Il Messaggero, 8 settembre 2020
Chiude Cavalletti, addio al millefoglie più famoso
Tempi amari lo sapevamo, ci mancava solo che chiudesse Cavalletti e con lui il gusto del leggendario millefoglie, classico, composto l’ultimo rimasto così, dicono preoccupati gli esperti gourmet. La storica pasticceria di via Nemorense sbarrata da inizio covid non ha più aperto i battenti e ieri si diffusa la notizia che è probabile sia per sempre. Un dolore per tanti, volti noti e comuni mortali, forse pure per la Regina Elisabetta che conobbe lo stratosferico Millefoglie grazie a Carlo Azeglio Ciampi: l’ex presidente della Repubblica, ne offrì una fetta a Sua Maestà durante una cena ufficiale. Da allora leggenda vuole che un aereo partisse ogni settimana alla volta del Regno unito per rifornire i dessert dei pranzi di corte. Il tam tam sui social e sulle chat di quartiere è stato incessante, qualcuno ha proposto una raccolta firme, altri di farsi dire almeno la ricetta «non può andare perduta», altri ancora di non disperdere il marchio... «La mia torta di matrimonio! Indimenticabile» e «il dolce di tutte le mie feste di compleanno, come farò?».
BOTTEGA STORICA
Quei tre piani farciti di crema chantilly aromatizzata al Marsala, divenuti immediatamente famosi nel mondo da quando nel 1951 il signor Cavalletti aprì la pasticceria erano una certezza: chi aveva bisogno di una dose giornaliera, settimanale o mensile di coccole, sapeva dove andare. Attori, politici, magistrati, giornalisti hanno ordinato il millefoglie sotto casa, ma c’era chi partiva dall’altro capo della città per assaporare tanta bontà. La pasticceria – considerata dalle guide gastronomiche tra le 5 migliori d’Italia e annoverata tra le 100 botteghe artigiane storiche della Capitale – riforniva anche i migliori ristoranti e hotel della capitale. Non c’entra il covid, men che mai la crisi, da tempo secondo i ben informati gli eredi di Cavalletti stavano pensando di chiudere, il papà era morto, la mamma malata. Altre priorità, il figlio è un tenente colonnello della Guardia di Finanza, settore navale, i familiari rimasti vivono in altri quartieri, insomma qualcuno ricorda che durante il lockdown era comparso un cartello chiuso per sempre, poi rimosso. E che proprio il figlio avrebbe detto «poi vediamo come vanno le cose, ci pensiamo a settembre».
Però, «non era più quello di una volta, da quando era passato di mano agli eredi» ammette ora qualcuno a leggere i post di disappunto e ricordi. «Si respirava un certo nervosismo e freddezza» e «dentro c’era sempre meno roba esposta, si lavorava molto su ordinazione». Comunque restava un istituzione, non solo per la zona, dove la notizia ieri si è diffusa in tempo reale.
Eppure al momento presso il Municipio non risulta ancora nessun documento ufficiale da parte della società Cavalletti in merito alla sospensione dell’attività. Qualcuno spera in un cambio di gestione, sulle chat di ogni età del quartiere ma anche delle zone limitrofe, Nuovo Salario, Quartiere Africano, Trieste, Parioli chi è nato e cresciuto a suon di millefoglie magari per consolarsi dopo un brutto voto al Giulio Cesare, non si parla d’altro. Come sui social di quartiere.
«Cavalletti non può chiudere per sempre. Facciamo sentire la nostra voce», scrive Andrea Palma. «Molti di noi hanno mangiato il loro millefoglie per oltre trenta anni – commenta Giorgia Pecci – Chi lo amava lo trovava insostituibile. Era un’istituzione nel quartiere. Pensare che abbia chiuso è un grande dispiacere. Le fa eco Manuela Macori: «Era il migliore. Ogni compleanno ne ordinavo uno, quando vivevo nel quartiere. Chi dimentica il signor Cavalletti con i capelli bianchi come lo zucchero a velo e la sua crema allo zabaione, sofficissima!». La speranza di Stefano Sorrentino «è che qualcuno lo rilevi. Un saluto ai lavoratori e ai proprietari. Che ci ripensino».
Ma intanto settembre è arrivato, tutti hanno riaperto, con entusiasmo e fatica, solo le saracinesche di Cavalletti restano chiuse oramai da troppo tempo. Tra un «che peccato» e un «è inaccettabile» gli orfani del millefoglie di Cavalletti si sfogano. Tra conferme, chiacchiere e smentite, piano piano se ne stanno facendo una ragione. «Ma che amarezza, era il numero 1». Sulla pagina Facebook Il millefoglie è solo Cavalletti! non ne avevano dubbi, qualcuno racconta di gite da Torre Maura, chi di odori e sapori che affondano nei ricordi. Come è difficile dire addio a un dolce, e che dolce poi.