guerra dell’oppio. Sale sul trono di imperatore della Cina Daoguang. «Per appianare i bilanci scompensati dalla sproporzione tra entrate e uscite con la Cina, nonché da altri problemi, tra cui i tagli delle sovvenzioni statali avvenuti dopo l’indipendenza degli Stati Uniti, verso la fine del XVIII secolo la Compagnia britannica delle Indie orientali cominciò a trasportare oppio in Cina, dove malgrado la proibizione era tornato di moda specialmente tra le classi più abbienti. Il traffico commerciale degli occidentali in Cina venne monopolizzato dalla Compagnia britannica delle Indie orientali, che poté così introdurre con facilità l’oppio coltivato nei propri possedimenti in India e scambiarlo con argento. In questo modo i britannici si arricchirono sempre di più, le scorte cinesi d’argento iniziarono a diminuire e crebbe ulteriormente il numero di cinesi tossicodipendenti. Le nuove leggi predisposte dalla corte di Pechino per porre fine al fenomeno furono regolarmente eluse dai mercanti stranieri e la situazione creò nel Paese preoccupazioni sempre maggiori, una delle quali fu il timore che la diffusione dell’oppio tra le classi più povere potesse favorire eventuali rivolte. Un’altra delle ragioni per cui i cinesi non riuscivano ad estirpare il traffico fu la dilagante corruzione tra i suoi funzionari, in particolare i governatori di Canton» [45]. «Durante il regno di Daoguang, la Cina incontrò i maggiori problemi con l’oppio, importato in Cina da mercanti inglesi. L’oppio aveva iniziato a circolare in Cina già durante il regno del bisnonno, l’Imperatore Yongzheng, ma era limitato a circa 200 casse l’anno. Dal tempo dell’Imperatore Qianlong questa portata era cresciuta a 1.000 casse, 4.000 casse nell’epoca di Jiaqing e più di 30.000 casse durante il regno di Daoguang. Per frenare questa crescente importazione, Daoguang emanò tra il 1820 ed il 1830 molti decreti, attraverso il famoso Lin Zexu, con il compito di fermare l’importazione di questa merce, il che portò allo scoppio della Prima guerra dell’oppio. Malgrado questo, il fedele Zexu non si dimostrò adatto e venne bandito a Xinjiang. L’oppio, come risorsa, aveva facilmente consentito alle nazioni europee di infiltrarsi a fondo nel commercio cinese il che andava contro il conservatorismo imperante nell’Impero. Tecnologicamente e militarmente inferiore alle potenze europee e peggiorata a causa dell’incompetenza del governo della dinastia Qing, la Cina perse la guerra e venne costretta a cedere Hong Kong, nell’agosto del 1842, al Regno Unito con il Trattato di Nanchino. Daoguang divenne così il primo imperatore della dinastia Qing a perdere una parte dei propri territori» [50].
1823 – La Compagnia britannica delle Indie orientali non può più commerciare il tè con la Cina [8].
1829 – L’ufficiale dell’esercito britannico Arthur Conolly conia l’espressione “Grande Gioco” per definire il complesso gioco politico-diplomatico (e con forte coinvolgimento dei rispettivi servizi segreti) tra Russia e Gran Bretagna per il controllo dell’Asia centrale [55]
1837 – Guerra dell’oppio. Lin Zexu è nominato governatore generale di Hunan e Hubei, «dove promosse una campagna per la soppressione del traffico di oppio, che era a quel tempo proibito in Cina» [51].
1839 – La New Zealand Company annuncia l’intenzione di acquistare grandi appezzamenti di terreno e di stabilire colonie nel paese [8]
1839, marzo – Guerra dell’oppio. Lin Zexu è nominato commissario imperiale a Canton è dà inizio a una guerra senza quartiere all’oppio. «Nel marzo del 1839 fu mandato dalla corte di Pechino in qualità di commissario imperiale a Canton, dove si concentrava la maggior quantità di oppio che entrava nel Paese, proveniente dall’India. Lin ne fece subito distruggere un’enorme quantità sequestrata ai trafficanti stranieri. Il traffico era monopolizzato dalla Compagnia britannica delle Indie orientali e di particolare rilievo fu la missiva indirizzata da Lin alla regina Vittoria del Regno Unito affinché intercedesse per porre fine al traffico, missiva che non ottenne riscontro. L’operazione antidroga da lui messa in atto fu il pretesto che scatenò la prima guerra dell’oppio tra britannici e cinesi».
1840-1849 – «Superati, malgrado difficoltà economiche, gli studi di teologia e di medicina, Livingstone partì come missionario per l’Africa australe (1840), dove raggiunse la missione di R. Moffat a Kuruman. Convintosi che i missionarî in Africa dovessero allora soprattutto svolgere opera di pionieri, esplorò negli anni seguenti il Bechuanaland, per gran parte ancora ignoto, e attraversò per primo il Deserto di Kalahari fino al Lago Nagmi (1847-49)» [6].
