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 2020  settembre 08 Martedì calendario

La scomparsa degli edicolanti

Federica Ciampa, 27 anni, geometra. Ha lasciato il lavoro, a Nola Canavese (7mila abitanti in provincia di Torino). Perché? Per salvare l’unica edicola che stava per chiudere. «Soprattutto nelle piccole realtà di provincia – dice – l’edicola non è solo un negozio dove il cliente acquista un giornale ma anche un punto d’incontro e di socialità». Perciò lei ha deciso che quell’unica edicola doveva rimanere in vita e ha riposto il diploma da geometra per incominciare a vendere giornali e non impoverire il suo paese. In effetti quello dell’edicolante è un mestiere che rischia l’estinzione, con ripercussioni di non poco conto sulla lettura e l’informazione. E poiché è illusorio che l’interesse dei lettori si sposti interamente sull’ on line il fatto che la chiusura delle edicole stia avvenendo nel disinteresse di tutti è sorprendente. Negli ultimi 15 anni quasi la metà delle edicole che erano attive in Italia ha chiuso, erano circa 42mila, soltanto 26mila sopravvivono, molte con grande fatica. Dice un dirigente di Fenagi, sindacato dei giornalai, Valerio Paoli (ha un’edicola a Prato): «Abbiamo proposto la suddivisione per canali della rete di vendita con la creazione di un canale ’scelto’, fatto di edicole che rispettano criteri di alta qualità e professionalità prestabiliti, che assicuri un trattamento di riguardo al prodotto editoriale. Allo stesso tempo, però, bisogna allentare gli obblighi degli edicolanti sui prodotti non giornalistici, consentire di offrire servizi di pubblica utilità da erogare attraverso l’informatizzazione, trasformare le edicole del futuro in centri servizi, dal pagamento delle multe alle informazioni turistiche».A Firenze sono già una trentina le edicole dove è possibile richiedere i certificati anagrafici e pagare le bollette. A Milano, Torino e in altre città i clienti di Amazon possono farsi recapitare l’oggetto in edicola. A Bologna Lino Neri, edicola storica in via del Pratello, è un pioniere della consegna a domicilio, che ha iniziato anni fa, quindi assai prima del lockdown: «Consegno i giornali ogni mattina in bici, allo stesso modo del food delivery. Faccio l’edicolante da oltre 30 anni e quando le difficoltà sono aumentate ho iniziato a fare due ore al mattino di vendita domiciliare. I servizi non mi interessano, io credo nella carta e continuerò coi giornali e i libri. Però è vero che nessuno ahimè si sta interessando al futuro delle edicole».
Il problema non è solo italiano. A Parigi alcune edicole sono diventate una sorta di portierato di quartiere: è possibile trovare i contatti per un artigiano che faccia piccoli lavori domestici, un idraulico, un elettricista, fanno da ponte tra domanda e offerta per chi cerca una colf o una badante, insegnanti per ripetizioni o accompagnatori per anziani che debbano spostarsi da casa e hanno difficoltà nel farlo. Sul fronte politico s’è fatto sentire il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’editoria, Andrea Martella: «Le edicole sono un presidio fondamentale per la tenuta democratica del nostro Paese perché, dal momento che vendono la totalità dei prodotti editoriali, garantiscono il pluralismo». Ma finora quasi nulla si è mosso e le edicole continuano a morire.