9 settembre 2020
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Biografia di Bernie Sanders
Bernie Sanders, nato a New York l’8 settembre 1941 (79 anni) • «Il primo politico Usa a definirsi apertamente socialista dai tempi del maccartismo» (Giampiero Gramaglia, Il Fatto Quotidiano, 6/10/2015) • «Il compagno Sanders» • «Bernie il rosso» • «Bernie il pazzo» (Donald Trump) • Dal 2007 è senatore dello stato del Vermont. Già membro della Camera dei rappresentanti (dal 1991 al 2007). Già sindaco di Burlington, che del Vermont è la città più popolosa (dal 1981 al 1989) • Si è candidato per due volte alla presidenza degli Stati Uniti. Ha partecipato alle primarie del partito democratico nel 2016 e nel 2020, ma non le ha mai vinte • «Un mito della sinistra» (Stefano Cingolani, Il Foglio, 22/8/2020) • «Un anziano-rivelazione, grinta da ex sessantottino e accento di Brooklyn» (Maria Laura Rodotà, Corriere della Sera, 2/10/2015) • «Un propalatore di parole d’ordine egalitarie che fanno vibrare i cuori più giovani» (Mattia Ferraresi, Il Foglio 29/07/2015) • Il suo è un programma radicale per gli standard americani. È favorevole alla redistribuzione della ricchezza, all’innalzamento del salario minimo, al congedo parentale pagato, al sistema sanitario universale, all’università gratis per tutti, ai diritti dei neri, dei gay e delle minoranze. È contrario alle spese militari e alla pena di morte • «Di lui, che fece il viaggio di nozze come sindaco di Burlington a Yaroslav, dalle parti di Mosca, negli anni del comunismo reale, è stato detto da un cinico senatore repubblicano: “Bernie? È quello che è andato in luna di miele in Unione Sovietica e non è mai tornato”» (Giuliano Ferrara, Rolling Stone, 5/2016).
Titoli di testa «Non è un tipo da cerimonie e ostentazioni. Si toglie la giacca, la butta sul divano dietro di lui e resta in felpa blu del Burlington College. Appoggia le scarpe con la suola di gomma sul tavolino di fianco a una copia del nuovo libro di Robert Reich Come salvare il capitalismo. Sembra un professore del college impegnato in una discussione: si concentra per raccogliere le idee con gli occhi che si muovono ritmicamente, come un metronomo, dietro alle lenti bifocali degli occhiali» (Tim Dickinson, Rolling Stone, 29/1/2016).
Vita Nato a Brooklyn. Secondo di due figli • La sua è una famiglia di immigrati ebrei. Suo padre, Eliasz ben Yehuda Gutnam, venditore di vernici, veniva da Slopnice, un villaggio vicino a Cracovia. Arrivato negli Stati Uniti nel 1921 senza sapere la lingua, ha preso la cittadinanza nel 1927 e s’è fatto cambiare nome in Elias Sanders per sembrare più americano. Sua madre, Dorothy, è nata a New York, ma i suoi genitori sono ebrei russi • «Uno dei fattori che mi ha influenzato di più è la consapevolezza che la famiglia di mio padre, anche quella di mia madre probabilmente ma ho più informazioni su quella di mio padre, è stata sterminata da Hitler. Lo so da quando avevo sette anni. È una cosa che mi ha fatto pensare che la politica sia in grado di fare la differenza e di cambiare il corso della storia. Hitler e i nazisti sono stati eletti in Germania. E per causa loro 50 milioni di persone sono morte durante la seconda guerra mondiale, compresi 6 milioni di ebrei. È lo stesso motivo per cui gli afroamericani sono molto attenti alla politica. È stata la politica a permettere la segregazione razziale. Ecco perché mi sono avvicinato a questo mestiere, è stata una questione di istinto. O se preferisci di sentimenti» • Bernard è un ragazzo tranquillo, molto sportivo. A scuola, la James Madison High School di Flatbush, a Brooklyn, è popolare perché è il capitano della squadra di atletica • Si candida alle elezioni per diventare rappresentante di istituto, ma non viene eletto • Racconta Steve Slavin, professore in pensione, roomate di Sanders ai tempi del college: «Nessuno di noi era benestante a Flatbush a quei tempi […] Ma Bernie era quello messo peggio. I genitori litigavano sull’uso dei pochi dollari guadagnati dal padre. E lui, nel gruppo degli amici, aveva la casa più piccola di tutti. Spesso non aveva i soldi per pagare da bere alle ragazze con cui voleva uscire la sera. Quando prendemmo casa insieme, vicino al Brooklyn College dove studiavamo, per lui fu anche una fuga da quel clima di cupa povertà. Che, però, l’ha segnato per