1840, 6 febbraio – Il capitano William Hobson e circa 40 capi Maori firmarono il Trattato di Waitangi. Questo trattato è da molti considerato come l’atto di fondazione della Nuova Zelanda, ma le differenti interpretazioni del testo nelle versioni Maori e inglese continuano ad essere una fonte di controversie [8].
1840, maggio – Guerra dell’oppio. L’azione di Lin Zexu ha fatto perdere ai trafficanti troppo oppio. «I trafficanti persero 1.300 tonnellate di oppio senza ricevere alcun indennizzo.[8] Dopo aver tentato senza successo di scambiare le scorte di oppio in cambio di tè, i cinesi entrarono nell’enclave e confiscarono con la forza dai magazzini dei commercianti europei tutte le le scorte e ordinarono un blocco navale alle imbarcazioni degli stranieri per interrompere il traffico di oppio. Il commissario britannico per il commercio distaccato a Canton, capitano Charles Elliot, scrisse a Londra sollecitando l’uso della forza contro le autorità cinesi. Passò quasi un anno prima che i britannici decidessero, nel maggio 1840, di inviare truppe per riparare l’offesa subita dai mercanti di Canton, per far loro riscuotere un indennizzo per le merci confiscate e per garantire la sicurezza dei traffici a venire» [45].
1840, 21 giugno – Guerra dell’oppio. «La flotta britannica giunse il 21 giugno 1840 al largo di Macao e bombardò quindi il porto di Ting-ha. Durante il conflitto che seguì, la Royal Navy sfruttò la propria superiorità navale e di artiglieria pesante per infliggere una serie di decisive sconfitte alla Cina, una tattica che fu in seguito conosciuta come diplomazia delle cannoniere» [45].
1842, 29 agosto – Guerra dell’oppio. Il Trattato di Nanchino conclude, vittoriosamente per la Gran Bretagna, la guerra tra cinesi e inglesi per l’oppio. «Lo scopo fondamentale del trattato era quello di modificare la struttura del commercio estero in vigore dal 1760. L’intesa abolì il monopolio delle Tredici industrie sul commercio estero (articolo V) a Canton, e aprì invece cinque porti: Shamian (concessione, condivisa con la Francia, fino al 1949), Xiamen (fino al 1930), Fuzhou, Ningbo e Shanghai (fino al 1949), oltre alla stessa Canton (Guangzhou). In essi, ai britannici era consentito commerciare con chiunque. Il Regno Unito ottenne anche il diritto di insediare nei porti in questione propri consoli, ai quali spettava il potere di interloquire con le autorità cinesi (articolo II). Il trattato di Nanchino fu il primo di una serie di trattati cosiddetti “ineguali”, conclusi dalla Cina con le potenze occidentali nel XIX-XX secolo. Esso pattuì che il commercio nei porti interessati fosse soggetto a tariffe doganali fisse da concordare tra gli inglesi e i governi Qing (articolo X)» [52]. Col Trattato di Nanchino, la Cina cedeva al Regno Unito Hong Kong. «La prima guerra dell’oppio, mettendo a nudo la debolezza militare della Cina e aprendola alla penetrazione commerciale europea, ebbe il doppio effetto di sconvolgere gli equilibri sociali su cui si reggeva l’Impero e di far convergere su di esso le mire espansionistiche di altre potenze. Nel decennio 1850-60 la Cina si trovò così ad affrontare contemporaneamente una gravissima crisi interna – culminata nella lunga e sanguinosissima ribellione contadina nota come la rivolta dei Taiping – e un nuovo sfortunato scontro con i britannici, coadiuvati questa volta dalla Francia» [45].
1845 – La Compagnia britannica delle Indie orientali «amplia il suo potere sulla provincia del Sindh dopo una crudele e cruenta campagna di Charles James Napier» [22].
1848 – Seconda guerra anglo-sikh [22].
1849 – Vittoria inglese nella guerra anglo-sikh. «la Compagnia prese il controllo anche della provincia del Punjab nel 1849, dopo che l’Esercito britannico dell’India (British India Army) ebbe guadagnato una vittoria a duro prezzo ai danni dell’esercito della Khalsa, che era stato tradito dai ministri kashmiri Dogra Lal Singh e Gulab Singh (che non erano Sikh). Nessuno degli altri principi sikh aiutò il governo di Lahore. A dimostrazione del loro apprezzamento, i britannici fecero Gulab Singh Maharaja del Kashmir, che faceva parte del Punjab. Gulab Singh era già maharaja di Jammu e Ladakh e i britannici gli affidarono la provincia del Kashmir per 75 lakh» [22].
1850 (circa) – «Verso la metà del XIX secolo, la dominazione della Compagnia britannica delle Indie orientali si estese infatti sulla maggior parte dell’India, sulla Birmania, su Singapore e Hong Kong, un quinto della popolazione mondiale passò così sotto la sua autorità. La Compagnia inoltre occupò le Filippine e realizzò la conquista di Giava. Registrando un problema di liquidità nei suoi acquisti di tè dalla Cina, lo risolse esportando oppio indiano: gli sforzi della Cina per mettere fine a questo commercio scatenarono le due Guerre dell’oppio con la Gran Bretagna» [8].
