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 2020  settembre 10 Giovedì calendario

Chiara Ferragni vittima degli hater social

Chiara Ferragni si espone su Instagram parlando di “cultura fascista” a proposito dell’humus in cui si è prodotto l’omicidio di Willy Monteiro. Diventa per questo bersaglio di insulti. Ciò potrebbe significare che il suo medio seguace, pronto a riempirla di like quando posta il quotidiano spensierato della sua famigliola felice, acchittata e ben marchiata, la considera una traditrice del suo mondo ideale se si sbilancia con un giudizio politico sui due palestrati, tatuati e atteggiati a cattivi dei film di botte, che stanno al tatuato e palestrato (ma cucciolone) Fedez, come il lato oscuro della forza sta a un cavaliere Jedi.
Ecco che la giovane imprenditrice e influencer dal successo indiscusso, colei che come posta una sillaba raggiunge all’istante 20 milioni di esseri umani, viene coperta d’improperi per aver scavalcato il set zuccheroso dei pedalini pastello e delle facezie che giustificano outfit da mettere in vetrina nel salottino di casa. Alla Ferragni non è concesso dire che il re è nudo, ossia che nel nostro paese sta passando con fare felpato il concetto che comportarsi in maniera fascista non necessariamente può corrispondere a una specifica connotazione ideologica.
È un dibattito comunque complesso, portato a livello di social condivisione da @spaghettipolitics un profilo Instagram molto noto, che racconta il bel paese a un pubblico internazionale. La storiaccia di Colleferro è sintetizzata in un post che sicuramente radicalizza l’episodio: «Due giorni fa è stato ucciso Willy Monteiro, italiano 21enne dalla pelle nera da un gruppo di quattro fasci che l’hanno ammazzato a calci». La Ferragni condivide il post a corredo di un suo commento al post di Fedez, anche lui intervenuto sulla vicenda, e posta dal suo profilo la sua adesione al tema che l’accaduto sia riconducibile a una cultura fascista predominante in Italia in questo momento storico.
Ora è chiaro che possa sorprendere uno sbilanciarsi così improvviso da parte di una ragazza che non ha certo mai incarnato esempio più classico della gruppettara di sinistra di «Un sacco bello», quella che dice a Mario Brega “attento fascio”, ma sicuramente non sbaglia nel denunciare che forse per troppo zelo di stigmatizzare il pensiero “politicamente corretto” ci troviamo a fare gli offesi se qualcuno ci fa riflettere, anche solo in un post su Instagram, che comunque fare della propria cultura di vita la legge del maschio alfa che usa la forza fisica solo per affermare la sua supremazia, non è certo sintomo di appartenenza alla civiltà. Ora voler sottilizzare che fascista sia solo chi si fa i tatuaggi con il testone del Duce o ascolti a loop Faccetta Nera è sicuramente ipocrita. Oggi il fascista non è il nostalgico del ventennio, che appartiene a un folklore simile al medioevo ricostruito dalle pro loco alle sagre di paese. Oggi fascista è chi pensa che si possa seppellire quel poco infinitesimale di affrancamento dalla nostra parte animale che il pensiero si è conquistato, dopo aver visto stermini, soprusi, guerre e distruzioni. Inutile fare le verginelle e giocare sulle corrispondenze lessicali. La Ferragni ha ragione, non ci dovrebbe nemmeno essere un dibattito nazionale sul fatto che ammazzare di botte un ragazzo inerme quando si è tanti e più forti è sicuramente una vigliaccata senza scusanti. Chiamarla un’azione fascista non dovrebbe far offendere nessuno, proprio perché è la sintesi migliore che ci rende l’idea di quello che è accaduto. Chi scrive viene da una famiglia di fascisti ed è sempre stato definito “fascista” quando era ragazzo, proprio per questo si sente di condividerlo.