tutta la vita» • Sono gli anni Sessanta. A Bernie piacciono le ragazze e la musica nei mangiadischi. Passa notti intere a discutere di discriminazioni e diritti civili. Dice ancora Slavin: «Questa era una zona ebraica, soprattutto ebrei russi, e d’immigrazione, irlandesi, italiani. A quei tempi c’era una segregazione di fatto. Nessuno affittava o vendeva casa a un nero oltre Foster Avenue. Ora è cambiato, ma allora era così. Bernie se ne rese conto a poco a poco e si infiammava» • Si iscrive alla facoltà di Scienze politiche a Brookyln. Quando, nel giro di un anno, perde entrambi i genitori, si trasferisce all’università di Chicago • Di nuovo Slavin: «Divorava libri ma non gli interessava preparare gli esami, fare bella figura con i professori. Anzi, lì si mise a fare il campione dei diritti dei neri» • Bernie è presente alla prima manifestazione in cui si chiede l’abolizione della segregazione nei dormitori studenteschi. Nell’estate del 1963 viene arrestato durante un comizio e gli danno venticinque dollari di multa. Il 28 agosto di quell’anno è a Washington, mischiato a migliaia di altri ragazzi, quando Martin Luther King pronuncia lo storico discorso «I Have a Dream» • Dopo la laurea, Sanders fa un po’ di tutto. Va a vivere in un kibbutz in Israele. Protesta contro la guerra in Vietnam. Lavora come aiuto infermiere in un ospedale psichiatrico. Scrive articoli per riviste indipendenti. Fa l’assistente sociale. Fonda una cooperativa di falegnami creativi • Nel 1968 si unisce alla comunità hippie di Stannard, un villaggio di novanta abitanti poco distante dal confine con il Canada, nello stato del Vermont. Nel 1971, a trent’anni, si sente finalmente pronto a entrare in politica • Nel 1972, con una formazione socialista, si candida al Senato, ma viene trombato. Nello stesso anno si candida a governatore, ma viene trombato. Nel 1974 si candida di nuovo al Senato e viene trombato di nuovo. Ancora, nel 1976, tenta di nuovo la corsa per diventare governatore, e fallisce per la quarta volta di fila • «Nel 1980, a 39 anni, si candida a sindaco di Burlington, la città più popolosa del Vermont. L’avversario è il democratico Gordon Paquette, sindaco della città da dieci anni e un insider dei circoli politici e imprenditoriali della zona, una figura considerata talmente inattaccabile che per quelle elezioni il Partito Repubblicano non propone nemmeno un proprio candidato. Da sfidante unico, Sanders comincia una capillare campagna elettorale porta a porta, in cui riversa tutta la sua esperienza di attivista politico. I cittadini di Burlington rispondono e un gruppo sempre più numeroso di sostenitori si mobilita per aiutare la sua corsa. Lo sostengono disoccupati e lavoratori dei servizi sociali, studenti e professori, ambientalisti e pacifisti, persino il sindacato di polizia della città. Il messaggio di Sanders è semplice, quasi manicheo: ci sono due Americhe, quella dei milionari che vogliono mettere le mani sulle istituzioni per tutelare i propri interessi e quella della gente comune, dei lavoratori e delle classi svantaggiate che hanno bisogno di protezione; Sanders sta con questi ultimi. I toni sono populisti e il giovane candidato non ha paura di definirsi “socialista”, parola quasi tabù negli USA della Guerra fredda. Ma sono anche gli anni della stagflazione, con gli affitti che crescono e la crisi petrolifera che ha ormai messo una pietra tombale sul boom economico del dopoguerra. Tanti, a Burlington, si fidano. Bastano: con dodici voti di scarto su Paquette, Bernie Sanders viene eletto sindaco della città» (Fabio Parola, Ispi) • Tutti pensano sia stata solo fortuna, invece Sanders viene riconfermato due volte e governa per tre mandati di fila. In quegli anni, tesse gemellaggi con città del Nicaragua sandinista (e i suoi seguaci vengono ribattezzati «sanderisti»). Va in viaggio di nozze a Yaroslav, in Russia, e si cimenta in canti popolari. Al tempo stesso, però, risana i conti municipali e rivitalizza il centro urbano. Risponde alle telefonate dei suoi concittadini anche nel cuore della notte. La sua carriera è spianata • Nel 1990 arriva al Congresso. «Sono stato il primo democratico socialista eletto in quarant’anni anni, il mio percorso politico è molto inusuale. Non avrei mai pensato di diventare sindaco, o membro del congresso o senatore» (a Dickinson).