1852-1856 – «Nel periodo 1852-56 Livingstone esplorò l’entroterra africano scoprendo, lungo il corso del fiume Zambesi, le cascate Vittoria, cui diede il nome dell’allora Regina d’Inghilterra. Livingstone fu uno dei primi europei a fare un viaggio transcontinentale attraverso l’Africa. Lo scopo del suo viaggio era di aprire nuove vie commerciali, e di accumulare informazioni utili sul continente africano. In particolare, Livingstone era un sostenitore delle missioni e del commercio nell’Africa centrale. Tornò in Inghilterra per ottenere un supporto a queste sue idee e per pubblicare un libro sui suoi viaggi. Fu in questo periodo che si dimise dalla società missionaria alla quale apparteneva» [5] «Le osservazioni raccolte da L. imposero la ricostruzione della carta dell’Africa centrale» [6]
1854 – La Compagnia britannica delle Indie orientali si annette il Berar [22]
1856 – La Compagnia britannica delle Indie orientali si annette lo Stato di Awadh [22].
1856, ottobre – Guerra dell’oppio. «Dopo lo scoppio della guerra civile nota come rivolta dei Taiping, i ribelli istituirono un regno con capitale a Nanchino. Nel frattempo a Canton fu inviato il nuovo commissario imperiale Yeh Ming-ch’en, che detestava i mercanti stranieri e si impegnò per stroncarne il traffico di oppio. Nell’ottobre 1856 fece requisire la nave britannica Arrow e arrestare l’equipaggio. Il governatore di Hong Kong John Bowring chiese l’intervento della flotta comandata dall’ammiraglio Michael Seymour, che il 23 dello stesso mese fece prima bombardare e occupare le fortezze sul fiume delle Perle che presidiavano l’accesso a Canton, e fece quindi bombardare la stessa Canton; non aveva comunque truppe a sufficienza per occuparla» [45].
1856, 15 dicembre – Guerra dell’oppio. «Il 15 dicembre scoppiò una rivolta a Canton durante la quale alcune proprietà di commercianti europei furono date alle fiamme, e Bowring chiese nuovamente un intervento militare. Dopo che fu assassinato un missionario francese, i britannici poterono contare sull’appoggio della Francia nella regione. Il Regno Unito aveva intanto richiesto nuove grandi concessioni ai cinesi, tra cui la legalizzazione del commercio dell’oppio, la sua diffusione con la concessione di impiegare i coolie, la manodopera locale a basso prezzo, la garanzia per i mercanti britannici di libero accesso a tutta la Cina e l’abolizione delle tasse per l’importazione di prodotti stranieri. I cinesi furono costretti ad accettare e a firmare nuovi trattati ineguali» [45].
1857, 24 gennaio – Moti indiani contro la Compagnia britannica delle Indie orientali (Rivolta del Sepoy) [8]. «I moti indiani del 1857 furono una serie di azioni di ribellione armata sfociati in una grande rivolta quasi generale contro il potere coloniale britannico in India della Compagnia britannica delle Indie orientali (British East India Company); la ribellione si sviluppò fra i primi del 1857 e la metà del 1858. La rivolta è nota prevalentemente nelle fonti britanniche e occidentali come rivolta dei Sepoy, rivolta indiana del 1857, Great Indian Mutiny o Indian Mutiny ("ammutinamento indiano"), mentre nelle fonti indiane viene denominata prima guerra d’indipendenza indiana. La ribellione ebbe inizio con l’ammutinamento di gran parte delle truppe sepoy dell’esercito anglo-indiano del Bengala e si estese maggiormente nell’area centro-settentrionale dell’India, con alcune propaggini altrove. Dopo i primi segni di un crescente malcontento nel gennaio 1857, una rivolta su scala più ampia esplose nel maggio 1857 e si trasformò in quella che può essere definita una guerra aperta nelle regioni coinvolte. Questo conflitto si manifestò verso la fine del dominio diretto della Compagnia britannica delle Indie orientali, e che portò al governo diretto delle autorità britanniche (Raj britannico) sulla maggior parte del subcontinente indiano nei successivi 90 anni, malgrado alcuni Stati conservassero un’indipendenza nominale sotto i rispettivi Raja, ossia re... La guerra d’indipendenza (chiamata “rivolta” dalle fonti britanniche) ebbe varie cause politiche, economiche, militari, religiose e sociali. Oltre alle unità indiane dell’esercito della Compagnia britannica delle Indie orientali, buona parte della resistenza provenne dall’antica aristocrazia, che vedeva il proprio potere sempre più eroso da quello britannico. I sepoy (dal termine bengali shepai, a sua volta derivante dal persiano sepāh (soldato), usato per designare i militari indigeni indiani) dell’esercito del Bengala avevano numerosi motivi di risentimento e ostilità verso la Company Raj, essenzialmente a causa dalla distanza razziale tra gli ufficiali britannici e le truppe indiane e dal comportamento razzistico degli europei verso i nativi. Si racconta, ad esempio, che in occasione dell’arrivo di nuovi fucili Enfield dall’Inghilterra, il cui caricamento avveniva mordendo una cartuccia per aprirla ed estrarre la pallottola da infilare nella canna, i sepoy