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 2020  settembre 12 Sabato calendario

Lega, le strade dei fondi neri portano tutte a Bergamo

 La Lega è circondata. Tutte le inchieste portano a Bergamo. È qui che si concentrano le indagini di tre procure del Nord – Milano, Genova, la stessa Bergamo – per provare a seguire un impetuoso fiume carsico di denaro nero. Una caccia al tesoro che nasce da una robusta serie di indizi e dal fatto di ritrovare in ruoli chiave sempre le stesse persone. All’inizio i magistrati proseguivano ognuno per la sua strada, adesso cominciano a passarsi i documenti che trovano con la loro polizia giudiziaria.Per Matteo Salvini i commercialisti bergamaschi arrestati l’altro ieri su richiesta della Procura milanese sono «persone oneste e corrette». Per l’accusa, viceversa, è stata smantellata la piccola trincea orobica, l’ultima eretta per nascondere i segreti inconfessabili di leghisti vecchi e nuovi.
Per comprendere la situazione, è d’obbligo citare Francesco Belsito, il tesoriere della Lega antica, padana, persino vagamente secessionista, quella che nacque con Umberto Bossi. Lo Stato, si sa, concede i rimborsi elettorali ai partiti. Ai leghisti spettavano 49 milioni di euro per gli anni 2008-2010, le “rendicontazioni” però non c’erano. Inchiesta e processo, con condanna inevitabile dei due.
La stella di Bossi era già appannata, tra i diamanti acquistati in Africa e la laurea per il figlio comprata in Albania si chiudeva la sua stagione. La procura di Genova, nella ricerca dei 49 milioni scomparsi dei quali chiedeva il sequestro, non riceveva altra risposta dal «Non ci sono». Perciò il procuratore aggiunto Francesco Pinto e la sostituto Paola Calleri, avviando l’indagine per riciclaggio, approdano in Lussemburgo.
E così (Follow the money, segui il denaro) tra banche e fiduciarie ritornano in Italia, e a Bergamo. Nello studio dei commercialisti Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni. E cioè dei due che, con il più anziano Michele Scillieri, sono da 48 ore chiusi in casa, agli arresti domiciliari, per l’affarone realizzato a Cormano, con la sede della Film Commission Lombardia pagata a carissimo prezzo. Una semplice coincidenza tra Genova e Milano? Sembra di no. I commercialisti bergamaschi nel mirino delle varie procure ricoprono numerosi incarichi nella Lega per Salvini premier. Il procuratore aggiunto Eugenio Fusco e il sostituto Stefano Civardi hanno circoscritto alcune loro operazioni. E quando a Roma si svolge una cena ristretta, alla quale partecipano il commercialista Manzoni e il “capitano” Salvini, c’è anche l’uomo della continuità tra la Lega di Bossi e quella di Salvini: il bergamasco docg Roberto Calderoli. La sua presenza appare agli investigatori suggestiva.
Ricordano infatti la sentenza di primo grado della condanna di Aldo Brancher, berlusconiano di ferro (condanna confermata in cassazione). È Giampiero Fiorani, responsabile del crac della Banca popolare di Lodi, a raccontare ai magistrati «che Aldo Brancher aveva ricevuto l’importo di 200mila euro» quando, il 31 marzo 2005, «si era recato a Lodi in compagnia del senatore Calderoli».
Calderoli – precisiamolo subito – sarà prosciolto su richiesta dello stesso magistrato, che era Fusco, ma «Brancher – si legge nel verbale di Fiorani datato 19 giugno 2007 - nel corso di un incontro a Roma mi ha detto che lui e Calderoli avevano bisogno della somma di 200 mila euro per le spese della campagna elettorale». Fiorani concorda. Fa preparare la somma «in una busta gialla». E «ricevuta la busta, Brancher – dice il banchiere – ha raggiunto Calderoli (...). Non ho assistito alla divisione della somma, ma ho potuto notare che Calderoli era visibilmente entusiasta, tenendo in seguito un accalorato discorso in favore della Banca Popolare di Lodi».
La Lega Nord, sino a quel momento, aveva avuto seri guai giudiziari per le tangenti della Prima Repubblica, nella stagione di Tangentopoli. Allora però si parlava di buste con le banconote. Mentre ai giorni nostri i detective lottano duro per ricostruire i tortuosi spostamenti di denaro dei commercialisti orobici (e non solo).
La procura genovese sta usando Nuix Investigator, già sperimentato dall’Fbi sui Panama Papers: un software che “incrocia” ogni dato possibile tra telefoni, carte di credito, conti bancari, indirizzi mail, partite Iva e codici fiscali. Mentre la procura milanese si affida ai trojan, malware infilati nei telefoni (per intercettarli) di Scillieri, Di Rubba e Manzoni. Quest’ultimo è considerato dagli stessi leghisti l’uomo di fiducia dell’attuale segretario amministrativo della Lega, Giulio Centemero. E se la procura di Bergamo, dov’è arrivato il procuratore capo Francesco Chiappani, indaga sul denaro nero che sarebbe stato usato per pagare i dipendenti della Lega, per Centemero la procura milanese ha già chiesto un rinvio a giudizio. L’accusano di aver incassato 40 mila euro di finanziamento illecito dall’allora proprietario di una catena di supermercati.
Centemero sta anche sullo sfondo dell’inchiesta internazionale che, partendo dagli incontri all’hotel Metropol di Mosca, vede principale indagato Gianluca Savoini, ex portavoce di Salvini: è lui che avrebbe trattato con i russi un finanziamento per la campagna elettorale. A indagare è Fabio De Pasquale. E cioè il procuratore aggiunto che ha ottenuto l’unica condanna definitiva di Silvio Berlusconi: quella per frode fiscale.