Elogi «Da europeo mi sembra che Bernie Sanders dica delle cose perfettamente sensate sul bisogno di aumentare le imposte dell’1 per cento e sul divario fra ricchi e poveri che sta trasformando l’America in un’oligarchia con una facciata democratica. Penso che in Europa vincerebbe» (Giovanni Caboto Di San Felice, lettera a Sergio Romano, Corriere della Sera, 21/10/2015)
Critiche «È stato un “sessantottino” americano durante la guerra del Vietnam, ha partecipato a campagne per i diritti civili, ha fatto la sua carriera politica in uno Stato di 600.000 abitanti, il Vermont, dove “essere di sinistra” è soprattutto la capricciosa ostentazione della propria originalità. La sua denuncia del potere finanziario americano è “progressista”, ma condita con toni semplicisti e populisti. Non è un riformista nello stile di Willy Brandt, Clement Attlee e Pietro Nenni. È un tribuno della plebe: una categoria che esiste anche negli Stati Uniti e ha già prodotto alcuni interessanti esemplari» (Sergio Romano, risposta a Giovanni Caboto di San Felice, Corriere della Sera, 21/10/2015).
Parodie «I ricchi ci stanno fottendo. I ricchi ci stanno fottendo. Scusa, mi passi il sale? I ricchi ci stanno fottendo. L’acqua? I ricchi ci stanno fottendo. Le conversazioni con Bernie Sanders sono così, hanno raccontato alcuni suoi collaboratori e amici in un articolo su Bloomberg Businessweek: Sanders parla solo di diseguaglianza e dei ricchi predatori, non gli interessa altro. Una volta seguiva il basket, ora non più, vuole soltanto parlare di come i ricchi hanno rovinato l’America, e per farlo rinuncia anche a mangiare, se gli proponi di uscire per andare in un bel ristorante magari accetta (raramente), ma solo se contestualmente dici che offrirai tu: più di 15 dollari a pasto per lui sono una ruberia. Bernie Sanders è l’unico arrabbiato – arrabbiatissimo: i ricchi ci stanno fottendo – che riesce a risultare simpatico in un mondo di arrabbiati noiosamente prevedibili» (Paola Peduzzi, Il Foglio, 12/1/2016).
Risultati Alle primarie del 2016 ottenne il 43,12% dei voti, contro il 55,23% di Hillary Clinton. A quelle del 2020 ottenne il 26,63% contro il 51,46% di Joe Biden.
Vita privata Dal 1964 al 1966 fu sposato con Deborah Shiling, poi divorziarono. Un figlio, Levi Sanders (n. 1969) da una relazione con una Susan Campbell Mott. Dal 1988 è sposato con Jane Sanders, che aveva già tre figli. È con lei che andò in luna di miele in Russia.
Religione «Non sono coinvolto in nessuna religione organizzata. Penso che ognuno creda in Dio a suo modo, per me significa che siamo tutti connessi». «Un tipo “spiritual but not religious”, come un millennial qualsiasi» (Il Foglio 30/1/2016).
Curiosità È alto 1 metro e 83 • Nel 1999 ha interpretato la parte del rabbino nel film My X-Girlfriend’s Wedding Reception • Nella sala d’aspetto del suo ufficio al Senato tiene una mucca di cartapesta • Ha raccontato che una volta, dal water della sua piccola casa, uscì un pesciolino. «E no, non l’abbiamo cucinato» • Per la campagna elettorale del 2016 realizzarono Men who Bern. «Trash puro di ragazzi smutandati che Hillary si sogna, in cui un ragazzo stranamente non nudo dice quel che tutti desiderano da un presidente: “Soltanto tu puoi ricostruire l’infrastruttura sbriciolata del mio cuore”» (Paola Peduzzi, il Foglio, 12/1/2016) • «Sul mio iPad ho tutte le sinfonie di Beethoven. Mi piace la musica classica. Sono figlio degli anni ’60, quindi mi piace il suono della Motown, le Supremes e i Temptations. Sono anche uno dei pochi esseri umani al mondo ad amare la disco music e lo dico anche se so che non verrà accolto con favore dai lettori di Rolling Stone! Mi piacciono gli Abba. Li abbiamo ascoltati anche durante il mio matrimonio. Mi piacciono i Bee Gees. Ho dei gusti abbastanza vari, mi piace Celine Dion e mi piace il country» (Dickinson) • Suo fratello Larry vive in Inghilterra dal 1968 e nel 2016 è diventato responsabile della sanità nei Verdi inglesi. Nel 2013 sono andati assieme in Polonia per visitare il villaggio di loro padre • Nel 2019, dopo un comizio, fu operato per un’occlusione a un’arteria • Se fosse stato eletto presidente sarebbe stato il più vecchio di sempre, il terzo nato a New York City e il primo ebreo.
Titoli di coda «È visibilmente stressato. Gli impegni combinati della campagna elettorale e della carica al Senato sarebbero faticosi anche per un politico con la metà dei suoi anni. Ma niente può oscurare il suo pensiero o frenare il suo senso dell’umorismo. Dopo l’intervista lo aspetta un incontro con i rappresentanti delle forze di opposizione ad Assad in Siria. Se non acceleriamo i tempi, dice, probabilmente “entreranno qui dentro e cominceranno a sparare”» (Dickinson).