avessero chiesto di che animale fosse il grasso che facilitava l’operazione: nel caso fosse stato grasso bovino, infatti, ciò avrebbe contravvenuto alle regole religiose dei soldati hindu, se suino a quelle dei soldati musulmani. La risposta infastidita degli ufficiali inglesi (i nativi, come del resto negli altri eserciti coloniali britannici fino agli anni ’60, non potevano aspirare a diventare ufficiali) fece ritenere alla truppa che la Compagnia disprezzasse le loro tradizioni. La dottrina dell’estinzione, parte della politica britannica di espansione, ne risentì peraltro grandemente. Se un governante feudale non lasciava un suo erede maschio ottenuto attraverso processi naturali (ad es. suo figlio, non un ragazzo adottato), il territorio diventava proprietà della Compagnia britannica delle Indie orientali. In otto anni James Broun-Ramsay, I marchese di Dalhousie, che in seguito sarebbe diventato Governatore generale dell’India, annetté numerosi reami, fra cui Jhansi, Awadh o Oudh, Satara, Nagpur e Sambalpur, aggiungendo 650.000 km² di terra al territorio della Compagnia. La nobiltà, i proprietari feudali e gli eserciti reali si trovarono disoccupati e umiliati. Anche i gioielli della famiglia reale di Nagpur vennero pubblicamente messi all’asta a Calcutta, una mossa che fu vista come un segno di spregevole mancanza di rispetto dal resto dell’aristocrazia indiana. i cambiamenti introdotti dai britannici, come il mettere fuori legge la pratica del Sati (l’immolazione rituale volontaria delle vedove sulla pira funeraria del marito defunto) e i matrimoni fra bambini, costituivano in ogni caso un divieto nei confronti degli usi religiosi indiani ed erano visti come passi compiuti in direzione di una forzosa conversione al Cristianesimo. La Compagnia praticava anche estorsioni finanziarie attraverso un pesante sistema di tassazione. Il mancato pagamento di tali tasse nella maggior parte dei casi comportava invariabilmente l’espropriazione della proprietà del moroso» [22]. Tattica inglese successiva al 1857 dividere musulmani e indù, privilegiando musulmani». Il problema delle cartucce da mordere e che erano ingrassate con grasso di maiale (contrari i musulmani) o di bue (contrari gli indù) [22]. Contrasti sciiti-sunniti.
1857 – Articolo di Karl Marx sulle annessioni forzose in India operate dalla Compagnia britannica delle Indie orientali. «Dal 1848, tuttavia, le difficoltà finanziarie della Compagnia giunsero a un punto tale che l’ampliamento dei suoi affari comportava necessariamente l’ampliamento massiccio dei territori dominati dalla Gran Bretagna nell’Asia meridionale. La Compagnia cominciò a metter da parte i diritti dei principi indiani e ad avviare un processo d’annessione di più d’una decina di Stati governati dai loro Raja indipendenti, tra il 1848 e il 1854. In un articolo pubblicato sul New York Daily Tribune il 28 luglio del 1857, Karl Marx notava che “... nel 1854 il Raj di Berar, che aveva una superficie di 80.000 miglia quadrate di territorio, una popolazione che era tra i quattro e i cinque milioni e che vantava enormi tesori, era stato conquistato con la forza”. Dal 1857, le ultime vestigia degli Stati indiani indipendenti erano scomparse e la Compagnia esportava incalcolabili quantità d’oro, gioielli, argento, seta, cotone e un vasto insieme di altre materie preziose che erano avviate ogni anno alla volta della Gran Bretagna. Questa straordinaria quantità di beni, molti dei quali prelevati come “tasse”, fu del tutto fondamentale per l’espansione delle infrastrutture pubbliche e private nel Regno Unito e per finanziare l’espansionismo britannico altrove, sia in Asia, sia in Africa. Senza ombra di dubbio questa marea di ricchezze depredate permisero in larga parte la cosiddetta Rivoluzione Industriale. In alcune aree i contadini furono costretti a cambiare radicalmente le loro coltivazioni tradizionali pur di produrre beni richiesti dal Regno Unito, come l’indaco, la iuta, il caffè e il tè. Ciò comportò un carico lavorativo assolutamente pesante per i coltivatori e l’aumento dei prezzi dei generi alimentari. Le industrie locali, in modo particolare le famose manifatture del Bengala e altri prodotti merceologici ancora, soffrirono in pari misura del giogo britannico. Le tariffe d’importazione furono mantenute basse, in accordo con i sentimenti liberistici tipicamente britannici, e in tal modo il mercato indiano fu invaso da tessuti di scadente qualità provenienti dal Regno Unito. L’industria indigena semplicemente non era in grado di competere e fu così che l’India entrò nell’assurdo circolo produttivo che lo portò a fare la fortuna delle industrie britanniche di stoffe col coltivare il cotone che veniva inviato via mare in Gran Bretagna per essere lavorato, per poi essere nuovamente spedito in India per essere acquistato dagli indiani. A tutto questo iniquo sistema imposto da Londra si aggiunse il non meno iniquo aumento delle imposte sulla terra» [22].
