ItaliaOggi, 10 settembre 2020
Periscopio
La troppo lunga esposizione al reale mi ha provocato delle ustioni. Walter Siti, Scuola di nudo. Rizzoli, 2014.
Nessuno è mai riuscito a mandarmi al tappeto. A parte le mie sei mogli. Jake Lamotta, campione del mondo di pugilato.
Marchionne era una persona speciale, anche molto affettuosa. Per Torino è stata una grave perdita. Marida Recchi, 102 anni (Aldo Cazzullo). Corsera.
Non date retta agli ultimi fessi come il sottoscritto, i quali pensano che la politica sia un mestiere complicato che va appreso da giovani in apposite scuole di partito e poi affinato per tutta la vita. Molto meglio affidarsi a chi non ne sa nulla, come stiamo facendo da quasi trent’anni con splendidi risultati. In fondo, nel passaggio dal camice alle istituzioni, i virologi non potranno comportarsi peggio di attori, giornalisti e venditori di bibite. Adesso che Lopalco,candidandosi nella lista di Emiliano in Puglia, ha preso il virus, aspettiamoci una pandemia: Zangrillo sindaco di Milano, Ilaria Capua agli Esteri e Burioni al Quirinale tra due corazzieri in mascherina. Massimo Gramellini (Corsera).
Numero di certificati che un condominio deve esibire quando chiede il superbonus relativo al credito d’imposta per le ristrutturazioni previsto dal decreto Agosto: 43. Se a fare la richiesta è una villa o un singolo appartamento: 38. Gianluca Paolucci (La Stampa).
Sul divano, con un micio sulle ginocchia, un cane ai piedi e un gattone bianco al collo, Fabrizio Rondolino si è concesso per un’ora alla mia contemplazione. Rondolino, che fu della squadra dei calvi di Max D’Alema, con Marco Minniti, Claudio Velardi, ecc. Fabrizio è molto simpatico, odioso a molti per il santo vizio di parlare schietto. Rondolino scoprì Roma negli anni 80, dove scese da Torino per occupare un posto di rilievo nella Fgci, la palestra dei giovani comunisti. «Mi innamorai della città in modo folle», racconta. «Da noi, il cielo azzurro c’è una volta ogni quindici giorni. A Roma c’è sempre». Non l’ha più lasciata. Ora è sistemato in un attico da nababbo con vista sul Foro romano, nel punto esatto in cui fu pugnalato Giulio Cesare. Può permetterselo in base alla regola che si è data: vivere sopra i propri mezzi, abitando in affitto case che non potrebbe mai acquistare. Giancarlo Perna. Libero.
Durante il lockdown vidi donne che si truccavano per andare a gettare i rifiuti, l’unica mondanità concessa. In casa la gente parlava con gli specchi, qualcuno gli rispondeva. Marcello Veneziani. Panorama.
Dell’Expo ricordo la precisa volontà di riposizionare Milano sulla scena mondiale. Farle riconquistare quel ruolo che aveva perso e che ne ha fatto per tutti gli anni successivi il «luogo dove essere». Letizia Moratti, ex sindaco di Milano (Giannino della Frattina). Il Giornale.
Sua madre mise più volta in guardia Camilleri dall’abuso del dialetto. Gli diceva che doveva usarlo solo quando era necessario, altrimenti sarebbe diventato una maniera. Antonio Sellerio, editore (Simonetta Fiori). la Repubblica.
Racconta Bernardo Bertolucci che Marlon Brando vide Veronica Lazar per la prima volta «già stecchita, in mezzo ai fiori. Stecchita e bellissima». Parigi, set di Ultimo tango. «La sequenza di Brando con il cadavere della moglie suicida la girammo in una giornata». Fu un incontro di lavoro e d’amore di un giorno, e noi cinquant’anni dopo ancora qui incantati ad ascoltare. Esercizio: provare a immaginare quel pomeriggio. Brando entra nella stanza buia (il set è pronto, lei non lo ha mai visto e non deve, non può aprire gli occhi), trova Veronica rigida nella bara, indosso una veste fiorita. Parte il monologo. «Anche se un marito vivesse duecento maledetti anni non scoprirebbe mai la vera natura di sua moglie. Potrei anche capire l’universo, ma non riuscirò mai a scoprire la verità su di te. Ma chi diavolo eri, tu?». Ancora Bertolucci: «La sera invitammo Veronica Lazar a mangiare con noi, lei arrivò un po’ in ritardo a cena e ci raccontò di come Marlon l’aveva sedotta senza neanche parlarle». Non deve aver dato dettagli in pasto ai commensali. Magari un giro di parole, un movimento di sopracciglia o un enigma di sorriso. Anni dopo a Tatti Sanguineti, amico caro che, come tutti, le chiedeva di Brando, «lei che era principesca, nulla era più lontano da lei del chiacchiericcio, rispose: era un uomo da cui era impossibile non essere attratti, come Adolfo». Concita De Gregorio. la Repubblica.
Sono sgomento, e non sono il solo, nel constatare la risposta isterico-paranoica degli Stati Uniti al Covid e l’incapacità dell’americano di ammettere che sì, c’è qualcosa che è più forte dell’America, ed è uno stupidissimo virus. È dalla fine della guerra fredda che gli Usa sono alla ricerca di un nemico e adesso, che l’hanno trovato, devono venirci a patti. Non possono prenderlo a fucilate. È pericoloso ma inconsistente. Lo temono ma non lo vogliono riconoscere. Alessandro Carrera, docente di letteratura comparata in Usa (Antonio Gnoli). la Repubblica.
Armato soltanto d’una macchina da scrivere sgangherata e d’un carattere ostinato, George Orwell fronteggiò praticamente da solo le ortodossie e i dispotismi rivali della sua epoca. Christopher Hitchens, La vittoria di Orwell. Scheiwiller, 2008.
Giravamo La patata bollente di Steno. In una scena io ed Edwige Fenech cerchiamo di fare sesso in una vasca, con la schiuma. A un certo punto viene dato lo stop alla scena. La Fenech esce per asciugarsi, l’acqua scende e insomma... beh si capisce che non ero restato indifferente. Sopra di noi c’era un elettricista che mi dice: «A Pozze’, guadagnerai qualche lira, ma fai una vitaccia». Io invece per fortuna ho fatto una vita bela bela. Renato Pozzetto, comico (Luigi Bolognini). la Repubblica.
Lo scrittore Cesare Pavese soffre di depressione (la famosa «sabbia mobile» di cui scrive in una sua nota) si potrebbe dire da sempre. Lo scrittore sembra collezionare rifiuti con la passione e la precisione di un entomologo – questa volta arrivato da una scintillante attrice americana, Constance Dowling, la «C.» cui è dedicato La luna e i falò. L’ha conosciuta quando lei recitava una piccola parte in Riso Amaro a fianco di Vittorio Gassman e di Raf Vallone. Cesare se ne innamora perdutamente, vanno insieme a Cervinia, si rivedono a Torino: si illude con ingenuità adolescenziale di aver finalmente trovato quello che cerca da una vita. Ma quando Constance vola a Hollywood a caccia di successo e nuovi film, a Pavese crolla il cielo addosso. Maurizio Pilotti. Libertà.
Non ama che se stesso ed è, purtroppo, ricambiato. Roberto Gervaso.