ItaliaOggi, 8 settembre 2020
Germania, bambini maltrattati in famiglia
Aumentano i bambini maltrattati in famiglia. Nel 2019 sono stati 55 mila, 5.100 in più rispetto all’anno precedente, quasi il 10%, la stessa percentuale sempre in aumento per il secondo anno consecutivo. Il numero sarà salito ancora durante la clausura a causa del Covid. I genitori single che ricevono l’assegno sociale vivono in appartamenti di una camera, al massimo di due, non grandi.
Tenere a bada un piccolo improvvisamente costretto a non uscire, senza amici, avrà messo a dura prova i nervi delle madri e dei padri. È probabile che la madre di Solingen che il 3 settembre ha ucciso cinque dei sei figli, e poi ha tentato il suicidio, già provata dalle continue maternità (tre bambine in tre anni), sia crollata per aver dovuto badare da sola ai piccoli che non potevano andare a scuola, né andare a giocare nel parco con gli amici.
Nel 2019, lo Jugendamt, l’organo di tutela dei minori, è intervenuto per controllare 173 mila casi sospetti, su denuncia dei vicini, dei parenti, o degli insegnanti. Rispetto al 2018, ben 15.800 in più. Forse, ritengono le autorità competenti, l’aumento è provocato da una maggiore sensibilità: nelle scuole, e nei condomini, si sta più attenti a rilevare i sintomi di disagio nei bambini, e si ha meno timore di chiedere l’intervento dello Jugendamt.
Quasi la metà dei bambini maltrattati, picchiati, trascurati, malnutriti, aveva meno di otto anni. Fino ai 14 anni, i maschi sono in maggioranza. Nel 58% dei casi, i minorenni presentavano sintomi fisici di trascuratezza; un terzo ha riportato danni psicologici, a causa di maltrattamenti fisici, punizioni umilianti, isolamento, e freddezza emotiva da parte dei genitori.
Naturalmente, il rapporto non precisa se si tratta di bambini tedeschi o figli di immigrati. Sono due milioni i bambini stranieri che vivono in famiglie che ricevono l’Hartz IV, l’assegno sociale pari al minimo vitale. Crescono dunque in condizioni non ottimali. Difficile intervenire in casi di presunti maltrattamenti: le famiglie di immigrati vivono in condomini con altri stranieri, della stessa etnia o no. E spesso tendono a isolarsi, e i genitori sono a volte restii a mandare i figli al kindergarten.
Lo Jugendamt è sempre sotto accusa. O per eccessiva severità, o per superficiale trascuratezza. Una decina di anni fa, i funzionari vennero criticati quando intervennero per togliere i figli a una signora italiana che, dopo la separazione, voleva portare con sé i bambini a Milano. La tv italiana, e molti giornali, accusarono l’ente tedesco di essere una creazione nazista. In realtà, risale al tempo di Bismarck, e fu poi riformato durante la Repubblica di Weimar, sotto il III Reich, e nella Repubblica federale.
Come intervenire quando le famiglie, spesso non per malvagità, non sono in grado di garantire la sicurezza ai piccoli? Probabilmente lo Jugendamt sarebbe intervenuto per proteggere il piccolo Gioele morto insieme con la madre a Messina. La giovane donna aveva disturbi psichici, ma toglierle il figlio sarebbe stato un atto crudele? A Solingen, le assistenti sociali non sono volute intervenire con severità.
In Germania si è discusso anni fa il caso di una coppia con handicap psichici, che in una decina d’anni aveva messo al mondo otto o nove figli, tutti normali. I genitori li amavano ma non erano in grado di educarli, impresa difficile per qualsiasi padre e madre con tanti figli. Toglierli alla coppia e affidarli ad altre famiglie? I bambini non crescevano in un ambiente ideale, ma la separazione forzata sarebbe stata un’altra violenza.