1858, giugno. Guerra dell’oppio. Trattati di Tientsin. «I trattati di Tianjin (cinese tradizionale: 天津條約; semplificato: 天津条约; pinyin: Tiānjīn Tiáoyuē) furono una serie di accordi firmati nel giugno 1858 nell’omonima città cinese e chiusero la prima fase della seconda guerra dell’oppio (1856-1860). Controparti della Cina furono Francia, Gran Bretagna, Russia e Stati Uniti. I trattati aprirono agli stranieri altri undici porti cinesi, dopo quelli del trattato di Nanchino, ammisero legazioni estere a Pechino, autorizzarono attività missionarie cristiane, e legalizzarono l’importazione dell’oppio. I trattati furono ratificati dall’imperatore della Cina nella convenzione di Pechino del 1860, dopo la fine della guerra» [53]
1858, 8 luglio – Fine della guerra anglo-indiana. I sepoy legati alla bocca di un cannone. Prima fustigati, poi fatti a pezzi con una cannonata. Altre atrocità inglesi. «I moti comportarono la fine del governo in India della Compagnia britannica delle Indie orientali. In agosto la Compagnia fu formalmente sciolta dal Government of India Act 1858 e i suoi poteri di governo furono trasferiti alla Corona britannica. Un nuovo ministero del governo britannico, l’India Office, fu creato per occuparsi dell’amministrazione dell’India, e alla sua testa fu nominato per formulare la politica indiana il segretario di Stato per l’India. Il governatore generale dell’India assunse il nuovo titolo di viceré dell’India e realizzò le politiche progettate dall’India Office. L’amministrazione coloniale britannica s’imbarcò in un programma di riforme, tentando d’integrare le più alte caste indiane e i signori nel governo, sopprimendo i tentativi di occidentalizzazione. Il viceré bloccò l’appropriazione di terre, decretò la tolleranza religiosa e ammise gli indiani nei servizi civili, quantunque per lo più in condizione di subordine» [22]. «Il governo britannico sciolse la Compagnia e assunse il controllo diretto dell’India attraverso il Government of India Act 1858, che istituì il Raj britannico, con il quale venne nominato un governatore generale e la regina Vittoria fu incoronata Imperatrice d’India. L’India divenne il bene più prezioso dell’impero, “il gioiello nella corona”, e fu la più importate fonte della potenza della Gran Bretagna» [8].
1858-1864 – «Livingstone ritornò in Africa a capo di una spedizione con lo scopo di esplorare il fiume Zambesi. Mentre esplorava lo Zambesi, le missioni da lui volute in Africa centrale e orientale si estinsero in modo disastroso, con quasi tutti i missionari morti di malaria o di altre malattie. Il fiume Zambesi si rivelò essere non navigabile per lunghi tratti, a causa di una serie di cateratte e rapide che Livingstone non era riuscito a esplorare nei suoi viaggi precedenti. L’artista Thomas Baines fu cacciato dalla spedizione, venendo accusato di furto, accusa che respinse sempre con vigore. Ad eccezione di un ingegnere di nome George Rae, gli altri occidentali o morirono o rinunciarono. Mary, la moglie di Livingstone, morì il 27 aprile 1862 di malaria cerebrale, ma Livingstone continuò le sue esplorazioni ed infine tornò in Inghilterra nel 1864. La spedizione fu considerata un fallimento da molti giornali britannici del tempo e Livingstone ebbe grosse difficoltà a raccogliere fondi per esplorare ulteriormente l’Africa» [5].
1860, 18 ottobre. Guerra dell’oppio. Firma della Convenzione di Pechino. «La convenzione di Pechino (cinese tradizionale: 北京條約; pinyin: Běijīng Tiáoyūe), o prima convenzione di Pechino (18 ottobre 1860), fu un gruppo di trattati stipulati fra il governo della Cina dei Qing e tre potenze europee (Francia, Regno Unito e Russia). La firma della convenzione ebbe l’obiettivo di porre fine alla seconda guerra dell’oppio, sotto la pressione diplomatica e militare di Francia e Regno Unito (le cui truppe in quel momento stavano incendiando l’antico Palazzo d’Estate). L’articolo 6 del trattato con il Regno Unito stabiliva che la Cina avrebbe concesso ai britannici, in perpetuo, l’isola di Stonecutter e la parte meridionale della penisola di Kowloon a sud dell’attuale Boundary Street. Questi territori si aggiungevano a Hong Kong, fatta oggetto di cessione nel 1842 con il Trattato di Nanchino. All’Impero russo il trattato concedeva parti della Manciuria esterna e il controllo sul Territorio dell’Ussuri (parte dell’odierno Territorio di Primorje che corrisponde all’antica provincia manciù della Tartaria orientale). La convenzione di Pechino sarebbe stata considerata dai cinesi uno dei tanti trattati ineguali loro imposti dalle potenze straniere fra il XIX secolo e gli inizi del XX. Kowloon sarebbe rimasta a lungo un possedimento britannico. I governi del Regno Unito e della Repubblica popolare cinese stilarono solo nel 1984 una dichiarazione congiunta che previde il ritorno alla Cina dell’isola di Hong Kong e della penisola di Kowloon il 1º luglio 1997 [54].
