Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2020  settembre 07 Lunedì calendario

2020, fuga da Parigi

Il trasloco di Adrien Pépin è appena finito. Da qualche giorno l’ingegnere francese ha lasciato la Ville Lumière per andare a vivere a Tolosa. «È una scelta ben ponderata. Sono dieci anni che insieme a mia moglie volevamo partire». Adrien non ha aspettato il lockdown per sognare un cambio di vita lontano dalla capitale. Nel 2015 ha registrato il dominio Partir de Paris ma da qualche settimana il suo sito è travolto da richieste e testimonianze di chi medita la grande fuga. Secondo un sondaggio effettuato da Paris je te quitte, un’altra piattaforma in pieno boom, i parigini pronti a fare le valigie sono il 54%, quasi venti punti in più rispetto a qualche mese fa. In cima alle motivazioni: la ricerca della vicinanza alla natura (59%), una vita con meno stress (59%) o più semplice (57%).
Quando Emmanuel Macron aveva annunciato il lockdown a marzo tanti abitanti della capitale si erano precipitati verso le stazioni ferroviarie. L’Insee, l’istituto nazionale di statistica, ha calcolato che quasi 500 mila parigini sono scappati in case di famiglia o da amici in provincia. Il lockdown lontano dalla capitale è stato una prova generale per assaporare le gioie delle piccole e medie città. E alcuni si sono convinti di non voler più tornare indietro. Anche perché dopo una breve tregua, la Ville Lumière è di nuovo in allerta Covid. Con il suo record di densità – 2 milioni di abitanti in poco meno di cento chilometri quadrati – Parigi è stata una delle zone più colpite dalla prima ondata. E i segnali – con 9 mila nuovi contagi registrati venerdì in tutta la Francia – non fanno ben sperare.
L’esodo era già cominciato prima della pandemia. Nell’ultimo decennio il saldo demografico è negativo. Con una media di 10 mila euro al metro quadro, Parigi è diventata una delle città più care al mondo dopo Londra e New York. In un decennio, il valore degli appartamenti è salito del 66%. Neanche il regolamento comunale che dall’anno scorso impone un tetto agli affitti è bastato a calmierare i prezzi. «Parigi è diventata una città di passaggio perché è inaccessibile per una coppia con bambini», osserva il sociologo Jean Viard.
La bolla immobiliare rischia di esplodere ora che gli affitti stagionali di Airbnb sono crollati, gli stranieri abbandonano i lussuosi pied-à-terre e i palazzi degli uffici sono svuotati dal telelavoro. Nel frattempo però nei siti s’impennano le ricerche di case in vendita o affitto non più solo in banlieue trendy come Pantin o Montreuil, o in quelle più residenziali come Clamart. Gli ex parigini lasciano l’Ile-de-France, la regione che è il cuore economico francese, e vanno alla conquista di Nantes, Rennes, Bordeaux. Città che garantiscono una ricca vita sociale e culturale a meno di due ore dalla capitale. Adrien ha previsto di venire a lavorare a Parigi un paio di giorni a settimana. Nel frattempo si è sistemato in una casa a Tolosa più grande di quella che aveva nel dodicesimo arrondissement, pagando un affitto dimezzato.
Partir de Paris mostra calcoli che fanno gola: con il prezzo di un bilocale nel centro di Parigi si può comprare una villa con piscina in Provenza. Secondo la start-up Utily, che raccoglie servizi di trasloco, il movimento è in forte crescita. Didier Camandona, della Federazione degli agenti immobiliari, racconta: «Incontriamo persone che lavorano a Parigi e vivono a Tours».
Il sogno non è alla portata di tutti. Il passaggio allo smart working facilita il pendolarismo in alcune imprese ma la crisi economica frena chi deve costruirsi da zero un nuovo lavoro. Il comune intanto sta cercando di ripensare la Parigi post-Covid, con la creazione di “foreste urbane”, l’occupazione gratuita del suolo pubblico per i tavolini dei café, la nomina di un assessore alla “città del quarto d’ora” che tenterà di ricreare la vita di quartiere, un altro che dovrebbe rendere balneabile alcune zone della Senna. Durante il confinamento, la sindaca Anne Hidalgo ha creato cinquanta chilometri di “coronapiste” per i ciclisti triplicati in pochi mesi. Bus e metrò sono diventati gratuiti per chi ha meno di 18 anni. Ma con le vie dello shopping, i musei, i teatri quasi vuoti, la vita culturale che stenta a ripartire, l’obbligo di mascherina all’aperto, la Ville Lumière ha smarrito la sua anima, e una parte del suo fascino cosmopolita.