ItaliaOggi, 10 settembre 2020
Caraffe dalle macerie di Beirut
L’esplosione al porto di Beirut del 4 agosto scorso ha mandato in frantumi migliaia di finestre e vetrine. Tra le macerie del terribile incidente anche una grande quantità di vetro, si stimano circa cinquemila tonnellate, che ora troverà una seconda vita. I frammenti, infatti, vengono riciclati per creare caraffe e decanter, prodotti dell’artigianato libanese.
Nello sgombero delle macerie sono impegnati anche molti volontari e un gruppo di questi ha pensato di sfruttare il vetro non polverizzato dall’esplosione: ha così iniziato a separarlo e a spedirlo verso una fabbrica di Tripoli, seconda città del Paese, dove in una fucina «diventa una nuova materia prima a disposizione delle industrie locali», come ha spiegato all’Agenzia France Presse Ziad Abi Chaker, attivista ambientale e alla guida della società Cedar Environmental, specializzata nel riciclo dei rifiuti. Da un’idea di Abi Chaker è nato un vero e proprio piano per recuperare il vetro che era stato mandato in frantumi dall’esplosione e che ricopriva le strade e scricchiolava sotto le scarpe. A un mese dalla tragedia che ha provocato 190 morti e 6.500 feriti, diversi camion carichi di frammenti di vetro sono partiti da Beirut per raggiungere due imprese di Tripoli, la Uniglass e la Golden Glass, che ripuliscono e fondono il materiale. «Stiamo impedendo al vetro di finire in discarica», ha ribadito Abi Chaker, «Stiamo fornendo alle nostre industrie locali materie prime gratuite».
«Lavoriamo 24 ore al giorno», ha detto all’Afp il vicepresidente della Uniglass, Wissam Hammoud. La fabbrica è stata fondata dal nonno e il giovane manager ora coordina le operazioni per riciclare il vetro di Beirut.
I frammenti vengono setacciati, in modo da separare sabbia, pietre e altre impurità; poi nel forno viene fuso a una temperatura tra i 900 e i 1200°C e col soffiatore si creano contenitori e brocche dalla forma arrotondata, sormontate da un collo lungo e stretto come da tradizione libanese.
Finora sono quasi 58 le tonnellate di vetro che hanno trovato una seconda vita, ma se l’iniziativa troverà il giusto sostegno i promotori credono di poter arrivare fino a 250 tonnellate. I volontari, poco dopo l’esplosione, avevano organizzato un servizio dedicato ai privati, che potevano contattare un numero telefonico per chiamare una squadra a ritirare i vetri rotti nelle loro case. In Libano, ricorda l’Afp, le politiche ambientali non sono mai decollate e solo il 10% dei rifiuti segue la strada del riciclo. Non tutto il vetro raccolto per le strade di Beirut può essere riciclato, così i volontari stanno cercando soluzioni per trovare comunque un secondo impiego per quei rifiuti taglienti: l’idea è di frantumarlo e addizionarlo al cemento o ad altri materiali per non disperderlo nell’ambiente.