1866 – Nel marzo 1866 Livingstone tornò in Africa, in Tanzania, da dove cominciò a cercare la sorgente del Nilo. Richard Francis Burton, John Hanning Speke e Samuel Baker avevano in precedenza quasi correttamente identificato sia il lago Alberto sia il lago Vittoria come sorgenti, ma la questione era ancora dibattuta. Nel cercare la sorgente del Nilo, Livingstone si spinse in realtà troppo ad ovest, fino a raggiungere il fiume Lualaba, che altro non è che la parte iniziale del fiume Congo, ma che egli erroneamente considerò essere il Nilo. In seguito Livingstone si ammalò e per tre anni si persero le sue tracce. Solo uno dei suoi 44 dispacci arrivò fino a Zanzibar [5].
1869 – Il New York Herald incarica Henry Morton Stanley di trovare Livingstone in Africa Orientale [4].
1870, 25 ottobre – Primo viaggio ufficiale della Valigia delle Indie attrvaerso Brindisi. «La Valigia delle Indie (in inglese: Indian Mail) era un percorso postale e viaggiatori internazionale che trasportava viaggiatori e corrispondenza da Londra a Bombay e Calcutta (via Egitto) nel periodo 1870 – 1914, utilizzando il treno nelle tratte in Gran Bretagna, Francia e Italia, il piroscafo da Brindisi a Bombay, e di nuovo il treno in India da Bombay a Calcutta, dove prendeva il nome di Imperial Indian Mail. Grazie alla volontà dell’ex ufficiale della Royal Navy Thomas Fletcher Waghorn, che dimostrò il notevole risparmio di tempo per raggiungere, da Londra, i Dominions indiani passando attraverso l’Egitto anziché il periplo navale dell’Africa, il viaggio che prima durava oltre 100 giorni venne ridotto di quasi la metà del tempo. Con l’unità d’Italia venne proposto alla Gran Bretagna l’utilizzo del percorso italiano, che inizialmente prevedeva il passaggio navale da Ancona a Brindisi e quindi Alessandria d’Egitto (era il 1862). Con l’avvio dei lavori per lo scavo del canale di Suez si pensò all’utilizzo del porto di Brindisi, ritenuto interessante per la sua posizione geografica, per l’imbarco della Valigia delle Indie. Infatti trovandosi alla fine della Penisola italiana consentiva di effettuare in treno prima dell’imbarco un percorso più lungo rispetto a qualsiasi altra soluzione, cosa che ovviamente diminuiva i tempi totali rispetto a percorsi con tratte via mare più lunghe. Nella città pugliese furono avviati una serie di lavori per migliorare la viabilità interna, la creazione di alberghi e di strutture portuali. Il primo viaggio ufficiale della Valigia delle Indie avvenne il 25 ottobre del 1870: era il primo piroscafo della società inglese Peninsular and Oriental Steam Navigation Company ("P&O") a partire dal porto di Brindisi per Alessandria, da dove la ferrovia portava passeggeri e merci sino a Suez e qui venivano imbarcati su un’altra nave diretta in India. Il convoglio che partiva da Londra giungeva a Brindisi in 44 ore e a Bombay in 22 giorni, contro i 25 giorni necessari con la partenza da Marsiglia. Se l’Indian Mail era il viaggio che portava gli inglesi fino a Bombay e alle lontane colonie indiane, il Peninsular-Express era il leggendario convoglio che univa per ferrovia Londra con Brindisi. Il collegamento settimanale partiva da Londra il venerdì alle 21 e toccando Calais e Parigi. Inizialmente e fino al 1871 un treno apposito valicava da Saint-Jean-de-Maurienne a Susa il Colle del Moncenisio con un dislivello di 1588 metri attraverso una ferrovia a cremagliera Sistema Fell, mentre dal 1871 transitava invece da Modane per il nuovo Traforo del Frejus arrivando in territorio Italiano nel pomeriggio del sabato successivo. Qui era una locomotiva FS 552 della ex Rete Adriatica a proseguire il viaggio per Torino, Piacenza, Bologna, Ancona, Castellamare Adriatico, Foggia e il Porto di Brindisi dove arrivava puntuale alle 18 della domenica dopo 45 ore esatte di viaggio» [24].
1871, 10 novembre – Stanley trova Livingstone vicino al lago Tanganica (oggi Tanzania). Scoprono che non vi è nessun collegamento tra lago Tanganica e Nilo [4].
