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 2020  settembre 10 Giovedì calendario

Massimo Lopez ha scritto un’autobiografia

Tutto inizia da un trasloco. In soffitta viene trovato un baule, da cui sbucano vecchie foto, lettere d’amore, un diario. Ne nasce un romanzo: Stai attento alle nuvole. Un viaggio di vita e di famiglia (Solferino edizioni) di Massimo Lopez, con Sante Roperto. «Ho scritto un romanzo autobiografico – spiega l’attore – perché la mia vita è stata considerata un romanzo. Il trasloco risale a quando mia madre Gigliola è venuta a mancare. Il ritrovamento del baule, un segno del destino: attraverso i suoi contenuti, ho potuto conoscere maggiormente lei, mio padre Aldo, i miei nonni... Il libro è un omaggio alla mia famiglia e in particolare a mamma, ancora più viva ora che non c’è più».
Una mamma molto presente anche nella crescita artistica del figlio?
«Da lei ho ereditato la vena artistica. Non faceva l’attrice, ma cantava molto bene e arrivò a prevedere il mio incontro canoro con una grande artista. Una volta mi disse: tu hai una bella voce, dovresti fare un duetto con Mina. E si è avverato! Era il 1994, Mina si era già ritirata e, mentre stava preparando il suo nuovo album Canarino mannaro, mi telefona chiedendomi se ero disposto a fare un brano con lei. Mi sciolgo dall’emozione, vado a Lugano e registriamo Noi. Poi, insieme a Mina, telefoniamo a mamma».
Sciolta dall’emozione anche lei?
«Non era tipo da svenire per una cosa del genere, ma ne fu felicemente sorpresa. D’altronde, mia madre da ragazza era stata fidanzata con Dino Verde, il grande paroliere. Una bella storia d’amore, tra loro, che finì in un giorno di pioggia e lui le dedicò dei versi: “ciao, ciao bambina”... che poi divennero la canzone Piove interpretata da Modugno».
Un destino tracciato, quello del futuro attore-cantante Lopez?
«Un destino da girovago, tracciato dai traslochi. Mio padre faceva il bancario e cambiavamo spesso città. Quando abitavamo a Roma, andavo a giocare in un campo di calcio su cui si affacciava la casa di Walter Chiari, per me un mito. Un giorno lo becco sul portone, gli attacco un bottone che non finiva più. Lui mi prende in simpatia e mi invita a pranzo. Da quel giorno, andai a trovarlo spesso. Dalla parte opposta, abitava Corrado Mantoni e conobbi anche lui. Walter e Corrado furono le molle per intraprendere la mia strada».
L’incontro della svolta fu con Anna Marchesini e Tullio Solenghi.
«Quando fummo convocati la prima volta dall’allora direttore Rai Emanuele Milano, avevamo una tensione pazzesca. Diceva di avere dei progetti per noi. Eravamo felici ma, siccome spesso accade che le belle intenzioni dei dirigenti non si avverano, usammo uno stratagemma, che si rivelò disastroso. Anna ebbe l’idea di nascondere in borsa un registratore, per immortalare le promesse di Milano: se non le avesse mantenute, gliele avremmo fatte risentire. Nei giorni precedenti facciamo le prove, per vedere come veniva la registrazione. Durante l’incontro, Anna infila la mano nella borsa per accendere l’apparecchio, ma sbaglia tasto e si sente la mia voce che imita proprio il direttore!».
Avete mai litigato?
«Mai! Se capitava, ci veniva da ridere. E poi Anna era un collante del Trio. Il mio romanzo, scritto in lockdown è dedicato anche a lei».
Preoccupato per la pandemia autunnale?
«Semmai sono preoccupato per gli studenti a scuola: con i banchi a distanza come faranno a copiare?».