1872-1873 – «Stanley si unì a Livingstone e i due per un anno continuarono insieme ad esplorare il nord del Tanganica, poi Stanley partì. A dispetto delle sollecitazioni di Stanley, Livingstone era determinato a non lasciare l’Africa fino a quando la sua missione non fosse stata completata, ma nel 1873 morì in Zambia di malaria e per una emorragia interna. Il suo corpo, portato per oltre mille miglia dai suoi leali assistenti Chumah e Susi fino a Zanzibar, ritornò in Inghilterra per essere sepolto nell’Abbazia di Westminster; il suo cuore venne invece sepolto nel luogo dov’era morto, sul lago Bangweulu, a Chitombal» [5]. «I suoi meriti di esploratore e di filantropo, le scoperte geografiche e la lotta sostenuta contro la schiavitù, gli dettero vasta notorietà ancora in vita. La sua salma ebbe sepoltura nell’abbazia di Westminster» [6].
1872, 5 gennaio – La Valigia delle Indie attraversa per la prima volta il Frejus [24].
1874 – Fine della Compagnia inglese delle Indie orientali, che viene sciolta dal governo [8].
1876 – «A seguito della completa conquista del territorio indiano nel 1876 la regina Vittoria si fregiò del titolo di “imperatrice dell’India”. In quel paese sterminato, 200 000 inglesi, tra militari e funzionari, controllavano 130 milioni di indiani sparsi su un territorio immenso, denominato “sub-continente indiano”. In esso si parlavano un centinaio di lingue diverse e si praticavano tre religioni principali, induismo, buddismo, islamismo. Nel XIX secolo la Compagnia delle Indie, colpevole di corruzione e di truffe ai danni dello Stato, fu liquidata e il governo britannico assunse direttamente l’amministrazione della penisola indiana. I funzionari britannici, sostenuti dagli aristocratici indù, compirono mosse di grande peso che avevano come obbiettivo la modernizzazione del paese. Tra il 1850 e il 1900 furono costruiti i binari che avrebbero collegato la maggior parte del territorio indiano, la famosa Ferrovia indiana peninsulare collegava direttamente Bombay a Calcutta riducendo di molto il viaggio a piedi o via elefante tra le due maggiori città. Nel 1880 partì il servizio postale e la prima rete telegrafica elettrica, furono incrementati i canali d’irrigazione dei campi. Furono fondate anche tre grandi università, per l’educazione occidentale delle popolazioni locali. L’intento dei britannici era di esportare il loro modello in modo da formare una élite appartenente alle preesistenti caste elevate, che li coadiuvassero nella gestione dell’immenso territorio indiano. La divisione interna etnico-religiosa degli indiani (hindu, musulmani, sikh, ecc.) contribuì all’attuazione della politica britannica del “divide et impera” già utilizzata dai romani, ovvero quel tipo di politica atta a mantenere e favorire le divisioni tra le popolazioni indiane, in modo tale che il governo britannico non fosse mai messo in discussione e le varie lotte interne vedessero quindi il governo inglese come arbitro e l’unico in grado di mantenere la pace nel sub-continente. La politica di pacificazione e divisione attuata dai vari governatori e viceré britannici contribuì al non formarsi di rivolte contro gli stessi inglesi almeno fino agli anni ’20 del ’900» [8].
1876 – Conferenza geografica a Bruxelles organizzata da re Leopoldo II [1].
1877 – Leopoldo II prende contatti con l’esoloratore britannico Stanely che aveva attraversato il territorio dell’Africa subequatoriale dalla costa dell’Oceano Indiano a quella dell’Oceano Atlantico [1].
1878 – Nasce a Bruxelles il Comitato di studi dell’alto corso del fiume Congo (Comité d’études du Haut-Congo) di cui Leopoldo fu uno dei massimi finanziatori [1].
1879 – Il Comitato di studi dell’alto corso del fiume Congo (Comité d’études du Haut-Congo) incarica Stanley di una spedizione sul fiume Congo [1].
1879, agosto – Stanley raggiunge il fiume Congo.
1880 – Primi trattati commerciali di sfruttamento del fiume Congo [1].
1880, settembre – L’esploratore italiano al servizio francese Pietro Savorgnan di Brazzà partito per l’Africa occidentale, stipula il cosiddetto trattato Brazza-Makoko con il re Iloo dei Teke (il cui titolo era appunto “Makoko”). Con questo accordo la Francia estende un protettorato sul territorio del monarca indigeno e stabilisce una base in posizione strategica all’inizio del corso superiore navigabile del Congo. La stampa francese parla di «una terra vergine, grassa, vigorosa e feconda». Irritazione portoghese [3].
1882, novembre – Il parlamento francese ratifica i trattati di Brazzà (vedi 1880) [1].
1883, 26 febbraio. Decisa a bloccare l’espansionismo degli europei in Africa, la Gran Bretagna stipula con i portoghesi un trattato in cui riconosce la sovranità portoghese sull’intera foce del Congo. Leopoldo II del Belgio si trova quindi con un impero coloniale in formazione senza, a sentire gli inglesi, sbocco sul mare. Il re del Belgio, allora, per convincere Londra a mollare il Portogallo escogita, contro il sistema protezionistico di Lisbona, la formula dello “Stato senza dogane”, del quale avrebbero beneficiato tutte le nazioni europee. L’area del fiume Congo sarebbe diventata di libero commercio, per cui l’accordo anglo-portoghese che già aveva poche speranze di essere ratificato dal parlamento britannico e dalla comunità internazionale, di fatto, decade completamente [1].
1884 – Bismarck decide di riconoscere come colonie tedesche tutti i territori non ancora rivendicati da altre potenze in cui sono presenti insediamenti commerciali tedeschi. Nascee così, a macchia di leopardo sul continente africano, quello che sarebbe divenuto l’impero coloniale tedesco [1]
1884, 7 giugno – Nel tentativo di riconciliarsi con la Francia, il 7 giugno 1884, Bismarck dichiara di non riconoscere il trattato anglo-portoghese [1]
1884, agosto – Bismarck contatta Parigi per l’organizzazione di una conferenza a Berlino sulla colonizzazione dell’Africa. Parigi risponde di sì e allora Bismarck contatta Londra e Lisbona precisando che la conferenza avrà all’ordine del giorno:
• Libertà di commercio nel bacino e nella foce del Congo;
• Libertà di navigazione sul Congo e sul Niger secondo gli stessi principi adottati per il Danubio;
• Definizione delle formalità da rispettare da parte delle potenze europee per la presa di possesso di colonie sulle coste africane. [1]
1884, 15 novembre: si apre la Conferenza di Berlino. Sono invitati Gran Bretagna, Francia, Germania, Portogallo, Paesi Bassi, Belgio, Spagna e Stati Uniti. Inoltre «allo scopo di assicurare alle risoluzioni della conferenza l’assenso generale» sono invitati, ma quasi solo come osservatori, l’Austria-Ungheria, la Svezia-Norvegia, la Danimarca, l’Italia, l’Impero ottomano e la Russia [1].
1902 – L’impero britannico è collegato al suo interno
1914 – :La Valigia delle Indie non passa più da Brindisi, sia perché le banchine non sono state attrezzate sia per via della Triplice [24].
[1] wikipedia, voce Conferenza di Berlino [1884].
[2] Tim Marshall Le dieci mappe che spiegano il mondo Garzanti Milano 2018, pagine 135-140.
[3] wikipedia, voce Congo (fiume)
[4] wikipedia, voce Henry Morton Stanley
[5] wikipedia, voce David Livingstone
[6] Treccani, voce David Livingstone
[7] wikipedia, voce Impero britannico
[8] wikipedia, voce Compagnia britannica delle Indie orientali
[9] Treccani, voce Successione austriaca, guerra di
[10] wikipedia, voce Battaglia di Mollwitz
[11] wikipedia, voce Carlo VII di Baviera
[12] Treccani, voce Sette anni, guerra dei
[13] wikipedia, voce Trattato di Versailles (1756).
[14] wikipedia, voce Wenzel Anton von Kaunitz-Rietberg
[15] wikipedia, voce Guerra dei Sette anni
[16] wikipedia, voce Elisabetta di Russia
[17] wikipedia, voce Trattato di Westminster
[18], wikipedia, voce Anti-Machiavel
[19], wikipedia, voce Regulating Act of 1773
[20], wikipedia, voce Guerre anglo-olandesi
[21], wikipedia, voce Royal African Company
[22], wikipedia, voce Moti indiani del 1857
[23], wikipedia, voce Compagnia olandese delle Indie orientali
[24], wikipedia, voce Valigia delle Indie
[25], wikipedia, voce Gloriosa rivoluzione
[26], wikipedia, voce Ribellione di Monmouth
[27], wikipedia, voce Guerra d’indipendenza americana
[28], wikipedia, voce American Revolution
[29], wikipedia, voce Royal Proclamation
[30], wikipedia, voce Currency Act
[31], wikipedia, voce Sugar Act
[32], wikipedia, voce Stamp Act 1765
[33], wikipedia, voce Sons of Liberty
[34], wikipedia, voce Townshend Act
[35], wikipedia, voce Willem Janszoon
[36], wikipedia, voce Nuova Olanda
[37], wikipedia, voce Nuovo Galles del Sud
[38], wikipedia, voce Lachlan Macquarie
[39], wikipedia, voce John Cook
[40], wikipedia, voce Battaglia di Trafalgar
[41], wikipedia, voce Campagna d’Egitto
[42], wikipedia, voce Battaglia di Eliopoli
[43], wikipedia, voce Jean-Baptiste Kléber
[44], wikipedia, voce Battaglia di Alessandria
[45], wikipedia, voce Guerra dell’oppio
[46], wikipedia, voce Goa
[47], wikipedia, voce Macao
[48], wikipedia, voce Canton
[49], wikipedia, voce Wanli
[50], wikipedia, voce Daoguang
[51], wikipedia, voce Lin Zexu
[52], wikipedia, voce Trattato di Nanchino
[53], wikipedia, voce Trattati di Tientsin
[54], wikipedia, voce Convenzione di Pechino
[55], wikipedia, voce Grande Gioco